Archivi giornalieri: 10 gennaio 2019

Notizie previdenziali

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Legge di stabiltà 2019

28 dicembre 2018

La legge di stabilità 2019 oggi viene approvata anche dalla camera dei deputati.

Daremo le informazioni relative a Quota 100 ed opzione donna quando saranno disponibili, presumibilmente a gennaio 2019.

Nel frattempo è stato approvato il blocco parziale per tre anni della rivalutazione annuale delle pensioni.

Nella tabella che segue sono indicati per i diversi valori delle pensioni 2018 il valore nel 2019, quello che sarebbe stato senza il blocco e la perdita nei tre anni.

I valori, anche se leggermenti approssimati, sono valori netti :

pensione 2018       pensione 2019        pensione 2019 senza blocco     perdita triennale

1.235 euro               1.245                    1.245                                     zero

1.650                      1.660                    1.663                                  105 euro

2.000                      2.009                    2.016                                  285 euro

2.500                      2.512                    2.521                                  333 euro

3.000                      3.013                    3.024                                  435 euro

3.500                      3.014                    3.029                                  592 euro

4.000                      4.016                    4.032                                  645 euro

Nel 2021 il blocco avrà causato le seguenti perdite sull’importo mensile della pensione :

pensione 2018       pensione 2021      pensione 2021 senza blocco      perdita mensile

1.235 euro               1.265                    1.265                                     zero

1.650                      1.680                    1.689                                     9 euro

2.000                      2.027                    2.048                                    21 euro

2.500                      2.536                    2.563                                    27 euro

3.000                      3.039                    3.072                                    33 euro

3.500                      3.042                    3.087                                    45 euro

4.000                      4.048                    4.096                                    48 euro

E’ stato approvato anche il contributo di solidarieta’ delle pensioni superiori ai 100.000 euro annui.

Il taglio è del 15% sulla parte tra 100mila e 130mila euro, del 25% tra 130mila e 200mila,

  del 30% tra 200mila e 350mila, 35% tra 350 e 500mila euro, del 40% oltre i 500mila euro.

Legge di stabiltà 2017

28 novembre 2016 – Nella legge di stabilità 2017, approvata dalla camera ci sono diverse novità positive :

Cumulo esteso – coloro che hanno contributi in diverse gestioni dei lavoratori dipendenti (inps lavoratori dipendenti,inps autonomi, inps fondi speciali, inps gestione separata, ex-inpdap, ex-ipost) e/o  casse dei lavoratori autonomi professionisti possono cumulare gratuitamente i contributi senza fare la ricongiunzione o la totalizzazione.

Il cumulo esteso permette di andare in pensione di vecchiaia o in pensione anticipata per massima anzianità.

Con il cumulo esteso, per analogia con le precedenti norme, la pensione dovrebbe essere calcolata tenendo conto di tutti i periodi contributivi per individuare il sistema di calcolo (retributivo, contributivo o misto) e ogni gestione pensionistica calcola la propria quota in base ai contributi versati.

Chi non ha finito di pagare le rate della ricongiunzione e non è ancora in pensione può chiedere il riborso di quanto versato con domanda da inviare entro il 2017.

Attenzione : il valore della pensione che si ottiene col cumulo è diverso da quello che si ottiene facendo la ricongiunzione dei contributi.

I lavoratori pubblici che utilizzano il cumulo avranno la buonuscita al compimento dell’età pensionabile.

Abolizione penalizzazioni – coloro che vanno in pensione anticipata per massima anzianità non avranno alcuna penalizzazione anche se hanno meno di 62 anni.

Estensione e chiusura dell’opzione donna – possono accedere all’opzione donna anche coloro che hanno compiuto l’etá prevista entro il 31 luglio 2016.

In pratica possono andare in pensione :

– lavoratrici del settore privato e pubblico che entro il 31 luglio 2016 hanno compiuto almeno 57 anni e sette mesi di età e maturato almeno 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2015. Potranno andare in pensione dopo 12 mesi (es. requisiti maturati il 3 maggio 2016 -> in pensione dal primo giugno 2017).

– lavoratrici autonome che entro il 31 luglio 2016 hanno compiuto almeno 58 anni e sette mesi di età e maturato almeno 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2015. Potranno andare in pensione dopo 18 mesi (es. requisiti maturati il 28 maggio 2016 -> in pensione dal primo dicembre 2017).

– lavoratrici del comparto scuola che entro il 31 dicembre 2015 hanno compiuto almeno 57 anni di età ed almeno 35 anni di contributi. Potranno andare in pensione dal primo settembre 2017.

Una volta maturato il requisito, volendo, si può smettere di lavorare e aspettare la pensione.

Oppure si può continuare a lavorare anche oltre la data di pensionamento prevista per ottenere una pensione maggiore.

Anticipo pensionistico APE – chi ha contributi in una gestione dei lavoratori dipendenti (inps lavoratori dipendenti,inps autonomi, inps fondi speciali, inps gestione separata, ex-inpdap, ex-ipost) può chiedere di anticipare la pensione di vecchiaia chiedendo un prestito pensionistico che sarà restituito nell’arco di 20 anni.

Le condizioni sono : almeno 20 anni di contribuzione, almeno 63 anni di età, mancano non più di 3 anni e 7 mesi all’etá di vecchiaia e la pensione, al netto della rata di ammortamento corrispondente all’APE richiesta, sia pari o superiore, al momento dell’accesso alla prestazione, a 702,65 euro lordi mensili.

L’ incidenza dell’APE sulla pensione è valutata in circa il 5% per ogni anno di anticipo. Ad esempio se la pensione maturata è di 1000 euro e si anticipa di due anni, si riceve una pensione di circa 900 euro.

Da maggio 2017 fino a dicembre 2018 le persone in particolari condizioni potranno fare richiesta di accedere all’anticipo della pensione senza nessuna trattenuta (APE social) nei limiti di spesa previsti.

I requisiti per l’APE social sono :

  1. a) disoccupazione da almeno 3 mesi e almeno 30 anni di anzianità
  2. b) assistenza ad un parente di primo grado, convivente, da almeno 6 mesi e almeno 30 anni di anzianità
  3. c) invalidità superiore o uguale al 74% e almeno 30 anni di anzianità
  4. d) lavori gravosi e almeno 36 anni di anzianità

I dipendenti pubblici che chiedono l’APE avranno il TFS (Buonuscita) a decorrerere dalla data in cui raggiungono l’età di vecchiaia.

Diminuzione dell’aliquota contributiva per gli iscritti alla Gestione Separata inps – dal 2017 l’aliquota per chi non è iscritto ad altre gestioni e non è pensionato scende dal previsto 29% al 25%.

Incremento ed estensione della platea dei pensionati che avranno la quattordicesima

I pensionati che hanno compiuto 64 anni ed hanno un reddito inferiore a 750 euro lordi al mese avranno un aumento della quattordicesima tra i 100 e i 150 euro lordi all’anno.

Quelli che hanno compiuto 64 anni ed hanno un reddito tra 750 e 1000 euro lordi al mese avranno a luglio la quattordicesima, che avrá un importo tra 336 e 504 euro lordi annui.

Diminuzione dei requisiti per i lavoratori precoci

i lavoratori dipendenti inps, inps autonomi, inps fondi speciali, inps gestione separata, ex-inpdap, ex-ipost che anno lavorato almeno un anno prima di compiere 19 anni, possono andare in pensione anticipata con solo 41 anni di contributi se sono disoccupati senza sussidio da almeno tre mesi o assistono parenti di primo grado con grave handicap o hanno invalidità superiore o uguale al 74% o effettuano particolari professioni ( A. Operai dell’industria estrattiva, dell’edilizia e della manutenzione degli edifici –  B. Conduttori di gru o di macchinari mobili per la perforazione nelle costruzioni –  C. Conciatori di pelli e di pellicce – D. Conduttori di convogli ferroviari e personale viaggiante –  E. Conduttori di mezzi pesanti e camion – F. Personale delle professioni sanitarie infermieristiche ed ostetriche ospedaliere con lavoro organizzato in turni –  G. Addetti all’assistenza personale di persone in condizioni di non autosufficienza – H.Insegnanti della scuola dell’infanzia e educatori degli asili nido – I. Facchini, addetti allo spostamento merci ed assimilati – L. Personale non qualificato addetto ai servizi di pulizia – M. Operatori ecologici e altri raccoglitori e separatori di rifiuti) oppure effettuano lavori usuranti.

Gli interessati devono fare domanda che sarà accolta nel limite delle disponibilità economiche.

Lavori usuranti – vengono aboliti gli aumenti dei requisiti dovuti agli adeguamenti della speranza di vita per gli anni dal 2019 al 2025.

Estensione della no tax area per i pensionati – viene leggermente alleggerita la tassazione per i pensionati sotto i 75 anni.

Il beneficio è di circa 70 euro l’anno per i redditi fino a 15.000 euro lordi annui.

Ottava salvaguardia – viene ampliata di altre 3.000 unitá la platea dei salvaguardati

L’opzione donna estesa oltre il 2015

22 dicembre 2015 – Nella legge di stabilità 2016, approvata in via definitiva oggi in parlamento si stabilisce che possono andare in pensione con l’opzione donna coloro che maturano i requisiti di età e di anzianità entro il 31 dicembre 2015.

Se ci saranno fondi anche per il prossimo anno, l’opzione donna potrebbe essere prorogata.

In pratica possono andare in pensione :

– lavoratrici del settore privato e pubblico che entro il 31 dicembre 2015 compiono almeno 57 anni e tre mesi di età e maturano almeno 35 anni di contributi. Potranno andare in pensione dopo 12 mesi (es. requisiti maturati il 3 maggio 2015 -> in pensione dal primo giugno 2016).

– lavoratrici autonome che entro il 31 dicembre 2015 compiono almeno 58 anni e tre mesi di età e maturano almeno 35 anni di contributi. Potranno andare in pensione dopo 18 mesi (es. requisiti maturati il 28 maggio 2015 -> in pensione dal primo dicembre 2016).

– lavoratrici del comparto scuola che entro il 31 dicembre 2015 hanno compiuto almeno 57 anni e tre mesi di età ed almeno 35 anni di contributi. Potranno andare in pensione dal primo settembre 2016.

Una volta maturato il requisito, volendo, si può smettere di lavorare e aspettare la pensione.

Oppure si può continuare a lavorare anche oltre la data di pensionamento prevista per ottenere una pensione maggiore.

La perdita pensionistica del calcolo contributivo dipende da molti fattori e varia da caso a caso tra il 10% ed il 50%.

Poichè il pensionamento con opzione donna avviene generalmente diversi anni prima di quello normale, per valutare la perdita pensionistica effettiva bisogna confrontarlo con quello normale che si avrebbe alla stessa data.

Per questo abbiamo previsto come calcolo opzionale anche quello della pensione normale (sistema misto o retributivo) alla data di pensionamento con opzione donna.

Part time incentivato per chi è prossimo alla pensione

22 dicembre 2015 – Nella legge di stabilità 2016 si stabilisce che i dipendenti privati che compiono 66 anni e 7 mesi entro il 31 dicembre 2018 possono concordare col datore di lavoro di effettuare il part time dal 40 al 60% senza perdere niente sulla pensione e con una retribuzione un poco maggiore di quella che spetterebbe col part time.

L’azienda paga i contributi relativi al tempo pieno : una parte (quelli relativi alla prestazione in part time) li versa all’inps, ed il restante li da in busta paga al lavoratore.

Questi ultimi non vengono tassati ed aumentano lo stipendio in part time.

L’inps versa al lavoratore contributi figurativi che si aggiungono a quelli versati dall’azienda in modo che i contributi totali sono come quelli del tempo pieno.

Riscatto astensione facoltativa per maternità

Nella legge di stabilità 2016 si stabilisce che i dipendenti pubblici possono riscattare sia il periodo di laurea che i sei mesi di astensione facoltativa per maternità intervenuta al di fuori del rapporto di lavoro.

Tolte le penalizzazioni ai pensionati dal 2012 al 2014

Nella legge di stabilità 2016 si stabilisce che chi è andato in pensione anticipata con meno di 62 anni negli anni dal 2012 al 2014 dal 2016 in poi non avrà la penalizzazione sulla pensione. La misura non è retroattiva e quindi non sarà restituto il prelievo effettuato fino al 2015.

L’opzione donna si può chiedere anche dopo il 2016

L’inps ha confermato anche per l’opzione donna il principio generale secondo cui chi matura il diritto ad andare in pensione in una certa data mantiene tale diritto anche successivamente e può esercitarlo quando vuole.

In pratica chi matura il diritto ad andare in pensione con l’opzione donna non è obbligata ad andare in pensione alla prima data utile ma può continuare a lavorare ed andare in pensione successivamente, con una pensione un poco maggiore.

Per chi è interessato, possiamo effettuare il calcolo della pensione alla prima data utile e mostrare come varia la pensione rimanendo uno o più anni al lavoro.

La perdita per il blocco delle pensioni 2012-13

Il blocco della rivalutazione delle pensioni per gli anni 2012 e 2013, giudicato incostituzionale dalla Corte Costituzionale, ha comportato una perdita economica che non interessa solo glii anni 2012 e 2013 ma che è continuata negli anni 2014 e 2015 e continuerà negli anni futuri.

L’aumento e l’una-tantum che il governo ha dato ad agosto hanno compensato solo in piccola parte tale perdita e solo a chi ha la pensione bassa.

Per dare una idea, riportiamo di seguito, a secondo della pensione netta mensile, la perdita netta mensile nel 2015 e l’importo netto della perdita accumulatasi negli anni dal 2012 al 2015 :

pensione netta        perdita netta mensile 2015        perdita netta anni 2012-2015

    1.120 euro                           0 euro                                0  euro

    1.200 euro                         53 euro                            2.450 euro

    1.300 euro                         58 euro                            2.620 euro

    1.500 euro                         70 euro                            3.300 euro

    2.000 euro                         80 euro                            4.630 euro

    3.000 euro                        126 euro                           6.670 euro

    3.500 euro                        146 euro                           7.600 euro

A chi vuole portare avanti un’azione legale per recuperare la perdita economica dovuta al blocco delle pensioni possiamo fornire la relazione tecnica con i conteggi esatti.

Arretrati per blocco rivautazioni 2012-2013

Dopo la sentenza della Corte Costituzionale, il Governo ha emanato il decreto per porre rimedio agli appunti fatti dalla Consulta.

Con tale decreto viene estesa la platea di coloro che prendono la rivalutazione per gli anni 2012 e 2013, considerando le pensioni fino a 2.900 euro lordi, ma con due limitazioni :

1) Le rivalutazioni sono più basse del normale

2) le pensioni non vengono effettivamente rivalutate ma vengono dati solo gli arretrati con la rata di agosto 2015

Solo dal 2016 le pensioni saranno rivalutate aggiungendo alla normale rivalutazione una piccola quota di quello che sarebbe spettato come rivalutazione degli anni del blocco.

Gli importi netti degli arretrati che arriveranno ad agosto sono all’incirca i seguenti :

chi adesso prende fino a 1500 euro lordi non ha arretrati perchè ha già avuto la normale rivalutazione

da 1.507 a 1.520 – prende circa 500 euro netti

da 1.570 a 1.620 – prende circa 530 euro netti

da 1.670 a 1.720 – prende circa 565 euro netti

da 1.770 a 1.820 – prende circa 600 euro netti

1.875 euro         – prende circa 617 euro netti

1.925 euro         – prende circa 430 euro netti

da 1.975 a 2.070 – prende circa 330 euro netti

da 2.120 a 2.325 – prende circa 365 euro netti

da 2.375 a 2.820 – prende circa 210 euro netti

2.870 euro         – prende circa 80 euro netti

da 2.920 in poi    – non prende niente

Circolare inps su Legge di stabilità 2015

La circolare inps n. 74 del 10 aprile 2015, concordata col Ministero del Lavoro,  interpreta i commi della legge di Stabilità 2015 relativi alla limitazione della pensione per chi rientra nel sistema retributivo.

