Archivi giornalieri: 7 settembre 2010

Infortuni rosa: protocollo Regione Toscana e Inail

Salute e sicurezza sul lavoro in un’ottica di genere

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La stesura di linee guida per la prevenzione, la valutazione e la rimozione dei rischi in ottica di genere; l’elaborazione di moduli formativi per i responsabili della sicurezza, che tengano conto dei rischi di genere; e poi indagini conoscitive, osservatori di realtà locali, e anche un portale dedicato. Sono alcuni degli obiettivi individuati dal “Protocollo Regione Toscana-Inail su: Salute e sicurezza sul lavoro in ottica di genere”, siglato stamani, per la Regione dall’assessore al diritto alla salute e dall’Inail.

Perchè la differenza tra uomini e donne quanto a salute e sicurezza sul lavoro non si esaurisce certo nella gravidanza e nella maternità: ci sono rischi fisici, chimici, biologici, psicologici, che sono diversi per uomini e donne che lavorano, anche nello stesso settore. Per le lavoratrici, i settori più a rischio sono l’industria tessile, quella conciaria, quella alimentare, mentre per gli uomini il pericolo viene soprattutto dalle costruzioni, dai trasporti, dall’industria dei metalli.

Dai dati forniti da Inail-Ispesl-Regioni tra il 2006 e il 2008 risulta che gli infortuni accaduti alle donne sono stati piu’ numerosi rispetto a quelli dei colleghi maschi nei settori: sanità, pubblica amministrazione; intermediazione finanziaria; istruzione. Le malattie professionali più frequenti invece sono: tendiniti, dermatiti ed eczemi, affezioni dei muscoli.

“Il progetto – ha sottolineato l’assessore al diritto alla salute Scaramuccia – nasce dalla volontà di colmare una lacuna. Le riflessioni sulla diversità di genere nelle politiche di sicurezza sul lavoro sono purtroppo in fase preliminare, e infatti, mentre dal 2005 assistiamo a una diminuzione sostanziale delle malattie professionali e degli infortuni per la componente maschile, per quanto riguarda gli infortuni delle lavoratrici la riduzione è iniziata solo nel 2008, e sta procedendo a un ritmo più contenuto. La Regione Toscana è consapevole di questo ritardo, e si impegna affinchè questo protocollo sia uno strumento efficace per la  comprensione del fenomeno e la definizione di strumenti adeguati per la prevenzione”.

Amianto, storie (ignorate) di stragi

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Stragi di diritto, di legge, di giustizia

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Cominciamo dai dati. L’Organizzazione Mondiale della Sanità valuta che siano almeno 125 milioni i lavoratori nel mondo esposti all’amianto; che ogni anno siano circa centomila i morti, ma gli esperti avvertono che si tratta di cifre sottostimate.

Nei soli paesi industrializzati dell’Europa, dell’America del Nord e del Giappone, si registrano ogni anno circa ventimila mori per cancro al polmone, e diecimila casi di mesotelioma dovuti all’amianto; nessuno conta gli indiani, i pakistani, i vietnamiti, gli africani, gli abitanti di quelle che un tempo erano le repubbliche dell’Unione Sovietica, i sud-americani che ogni giorno lavorano sotto pagati, tubi e pannelli di eternit.

E in Italia? L’Ispel, l’istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza sul Lavoro, ha calcolato che dal dopoguerra fino alla messa al bando dell’Eternit nel 1992, sono state usate oltre venti milioni di tonnellate di amianto e prodotte 3,75 milioni di tonnellate di amianto grezzo. L’epidemiologo Valerio Gennaro spiega che si morirà per amianto almeno fino al 2040, il picco arriverà tra qualche anno, il 54 per cento dei tumori professionali è provocato dall’amianto. Si sapeva già tutto negli anni Ottanta. Mentre leggete, provate a pensare che ci sono circa 32 milioni di tonnellate di fibra di amianto sparse ovunque: una tettoia, un rivestimento in una scuola, intercapedini del vostro appartamento, negli ospedali e nelle caserme, negli edifici pubblici…pannelli che si potrebbero deteriorare e sfilacciarsi, e quelle microfibre le possiamo respirare: a Milano come a Roma, a Napoli come a La Spezia, a Monfalcone come a Bologna…  

La regione Emilia Romagna da tempo ha predisposto un sito (www.regione.emilia-romagna.it/amianto/) con tutte le informazioni per cittadini e addetti ai lavori e le indicazioni per liberarsi dell’amianto senza correre rischi e inquinare l’ambiente. E le altre? 

