Archivi giornalieri: 16 settembre 2011

Lotta dura al caporalato

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Un articolo della manovra economica appena approvata definitivamente dal Parlamento  introduce nel codice penale il reato di “Intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro”.  Viene commesso da chi “svolga  un’attività organizzata  di intermediazione, reclutando manodopera o organizzandone l’attività lavorativa caratterizzata  da sfruttamento, mediante violenza, minaccia, o intimidazione, approfittando dello stato di bisogno o di necessità dei  lavoratori”.

La legge indica anche alcune “spie” dello sfruttamento. Tra questi ci sono una retribuzione palesemente non in linea con il contratto collettivo o sproporzionata rispetto al lavoro svolto e la violazione sistematica delle norme su orari, riposto, ferie e maternità e di quelle su sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro oppure condizioni di lavoro, sorveglianza o alloggio particolarmente degradanti.

Per i caporali è prevista la reclusione da cinque a otto anni, una multa da 1.000 a 2.000 euro per ciascun lavoratore reclutato e le pene aumentano quando  i lavoratori reclutati sono più di tre, quando hanno meno di sedici anni o quando sono esposti a gravi pericoli. Come pena accessoria, i condannati rischiano di non poter più ricoprire cariche direttive nelle imprese nè prendere finanziamenti, agevolazioni o appalti pubblici.

La nuova legge non interviene però su un nodo fondamentale. Dal momento che le vittime del caporalato sono spesso clandestini, è difficile, infatti che denuncino i caporali, perché rischiano di essere espulsi. Anche il permesso di soggiorno previsto dal Testo Unico sull’immigrazione per chi collabora alle indagini sullo sfruttamento è solo un permesso per motivi di giustizia, viene concesso raramente e comunque consente di rimanere in Italia solo per la durata del processo.

Il governo ha accolto l’ordine del giorno come raccomandazione. Bisognerà ora vedere se, quando e soprattutto come onorerà questo impegno.

stranieriinitalia.it

Artigiani, arrivano Rls in aziende sotto 15 dipendenti

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L’introduzione dei rappresentanti per la sicurezza è stata definita nell’accordo del 13 settembre

“Con l’accordo siglato il 13 settembre da Cgil, Cisl e Uil e dall’associazione delle imprese dell’artigianato in materia di sicurezza sul lavoro si allarga la rappresentanza dei lavoratori sulla sicurezza anche alle aziende sotto i 15 dipendenti e aumentano le risorse per le attività di prevenzione e intervento”. Lo sostiene Vincenzo Scudiere, segretario confederale della Cgil, secondo il quale ora “è necessario raggiungere al più presto un’intesa su questi temi anche con le grandi imprese”.

Tra i punti positivi contenuti nell’intesa c’è proprio l’allargamento della rappresentanza degli Rls (Rappresentanti dei lavoratori sulla sicurezza) che verranno di norma eletti anche nelle aziende sotto i 15 dipendenti. Ma non solo, l’accordo prevede anche lo stanziamento di maggiori risorse per le attività di prevenzione, di intervento, di formazione e di gestione della sicurezza nei luoghi di lavoro.

“Questo accordo, inoltre, permette di far fronte ad alcune forzature del ministro del welfare – spiega Scudiere – che voleva assegnare agli enti bilaterali dei compiti che non sono esattamente di loro competenza come l’asseverazione e la certificazione”.

rassegna

Cgil – I dati Ocse certificano il fallimento del governo

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Dai dati diffusi oggi dall’Ocse e dal Centro studi di Confindustria arriva una ”doppia, pesante e inappellabile, certificazione del fallimento del governo sulle questioni del lavoro”. Lo rileva in una nota il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni.

”Disoccupati, precari, malpagati e spesso derisi col termine bamboccioni: ecco – dice Fammoni – la drammatica realtà dei giovani italiani e con loro delle donne che, anche in questo caso, sono le più colpite con un part time involontario fatto di un un salario troppo basso e nessuna prospettiva previdenziale”.

Anche per quanto riguarda le critiche rivolte dall’Ocse al sistema di ammortizzatori sociali, Fammoni ricorda: ”Abbiamo chiesto più volte di riformarli perchè non coprono tutta la platea, e in particolare i più giovani e i precari, mentre si vanno esaurendo per tutti. Ci sono poi forme di lavoro falsamente definite autonome, requisiti capestro di ingresso per i giovani che non fanno sommare le diverse attività di lavoro, che impediscono l’accesso agli ammortizzatori mentre l’indennità di disoccupazione è troppo breve e al suo esaurimento sei abbandonato”.

Guardando poi alle previsioni per il prossimo anno, Fammoni sottolinea che il governo, invece di varare misure in favore dell’occupazione, ”usa la crisi per tagliare diritti e deprimere l’economia, usa slogan per cancellare tutele senza dire che la grande maggioranza dei precari è nelle aziende sotto i 15 dipendenti dove purtroppo non opera l’articolo 18”.

ansa

Rivalutazione delle rendite INAIL nel settore industria e agricoltura – medici radiologi e tecnici radiologi autonomi

Con due decreti, datati 13 giugno 2011 e pubblicati in Gazzetta Ufficiale n. 207 del 6 settembre c.a., il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali ha stabilito i nuovi importi  relativi alle prestazioni economiche per infortunio sul lavoro e malattia professionale nel settore dell’industria e dell’agricoltura, con decorrenza 1 luglio 2011.

