Archivi giornalieri: 10 marzo 2017

Precari

Riforma del pubblico impiego, ecco il testo della norma salvaprecari

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All’esame del Parlamento la norma salvaprecari nella PA contenuta nella riforma del pubblico impiego targata Madia

La riforma del pubblico impiego arriva in Parlamento e con essa anche l’attesissima norma salvaprecari.

In questi giorni è in corso di esame alla Camera dei Deputati il decreto targato Madia, di riforma del Testo Unico del Pubblico impiego.

 

Come ricorderete, lo scorso 23 febbraio, il Governo ha varato gli ultimi cinque decreti attuativi della Riforma della PA.

Tra di essi vi è anche il decreto di riforma del Pubblico impiego  che contiene, tra l ‘altro, la cosidetta norma salvaprecari.

Leggi anche:  Riforma del Pubblico impiego

Piano per l’assunzione dei precari

Nella bozza di decreto legislativo recante modifiche e integrazioni al Testo unico del pubblico (d.lgs.165/2001), l’art. 20  reca le “disposizioni per il superamento del precariato nelle pubbliche amministrazioni”. 

La norma come preannunciato dalla Ministra Madia vuole ridurre il precariato storico della PA cercando di dare un freno al continuo ricorso ai contratti a termine e, al contempo, cercare di valorizzare la professionalità acquisita dal personale con rapporto di lavoro a tempo determinato.

Il decreto, proprio per questo, consente alle Pubbliche amministrazioni di assumere a tempo indeterminato, per il triennio  2018-­2020,  sempre in relazione al piano triennale dei fabbisogni e con l’indicazione della relativa copertura fìnanziaria, il personale che possegga i seguenti requisiti:

  •  sia in servizio con contratti a tempo determinato presso l’amministrazione che procede all’assunzione;
  •  sia stato già selezionato dalla medesima amministrazione con procedure concorsuali;
  •  abbia maturato alle dipendenze dell’amministrazione che procede all’assunzione almeno tre anni di servizio, anche non continuativi, negli ultimi otto anni, a partire dunque dal 2009.

Sempre nello stesso triennio le Pubbliche amministrazioni possono bandire concorsi a tempo indeterminato riservando una quota del 50% dei posti messi a concorso al personale a tempo determinato che  possegga tutti i seguenti requisiti:

  • sia in servizio con contratti di lavoro flessibile presso l’amministrazione che bandisce il concorso;
  • abbia maturato alle dipendenze dell’amministrazione che bandisce il concorso almeno tre anni di servizio, anche non continuativi, negli ultimi otto anni.

Il comma 8 dell’art 20 in questione, consente alle PA di poter  prorogare i rapporti di lavoro flessibile con i soggetti che partecipano alle procedure sopra descritte fino alla loro conclusione, nei limiti delle risorse disponibili.

A chi non si applica la norma salvaprecari

Sono escluse da questa possibilità i comuni  che in ciascuno degli anni del quinquiennio 2012-2016 non hanno rispettato i vincoli di finanza pubblica.

La norma salvaprecari inoltre, non troverà applicazione per il personale inserito nei cd. “uffici di staff” e per le qualifiche dirigenziali a contratto.

Esclusi da questa forma di reclutamento anche il personale docente e gli ATA nonchè gli istituti di ricerca che, continuano a viaggiare con le loro discipline speciali.

Va bene tutto e grande merito va alla Ministra Madia che almeno sta provando a risolvere questo problema che ha reso una intera generazione precaria anche e soprattutto delle PA.

Una riflessione nasce spontanea: dal testo della legge sembrerebbe che i requisiti per accedere alla “stabilizzazione” debbano essere posseduti simultaneamente; allora chi ha maturato i 36 mesi negli otto anni richiesti dalla legge ma, non si troverà più nel triennio 2018-2020 a lavorare nell’ente perchè ha un contratto magari scaduto da poco; che fa? Rimane fuori? o sono previste ulteriori “finestre” di ingresso?

Forse sarebbe il caso di meditare  e cercare di non fare ancora una volta precario di serie A e precario di serie B.

LD

Lavoro e Diritti

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Riforma del pubblico impiego, ecco il testo della norma salvaprecari

Posted: 10 Mar 2017 12:17 AM PST

La riforma del pubblico impiego arriva in Parlamento e con essa anche l’attesissima norma salvaprecari. In questi giorni è in corso di esame alla Camera dei Deputati il decreto targato Madia, di riforma del Testo Unico del Pubblico impiego. Come ricorderete, lo scorso 23 febbraio, il Governo ha varato gli ultimi cinque decreti attuativi della […]

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Lavoro Fiscale

Oggi alle 11:33

Inca nazionale

Pensioni: pubblici e privati

Retributivo o contributivo? L’Inps cancella finalmente le differenze 

Dopo oltre 21 anni dalla riforma Dini sulle pensioni, l’Inps estende ai dipendenti pubblici l’applicazione del sistema contributivo, introdotto con la legge n. 335/95 per i cosiddetti “nuovi iscritti” (coloro che non hanno contributi antecedenti il 1° gennaio 1996), ai fini della liquidazione dei trattamenti pensionistici.  Al di là dei tecnicismi, questo orientamento mette fine ad una lunga divergente interpretazione tra Inps e Inpdap delle norme sul calcolo delle anzianità contributive, con inevitabili ricadute sia sul diritto sia sulla misura della pensione. Prima dell’accorpamento di Inpdap in Inps, i criteri di rilevazione dell’anzianità contributiva erano profondamente diversi tra dipendenti pubblici e privati. Mentre per Inps avevano rilevanza i soli accrediti risultanti nella sua gestione, per Inpdap, invece, valevano tutti i versamenti effettuati in qualsiasi fondo, anche se non ricongiunti e anche se già utilizzati ai fini pensionistici nell’ordinamento di appartenenza. 

