Archivi giornalieri: 27 gennaio 2019

Disabilità

In evidenza

Disabilità e reddito di cittadinanza

Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legge che istituisce in Italia il reddito di cittadinanza. Approfondiamo gli aspetti che impattano direttamente sulle persone con disabilità chiarendo anche ciò che invece la nuova norma non prevede affatto. In appendice aggiungiamo alcune considerazioni e indicazioni sul tema della povertà correlata alla disabilità

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La legge di bilancio 2019 e le persone con disabilità

La legge di bilancio per il 2019 è stata definitivamente approvata oggi dalla Camera dei Deputati. Di questa importante norma analizziamo le parti che più direttamente interessano le persone con disabilità e le loro famiglie, attenendoci a quanto effettivamente approvato dal Parlamento.

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Provvidenze economiche per invalidi civili, ciechi civili e sordi: importi e limiti reddituali per il 2019

Il 27 dicembre 2018 INPS ha diramato la Circolare che rende noti, collegandoli agli indicatori dell’inflazione e del costo della vita, gli importi delle pensioni, assegni e indennità che verrano erogati nel 2019 agli invalidi civili, ai ciechi civili e ai sordi e i relativi limiti reddituali previsti per alcune provvidenze economiche. INPS si conforma alle indicazioni di uno specifico decreto ministeriale che ha fissato la percentuale della perequazione a +1,1 dal 1° gennaio 2019.

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Disabilità e pubblico impiego: costituita la Consulta

È stata formalmente costituita, e comunicata in Gazzetta Ufficiale, la Consulta nazionale per l’integrazione in ambiente di lavoro delle persone con disabilità. Nell’ambito del pubblico impiego, alla Consulta sono affidate funzioni di monitoraggio e di indirizzo, già indicate dalla Riforma Madia, per favorie l’occupazione e migliorare l’inclusione delle persone con disabilità.

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Invalidi e dichiarazioni di assenza di ricovero: convenzione INPS e Ministero della Salute

INPS e Ministero della Salute hanno sottoscritto una convenzione che potrebbe semplificare gli oneri amministrativi a carico di milioni di titolari di indennità di accompagnamento, frequenza, assegno sociale sostitutivo di invalidità. Il modello ICRIC, usato annualmente per dichiarare eventuali ricoveri a titolo gratuito, diverebbe in futuro superfluo: i dati di ricovero saranno forniti all’INPS direttamente dal Ministero della salute.

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Fondo per le Non Autosufficienze e Governi: fact checking

In prossimità delle consultazioni elettorali circolano affermazioni talvolta distorsive che riguardano anche l’evoluzione storica del Fondo per le non autosufficienze e la disabilità in generale. Vediamo di ricostruire correttamente l’origine e l’andamento del Fondo in questi anni, in correlazione con i Governi temporalmente di riferimento.

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Barriere architettoniche: arrivano davvero i contributi?

Circolano in questi giorni varie news secondo le quali sarebbe rifinanziato stao il “fondo” che consente di ottenere contributi per l’eliminazione delle barriere nelle abitazioni e nelle parti comuni dei condomini. Il che significherebbe che dopo 20 anni di “amnesie” il Legislatore avrebbe rifinanziato la vecchia legge 13/1989. Vediamo, al di là degli annunci alquanto enfatizzati, il quadro esatto della situazione, con i riferimenti, le fonti e alcune considerazioni.

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Provvidenze economiche per invalidi civili, ciechi civili e sordi: importi e limiti reddituali per il 2018

INPS ha diramato il 21 dicembre scorso la consueta Circolare (n. 186) che ridefinisce, collegandoli agli indicatori dell’inflazione e del costo della vita, gli importi delle pensioni, assegni e indennità che vengono erogati agli invalidi civili, ai ciechi civili e ai sordi e i relativi limiti reddituali previsti per alcune provvidenze economiche. Per i relativi gli adeguamenti INPS si adegua alle indicazioni di uno specifico decreto ministeriale che ha fissato la percentuale della perequazione a +1,1 dal 1° gennaio 2018.