La rivalutazione tiene conto della variazione effettiva dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati intervenuta nell’anno 2010 rispetto a quella del 2009, calcolata dall’ISTAT, pari a 1,55%.
 
Dal 1° luglio 2011, quindi, l’INAIL dovrà procedere alla riliquidazione delle rendite e delle altre prestazioni a queste collegate.

Carcere al limite della vivibiltà, detenuto risarcito

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Una cella di dieci metri quadrati con dentro un letto a castello a tre piani. L’ultima branda è a 50 centimetri dal soffitto. Ci sbatti in naso. Un cesso senza areazione esterna e porta blindata chiusa per circa 20  ore al giorno. Dentro tre detenuti, la cella invece è stata progettata per ospitarne uno solo, con l’incubo sopravvivenza: il dato di sovraffollamento al carcere di Borgo San Nicola è del 107,4%, 1700 detenuti a fronte della capienza di 700.

Ma, forse, qualcosa si muove: grazie ad una sentenza del giudice di Sorveglianza di Lecce, l’amministrazione penitenziaria è stata condannata a risarcire un detenuto straniero che, nel carcere di Lecce, scontava la pena per furto aggravato.

Secondo il magistrato, nei confronti del detenuto ricorrente, che aveva denunciato le pessime condizioni di vita nel penitenziario leccese il 17 giugno del 2010, si sono verificate “lesioni della dignità umana, intesa come adeguatezza del regime penitenziario, soprattutto in ragione dell’insufficiente spazio minimo fruibile nella cella di detenzione, ed ha disposto, in favore del recluso, un risarcimento di natura economica dei danni non patrimoniali a carico dell’amministrazione penitenziaria per 220 euro. La cifra non un gran che, molto di più è invece un’altra cosa: il detenuto da ora in poi, grazie a questo precedente, può ricorrere al “suo” giudice di Sorveglianza, piuttosto che alla Corte europea dei diritti dell’uomo”.

 
innocentievasioni.net

“UNA SCUOLA CARICA DI “RESIDUI RETORICI”

 di Francesco Casula

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In Sardegna inizia oggi, ufficialmente, il nuovo anno scolastico. In una scuola disastrata dal punto di vista delle strutture. Con aule fatiscenti o, comunque, insicure e fuori norma per la gran parte. Con brutali roncolate del Ministero sugli organici: per quest’anno sono previsti 1200 posti in meno (670 docenti e 512 personale ATA). Che verosimilmente diventeranno 1600 nell’organico di fatto. Non sono tagli: ma veri e propri sfregi. Che certo sono una conseguenza della diminuzione degli alunni. Ma anche –per non dire soprattutto-  di una politica ministeriale che ha ridotto il sostegno, azzerato la lingua straniera nelle elementari, eliminato i corsi serali, creato cattedre oltre le canoniche 18 ore, accorpato le classi. Il tutto a detrimento dell’apprendimento  e del sapere. Ad aggravare ulteriormente i poco invidiabili record negativi che abbiamo sul versante della dispersione e mortalità scolastica. Ad allontanare l’Isola dagli obiettivi dell’istruzione e della formazione stabiliti 11 anni fa a Lisbona dal Consiglio europeo per gli stati membri.

In questa scuola straziata, inoltre, permangono una didattica vecchia e contenuti astratti, nel migliore dei casi “residui retorici”: così li definiva Pasolini.

La realtà infatti è che la scuola italiana in Sardegna con i contesti sociali, ambientali, culturali e linguistici degli studenti non ha niente a che fare. Nella scuola la Sardegna è assente nei programmi, nelle discipline, nei libri di testo. Si studia l’Italia “dalle amate sponde” e “dell’elmo di Scipio”: con Orazio Coclite e Muzio Scevola, fantasie con cui Tito Livio intende esaltare Roma. Nella scuola si studia qualche decina di Piramidi d’Egitto, erette da centinaia di migliaia di schiavi, sotto la frusta delle guardie, ma non si studiano le migliaia di nuraghi, eretti da migliaia comunità libere e indipendenti..

La Sardegna, con le sue vicissitudini storiche, le dominazioni, la sua civiltà e i suoi tesori ambientali, culturali e artistici è del tutto assente: un diplomato sardo e spesso persino un laureato, esce dalla scuola senza sapere nulla dell’architettura nuragica, della Carta De Logu, della Lingua sarda, di Salvatore Satta.

A fronte di tutto ciò la Regione –che pure statutariamente ha competenze (art.5, comma a)- latita. E’ silente. Quando si sveglia è per dare 22 milioni alle scuole materne private. (Francesco Casula)

 

 Pubblicato su Sardegna Quotidiano del 15-9-2011