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Disoccupazione: Dis Coll anche ad assegnisti e dottorandi di ricerca

“Grazie alle pressioni esercitate dall’Inca, il prolungamento dell’indennità di disoccupazione involontaria (Dis Coll) previsto nel decreto Milleproroghe in favore dei disoccupati, titolari di contratti di collaborazione, sarà esteso anche agli assegnisti e ai dottorandi di ricerca con borsa di studio”. L’ Inca, insieme alle categorie della Flc e di Nidil, aveva promosso e sostenuto nel 2016 una campagna per l’estensione della Dis Coll a questi lavoratori e lavoratrici con il titolo “Perché noi no?” e finalmente l’intenso impegno profuso è stato premiato.

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Lavoro disabili: collocamento obbligatorio rinviato al 2018

Rinviato al 1° gennaio 2018 l’obbligo delle aziende, con un numero di dipendenti compreso tra 15 e 35, di assumere una persona disabile. Lo prevede il decreto legge Milleproroghe approvato in via definitiva dal Parlamento e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 2 marzo scorso. In particolare, il provvedimento ripristina la disciplina transitoria (prevista dall’articolo 2, comma 2, del Dpr 333/2000) che subordina tale adempimento all’assunzione del 16esimo lavoratore entro dopo 12 mesi.

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Sinp: Obbligo di comunicazione a Inail per infortuni “lievi”

Rinviato al 12 ottobre 2017, il nuovo obbligo di comunicazione all’Inail , in capo alle aziende, degli infortuni sul lavoro che implichino anche solo un giorno di assenza dal lavoro (escludendo quello in cui si è verificato l’evento). Lo slittamento, previsto nel decreto Milleproroghe, approvato in via definitiva dal Parlamento, si è reso necessario per consentire all’Inail di adeguare le procedure telematiche di raccolta dei dati statistici sugli incidenti, così come prevede il decreto ministeriale del 25 maggio dello scorso anno (n.183), che ha istituito il nuovo Sistema informatico nazionale per la  prevenzione nei luoghi di lavoro (il cosiddetto Sinp).

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Rischi per la salute tra gli addetti della lavorazione delle carni

La consulenza medico legale di Inca anticipa alcuni risultati di una indagine sui rischi per la salute presenti tra gli addetti della lavorazione delle carni. Un settore dove il rischio infortunistico è molto diffuso. Secondo le indagini conoscitive e gli interventi di vigilanza effettuati nel comparto gli infortuni sul lavoro sono frequenti: ogni anno mediamente un lavoratore su quattro subisce un incidente. Nel 75% dei casi, questi eventi avvengono in relazione a cinque agenti materiali che, in ordine di frequenza, sono: coltello, ossa, mezzi di movimentazione a ruote, pavimento, macchine”.

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rassegna

Oggi alle 5:44

San Macario di Gerusalemme

 

 
San Macario di Gerusalemme

Nome:
 San Macario di Gerusalemme

Titolo:
 Vescovo

Ricorrenza:
 10 marzo

La forza della sua opposizione all’arianesimo è dimostrata dal modo in cui Ario parla di lui nella sua lettera a Eusebio di Nicomedia.

Macario prese parte al Concilio di Nicea, nel corso del quale potrebbe aver avuto molto a che fare con la stesura del Credo niceno. Nella Storia del Concilio di Nicea attribuita a Gelasio di Cizico ci sono una serie di dispute tra immaginari Padri del Concilio e dei filosofi al soldo di Ario. In una di queste controversie Macario è portavoce per i vescovi che difende la discesa all’inferno. Macario appare il primo tra i vescovi di Palestina che hanno sottoscritto il Concilio di Nicea.

Secondo Teofane, Costantino, alla fine del Concilio di Nicea, chiese a Macario di cercare i siti della Resurrezione e della Passione e la Vera Croce. L’enorme quantità di pietre sopra il tempio di Venere, che al tempo di Adriano si era accumulato nel tempo sopra il Santo Sepolcro, fu demolito, e “quando la superficie originale del terreno apparve immediatamente, al contrario di ogni aspettativa, il monumento sacro della Resurrezione del nostro Salvatore fu scoperto”. Nell’apprendere la notizia Costantino scrisse a Macario una lunga lettera per ordinare l’erezione di una sontuosa chiesa sul luogo: si dava avvio così alla prima costruzione cristiana della Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme.