Il caporalato è una piaga che infetta sempre più il nostro paese. Tra campi e cantieri sono circa 550.000 le persone che in Italia lavorano sotto caporale. Queste le stime diffuse dalla Flai-Cgil, che per il settore agricolo calcola 400 mila sfruttati, e della Fillea-Cgil, che per l’edilizia ne conta almeno 150 mila. Per questo il sindacato lancia una campagna dal titolo ‘Stop caporalato’, con l’obiettivo di inserire nell’ordinamento penale il reato di caporalato.
Nell’edilizia durante “gli ultimi anni abbiamo assistito ad una forte espansione degli interessi delle organizzazioni criminali. A causa della crisi, dell’assenza di investimenti, della frammentazione e del sistema di gare al massimo ribasso, esse hanno potuto investire indisturbate denaro da ripulire e proprie imprese”, spiega la Fillea-Cgil in una nota. E aggiunge: ‘L’ultimo grande business è quello della gestione della manodopera. Si stima che almeno 150 mila siano i lavoratori gestiti dai caporali”.
Il sommerso colpisce oltre all’edilizia, anche l’agricoltura, dove si fa sentire soprattutto al Sud. Ci sono “400 mila lavoratori che vivono sotto caporale”, afferma la Flai-Cgil, e “60 mila lavoratori vivono in condizioni di assoluto degrado, in alloggi di fortuna e sprovvisti dei minimi requisiti di vivibilità ed agibilità”. A questi vanno aggiunti anche i lavoratori a cui “viene chiesto-imposto di aprire partita Iva, di accettare contratti part time (ovvero tempi pieni mascherati, con fuoribusta in nero), di accettare sottoinquadramento, di dichiarare meno ore lavorate (con fuoribusta in nero), di ricorrere ai permessi in caso di infortunio non grave”.
Secondo i sindacati, “a nulla servono, se non a confermare la gravità della situazione, iniziative come il Piano straordinario di vigilanza per l’agricoltura e l’edilizia nelle regioni Sicilia, Calabria, Puglia, Campania, avviato nella scorsa estate dal Governo”. Per la Cgil “quel piano prevedeva una sinergica attività ispettiva ad opera delle forze dell’ordine, dell’Inps e dell’Inail ed aveva l’obiettivo di controllare un massimo di 10 mila aziende in territori dove solo di aziende agricole ce ne sono 600 mila.
I risultati di quel Piano sono giunti in questi giorni: “in agricoltura irregolarità nel 44 per cento delle aziende ed il 49 per cento dei lavoratori in nero; in edilizia irregolarità in oltre il 62 per cento delle imprese ed il 53 per cento di lavoratori in nero”. Secondo Flai e Fillea, dunque, “quel piano ha avuto l’effetto di una pagliuzza nell’occhio di un ciclope, c’é bisogno di molto altro per farlo vacillare”.
Le categorie Cgil degli edili e dell’agricoltura, Fillea e Flai, insieme alla Confederazione lanciano dunque la campagna ‘Stop caporalato’, per inserire nell’ordinamento penale il reato di caporalato, che, invece, oggi “è punito in caso di flagranza – fanno sapere le due organizzazioni – con una sanzione amministrativa di appena 50 euro per ogni lavoratore ingaggiato”. A questo scopo Fillea e Flai hanno messo a punto una proposta di legge: “l’affidiamo alle forze politiche ed alle commissioni parlamentari – spiegano – con la convinzione che si possa in breve tempo giungere ad un testo condiviso e alla sua rapida approvazione”.
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