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Disabilità: il Programma di azione biennale è legge

È finalmente legge il Secondo Programma di azione biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità. È infatti stato adottato con decreto del Presidente della Repubblica e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 12 dicembre 2017.

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Approfondimenti

Convivenze e unioni civili: circolare INPS su permessi e congedi

Con propria circolare, l’INPS fornisce indicazioni operative in materia di permessi e congedi lavorativi nell’ambito delle unioni e civili e convivenze di fatto, applicando le più recenti disposizioni normative e una sentenza della Corte Costituzionale.

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La legge di bilancio 2018 e le persone con disabilità

Approvata il 22 dicembre, la legge di bilancio per il 2018 è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 29 dicembre. Il testo risulta parecchio fragile in quanto a politiche ed innovazioni a favore delle persone con disabilità e delle loro famiglie. Nella nostra analisi presentiamo i contenuti di principale interesse.

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Approvata la nuova legge sul “dopo di noi”: contenuti e analisi

Il Parlamento ha approvato la cosiddetta norma sul “dopo di noi”: la legge 22 giugno 2016, n. 112. Proponiamo una lettura ragionata dei contenuti della disposizione tenendo conto anche della discussione serrata nel Paese e nelle aule di Senato e Camera.

La Giornata dela Memoria

 

Perché “emigrare sempre all’estero”? Ricordiamo il nostro “Olocausto ricordare tale evento e per commemorare le vittime dell’Olocausto, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 1º novembre 2005, ha istituito, il Giorno della Memoria, da celebrarsi, a livello internazionale ogni anno, proprio il 27 gennaio. Per la verità, il Parlamento italiano, dopo ben quattro anni di discussioni, aveva già istituito nel 2000 e per la stessa data, il Giorno della memoria.

E’ stata una decisione quanto mai opportuna: quel genocidio di milioni di esseri umani non può infatti finire nel dimenticatoio. Come fosse roba vecchia, da consegnare, sic et simpliciter, al passato. Occorre infatti sorvegliare attentamente la nostra memoria e non dimenticare. Anche perché quel passato orribile, non è del tutto passato. Proprio in questi ultimi anni infatti inquietanti e cupe nubi si addensano nei cieli europei con l’affermarsi di movimenti e Partiti intolleranti e xenofobi. Perché questi vengano sconfitti e liquidati, soprattutto i giovani devono studiare e conoscere la tragedia immane dell’Olocausto. Hanno perciò fatto bene molte scuole sarde ma anche alcune Amministrazioni locali a utilizzare il 27 gennaio scorso, al di fuori della ritualità, per discutere e approfondire quella tragedia. Io personalmente ho partecipato alla bella iniziativa intrapresa dalla Biblioteca del Comune di Bauladu, grazie anche alla lungimiranza e sensibilità del giovane sindaco, Delio Corriga, secondo il quale “non  ci può essere crescita sociale senza conoscenza, per questo come amministrazione comunale sosteniamo fortemente le attività di carattere culturale come quella proposta dalla Biblioteca per la Giornata della Memoria”.

Ad essere internati nei lager e poi sterminati furono in particolare gli Ebrei: 6 milioni, dicono le cifre ufficiali, ma secondo altre fonti come il Museo dell’Olocausto di Washington, i morti sarebbero molti di più: dai 15 ai 20 milioni, uccisi nelle oltre 42mila strutture tra campi tedeschi e quelli creati dai regimi fantoccio europei, dalla Francia alla Romania: questo dato mi sembra spropositato, lo scrivo semplicemente come dato informativo.. A questi occorre aggiungere almeno altri 6 milioni costituiti da oppositori e dissidenti politici, omosessuali, disabili, Rom, Slavi. E persino da minoranze religiose come i testimoni di Geova, Pentecostali ecc. Di mezza Europa.