Quello che sconcerta è inerzia, l’indifferenza del governo nel suo complesso, dei ministri che dovrebbero essere già da tempo intervenuti; sfoglio i resoconti sommari delle sedute parlamentari: dall’inizio di questa legislatura molti parlamentari radicali hanno presentato decine di interrogazioni sui lavoratori delle Ferrovie della Spezia, esposti all’amianto, alcuni dei quali deceduti per il tumore contratto; alla non meno sconcertante vicenda di Offanengo e Romanengo, vicino Cremona, a proposito di alcuni lavoratori della fabbrica ex NAR, e le loro famiglie, esposti all’amianto, alcuni dei quali deceduti per il tumore contratto; e poi il caso della Cementifera Italiana Fibronit, di Broni, vicino Pavia; i vagoni e locomotori arrugginiti e sventrati, sui cui spicca la “A” di amianto, abbandonati nel grande scalo “smistamento” tra Milano e il comune di Pioltello, vetture diventate rifugio e dormitorio per senza-tetto; i lavoratori esposti all’amianto nel cantiere navale di Monfalcone; la presenza di ondulati in fibrocemento, lastre deteriorate e altri rifiuti tossico-nocivi all’interno dello stabilimento della Barilla di San Nicola di Melfi, nel quale parecchie decine di lavoratori si sarebbero ammalati di asbestosi e alcuni di loro sono deceduti a causa del tumore alla pleura provocato dall’amianto. Nessuna di queste interrogazioni ha avuto risposta.

Il dottor Alessandro Marinaccio, responsabile del Registro Nazionale dei mesoteliomi presso l’Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro, dice che “stanno venendo a galla migliaia di storie che riguardano le più disparate categorie professionali. Sono situazioni ancor più drammatiche perché chi si ammala non aveva nessun tipo di consapevolezza, credevano di aver lavorato o vissuto in un ambiente “sano””.
Francois Islen, già architetto dei Politecnico di Losanna in Svizzera, attualmente è consulente del Caova, un comitato svizzero di aiuto e assistenza alle vittime dell’amianto. Dice che sin dal 1962 – quasi cinquant’anni fa! – era noto che l’amianto causava il cancro, che bisognava abbandonarlo. Ma la Eternit lo ha utilizzato per altri ventotto anni! Al processo di Torino ha deposto un ex dirigente, Silvano Benitti. Nel 1975 lo mandano a svolgere ispezioni, poi si trova sbattuto a dirigere uno stabilimento in Basilicata. Come mai? E’ il premio per aver redatto un rapporto con critiche, osservazioni e considerazioni sugli impianti e il comportamento dei colleghi: “Tra le sedi tedesche dell’Eternit e quella di Casale Monferrato, c’era una differenza eclatante. Una differenza fatta di puzza e di polvere, la sporcizia nella sede di Casale Monferrato arrivava ovunque”; soprattutto non si faceva nulla per evitare il rischio di contaminazione di asbestosi e tumori provocati dall’amianto.

Giovanni Turino, un giornalista di Casale, ha scritto un libro: “Eravamo tutti ricchi di sogni”. Racconta del problema dell’amianto nella sua città, ricorda che già nel 1964 un dirigente comunista, Davide Lajolo, aveva denunciato su “L’Unità” i pericoli dell’amianto parlando esplicitamente del mesotelioma. “Pensavo”, dice Turino, “che succedesse il finimondo, che sarebbero scoppiate polemiche e si sarebbero adottate misure di tutela della salute; invece nulla”.

Storie (ignorate) di stragi. Stragi di diritto, di legge, di giustizia; e, come si vede, di corpi, persone, popolo.

da Articolo21

A Tradate il bonus bebè solo agli italiani

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L’incentivo per contrastare calo demografico e invecchiamento…

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l bonus bebé (l’assegno di 500 euro ai nuovi nati)solo ai figli di italiani è un “segnale di incoraggiamento al futuro della cultura europea”: per il comune di Tradate, in provincia di Varese,  che  serve a contrastare “il forte tasso di calo demografico e l’invecchiamento” della popolazione autoctona.