Probabilmente per evitare contenziosi legali, modifica di fatto la portata della norma di legge considerando nel calcolo retributivo della pensione tutti i contributi fino alla data effettiva di pensionamento e non solo quelli fino alla prima data utile al pensionamento.

Inoltre rende possibile superare il limite massimo dei 40 anni di contributi relativo al sistema di calcolo retributivo.

In tal modo il taglio della pensione dovuto al doppio calcolo risulta molto limitato ed in pratica avrà effetto solo per chi ha retribuzioni abbastanza elevate.

Legge di stabilità 2015

Ecco le principali novità in campo previdenziale contenute nella legge di stabilità 2015 (vedi testo della legge):

1) I pensionamenti che avvengono tra il primo gennaio 2015 ed il 31 dicembre 2017 non saranno penalizzati anche se l’età è minore di 62 anni.

2) Il TFS, Trattamento di Fine Servizio, dei dipendenti pubblici viene pagato dopo 2 anni a chi, al momento del pensionamento, non raggiunge il limite di età previsto.

3) Il valore della pensione sarà il più basso tra quello calcolato con le attuali norme (sistema contributivo dal 2012) e quello calcolato con le vecchie norme (prima della legge Fornero) considerando solo l’anzianità necessaria per maturare il diritto al pensionamento.

Questa norma sarà applicata anche per i pensionamenti avvenuti dal 2012 ma con effetto dal primo gennaio 2015.

Questa ultima norma, anche se non  è indicato, interessa solo chi rientra nel sistema retributivo (almeno 18 anni contributi al 31 dicembre 1995).

Sarà effettuato un doppio calcolo della pensione : il primo con il calcolo retributivo fino al 2011 e contributivo dal 2012 in poi, il secondo con il calcolo retributivo di tutti i contributi.

Bisogna tener presente che il calcolo retributivo considera i contributi fino ad un massimo di 40 anni, quindi, chi va, o  è già in pensione, con più di 40 anni di contributi potrà avere un taglio della pensione.

Questa norma contiene una ulteriore limitazione che, a nostro parere, sembra molto penalizzante in quanto il calcolo completamente retributivo va fatto considerando solo i contributi necessari ad acquisire il diritto a pensione più quelli eventualmente versati nel periodo della finestra relativa alla prima data utile di pensionamento.

Questo significa che chi ha maturato il diritto a pensione con 35 anni (es. i quota 95 o 96) prima del 2012, ed ha continuato a lavorare, si vede calcolare la pensione con 36 anni di contributi pur avendo versato i contributi per un periodo molto maggiore.

Auspichiamo una circolare esplicativa del Ministero e dell’inps che confermi la portata effettiva di questa norma.

L’opzione donna ad oggi

Sui giornali spesso si leggono notizie errate riguardo l’opzione donna. Riportiamo i punti fermi di tale tipo di pensionamento.

Possono andare in pensione con l’opzione donna :

– lavoratrici del settore privato che entro novembre 2014 hanno compiuto almeno 57 anni e tre mesi di età ed hanno maturato almeno 35 anni di contributi. Potranno andare in pensione dopo 12 mesi (es. requisiti maturati il 3 maggio 2014 -> in pensione dal primo giugno 2015).

– lavoratrici autonome che entro maggio 2014 hanno compiuto almeno 58 anni e tre mesi di età ed hanno maturato almeno 35 anni di contributi. Potranno andare in pensione dopo 18 mesi (es. requisiti maturati il 28 maggio 2014 -> in pensione dal primo dicembre 2015).

– lavoratrici del settore pubblico che entro il 30 dicembre 2014 hanno compiuto almeno 57 anni e tre mesi di età ed almeno 35 anni di contributi. Potranno andare in pensione dopo 12 mesi (es. requisiti maturati il 28 dicembre 2014 -> in pensione dal 29 dicembre 2015).

– lavoratrici del comparto scuola che entro il 31 dicembre 2014 hanno compiuto almeno 57 anni e tre mesi di età ed almeno 35 anni di contributi. Potranno andare in pensione dal primo settembre 2015.

Una volta maturato il requisito, volendo, si può smettere di lavorare e aspettare la pensione.

La perdita pensionistica del calcolo contributivo dipende da molti fattori e varia da caso a caso tra il 10% ed il 50%.

Poichè il pensionamento con opzione donna avviene generalmente diversi anni prima di quello normale, per valutare la perdita pensionistica effettiva bisogna confrontarlo con quello normale che si avrebbe alla stessa data.

Per questo abbiamo previsto come calcolo opzionale anche quello della pensione normale (sistema misto o retributivo) alla data di pensionamento con opzione donna.

Legge di stabilità 2014 e pensioni

Ecco le novità previste nella legge approvata in via definitiva:

1) Vengono rimborsati i tagli effettuati nel 2011 e 2012 sulle pensioni superiori ai 90.000 euro lordi.

2) Nel 2014,15 e 16 saranno rivalutate al 100% le pensioni fino a circa 1.485 euro lordi, al 95% la parte da 1.485 a 1980, al 75% la parte da 1.980 a 2.475, al 50% per la parte superiore a 2.475 euro e inferiore a 2.970 euro, al 45% oltre i 2.970 euro. Solo per il 2014 la parte che eccede i 2.970 euro non sarà rivalutata.

3) Nel 2014,15 e 16 è dovuto un contributo di solidarietà sulle pensioni erogate da enti gestori di forme di previdenza obbligatorie pari al 6% della parte sopra i 7.000 euro lordi al mese e sotto i 10.000 euro, al 12% della parte sopra i 10.000 euro lordi al mese e sotto i 15.000 euro, ed al 18% ‘della parte sopra i 15.000 euro lordi al mese.

4) I dipendenti pubblici che maturano i requisiti per il pensionamento dal 1 gennaio 2014, avranno la liquidazione in più rate (se supera i 50.000 euro lordi), la prima di 50.000 euro lordi, la seconda, dopo un anno di ulteriori 50.000 euro lordi e la terza, dopo un altro anno, pari al residuo.

La prima rata della liquidazione sarà pagata dopo un anno se il pensionamento avviene per vecchiaia o per massima anzianità, dopo due anni per gli altri casi di pensionamento.

5) Per gli iscritti alla Gestione Separata inps ed ad altra gestione obbligatoria, le aliquote contributive saranno del 22% per il 2014, 23,5% per il 2015 e 24% dal 2016 in poi.

Possibilità di andare in pensione con l’opzione donna fino al 2017

In seguito alla risoluzione presentata dall’on. Gnecchi approvata da Camera e Senato il 21/11/2013, con la quale si dichiara che il punto 7.2 della circ. 35/2012 è evidentemente contra legem rispetto all’ Art. 1 c.9 della L. 243/2004, è stato richiesto al Governo di intervenire al più presto nei confronti dell’INPS per sollecitare una modifica della circolare stessa.

In pratica l’inps sosteneva che l’opzione donna era possibile se la decorrenza del pensionamento avveniva entro il 31 dicembre 2015, mentre adesso si è indicato che è possibile se entro tale data vengono raggiunti i requisiti.

Bisogna però attendere la nuova circolare dell’inps per avere conferma di tale modifica e vedere se i requisiti considerati per l’età sono quelli validi oggi (57 anni 3 mesi) o quelli precedenti (57 anni). L’ultima data utile di decorrenza dovrebbe essere quindi il primo aprile 2017 o il primo gennaio 2017.

Possibilità di andare prima in pensione per chi assiste portatori di handicap

Chi nel corso dell’anno 2011 ha assistito portatori di handicap e può andare in pensione entro dicembre 2014 con le regole antecedenti alla riforma Fornero, può fare richiesta all’inps di pensionamento.

La decorrenza della pensione può avvenire dal primo gennaio 2014 in poi, e comunque nel limite di 2.500 soggetti (l’inps gestisce l’elenco delle domande).

I dettagli sono contenuti nell’articolo 11-bis della legge 124/2013.

Possibilità di scivolo per i lavoratori in esubero

Con l’approvazione dell’art. 4 della legge 92/2012 le aziende con eccedenza di personale possono stipulare accordi con i sindacati per incentivare l’esodo dei lavoratori cui mancano al massimo 4 anni per la pensione.

Il lavoratore riceve dall’inps un assegno di accompagnamento che è pari alla pensione maturata fino al momento della cessazione lavorativa.

Il datore di lavoro continua a versare i contributi e quando si raggiungono i requisiti l’inps eroga la pensione definitiva.

Al via la riforma delle pensioni Enpam

Con l’approvazione ministeriale della nuova normativa Enpam, dal 2013 sono operativi i nuovi regolamenti pensionistici.

La riforma è stata necessaria per rendere sostenibile il sistema previdenziale dei medici. Questo ha comportato un aumento dei requisiti per la pensione (età, anzianità e contributi, vedi enpam) ed una diminuzione consistente della resa pensionistica dei contributi che vengono versati dal 2013 in poi.

Chiarimenti inps su contributi per pensione di vecchiaia.

Poichè la legge Fornero ha stabilito che occorrono minimo 20 anni di contributi per avere la pensione di vecchiaia, l’inps a marzo 2012 aveva emesso delle Circolari in cui indicava che tale requisito era necessario anche per chi aveva maturato 15 anni di contributi entro il 1992 o era stato autorizzato ai versamenti volontari entro il 26 dicembre 1992.

Con la Circolare n. 16 del 1 febbraio 2013 l’inps fa marcia indietro e comunica che per tali soggetti non sono necessari 20 anni di contribuzioni ma bastano 15 anni (come era prima della legge Fornero).

Legge di stabilità 2013

Ricongiunzioni :

gli iscritti ex-inpdap alle casse Enti locali, Servizio Sanitario, Insegnanti e Ufficiali giudiziari che hanno cessato dal servizio entro il 30 luglio 2010 senza diritto a pensione, possono fare domanda per trasferire gratuitamente i contributi all’inps.

coloro che hanno contributi in diverse gestioni (inps lavoratori dipendenti,inps autonomi, inps fondi speciali, inps gestione separata, ex-inpdap ed ex-ipost) possono cumulare i contributi senza fare la ricongiunzione o la totalizzazione, se non hanno i requisiti per la pensione in nessuna delle gestioni e  se, sommando i contributi, raggiungono i requisiti per la pensione di vecchiaia.

Con il cumulo la pensione viene calcolata tenendo conto di tutti i periodi contributivi per individuare il sistema di calcolo (retributivo, contributivo o misto) e ogni gestione pensionistica calcola la propria quota in base ai contributi versati.

Esodati :

 è stata ampliata la platea degli esodati. Vedi i commi della legge da 231 a 234

Decreto legge n. 185/2012 (ripristino TFS)

Il D.L. in oggetto abroga l’art. 12, comma 10 del D.L. n. 78/2010 che istituiva per i dipendenti pubblici il TFR, Trattamento di Fino rapporto, al posto del TFS, Trattamento di Fine Servizio, a partire dal 1 gennaio 2011.

In seguito alla sentenza della Corte Costituzionale n. 223 del 2012, l’ex-Inpdap ha dato disposizione di ripristinare la liquidazione per i dipendenti pubblici come era calcolata prima della modifica del 2010. Quindi la liquidazione viene di nuovo calcolata in base all’ultimo stipendio (statali) o allo stipendio dell’ultimo anno.

La trattenuta del 2,5% rimane inalterata e le liquidazioni già erogate vengono riliquidate con il vecchio calcolo. Se il vecchio calcolo produce un valore più basso rispetto a quanto erogato, non sarà richiesto il recupero della differenza.

Proposta di legge bipartisan

Il 7 agosto 2012 è stata approvata una proposta di legge per modificare la recente normativa pensionistica.

Le modifiche riguardano alcune facilitazioni per gli esodati e l’introduzione della pensione anticipata con calcolo contributivo anche per gli uomini. In dettaglio, dal primo gennaio 2013 al 31 dicembre 2015 i lavoratori dipendenti potrebbero andare in pensione con 58 anni (gli autonomi con 59 anni) di età e 35 di contributi. Dal primo gennaio 2016 al 31 dicembre 2017, oltre ai 35 anni, in pensione con 59 anni per lavoratori e lavoratrici dipendenti e 60 anni per gli autonomi.

Il testo della proposta prevede che vengano abolite le finestre anche per questo tipo di pensionamento (a nostro parere, riteniamo improbabile l’eliminazione di un anno di finestra).

Ribadiamo che si tratta di una proposta di legge che deve ancora seguire tutto l’iter parlamentare ed  è possibile che non venga approvata o che vengano introdotte modifiche.

Spending Review (Revisione di Spesa)

Con Decreto Legge n. 95 del 6 luglio 2012, sono state emanate le norme di revisione della spesa pubblica.

L’articolo 2 indica che bisogna ridurre gli organici delle Amministrazioni.

Tra le misure per arrivare effettivamente a tale riduzione, al comma 2 vi è indicata la possibilità per le Amministrazioni di risolvere unilateralmente il rapporto di lavoro con i dipendenti che, con le vecchie norme pensionistiche,  possono andare in pensione entro il 31 dicembre 2014.

Tali dipendenti dovranno avere un preavviso di almeno 6 mesi, e quindi potranno andare in pensione con i requisiti che erano in vigore prima della riforma Monti-Fornero.

Ricordiamo che questo decreto dovrà essere approvato dal parlamento e quindi potrebbero esserci delle modifiche.

Decreto esodati

Con decreto del Ministero del Lavoro firmato il 1 giugno 2012, sono stati indicati i numeri ed i requisiti dei cosidetti esodati necessari per mantenere le vecchie regole pensionistiche:

  1. a) 25.590 unità – Lavoratori in mobilità normale –  cessazione dal lavoro entro il 4 dicembre 2011 e maturazione dei requisiti per il pensionamento entro il periodo di mobilità

  1. b) 3.460 unità –  Lavoratori in mobilità lunga –  cessazione dal lavoro entro il 4 dicembre 2011

  1. c) 17.710 unità – Lavoratori nei fondi di solidarietà di settore – devono essere a carico del Fondo al 4 dicembre 2011. Oppure ingresso nel Fondo successivo al 4 dicembre 2011 se l’accesso al Fondo risulta autorizzato dall’inps. In questo secondo caso per andare in pensione, oltre ai normali requisiti, devono avere compiuto almeno 62 anni.

  1. d) 10.250 unità – Prosecutori volontari – autorizzati ai versamenti volontari entro il 3 dicembre 2011, con almeno un contributo volontario al 6 dicembre 2011, che non abbiano ripreso a lavorare dopo l’autorizzazione ai versamenti volontari e la cui decorrenza della pensione deve avvenire entro il 6 dicembre 2013.

  1. e) 950 unità – Lavoratori esonerati – esonero in corso alla data del 4 dicembre 2011. Devono fare richiesta alla Direzione Territoriale del Lavoro.

  1. f) 150 unità – Genitori di disabili – lavoratori che alla data del 31 ottobre 2011 risultano essere in congedo per assistere figli con disabilità grave ai sensi dell’articolo 42, comma 5, del testo unico di cui al decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, i quali maturino, entro ventiquattro mesi dalla data di inizio del predetto congedo, il requisito contributivo per l’accesso al pensionamento indipendentemente dall’età anagrafica. Devono fare richiesta alla Direzione Territoriale del Lavoro.

  1. g) 6.890 unità – Incentivati all’esodo – lavoratori il cui rapporto di lavoro si sia risolto entro il 31 dicembre 2011, in ragione di accordi individuali o collettivi, senza successiva rioccupazione,  la cui decorrenza della pensione avviene entro il 6 dicembre 2013. Devono fare richiesta alla Direzione Territoriale del Lavoro.