La Sardegna è una delle regioni che ha pagato un altissimo tributo di deportati, politici e militari: furono circa 12.000 mila i soldati sardi IMI (Internati militari italiani) rinchiusi nei lager, fra i 750-800 mila militari e civili fatti prigionieri dai nazisti dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943.

Per spiegare un numero così alto di militari sardi deportati occorre capire la situazione in cui si trovarono nei fronti di guerra (Grecia, Albania, Slovenia, Dalmazia) dopo l’armistizio dell’8 settembre. Con la difficoltà di tornare in Sardegna e sbandati, essi furono posti di fronte all’alternativa di aderire alla RSI (Repubblica sociale di Salò) o di diventare prigionieri dei tedeschi e dunque di essere imprigionati nei lager. Abbandonati da Badoglio, quasi nessuno aderì alla RSI e dunque il loro destino fu segnato.

Sappiamo di questi militari come degli altri sardi internati solo grazie all’opera di volontariato di alcuni studiosi e storici che collaborano con l’ISSRA ( Istituto sardo per la storia della Resistenza e dell’Autonomia) come Marina Moncelsi, presidente dell’Istasac (Istituto per la Storia dell’Antifascismo e dell’età contemporanea della Sardegna Centrale) e di Aldo Borghesi che ha scritto vari saggi sui deportati sardi in Germania durante la seconda Guerra mondiale*.

Questi studiosi continuano la ricerca soprattutto attraverso lo spoglio dell’Archivio militare, dove i soldati hanno depositato i loro documenti, per ricostruire l’identità dei soldati sardi deportati nei campi di concentramento nazisti sparsi tra Germania, Austria e Polonia e scomparsi. A migliaia furono sepolti nelle fosse comuni o nella nuda terra dei lager. Nell’immediato dopoguerra, a causa delle enormi difficoltà di comunicazione e di ricerca, non fu possibile conoscerne la sorte e informare i familiari.

Ai 12.000 deportati sardi IMI occorre aggiungere  circa 290 sardi, internati perché ebrei o dissidenti politici: fra i primi ricordo Elisa Fargion (nata a Cagliari nel 1881, arrestata a Ferrara nel 1944, deportata ad Auschwitz e uccisa nelle camere a gas); Vittoria Mariani (nata a Portotorres nel 1904, arrestata nel 1944 alla frontiera svizzera, liberata a Bergen Belsen); Zaira Coen-Righi (Nata a Mantova nel 1879, sposata con un ingegnere sardo, insegnante al Liceo “Azuni” di Sassari, estromessa dalla cattedra in seguito alle leggi razziali, trasferitasi a Firenze fu arrestata e portata a Fassoli e ad Auschwitz  dove finì in camera a gas nel maggio 1944).

Per motivi politici un solo sardo risulta arrestato sul territorio isolano, gli altri cadono in mano tedesca in continente o all’estero.

Luogo di arresto:, la quota maggiore (circa 50) è costituita da detenuti del carcere militare di Peschiera, inviati in massa a Dachau il 22 settembre 1943, provenienze rilevanti anche da Milano, Genova e Trieste.

Luogo di nascita: per oltre il 50% dei casi sono delle province di Cagliari e Sassari .

Destinazione: non è univoca: ma soprattutto vengono portati a  Mauthausen e Dora. A Bergen Belsen muoiono due sardi nel giugno 1944. Ad Auschwitz finiscono 5 sardi non ebrei.

Il triangolo rosso: designa gli oppositori del nazismo, i resistenti e in genere “i pericolosi per il Reich”.

Condizione professionale:circa la metà è composta da militari, fra i civili la maggior parte è composta da lavoratori dell’industria ma c’è manche un sacerdote, Don Mario Crovetti, nato a Sassari e arrestato in un paese emiliano dov’è parroco. E’ scomparso nel 2003, era il decano dei sacerdoti italiani reduci dai lager.

