Archivi giornalieri: 26 marzo 2018

Congedo di maternità

Congedo di maternità obbligatorio: cos’è, come funziona e domanda INPS

Il congedo di maternità obbligatorio è un periodo di astensione obbligatoria dal lavoro per la madre di 5 mesi a cavallo del parto. In questa guida andremo a vedere cos’è, come funziona e come fare domanda all’INPS per poter ottenere lindennità di maternità, ovvero la misura economica a tutela delle lavoratrici madri.
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Il congedo di maternità obbligatorio consiste in un periodo di astensione obbligatoria dal lavoro per la madre che copre un arco di tempo pari a 5 mesi a cavallo del parto, ovvero due mesi precedenti la data presunta del parto e tre dopo (oppure 1 mese e 4). In questa guida andremo a vedere cos’è, come funziona e come fare domanda all’INPS.

Partiamo dalle norme di riferimento. Il periodo di maternità viene tutelato dalla nostra Costituzione la quale all’articolo 37 disciplina una “adeguata protezione alla madre e al bambino”. Anche il Codice Civile all’articolo 2110 recita “In caso di infortunio, di malattia, di gravidanza o di puerperio, se la legge non stabilisce forme equivalenti di previdenza o di assistenza, è dovuta al prestatore di lavoro la retribuzione o un’indennità nella misura e per il tempo determinati dalle leggi speciali, dagli usi o secondo equità e il periodo di assenza dal lavoro per una delle cause anzidette deve essere computato nell’anzianità di servizio”. In ogni caso la disciplina di riferimento della maternità obbligatoria è il Testo Unico della maternità D. Lgs 151/2001.

Congedo di maternità obbligatorio: cos’è

Traduciamo in parole comuni quanto riportato dalla nostra legge. Innanzitutto quanto sopra ci ricorda quanto abbiamo già introdotto nella precedente guida sulla maternità, ossia che la lavoratrice madre ha due tipi di tutele: una economica e una normativa.

Analizziamo nello specifico sia la tutela normativa che economica in caso di congedo di maternità obbligatoria. In primo luogo i congedi, i riposi e la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori connessi alla maternità e paternità vale sia in caso di figli naturali quanto adottivi e in affidamento. Allo stesso tempo quando parliamo di lavoratrice e lavoratore intendiamo la platea generale di lavoratori: privati, pubblici, soci lavoratori di cooperativa, ma anche coloro i quali hanno un contratto di apprendistato oppure a tempo parziale i quali hanno gli stessi diritti dei colleghi a tempo pieno. Ai lavoratori con contratto di apprendistato oppure parziale vengono, come abbiamo detto sopra, riconosciuti gli stessi diritti, ma vale la pena trattare in modo più specifico queste due situazioni.

Maternità in apprendistato

Nel primo caso, quindi contratto di apprendistato, i periodi di astensione obbligatoria di maternità non vengono computati ai fini del periodo di formazione per l’apprendista. Il termine finale subisce quindi uno slittamento pari alla durata della sospensione per congedo di maternità obbligatoria e facoltativa. Questo proprio in virtù di un principio di parità nel trattamento e di non discriminazione, in modo tale che l’apprendista possa effettivamente effettuare pienamente il suo periodo di formazione.

Maternità part-time

In modo analogo applichiamo gli stessi principi nel contratto a tempo parziale. A livello normativo quindi le tutele sono identiche a tutte le altre tipologie contrattuali, solo il trattamento economico verrà riproporzionato in ragione della ridotta attività lavorativa rispetto ai colleghi assunti con contratto a tempo pieno.

Congedo di maternità, come funziona

A livello normativo la tutela della lavoratrice si palesa nel divieto per il datore di lavoro di adibire la lavoratrice alla normale attività lavorativa. Di conseguenza non è una scelta alla quale il datore di lavoro può optare, ma è un vincolo imposto dall’art. 16 D.Lgs. 151/2001.

Congedo di maternità obbligatorio, durata

Passiamo quindi a vedere quanto tempo dura il congedo di maternità obbligatorio. Questo periodo di interdizione al lavoro, se consideriamo la regola generale, dura 5 mesi in totale e copre il periodo che va:

  • da due mesi precedenti la data presunta del parto;
  • a tre mesi dopo il parto.

Congedo di maternità flessibile

Proprio perché è una regola vediamo quali sono le eccezioni. In primo luogo l’eccezione riguarda il caso in cui la lavoratrice opti per la flessibilità del congedo ed in questo caso l’estensione sarà:

  • Un mese precedente la data presunta del parto;
  • Quattro mesi dopo il parto.