Il rischio è che l’homo europeus scompaia: “Lo spartiacque potrebbe addirittura essere superato nel 2015 quando i morti supereranno i neonati. Del tutto ovvio che alla morte dei popoli si accompagna, ineludibilmente, la morte delle rispettive culture”. Sono queste le parole contenute nella memoria difensiva che i legali del comune hanno presentato al Tribunale di Milano per il ricorso in appello contro la sentenza del 26 luglio scorso, in cui la decisione della giunta leghista veniva bocciata perché “discriminatoria” nei confronti non solo di chi è figli di stranieri, ma anche di chi ha uno solo dei due genitori italiano e pertanto ha comunque la cittadinanza. L’udienza del ricorso è fissata per l’8 settembre 2010.
 
La storia del bonus bebé a Tradate inizia nel 2007, quando il Consiglio comunale decide di offrire un contributo di 500 euro ai nuovi nati di ogni anno, con la consegna dell’assegno ai genitori in occasione della Festa del bambino. Un contributo, però, che taglia fuori chi non ha entrambi i genitori italiani. Secondo l’Associazione studi giuridici sull’immigrazione, l’associazione Avvocati per niente e la cooperativa Farsi Prossimo, si tratta di una delibera che discrimina, che riserva un trattamento diverso solo sulla base dell’etnia e della nazionalità. Si rivolgono pertanto al Tribunale di Milano, che dà loro ragione.
 
Il comune di Tradate non si è arreso, però. Il Consiglio comunale ha innanzitutto sospeso, durante l’assemblea del 29 luglio, il bonus bebé. E ha presentato il ricorso, in cui sostiene che il bonus bebé non è un “intervento rientrante fra i servizi sociali assistenziali di natura obbligatoria, ma appartiene alla categoria degli ‘incentivi’ collocata in ambito concettuale e giuridico tutt’affatto diverso ed altro rispetto ai servizi sociali obbligatori”. In altri termini, il bonus non è un servizio che il comune deve fornire, se decide di farlo può darlo a chi crede meglio, in questo caso solo alle famiglie italiane per contrastare il calo demografico a fronte di un aumento della popolazione straniera.
 
Per gli avvocati della cooperativa Farsi Prossimo, le ragioni contenute nel ricorso dimostrano invece il contenuto discriminatorio del bonus bebé: “Secondo il comune la tutela di detta cultura avviene non attraverso la diffusione delle idee – si legge nella memoria difensiva -, bensì (anche) orientando le nascite dei soggetti che si presumono culturalmente più affini, in una competizione ‘quantitativa’ con il gruppo culturale avverso: la nascita e il generare viene dunque piegato alla conservazione del gruppo culturale (della etnia, dunque), secondo un procedimento logico che, sia pure nel piccolo e nel ridicolo (ma dramma e farsa sono spesso contigui) è del tutto analogo a quello che ha animato i conflitti etnici del secolo scorso. Non sfuggirà dunque al Collegio giudicante la gravità di simili affermazioni e la loro assoluta incompatibilità con il nostro ordinamento (e con tutta ….la cultura giuridica occidentale)”.

Redattore sociale

Sicurezza, crescono incidenti donne in agricoltura

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Rischio salute

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Dalle indagini dell’Osservatorio sull’imprenditoria femminile in agricoltura dell’Unioncamere emerge che crescono gli incidenti in agricoltura a carico delle donne. Le donne che rappresentano ormai – secondo i dati Istat – più del 39% della forza lavoro impiegata nell’agricoltura italiana, e complessivamente il 30% delle aziende agricole è gestito da imprenditrici, con percentuali particolarmente elevate in alcune Regioni come la Valle d’Aosta (44,7%) o la Liguria (42,5%).

Nei campi, in particolare, le lavoratrici riportano danni alle braccia e al collo, causati dai carichi di lavoro e questi si riscontrano più frequentemente che negli uomini. Secondo le linee guida dell’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (Eu Osha), a questi si aggiungono danni all’apparato riproduttivo causati da pesticidi e agenti biologici, e tutti i rischi derivanti dall’uso di mezzi e attrezzi meccanici (trattori, aratri, macchine di raccolta), spesso troppo pesanti per le donne.

Nuove disposizioni in materia di ISE/ISEE

Data pubblicazione: 06/09/2010

Testo News

Con la  Circolare numero 118 del 03-09-2010.pdf vengono emanate le prime disposizioni in materia di ISE/ISEE. Le nuove disposizioni volute dall’articolo 38 del decreto legge n 78 del 2010 riguardano la formazione di una nuova banca dati ISE/ISEE, di una convenzione per lo scambio di informazioni tra l’Inps e l’Agenzia delle entrate e della possibilità da parte dell’Inps di emettere sanzioni nei confronti di chi ha beneficiato in maniera illegittima di una prestazione.