La ripartizione per età: vede un ovvio prevalere delle classi giovani (1910-1924) coinvolte nella guerra e nella resistenza, ma non mancano anziani e adolescenti (il più vecchio è del 1874 e il più giovane del 1928).

Il motivo della deportazione: ha una matrice comune e tutti vengono considerati “pericolosi per la sicurezza del reich” da eliminare con il lavoro forzato: partigiani, loro congiunti, collaboratori, soldati che si sono rifiutati di combattere per la Germania, civili presi nei rastrellamenti.

La sorte: fra i sardi, i sopravissuti sono oltre il 60%.

Luogo principale di morte: Mauthausen (tra i sottocampi: 30 deceduti su oltre 60 deportati), forte la mortalità anche a Dora, Natzweiler e Neuengamme

*In modo particolare rimando

1. alla Grande Enciclopedia della Sardegna – Voce Deportazione, pagine. 386-389 (Edizioni La Biblioteca della Nuova Sardegna)

2. a  L‘antifascismo in Sardegna a cura di M.Brigaglia e altri, II volume, seconda edizione,(Consiglio Regionale della Sardegna-Edizioni della Torre, Cagliari 2008).

3. al Il libro dei deportati, vol. II, Mursia, 2010: contiene una serie di saggi sulla deportazione dall’Italia regione per regione: la parte sulla Sardegna è di Aldo Borghesi.

1. bis I Sardi deportati e internati per motivi razziali e politici1

Ai 12.000 deportati sardi IMI occorre aggiungere  circa 290 sardi, tra politici ed ebrei. Qualche nome.

-Per motivi razziali

Studi recenti hanno accertato che la Sardegna   – soprattutto alla fine del secolo XIX – ha ospitato funzionari, commercianti e imprenditori ebrei, oltre a intellettuali e docenti poi colpiti dai provvedimenti razziali del 1938. Si trovano dunque nominativi di deportati razziali nati nell’Isola o che con essa hanno avuto rapporti di elezione. I casi fin’ora noti sono:

ELISA FARGION

Nata a Cagliari nel 1981, arrestata a Ferrara nel 1944, deportata ad Auschwitz e uccisa nelle camere a gas.

VITTORIA MARIANI

Nata a Portotorres nel 1904, arrestata nel 1944 alla frontiera svizzera, liberata a Bergen Belsen. (Il campo di Bergen-Belsen era un campo di concentramento nazista situato nella bassa Sassonia, a sud-est della città di Bergen, vicino a Celle).

ZAIRA COEN RIGHI

Nata a Mantova nel 1879, sposata con un ingegnere sardo, insegnante al Liceo “Azuni” di Sassari, estromessa dalla cattedra in seguito alle leggi razziali, trasferitasi a Firenze fu arrestata e portata a Fassoli e ad Auschwitz  dove finì in camera a gas nel maggio 1944.

-Per motivi politici

Un solo sardo risulta arrestato sul territorio isolano, gli altri cadono in mano tedesca in continente o all’estero.

Luogo di arresto:la quota maggiore (circa 50) è costituita da detenuti del carcere militare di Peschiera, inviati in massa a Dachau il 22 settembre 1943: provenienze rilevanti anche da Milano, Genova e Trieste.

Luogo di nascita: per oltre il 50% dei casi le province di Cagliari e Sassari (secondo la nuova ripartizione) con preponderanza della seconda: i nati fuori dall’Isola sono meno del 10%.

Destinazione: non è univoca: verso Mauthausen, Dora ecc:. Un terzo dei deportati sardi passa per dacia, un altro per i campi di Fossoli e Bolzano. I deportati vengono spostati secondo le esigenze produttive in base alle quali sono impiegati e prima della liberazione, mentre il fronte procede, si succedono brutali trasferimenti, verso i campi all’interno del Reich.

A Bergen Belsen muoiono due sardi nel giugno 1944. Ad Auschwitz finiscono 5 sardi non ebrei.

Il triangolo rosso: designa gli oppositori del nazismo, i resistenti e in genere “i pericolosi per il Reich”.