Aggiornati i coefficienti pensionistici per il 2013

Con decreto del Ministero del Lavoro del 15 maggio 2012, sono stati indicati i coefficienti di trasformazione del montante contributivo che saranno utilizzati a partire dal primo gennaio 2013.

Questi coefficienti servono per calcolare la quota di pensione contributiva a partire dal valore dei contributi accumulati (montante contributivo).

Il valore dei coefficienti dipende dall’età: più aumenta l’età, più aumenta il coefficiente e maggiore sarà la quota di pensione.

Fino al 2012 il massimo valore dei coefficienti si ha per l’età di 65 anni, oltre i 65 anni il coefficiente non aumenta. Dal 2013 i coefficienti aumentano fino a 70 anni, facendo di conseguenza aumentare la pensione per chi si trattiene a lavorare oltre i 65 anni.

Il valore dei coefficienti viene calcolato in base alla durata media della vita, e siccome questa tende ad aumentare, i coefficienti tendono a diminuire. Infatti i nuovi coefficienti, a parità di età, sono più bassi di circa il 3% rispetto a quelli attuali. Sono inoltre previste delle successive revisioni dei coefficienti ogni due-tre anni.

L’impatto delle variazioni dei coefficienti sulle pensioni dipende dal tipo di sistema in cui si rientra: chi è nel retributivo avrà l’impatto minore, perchè solo una piccola quota di pensione viene calcolata col sistema contributivo. L’impatto maggiore sarà per coloro che rientrano nel sistema contributivo e per le donne che vanno in pensione con i vecchi requisiti di 57 anni e 35 di contributi.

Chiarimenti inps in merito alla riforma delle pensioni (legge 214/2011)

L’inps ha chiarito alcuni aspetti della recente riforma pensionistica. Sono confermate le indicazioni che avevamo già esposto sul sito, con le seguenti precisazioni :

Anche l’età necessaria per la pensione anticipata delle donne viene aumentata in base all’aumento dell’aspettativa di vita. Quindi dal 2013 occorrono 57 anni e 3 mesi per la pensione con calcolo contributivo per lavoratrici dipendenti e 58 anni e 3 mesi per le autonome.

Anche l’età di 64 anni, necessaria per i lavoratori del settore privato che maturano i requisiti per la pensione nel 2012, viene aumentata in base all’aumento dell’aspettativa di vita. Quindi dal 2013, a questi lavoratori, occorrono 64 anni e 3 mesi per poter andare in pensione (il nostro pensionometro ne teneva già conto).

I requisiti e le finestre per la totalizzazione rimangono gli stessi ma sono anch’essi soggetti all’aumento per l’aspettativa di vita.

I lavoratori precoci che vanno in pensione entro il 2017 ed hanno periodi di contribuzione diversi da lavoro, maternità obbligatoria, militare, infortunio, malattia e cassa integrazione ordinaria, possono evitare la penalizzazione se si trattengono al lavoro per un periodo corrispondente a quello diverso da  lavoro, maternità obbligatoria, militare, infortunio, malattia e cassa integrazione ordinaria. Ad esempio se un lavoratore ha 6 mesi di disoccupazione indennizzata e va in pensione a gennaio 2015 con 58 anni, ha una penalizzazione sulla pensione del 6%, ma se lavora fino a giugno 2015 va in pensione a luglio 2015 senza penalizzazioni. 

NEWSLETTER LAVORO n. 857 del 10 gennaio 2019

 
 
 

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(notizie dal 3 al 9 gennaio 2019)

 
 
     
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07-01   Agenzia Entrate: cumulabilità Bonus Asilo nido e Welfare aziendale

L’Agenzia delle Entrate, con l’interpello n. 164 del 28 dicembre 2018, risponde ad un quesito in merito alla cumulabilità del contributo cd “Bonus Asilo nido” ed il Welfare aziendale.

 

 

07-01   INPS: Patronati – tracciati domande disoccupazione e ANF per agricoli

L’INPS ha emanato il messaggio n. 16 del 3 gennaio 2019, con il quale comunica che ai Patronati sono stati rilasciati i tracciati di trasmissione delle domande di indennità di disoccupazione e Assegno al Nucleo Familiare (ANF) per i lavoratori dipendenti agricoli, relativi al 2018.

 

 

07-01   INPS: artigiani e commercianti – regime contributivo agevolato

Il regime contributivo agevolato per i soggetti che possiedono i requisiti e si trovano nelle condizioni stabilite per l’accesso al beneficio cessa di avere effetto a decorrere dall’anno successivo rispetto a quello nel quale sono venuti meno i requisiti previsti.

 

 

06-01   Min.Lavoro: Fondo per l’assistenza ai disabili gravi privi del sostegno familiare – 2018

Il Ministero del Lavoro ha pubblicato, sulla Gazzetta Ufficiale n. 4 del 5 gennaio 2018, il Decreto del 15 novembre 2018 recante la ripartizione alle regioni delle risorse del Fondo per l’assistenza alle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare, per l’anno 2018.

 

 

06-01   Governo: la bozza del Decreto Legge su reddito di cittadinanza e “quota 100”

Pubblichiamo una bozza del Decreto Legge contenente disposizioni relative all’introduzione del reddito di cittadinanza e gli interventi in materia pensionistica (c.d. “quota 100”).

 

 

06-01   Formazione

Altalex: Master Pensioni e previdenza sociale

Napoli, dal 8 al 16 febbraio 2019 
Verona, dal 15 febbraio al 15 marzo 2019
4 incontri, 24 ore in aula

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06-01   INPS: cessione del quinto delle pensioni – aggiornamento tassi per il I trimestre 2019

L’INPS ha emanato il messaggio n. 14 del 3 gennaio 2019, con il quale comunica che per i prestiti da estinguersi dietro cessione del quinto dello stipendio e della pensione, il valore dei tassi da applicarsi nel periodo suddetto (1° gennaio 2019 – 31 marzo 2019) sono i seguenti:…

 

 

03-01   INPS: nuova Passweb – interventi effettuati nel corso del 2018

L’INPS ha emanato il messaggio n. 4842 del 28 dicembre 2018, con il quale fornisce le informazioni sugli aggiornamenti apportati all’applicazione Nuova Passweb e al manuale interattivo pubblicato sul Portale INPS.

 

 

03-01   INPS: Lavoratori domestici – pagamento contributi 4° trimestre 2018

Dal 1° al 10 gennaio 2019 sarà possibile pagare i contributi del 4° trimestre 2018 dei lavoratori domestici. Il pagamento potrà essere effettuato attraverso le seguenti modalità:…

 

 

03-01   INPS: verifica della regolarità contributiva in presenza di definizione agevolata

L’INPS ha emanato il messaggio n. 4844 del 28 dicembre 2018, con il quale fornisce indicazioni sui termini previsti per il pagamento dei procedimenti di definizione agevolata che si sono succeduti a seguito dei diversi interventi legislativi sulla materia.

 

 

03-01   Editoria

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03-01   INPS: NASpI – nuove funzionalità per l’App mobile

L’INPS ha emanato il messaggio n. 4843 del 28 dicembre 2018, con la quale informa circa le nuova funzionalità per la consultazione dello stato di avanzamento delle domande NASpI da dispositivi mobili.

 

 

03-01   Fondazione Studi Consulenti del Lavoro: Legge di bilancio 2019 – focus su lavoro e fisco

La Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro ha pubblicato, in data 2 gennaio 2019, un approfondimento sulle principali misure in materia di lavoro e fiscali della Legge di Bilancio 2019 (Legge n. 145/2018).

