Archivi giornalieri: 13 settembre 2011

Campagna per i diritti di cittadinanza e ….

.. per il diritto di voto alle persone di origine straniera

Oggi nel nostro Paese vivono oltre 5 milioni di persone di origine straniera. Molti di loro sono bambini e ragazzi nati o cresciuti qui, che tuttavia solo al compimento del 18° anno di età si vedono riconosciuta la possibilità di ottenere la cittadinanza, iniziando nella maggior parte dei casi un lungo percorso burocratico.

Questo genera disuguaglianze e ingiustizie, limita la possibilità di una piena integrazione, disattende il dettato costituzionale (art. 3) che stabilisce l’uguaglianza tra le persone e impegna lo Stato a rimuovere gli ostacoli che ne impediscono il pieno raggiungimento.

La campagna nazionale è promossa da 18 organizzazioni della società civile: Acli, Arci, Asgi-Associazione studi giuridici sull’immigrazione, Caritas Italiana, Centro Astalli, Cgil, Cnca-Coordinamento nazionale delle comunità d’accoglienza, Comitato 1° Marzo, Emmaus Italia, Fcei – Federazione Chiese Evangeliche In Italia, Fondazione Migrantes, Libera, Lunaria, Il Razzismo Brutta Storia, Rete G2 – Seconde Generazioni, Tavola della Pace e Coordinamento nazionale degli enti per la pace e i diritti umani, Terra del Fuoco, Ugl Sei e dall’editore Carlo Feltrinelli. Presidente del Comitato promotore è il Sindaco di Reggio Emilia, Graziano Delrio.

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Malattia – Da domani solo certificati on line

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Addio certificato di carta: da domani in caso di malattia di lavoratori pubblici e privati, infatti, il certificato sarà trasmesso solo on line. Entra in vigore, infatti, la nuova disciplina sulle certificazioni mediche, che manda in soffitta la vecchia procedura che imponeva al lavoratore di spedire, entro massimo due giorni dall’inizio della malattia, una copia cartacea all’Inps e di recapitarne un’altra al datore di lavoro.

Da domani, per tutti, sarà il medico dipendente del Sistema sanitario nazionale, cioè il medico di base, a trasmettere direttamente all’Inps, tramite un sistema operativo chiamato Sac (Sistema di accoglienza centrale), il certificato di malattia, rilasciando una copia cartacea al lavoratore ammalato.

L’Inps, una volta ricevuto il certificato, lo mette a disposizione sia del lavoratore, che può visionarlo accedendo al sito dell’Istituto previdenziale con un proprio pin, sia del datore di lavoro, pubblico o privato.

Dunque, con la nuova procedura, per il lavoratore non è più necessario nè inviare il certificato all’Inps nè consegnarlo al datore di lavoro, perchè quest’ultimo ha la possibilità di consultarlo attraverso i servizi telematici dell’Inps. Al datore di lavoro viene però riconosciuta la facoltà di richiedere al lavoratore in malattia il numero di protocollo identificativo del certificato inviato on line dal medico.

In una nota però la Fp-Cgil medici afferma che “Nonostante i tanti comunicati del ministro Renato Brunetta, zeppi di cifre e statistiche, persistono carenze strutturali del sistema, in particolare al pronto soccorso, nella specialistica ambulatoriale e nei ricoveri ospedalieri.

I medici hanno dimostrato con i fatti di voler attuare la certificazione di malattia online a vantaggio dei lavoratori, dell’efficacia e dell’efficienza del servizio pubblico. Questo e’ accaduto per i medici dotati delle necessarie risorse e senza ripercussioni negative sui  tempi di attesa per i cittadini.

Per queste ragioni, da domani i  lavoratori privati potranno avere quasi sempre il certificato di malattia online quando si recano dal medico di famiglia, meno se chiamano la guardia medica (spesso sprovvista della strumentazione necessaria) e quasi mai se si recano al pronto soccorso o vengono ricoverati. I medici ospedalieri infatti potranno inviare il certificato di malattia online solo attraverso un sistema di trasmissione, ancora non  attivo, che non determini alcun aggravio di lavoro e quindi non abbia ricadute negative sulle prestazioni sanitarie”.

adnKronos

Amianto: Cassazione condanna capi “Michelin”

NEWS

 

Confermata, dalla Cassazione, nonostante la prescrizione, la colpevolezza – per omicidio colposo commesso con violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro – dei dirigenti dello stabilimento della “Michelin”di Cuneo, che si sono succeduti dal 1970 al 1994, per la morte da amianto di Giuseppe P., operaio addetto alla manutenzione della centrale termica deceduto per aver respirato senza alcuna protezione le polveri tossiche che gli hanno causato il mesotelioma maligno.

Senza successo i due ex direttori dell’impianto di Cuneo della multinazionale francese “colosso”dei pneumatici, hanno sostenuto che l’operaio era morto per colpa delle esalazioni respirate in una precedente occupazione presso una cartiera.

Con la sentenza 33734 della Quarta sezione penale della Suprema Corte, competente in materia antinfortunistica, la linea difensiva è stata sconfessata mentre hanno trovato conferma gli elementi probatori acquisiti dal Tribunale di Como, con verdetto del dicembre 2008 confermato poi dalla Corte di appello di Torino nell’aprile 2010.

I due ex dirigenti sono stati ritenuti colpevoli “per aver cagionato la morte del lavoratore avendo omesso di sottoporlo ad adeguato controllo sanitario mirato sul rischio specifico dell’amianto, di informarsi e di informare il lavoratore sui rischi derivanti dall’esposizione all’amianto e sulle misure da adottare per ovviarvi, di disporre o di sollecitare i vertici della “Michelin” ad adottare le misure necessarie a contenere i rischi di tale esposizione, di curare o sollecitare la fornitura e l’effettivo impiego di mezzi personali di protezione”.

Ora dovranno risarcire ciascuno dei familiari della vittima con 111.400 euro da rivalutare. Insieme all’operaio morto si ammalarono altri sette operai.

ansa