Esemplare la vicenda di LUIGI RIZZI, sassarese e allievo sottoufficiale.

Condizione professionale:circa la metà è composta da militari, fra i civili la maggior parte è composta da lavoratori dell’industria ma c’è manche un sacerdote,

DON MARIO CROVETTI, nato a Sassari e arrestato in un paese emiliano dov’è parroco. E’ scomparso nel 2003, era il decano dei sacerdoti italiani reduci dai lager.

La ripartizione per età: vede un ovvio prevalere delle classi giovani (1910-1924) coinvolte nella guerra e nella resistenza ma non mancano anziani e adolescenti (il più vecchio è del 1874 e il più giovane del 1928.

Il motivo della deportazione: ha una matrice comune e tutti vengono considerati “pericolosi per la sicurezza del reich” da eliminare con il lavoro forzato: partigiani, loro congiunti, collaboratori, soldati che si sono rifiutati di combattere per la Germania, civili presi nei rastrellamenti. Da Genova vanno a Dachao gli operai

GIOVANNINO e NATALE BIDDAU, padre e figlio originari di Ardara, l’uno muore nei lager l’altro è stato fino alla recente scomparsa un animatore della sezione genovese dell’ANED (Associazione nazionale degli ex deportati politici nei campi nazisti).

GAVINO GAVINI, sassarese, muore a Gusen nell’ aprile del 1945. BARTOLOMEO MELONI, cagliaritano, ispettore delle ferrovie, compie atti di sabotaggio, scoperto e arrestato muore a dacia nel luglio del 1944. L’antifascista BACHISIO ALTANA, membro della resistenza francese

La sorte:Fra i sardi i sopravissuti sono oltre il 60%.

Luogo principale di morte: Mauthausen (tra i sottocampi 30 deceduti su oltre 60 deportati), forte la mortalità anche a Dora, Natzweiler e Neuengamme.

Altri Personaggi da ricordare

1. MODESTO MELIS, di Gairo, trasferitosi nel 1938 nella nascente Carbonia, per fare l’operaio, finirà a Mauthausen. Racconterà la sua esperienza in un libro: “Da Carbonia a Mauthausen e ritorno”. E’ morto il 9 gennaio scorso a 97 anni.

2.SALVATORE CORRIAS, di San Nicolò Gerrei, della Guardia di Finanza, partigiano, deportato a Dachau e poi fucilato a Moltrasio (Como) dai fascisti della RSI. Medaglia d’oro al merito civile alla memoria. E’ riuscito a salvare, muovendosi nella Guardia di Finanza fra la frontiera italo-svizzera, centinaia di ebrei e di perseguitati politici.

3. COSIMO ORRU’ di San Vero Milis. medaglia d’oro della resistenza, morto nei campi nazisti tra il 1944 e il 1945, il cui ricordo resisteva nella famiglia, nei conoscenti e nel nome di una via del suo paese. Da anni il suo Comune ha portato avanti una ricerca sulla sua storia, in collaborazione con l’Istituto Sardo per la Storia della Resistenza e dell’Autonomia (ISSRA), tanto da ricostruirne in modo ancora incompleto il viaggio dal suo lavoro, magistrato a Busto Arsizio e membro del CLN, sino al campo di Flossemburg in Germania, quindi in quello di Litoměřice nell’attuale Repubblica Ceca dove poi è morto.

Giornata della Memoria

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Giorno della Memoria
Auschwitz I entrance snow.jpg

L’entrata del campo di concentramento di Auschwitz con la celebre scritta Arbeit macht frei

Tipo di festa Internazionale
Data 27 gennaio
Celebrata in Flag of the United Nations.svg Nazioni Unite
Oggetto della celebrazione Liberazione da parte dell’Armata Rossa del campo di concentramento di Auschwitz.
Data d’istituzione 1º novembre 2005 (in Italia 20 luglio 2000)
Altri nomi Giornata della Memoria

Il Giorno della Memoria è una ricorrenza internazionale celebrata il 27 gennaio di ogni anno come giornata per commemorare le vittime dell’Olocausto. È stato così designato dalla risoluzione 60/7 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 1º novembre 2005, durante la 42ª riunione plenaria[1]. La risoluzione fu preceduta da una sessione speciale tenuta il 24 gennaio 2005 durante la quale l’Assemblea generale delle Nazioni Unite celebrò il sessantesimo anniversario della liberazione dei campi di concentramento nazisti e la fine dell’Olocausto[2].