 

 

03-01   INPS: adeguamento alla speranza di vita – quali sono i lavoratori esclusi

L’INPS ha emanato la circolare n. 126 del 28 dicembre 2018, con la quale informa che dal 1° gennaio 2019, ai requisiti di accesso alla pensione di vecchiaia e anticipata, non si applicano gli adeguamenti alla speranza di vita nei confronti dei lavoratori dipendenti che svolgono le attività cosiddette gravose e degli addetti a lavorazioni particolarmente faticose e pesanti, a condizione che siano in possesso di un’anzianità contributiva pari ad almeno 30 anni.

 

 

03-01   INPS: Assegni familiari e quote di maggiorazione di pensione – anno 2019

L’INPS ha emanato la circolare n. 125 del 28 dicembre 2018, con la quale informa che dal 1° gennaio 2019 sono rivalutati sia i limiti di reddito familiare ai fini della cessazione o riduzione della corresponsione degli assegni familiari e delle quote di maggiorazione di pensione, sia i limiti di reddito mensili per l’accertamento del carico ai fini dei diritto agli assegni stessi.

 

 

03-01   INPS: modifica del saggio di interesse legale

L’INPS ha emanato la circolare n. 124 del 28 dicembre 2018, con la quale illustra i riflessi sul calcolo delle somme aggiuntive per omesso o ritardato versamento dei contributi previdenziali e assistenziali, nonché sulle prestazioni pensionistiche e previdenziali, a seguito della variazione del saggio degli interessi legali, di cui all’articolo 1284 del codice civile, fissato allo 0,8 per cento in ragione d’anno, con decorrenza dal 1° gennaio 2019.

 

 

03-01   Formazione

IPSOA: Master Gestione dei conflitti aziendali e delle relazioni sindacali

Roma, dal 21 marzo 2019

L’obiettivo del Master è di illustrare le più diffuse tecniche di gestione del conflitto sia attraverso gli strumenti giuridici di composizione e risoluzione di quello individuale sia lo strumento della contrattazione sindacale per la gestione dei conflitti collettivi.  

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03-01   INPS: conguaglio di fine anno 2018 dei contributi previdenziali e assistenziali

L’INPS ha emanato la circolare n. 123 del 28 dicembre 2018, con la quale fornisce chiarimenti e precisazioni sulle operazioni di conguaglio di fine anno per i datori di lavoro privati non agricoli che utilizzano la dichiarazione contributiva Uniemens.

 

 

03-01   INPS: rinnovo pensioni, prestazioni assistenziali e prestazioni di accompagnamento alla pensione

L’INPS ha emanato la circolare n. 122 del 27 dicembre 2018, con la quale descrive i criteri e le modalità applicative della rivalutazione delle pensioni e delle prestazioni assistenziali, l’impostazione dei relativi pagamenti, nonché le modalità gestionali delle prestazioni di accompagnamento a pensione per l’anno 2019.

 

 

03-01   ANPAL: proroga dei termini per usufruire dell’Incentivo occupazione NEET

L’ANPAL ha emanato il decreto n. 581 del 28 dicembre 2018, con il quale proroga i termini per usufruire dell’Incentivo Occupazione NEET.

 

 

 
Legge di Bilancio 2019 in pillole
 

 

06-01   Autoliquidazione 2018-2019 al 16 maggio 2019

Il trattamento di mobilità in deroga è concesso, nel limite massimo di 12 mesi, in favore dei lavoratori che hanno cessato la cassa integrazione guadagni in deroga nel periodo dal 1° dicembre 2017 al 31 dicembre 2018 e non hanno diritto all’indennità di disoccupazione (NASpI).

 

 

04-01   Mobilità in deroga per 12 mesi

Il trattamento di mobilità in deroga è concesso, nel limite massimo di 12 mesi, in favore dei lavoratori che hanno cessato la cassa integrazione guadagni in deroga nel periodo dal 1° dicembre 2017 al 31 dicembre 2018 e non hanno diritto all’indennità di disoccupazione (NASpI).

 

 

03-01   Carta della famiglia solo per cittadini italiani e UE

Dal 2019, il diritto alla Carta della famiglia, istituito dalla Legge di Bilancio 2016 (articolo 1, comma 391, della legge n. 208/2015), viene riservato alle sole famiglie costituite da cittadini italiani o appartenenti ai Paesi membri dell’Unione europea, regolarmente residenti nel territorio italiano, con almeno 3 figli conviventi di età non superiore a 26 anni.

 

 

03-01   5 giorni di congedo obbligatorio per il padre lavoratore

Il padre lavoratore dipendente, per l’anno 2019, ha diritto a 5 giorni di congedo obbligatorio da fruire entro i 5 mesi dalla nascita del figlio o dall’ingresso in famiglia o in Italia del minore (in caso di adozione e affidamento nazionale o internazionale), e di un giorno di congedo facoltativo in sostituzione al periodo di astensione obbligatoria spettante alla madre. I giorni possono essere goduti anche in via non continuativa.

 

 

03-01   Editoria

RIVISTE IPSOA: NUOVA FORMULA DI ABBONAMENTO!

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03-01   Smart-working – priorità per le lavoratrici madri

Il datore di lavoro che stipula accordi per l’esecuzione della prestazione di lavoro in modalità agile, deve dare priorità alle richieste di smart-working formulate dalle lavoratrici nei 3 anni successivi alla conclusione del periodo di congedo obbligatorio di maternità (articolo 16 del decreto legislativo n. 151/2001).

 

 

02-01   I contratti a termine esentati dall’applicazione del decreto dignità
Il comma 403 della Legge 145/2018 (c.d. Legge di Bilancio 2019) ha modificato l’articolo 1, comma 3, del decreto legge n. 87/2018 (c.d. decreto Dignità).
 

 

 
Approfondimenti
 

 

08-01   Ipsoa Quotidiano: La legge di Bilancio 2019 aumenta le sanzioni per i datori di lavoro
approfondimento di Eufranio Massi
 

 

08-01   Articolo: Fallimento del datore di lavoro ed esigibilità del TFR
approfondimento di Paolo Bonetti e Fabio Scaini
 

 

 
Agenzia delle Entrate
 

 

    Scadenzario fiscale – Gennaio 2019

Vai sul sito dell’Agenzia delle Entrate per vedere le Scadenze tributarie del mese di Gennaio 2019, raggruppate per Adempimento.

 

 

 
V Forum TuttoLavoro 2018
 

 

    L’evoluzione del Lavoro oggi, tra flessibilità e precariato

Nella pagina dedicata al V Forum TuttoLavoro 2018, svolto lo scorso 28 novembre 2018 a Roma in collaborazione con Wolters Kluwer e FonARCom, potrete trovare gli articoli di approfondimento, i video delle relazioni e le relative slide di tutti i relatori:

Eufranio Massi, Andrea Cafà, Roberto Camera, Laura Romeo, Arturo Maresca, Marco Vecchietti, Michele Amoroso, Simone Cagliano, Paolo Stern, Tiziano Treu, Cesare Damiano, Paola Marino, Edmondo Duraccio, Andrea Del Chicca, Salvatore Vigorini e Maurizio Ballistreri.

 
 
 
         
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Dal quotidiano “Avvenire”

Malta. Migranti, tensione sull’accordo tra gli Stati Ue. «Accolti dai valdesi»

 

 
Ilaria Solaini mercoledì 9 gennaio 2019
Il vertice notturno in ballo fino alle 23 tra Salvini, Di Maio e Conte. Dopo che Malta aveva autorizza il trasbordo delle 49 persone salvate dalle Ong. Redistribuiti poi tra 8 Paesi europei
Il  trasbordo dei migranti dalla nave Sea Eye (Alexander Draheim /sea-eye.org)

Il trasbordo dei migranti dalla nave Sea Eye (Alexander Draheim /sea-eye.org)

Malta ha autorizzato lo sbarco delle persone salvate a bordo delle due navi Sea Watch 3 e Sea Eye: assieme ad alcune delle 249 persone soccorse dalla Guardia costiera maltese nelle ultime settimane, i profughi verranno ricollocati in otto diversi Stati europei. La notizia è stata data mercoledì mattina in conferenza stampa dal primo ministro maltese, Joseph Muscat, che ha annunciato il via libera all’accordo europeo per ripartire i migranti delle navi Sea Watch e Sea Eye da 19 giorni “in ostaggio” in mare con 49 persone salvate a bordo.

L’operazione per trasferire i migranti sulle navi delle forze armate maltesi è iniziata nel pomeriggio.

Una immagine del trasbordo dei migranti dalla nave Sea Eye (Alexander Draheim 'sea-eye.org)

Una immagine del trasbordo dei migranti dalla nave Sea Eye (Alexander Draheim /sea-eye.org)

Coinvolti nell’accordo per la redistribuzione dei profughi, oltre all’Italia, la Germania, la Francia, il Portogallo, l’Irlanda, la Romania, il Lussemburgo e i Paesi Bassi. Quanto ai 249 migranti che Malta ha soccorso alla fine di dicembre, 131 verranno ricollocati in altri Paesi Ue e 44 provenienti dal Bangladesh verranno rimpatriati, ha aggiunto il premier maltese.

L’Italia soltanto nella notte tra mercoledì e giovedì ha fatto sapere che accetterà una decina di migranti tra quelli sbarcati a Malta, ma a farsene carico sarà la chiesa Valdese, e la Commissione Ue dovrà far rispettare l’impegno di alcuni Paesi a ricollocare oltre 200 persone giunte in agosto sulle coste italiane. È il compromesso tra M5s e Lega alla fine di vertice di maggioranza che si è tenuto a Palazzo Chigi sulla vicenda della Sea Watch e dei migranti lasciati in mare per settimane.
“Manteniamo l’impegno ad accogliere donne e bambini senza dividere i nuclei familiari, li affideremo alla chiesa Valdese che si è offerta di accoglierli senza oneri per lo Stato”, ha riferito una fonte del governo dopo la fine della riunione.

Video

 

Il momento in cui viene annunciato il via libera al trasferimento: esplode la gioia

Il premier Muscat ha spiegato di aver autorizzato il trasferimento dei migranti sulle navi della Marina militare maltese, mettendo così fine all’odissea umanitaria, alle fatiche terribili e alle sofferenze delle 49 persone soccorse e tenute bloccate in mare per 19 giorni.

La gioia di un migrante all'annuncio che è stato raggiunto l'accordo per l'approdo (Alexander Draheim 'sea-eye.org)

La gioia di un migrante all’annuncio che è stato raggiunto l’accordo per l’approdo (Alexander Draheim /sea-eye.org)

Le due navi delle Ong tedesche, invece, non sono state autorizzate a entrare nel porto maltese: a loro è stato chiesto di allontanarsi immediatamente dalle acque territoriali maltesi, dopo la conclusione dell’operazione di trasbordo dei naufraghi sotto costa. Muscat ha sottolineato sin dall’inizio che Malta ha dato il via libera allo sbarco nonostante “il caso delle navi Sea Watch 3 e Prof Albrecht Penck è avvenuto fuori dalle zone di responsabilità di Malta“: “non eravamo le autorità responsabili e non eravamo il porto sicuro più vicino”. La Valletta ha sollevato la questione di altri 249 migranti salvati da Malta e attualmente sull’isola e ha ottenuto che anche 220 di questi, nell’ambito dell’accordo, verranno redistribuiti in altri Paesi Ue o rimpatriati.

La gioia di un migrante all'annuncio che è stato raggiunto l'accordo per l'approdo (Alexander Draheim 'sea-eye.org)

La gioia di un migrante all’annuncio che è stato raggiunto l’accordo per l’approdo (Alexander Draheim /sea-eye.org)

Durante il nostro impegno con la Commissione Ue per la risoluzione di questa crisi (dei 49 sulle navi di Sea Watch e Sea Eye ndr), abbiamo ricordato a tutti che Malta ha salvato unilateralmente altre 249 persone in mare, le cui vite erano chiaramente in pericolo. Queste missioni sono avvenute in zone in cui Malta è responsabile: abbiamo allora sottolineato che non ha senso che un meccanismo di solidarietà ad hoc venga applicato solo nel caso in cui viene negato un porto sicuro, mentre quando gli Stati membri rispettano i loro obblighi vengono ignorati”, ha detto Muscat, che ha poi concluso ringraziando la Commissione Ue per avere coordinato gli sforzi per arrivare a una soluzione.

La gioia di un migrante all'annuncio che è stato raggiunto l'accordo per l'approdo (Alexander Draheim 'sea-eye.org)

La gioia di un migrante all’annuncio che è stato raggiunto l’accordo per l’approdo (Alexander Draheim /sea-eye.org)

IL VIDEO DELLA CONFERENZA STAMPA DEL PREMIER MALTESE

E da Varsavia sono arrivate subito le prime dichiarazioni del ministro dell’Interno Salvini che in ogni modo si era opposto al raggiungimento di un accordo per le 49 persone soccorse dalle due Ong tedesche, ribadendo di non voler cedere sulla linea dei porti chiusi (che poi chiusi, non sono come ha mostrato Avvenire, ndr): “Mentre col premier e col ministro dell’Interno polacco parliamo di protezione delle frontiere esterne dell’Europa e di sicurezza, leggo che a Bruxelles fanno finta di non capire e agevolano il lavoro di scafisti e Ong. Sono e rimarrò assolutamente contrario a nuovi arrivi in Italia. E continuo a lavorare per espellere i troppi clandestini già’ presenti sul nostro territorio. Cedere alle pressioni e alle minacce dell’Europa e delle Ong è un segnale di debolezza che gli italiani non meritano”.

Le tensioni politiche interne in Italia sono fortissime: “Il governo non cadrà, ma pretendo chiarimento immediato nelle prossime ore. Appena rientro in Italia” ha proseguito Salvini da Varsavia. “Non autorizzo arrivi di migranti. Ci si consulta prima di prendere decisioni come questa. Non capisco questa accelerazione di Conte. Io ho controllo sui porti, il ministro Toninelli può decidere solo sulle acque territoriali. Per me possono calarsi con il parapendio, arrivare in elicottero, non ho controllo sullo spazio aereo”.

È SCONTRO POLITICO TRA SALVINI E CONTE: NELLA NOTTE VERTICE DEL GOVERNO ITALIANO

L’annuncio della soluzione tanto penata e attesa dai 49 naufraghi ridotti allo stremo e in condizioni psicofisiche sempre più difficile è arrivata dopo un braccio di ferro tutto politico, interno al governo italiano: iniziato già martedì quando vi era stato uno scontro eclatante, a colpi di tweet e battute televisive, tra il premier Conte e il ministro dell’Interno Salvini.

“Niente sbarchi in Italia? Li andrò a prendere con l’aereo”. Così il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, a Porta a porta, aveva replicato al ministro Salvini, che nei giorni scorsi ha sempre ribadito la sua personale chiusura all’ipotesi di accogliere in Italia alcuni dei migranti a bordo delle due imbarcazioni al largo di Malta.

“Chi ha veramente ha a cuore il futuro di migliaia di africani deve evitare che qualsiasi barcone arrivi in Italia: non cambierò mai idea”, è stata la replica del ministro dell’Interno in diretta Facebook. “Non ci sarà mai l’ok mio e di alcun ministro della Lega, anche se mi si dice è in via eccezionale”. L’ira del ministro sarebbe anche dovuta al fatto che l’Europa deve ancora mantenere la parola e accogliere centinaia di immigrati sbarcati in Italia.

Nella notte si è tenuto un un faccia a faccia tra Salvini e Conte per un chiarimento, che potrebbe veder tirare in ballo non solo lo “sgambetto” sui migranti ma anche il decreto sul reddito di cittadinanza, che rischia di slittare, e la Tav: fermare l’opera ha costi troppo elevati, avvertono i leghisti, e il prezzo che si rischia di pagare con la Francia è lo stop all’operazione Fincantieri-Stx.

Ma anche il vertice è stato al centro di una prova di forza, è iniziato alle 23 dopo essere stato a lungo in ballo con la possibilità che slittasse.