La scelta di avvalersi del congedo di maternità flessibile è della lavoratrice, purché vi sia un attestato del medico del Servizio sanitario nazionale o con esso convenzionato avallato dal medico competente in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro nel quale certifichino l’assenza di rischio alla salute della lavoratrice e alla corretta prosecuzione della gravidanza.

Oltre ad essere un obbligo del datore di lavoro si tratta anche di un diritto indisponibile per la lavoratrice, ciò significa che in nessun caso l’astensione può essere oggetto di rinuncia, neppure a fronte di comprovata certificazione medica attestante le condizioni di buona salute della lavoratrice.

Congedo di Maternità in caso di interruzione di gravidanza

Nonostante non sia un argomento piacevole da affrontare, dobbiamo necessariamente parlare anche del caso in cui la gravidanza venga interrotta. Se l’interruzione avviene entro i 180 giorni dall’inizio della gestazione, l’evento verrà trattato come malattia, se al contrario l’interruzione della gravidanza si verifica a decorrere dal 180° giorno dall’inizio della gestazione è da considerare parto, con conseguente riconoscimento del diritto al congedo di maternità ed al correlativo trattamento economico previdenziale. In questa seconda situazione viene inoltre data facoltà alla lavoratrice di riprendere l’attività lavorativa, con un preavviso minimo di dieci giorni al datore di lavoro, fermo restando che le sue condizioni di salute siano certificate positivamente dal medico.

Congedo di maternità obbligatorio, documenti necessari

Per quanto riguarda la documentazione necessaria al congedo di maternità obbligatorio, il primo documento necessario da consegnare al datore di lavoro è quello indicante la data presunta del parto. Questo è indispensabile perché è l’elemento che permette di conteggiare il periodo esatto di astensione. Anche se come abbiamo visto sopra trattandosi di data presunta potrebbe esserci scostamento da quella che sarà poi la data ufficiale del parto.

Nel caso in cui la lavoratrice debba avvalersi dell’astensione anticipata è necessaria la relativa certificazione rilasciata dall’Ispettorato del Lavoro. La stessa può essere altresì rilasciata dall’ASL a seconda dei casi. Nel caso, invece, di richiesta di flessibilità allora la lavoratrice dovrà allegare certificato di assenza di controindicazioni avallato dal giudizio del medico aziendale.

Una volta presentata la domanda, copia di questa deve essere inviata al datore di lavoro per far si che conosca con esattezza le date del congedo. Infine, dovrà essere fornito il certificato di nascita che servirà per conteggiare in modo preciso l’astensione obbligatoria.

Congedo di maternità obbligatorio: come fare domanda INPS

Dopo aver preparato tutta la documentazione non ci resta che presentare la domanda di congedo di maternità obbligatoria all’INPS.

La lavoratrice può farsi assistere nella presentazione della domanda di astensione obbligatoria:

  1. da un patronato;
  2. oppure dal contact center INPS numero verde 803164 o 06164164 da mobile;
  3. o infine può fare domanda online sul sito dell’INPS tramite PIN INPS personale.

Maternità obbligatoria, domanda online

Nel caso in cui voglia presentare domanda di maternità online in autonomia dovrà seguire queste indicazioni.

  1. Innanzitutto se non ha le credenziali per accedere al sito INPS (www.inps.it) deve richiederle attraverso il servizio “richiedi pin on line” raggiungibile a questo link https://serviziweb2.inps.it/RichiestaPin/jsp/menu.jsp.
  2. Una volta ricevuto il pin per prima cosa dobbiamo trasformarlo in “pin dispositivo” e a questo punto possiamo procedere con la compilazione della domanda.

Per prima cosa bisogna autenticarsi inserendo il proprio codice fiscale e il pin ricevuto dall’INPS, successivamente seguire i seguenti passaggi: selezionare > tutti i servizi >maternità e congedo parentale lavoratori dipendenti, autonomi, gestione separata, come sotto indicato.

Prestazioni INPS

Entrando nel servizio maternità vi troverete davanti a questa schermata nella quale dovrete andare a cliccare > acquisizione domanda, per inserire una nuova domanda.

Domanda di maternità online

Potete anche scaricare il manuale utente che vi guiderà nell’inserimento della domanda.

Una volta selezionato acquisizione domanda vi troverete un menù a tendina > dipendenti > autonomi > gestione separata, che dovrete selezionare in virtù del tipo di lavoratrice. Vediamo quali dati servono per poter inserire una domanda di astensione obbligatoria in caso di lavoro dipendente.

Nelle varie schermate vi verranno richiesti i seguenti dati:

  • Anagrafici, di residenza e di recapito;
  • Dati legati alla maternità, come la data presunta del parto, se si intende avvalersi della flessibilità oppure se si è in interdizione anticipata;
  • Dati del rapporto di lavoro: attuale datore di lavoro, data di assunzione, settore di appartenenza;
  • Modalità di pagamento della prestazione.