Si è stabilito di celebrare il Giorno della Memoria ogni 27 gennaio perché in quel giorno del 1945 le truppe dell’Armata Rossa, impegnate nella offensiva Vistola-Oder in direzione della Germania, liberarono il campo di concentramento di Auschwitz.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

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Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Campo di concentramento di Auschwitz.

Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche della 60ª Armata del “1º Fronte ucraino” del maresciallo Ivan Konev arrivarono per prime presso la città polacca di Oświęcim (in tedesco Auschwitz), scoprendo il vicino campo di concentramento di Auschwitz e liberandone i superstiti[3]. La scoperta di Auschwitz e le testimonianze dei sopravvissuti rivelarono compiutamente per la prima volta al mondo l’orrore del genocidio nazifascista.

Ad Auschwitz, circa 10 giorni prima, i nazisti si erano rovinosamente ritirati portando con loro, in una marcia della morte, tutti i prigionieri sani, molti dei quali morirono durante la marcia stessa.

L’apertura dei cancelli di Auschwitz mostrò al mondo intero non solo molti testimoni della tragedia, ma anche gli strumenti di tortura e di annientamento utilizzati in quel lager nazista.

Nonostante i sovietici avessero liberato circa sei mesi prima di Auschwitz, il campo di concentramento di Majdanek[4] e «conquistato [nell’estate del 1944] anche le zone in cui si trovavano i campi di sterminio di Belzec, Sobibor e Treblinka [precedentemente smantellati dai nazisti nel 1943]»[5] fu stabilito che la celebrazione del giorno della Memoria coincidesse con la data in cui venne liberato Auschwitz”[6].

La data del 27 gennaio in ricordo della Shoah, lo sterminio del popolo ebraico è indicata quale data ufficiale agli stati membri dell’ONU, in seguito alla risoluzione 60/7[7] del 1º novembre 2005.

Il Giorno della Memoria in Italia[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Olocausto in Italia.

L’Italia ha formalmente istituito la giornata commemorativa, nello stesso giorno, alcuni anni prima della corrispondente risoluzione delle Nazioni Unite: essa ricorda le vittime dell’Olocausto, delle leggi razziali e coloro che hanno messo a rischio la propria vita per proteggere i perseguitati ebrei, nonché tutti i deportati militari e politici italiani nella Germania nazista.

Prima di arrivare a definire il disegno di legge, si era a lungo discusso su quale dovesse essere considerata la data simbolica di riferimento: si trattava di decidere su quali eventi fondare la riflessione pubblica sulla memoria. Erano emerse in particolare due opzioni alternative. Il deputato Furio Colombo aveva proposto il 16 ottobre, data del rastrellamento del ghetto di Roma (il 16 ottobre 1943 oltre mille cittadini italiani di religione ebraica furono catturati e deportati dall’Italia ad Auschwitz): questa ricorrenza avrebbe permesso di focalizzare l’attenzione sulle deportazioni razziali e di sottolineare le responsabilità anche italiane nello sterminio. Dall’altra parte vi era chi sosteneva (in particolare l’Associazione nazionale ex deportati politici nei campi nazisti) che la data prescelta dovesse essere il 5 maggio, anniversario della liberazione di Mauthausen, per sottolineare la centralità della storia dell’antifascismo e delle deportazioni politiche in Italia. Infine, anche in ragione della portata evocativa che Auschwitz – oramai simbolo universale delle tragedia ebraica durante la seconda guerra mondiale – da anni rappresenta per tutta l’Europa, si è optato per adottare il giorno della sua liberazione, avvenuta il 27 gennaio.

