Archivi giornalieri: 29 settembre 2010

Processo Eternit. Guariniello: “I vertici dell’azienda sapevano tutto”

Infortuni

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Processo Eternit. Guariniello: “I vertici dell’azienda sapevano tutto”

27 settembre 2010. Secondo il procuratore Stephan Schmidheiny, azionista di maggioranza della multinazionale svizzera, era del tutto consapevole dei rischi legati negli stabilimenti italiani alla lavorazione dell’asbesto. Per limitare i danni il gruppo avrebbe anche pianificato un’apposita strategia di gestione di comunicazione

TORINO – “Stephan Schmidheiny sapeva di essere il padrone degli stabilimenti italiani e ha fatto di tutto per nasconderlo”. Così il procuratore Raffaele Guariniello nel corso dell’udienza del processo Eternit in corso a Torino per accertare le responsabilità dei vertici dell’azienda sulle vittime dell’amianto, riferendosi al Ceo della casamadre svizzera dell’azienda.

La società – secondo una consulenza tecnica affidata da Guariniello a un esperto, Paolo Rivella – ha speso in quattro anni, dal 2001 al 2005, oltre un milione di euro per raccogliere informazioni sulla percezione dei rischi legati all’uso dell’amianto da parte della popolazione in Italia, archiviando articoli di stampa e collezionando informazioni anche sull’orientamento di alcuni magistrati rispetto al problema. “Il cuore di questo processo è: Schmidheiny era o no il padrone degli stabilimenti italiani?”, ha sostenuto Guariniello. “La nostra risposta è sì”.

Rivella – la cui consulenza è stata contestata dalla difesa perché non sufficientemente legata a specifiche competenze tecniche tali da giustificare l’intervento di un esperto –  ha mostrato in aula una serie di documenti riferiti a incontri dei vertici aziendali in Svizzera a cui partecipavano anche i dirigenti delle controllate italiane. Nel corso di questi vertici sarebbero state esaminate anche le ricadute sull’immagine del marchio dei rischi che man mano emergevano per la salute dall’impiego dell’amianto, i cui effetti sull’opinione pubblica venivano presentati come una campagna da parte dei concorrenti per indebolire l’azienda.

La controllante Svizzera avrebbe diffuso anche un manuale destinato ai dirigenti italiani per gestione la comunicazione con l’obiettivo di contenere i timori sempre più diffusi. La strategia era spiegare che, usato correttamente, l’amianto non era pericoloso. Tutto questo dimostrerebbe, è la tesi della procura, che la controllante svizzera non era semplicemente azionista di maggioranza negli stabilimenti italiani, ma il suo ruolo era operativo. Tanto che, consapevole dei rischi legati all’impiego dell’amianto, aveva pianificato una strategia di gestione di comunicazione per limitare i