A questo punto l’inserimento dei dati necessari all’inoltro della domanda è terminato, avrete un’ultima schermata nella quale si riepilogano i documenti necessari da allegare ed infine il riepilogo della domanda stessa per poterla controllare.

Pensioni

Pensioni: la questione del cumulo gratuito per i professionisti Adepp – INPS

C’è già chi parla di “Tassa Boeri”. Si tratta dell’una tantum di 65 euro che le Casse professionali dovranno pagare all’INPS per la gestione di ciascuna pratica di ricongiungimento dei contributi per fruire del cumulo gratuito per i professionisti introdotto lo scorso anno dalla Legge di Bilancio 2017.
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È proprio in questi giorni che si sta consumando la diatriba tra l’Adepp e l’INPS in merito al cumulo gratuito per i professionisti. La questione riguarda quindi la possibilità per i lavoratori che hanno una avuto una carriera, sia nel pubblico/privato sia come professionisti iscritti in un Albo professionale, di poter cumulare in maniera del tutto gratuita i contributi versati nelle rispettive casse previdenziali.

Oggetto della discordia è il costo della pratica che secondo l’INPS deve essere coperto dalle rispettive Casse professionali in misura proporzionale alla quote di pensione erogata al proprio iscritto. Per l’Adepp, l’associazione per le casse dei professionisti, invece le cose stanno in maniera diversa, ossia il costo delle pratiche deve essere tutto coperto proprio dall’Inps. Intanto i pensionati attendono.

Cos’è il cumulo gratuito per i professionisti

Grazie a un intervento normativo contenuto nella Legge di Bilancio 2017 (art. 1, co. 195 e ss. della L. n. 232/2016) è stata modificata la disciplina per l’accesso al c.d. cumulo gratuito per i professionisti (ai fini pensionistici). In particolare, il Governo ha dato la possibilità ai lavoratori che hanno avuto una carriera lavorativa piuttosto instabile, di poter cumulare tutti i contributi previdenziali non coincidenti maturati in gestioni pensionistiche diverse, ivi inclusi i periodi di riscatto della laurea, ai fini sia delle pensioni di vecchiaia sia di quelle anticipate.

In base a tale istituto, i soggetti che abbiano contributi (relativi a periodi non coincidenti) in diverse forme pensionistiche obbligatorie di base (inerenti ai lavoratori dipendenti o ai lavoratori autonomi e parasubordinati iscritti in regimi INPS) possono cumulare gratuitamente i medesimi, in alternativa agli istituti della ricongiunzione (eventualmente onerosa) o della totalizzazione.

L’estensione del cumulo gratuito per i professionisti

La Circolare INPS n. 140 del 12.10.2017 ha espressamente chiarito che la predetta norma non si applica solamente ai lavoratori iscritti a due o più forme di assicurazione obbligatoria per invalidità, vecchiaia e superstiti dei lavoratori dipendenti, oppure ai lavoratori autonomi (commercianti, artigiani, coltivatori diretti e mezzadri).

La norma si applica anche quindi anche ai lavoratori iscritti alle casse professionali, ecco spiegato il cosiddetto cumulo gratuito per i professionisti (es. Cassa Forense, Cassa dei Dottori Commercialisti eccetera).

Il blocco: chi paga il costo della pratica?

Il presidente dell’INPS, Tito Boeri, si augura “che prevalga la ragionevolezza tra le Casse” e “si giunga ad un accordo”. Intanto c’è un esercito di circa 8.000 cittadini in attesa di pensione che ora si ritrovano senza un assegno pensionistico e senza stipendio.

Dopo un silenzio durato 14 mesi (il cumulo gratuito è entrato in vigore il 1° gennaio 2017), solo un mese fa, è stata firma la convenzione tra l’INPS e le Casse dei professionisti, al fine di sbloccare definitivamente la situazione. Tutto risolto? Niente affatto. Lo stallo, come ben noto, riguarda il costo della pratica di 65 euro che nessuno delle due parti ha voglia di accollarsi. Di sicuro le Casse professionali non verseranno un centesimo ritenendo che sia obbligo dell’INPS gestire la faccenda. Il massimo esponente dell’INPS afferma però di non aver ricevuto alcun corrispettivo dal governo per la copertura di questi costi. Questo perché la legge sul cumulo gratuito finanzia i maggiori oneri previdenziali.

E allora che si fa? Chi paga i 65 euro? Nello strano triangolo INPS-Adepp-professionista a fare come al solito le spese è quest’ultimo in attesa di quanto gli spetta di diritto.

Lavoro Fiscali

Oggi alle 12:05