Gli articoli 1 e 2 della legge 20 luglio 2000 n. 211 definiscono così le finalità e le celebrazioni del Giorno della Memoria:

.mw-parser-output .citazione-table{margin-bottom:.5em;font-size:95%}.mw-parser-output .citazione-table td{padding:0 1.2em 0 2.4em}.mw-parser-output .citazione-lang{vertical-align:top}.mw-parser-output .citazione-lang td{width:50%}.mw-parser-output .citazione-lang td:first-child{padding:0 0 0 2.4em}.mw-parser-output .citazione-lang td:nth-child(2){padding:0 1.2em}

«La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
In occasione del “Giorno della Memoria” di cui all’articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere[8]

I Giusti tra le Nazioni[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Giusti tra le nazioni.

Fino al 1º gennaio 2018[9], l’Ente nazionale per la Memoria della Shoah[10] Yad Vashem di Gerusalemme, riconosceva 26 973 persone come “Giusti tra le Nazioni”, cioè non ebrei che durante l’olocausto si sono impegnati, a rischio della vita e senza nessun interesse economico, a soccorrere gli ebrei perseguitati[11].

Esiste anche una Giornata europea dei Giusti che, sull’esempio del riconoscimento dato da Yad Vashem ai non ebrei che salvarono gli ebrei durante la Shoah, ricorda le figure esemplari che si sono battute e si battono contro tutte le persecuzioni e in difesa dei diritti umani. Il 10 maggio 2012 il Parlamento europeo ha istituito[12], su proposta di Gariwo la foresta dei Giusti[13], la Giornata europea dei Giusti per il 6 marzo, anniversario della morte di Moshe Bejski, che per 25 anni è stato presidente della Commissione dei Giusti di Yad Vashem.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) The Holocaust and the United Nations Outreach Programme, Nazioni Unite, 1º novembre 2005. URL consultato il 26 gennaio 2013.
  2. ^ (ARENFRZHRU) 28th Special Session of the General Assembly, Nazione Unite, 24 gennaio 2005. URL consultato il 27 gennaio 2013.
  3. ^ Erickson 2004, p. 472.
  4. ^ La liberazione dei campi di concentramento nazisti – Campo di Majdanek liberato nel luglio del 1944, su ushmm.org. URL consultato il 4 marzo 2017.
  5. ^ La liberazione dei campi di concentramento nazisti, su ushmm.org. URL consultato il 4 marzo 2017.
  6. ^ vedi: International Day of Commemoration in Memory of the Victims of the Holocaust, su un.org. URL consultato il 4 marzo 2017.
  7. ^ (EN) About the Holocaust and the United Nations Outreach Programme, su un.org. URL consultato il 27 gennaio 2011.
  8. ^ Legge 20 luglio 2000, n. 211 “Istituzione del “Giorno della Memoria” in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti” pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 177 del 31 luglio 2000, su camera.it. URL consultato il 27 gennaio 2013.
  9. ^ Names of Righteous by Country, su yadvashem.org. URL consultato il 20 novembre 2018.
  10. ^ Yad Vashem – Request Rejected, su www.yadvashem.org. URL consultato il 2 febbraio 2018.
  11. ^ (EN) Names and Numbers of Righteous Among the Nations – per Country & Ethnic Origin, as of January 1, 2016, su yadvashem.org. URL consultato il 7 novembre 2016 (archiviato dall’url originale il 13 ottobre 2016).
  12. ^ Dichiarazione del Parlamento europeo del 10 maggio 2012 sul sostegno all’istituzione di una Giornata europea in memoria dei Giusti, su europarl.europa.eu. URL consultato il 23 gennaio 2014.
  13. ^ La giornata europea dei Giusti contro i crimini e totalitarismi, in la Repubblica, 5 marzo 2012.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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