SEA WATCH DOPO L’ACCORDO TROVATO: SERVONO SOLUZIONI STRUTTURALI PER LA REDISTRIBUZIONE DEI NAUFRAGHI

“Oggi il tempo è peggiorato, la situazione a bordo è sempre più difficile. Oggi e domani sarà difficile stare in mare. Anche se si è vicini alla costa non è facile tenere una rotta stabile”. Con queste parole dopo 19 giorni tenuti “in ostaggio” in mare nella mattinata prima della svolta che ha risolto la crisi umanitaria, Giorgia Linardi, portavoce della Sea Watch aveva spiegato quali fossero le condizioni meteo e lo stato d’animo delle persone ancora bloccate sulle navi Sea Watch 3 e Professor Albrecht Penck.

(Federico Scoppa ' AFP ' Lapresse)

(Federico Scoppa / AFP / Lapresse)

Dopo che si è saputo dell’accordo raggiunto da Malta con gli altri 8 Stati dell’Ue l’ intero equipaggio della Sea Watch ha voluto ringraziare per la solidarietà espressa dalla società civile.

(Federico Scoppa ' AFP ' Lapresse)

(Federico Scoppa / AFP / Lapresse)

“Siamo contenti che si sia riusciti ad arrivare a una soluzione europea, anche se questo ha preso molto tempo e dimostra che sia necessario organizzarsi per avere una soluzione redistributiva immediata. Non è possibile che lo scarico sia condizionale al raggiungimento di un accordo tra Stati membri” ha affermato la portavoce di Sea Watch. Sea-watch ringrazia “tutta la società civile che si è mossa in questi giorni e ha dimostrato una grande solidarietà”.

In particolare, le organizzazioni di United4Med, che hanno dato il loro supporto, e “tutte le persone che si sono rese disponibili su ogni livello, dai porti al cibo. Per noi significa tantissimo perché dimostra che c’è un’Europa diversa”. “Siamo contenti di poter finalmente liberare le persone che sono imprigionate da quasi 20 giorni a bordo. Ci rendiamo conto dello sforzo di Malta che non può farsi carico degli sbarchi di tutte le navi soccorse anche al di fuori della propria area Sar. Crediamo che sia responsabilità degli Stati membri trovare un accordo sulla redistribuzione, ma non è possibile aspettare 20 giorni per uno sbarco perché non riescono ad accordarsi”.

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Dal “manifesto”

Il naufragio dell’Italia che il governo vorrebbe nascondere

La crisi di Malta. Ignoranza dei fatti, spregio verso i diritti della persona, speculazione elettorale è contro questo apparato politico e ideologico che si sono battute le Ong Sea Watch e Sea Eye. La partecipazione dell’Italia all’operazione, dopo tante figuracce, è tuttora incerta. O destinata comunque a produrre turbolenze violente nell’esecutivo

La notizia dello sbarco arriva a bordo della Sea Watch
La notizia dello sbarco arriva a bordo della Sea Watch

«Non siamo pesci, non siamo pescatori, non possiamo rimanere in acqua»: così Fanny, fuggita da un conflitto armato in Congo e per 19 giorni a bordo della nave Sea Watch.

Intorno alle 12 di ieri il primo ministro maltese Joseph Muscat ha annunciato che l’Unione Europea ha trovato un accordo sulla drammatica situazione delle due imbarcazioni delle organizzazioni non governative Sea Watch e Sea Eye, che da settimane chiedevano invano alle autorità dei paesi europei un porto di sbarco sicuro. I 49 profughi salvati dalle Ong sono stati trasbordati quindi dalle due navi su mezzi militari maltesi e, portati finalmente a terra, saranno dislocati tra otto Paesi europei. L’intesa comprende anche i 249 migranti che Malta aveva soccorso a fine dicembre e la cui redistribuzione era l’irrinunciabile condizione per acconsentire allo sbarco. Fin qui, i fatti.

MA QUAL È STATO il ruolo dell’Italia in questa malinconica e crudele vicenda?
Nei circa venti giorni di calvario marittimo dei 49 naufraghi le istituzioni italiane, nelle persone di coloro che hanno responsabilità politica sulle decisioni relative agli sbarchi, hanno ben chiarito le rispettive posizioni.

«TRA DONNE E BAMBINI ci sono dieci persone. L’Ue nasconde la testa sotto la sabbia. Di fronte a questo disimpegno ignobile, siamo pronti ad accoglierli». A dirlo, ma solo dopo il quattordicesimo giorno di mare dei profughi, il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio. Ripreso qualche giorno dopo da Danilo Toninelli, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti: «Donne e bambini, mi va benissimo, anche 15, poi diremo a tutta l’Europa che dovrebbe vergognarsi».

La bizzarra lezione pedagogico-morale che Di Maio e Toninelli intendono impartire all’Europa si regge tutta sul presupposto di un adamantino curriculum etico dell’Italia e di un impegno straordinario cui il nostro paese, bontà sua, si piegherebbe in ragione della irresistibile commozione che minori e persone di sesso femminile inducono anche nel cuore più arido. La separazione coatta dei nuclei familiari, già duramente provati da tanti giorni di navigazione veniva trascurata quasi fosse un dettaglio insignificante, prima che un soprassalto di buon senso inducesse alla ragione il presidente del Consiglio, che parlava di una disponibilità «verso le famiglie».

E così è stato bellamente ignorato che l’unico soggetto titolato e responsabile, l’Ong Sea Watch, aveva dichiarato sin dal primo momento l’indisponibilità ad accettare che una madre con figlio venisse spedita, chessò, a Vercelli e il padre a Valencia. Dopo questo lungo travaglio, si è infine giunti alla soluzione in via di ulteriore definizione nel corso della giornata passata. Per quanto riguarda in particolare le vicende del nostro cortile di casa, nella serata di ieri si sarebbe tenuto un vertice nel quale il ministro dell’Interno intendeva ribadire una posizione di «assoluta contrarietà a nuovi arrivi in Italia». Dunque la partecipazione dell’Italia all’operazione, nella sua modestissima funzione dopo tante figuracce, è tuttora incerta. O comunque destinata a produrre, all’interno della maggioranza di governo, turbolenze violente come mai in passato.

D’ALTRA PARTE, è naufragata – è proprio il caso di dire – la tesi del ministro Toninelli, che ha accusato le due Ong di non aver «restituito» i naufraghi a coloro dai quali fuggivano: le milizie libiche che gestiscono i centri di detenzione. Interprete ineffabile dell’antico adagio per cui «Si parte per tornare», il ministro Toninelli ha sostenuto una ricostruzione dei due diversi soccorsi di Sea Watch e Sea Eye che si discosta notevolmente dalle testimonianze rilasciate dalle due Ong e dai diari di bordo delle rispettive imbarcazioni che negano di avere ricevuto qualunque disposizione dalla cosiddetta guardia costiera libica.

Vera o falsa che sia l’una o l’altra versione, la sostanza dell’invito del nostro ministro era che profughi e migranti tornassero in quei centri di detenzione da cui oltre il cinquanta per centro di loro era fuggito per tentare la traversata del Mediterraneo. Centri che il più recente rapporto dell’Onu denuncia come luoghi di «inimmaginabili orrori»: «reclusione arbitraria, percosse, bruciature con ferri caldi, torture con cavi elettrici, molestie e violenze sessuali».

È stato questo – ignoranza dei fatti, spregio verso i diritti fondamentali della persona e speculazione elettorale – l’apparato culturale e politico-ideologico contro cui si sono dovute battere, con grande saggezza e raggiungendo, tra mille sofferenze e frustrazioni, l’obiettivo essenziale, le due organizzazioni umanitarie Sea Watch e Sea Eye.

INFINE, e per buttarla volutamente in caciara, va detto che forse la vicenda risulta così indigesta per la Lega in quanto agisce nel suo contorto inconscio collettivo: quei 49 evocano sinistramente, per la Lega, una cifra (49, ma di milioni) che porta lo stigma dell’imbarazzo e della vergogna.