Archivi giornalieri: 15 marzo 2016

L’OSSERVATORE ROMANO

Shakesperare e i migranti del 1600

 
 

15 marzo 2016

 
 

 

Della lungimiranza di William Shakespeare, in termini di scandaglio dell’animo umano e dei contrastanti sentimenti che in esso si agitano, nessun critico e lettore avveduto ha mai dubitato. Che il Bardo fosse in grado di giocare d’anticipo anche sull’emergenza dei migranti — una delle questioni più drammatiche della nostra attualità — non è invece un talento facile da scorgere. 

Eppure così è, come rileva «The Guardian» di martedì 15: in The Book of Sir Thomas More, l’ultimo testo teatrale sopravvissuto a firma del cigno di Stratford-upon-Avon, che ora la British Library desecreta dagli archivi e divulga on line, è contenuta una vera e propria perorazione a sostegno degli ugonotti che, in tempi di acutissime tensioni, cercavano asilo a Londra. In un’appassionata filippica che, mutatis mutandis, richiama il vibrante monologo di Antonio sul cadavere di Cesare, Thomas More, umanista, scrittore e politico cattolico inglese, denuncia le angherie cui sono sottoposti i protestanti francesi di confessione calvinista. E nel segno di un afflato ecumenico che spazza via riserve e pregiudizi, intona un inno alla dignità di ogni persona. Zoe Wilcox, curatore della British Library, sottolinea come questo testo, scritto intorno al 1600, rivesta un valore aggiunto «considerando quanto sta accadendo adesso in Europa». L’opera originaria, composta da più autori (come era allora tradizione), non fu mai rappresentata proprio perché il tema trattato era così delicato che si temeva potessero scoppiare disordini e tumulti da parte di coloro che si opponevano all’arrivo in massa degli ugonotti. A metà aprile il testo shakespeariano sarà il fiore all’occhiello di una mostra che presenterà altri pezzi pregiati della storia della cultura britannica, tra cui l’unico ritratto ancora conservato di John Dee, matematico, alchimista e astrologo, vissuto ai tempi di Elisabetta i, che sembra abbia ispirato la figura del protagonista della Tempesta, Prospero. 

di Gabriele Nicolò

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Buoni Lavoro, studio della UIL: Voucher, questi ex sconosciuti

Buoni Lavoro, studio della UIL: Voucher, questi ex sconosciuti 0

di in 15 marzo 2016 Numeri
Buoni lavoro voucher tabaccai

Buoni lavoro voucher tabaccai

La UIL ha rilasciato un’interessante studio sui voucher o buoni lavoro dal titolo Voucher “buoni(?)lavoro” Questi ex sconosciuti.

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Il 26 febbraio scorso la UIL ha rilasciato una interessante guida sul lavoro occasionale di tipo accessorio e sui voucher o buoni lavoro dal titolo Voucher “buoni(?)lavoro” Questi ex sconosciuti.

Attraverso questo studio la UIL, cerca di dimostrare – spiega Guglielmo Loy, Segretario Confederale UIL – come il lavoro accessorio attraverso l’utilizzo del voucher o buono lavoro sia cresciuto, anno dopo anno, dal 2008 al 2015 rappresentando al momento la più grande forma di precariato in Italia.

Lo studio analizza la diffusione e la quantità dei buoni lavoro dal 2008 (535 mila voucher venduti) al 2015 (115 milioni circa) dimostrando come la costante crescita sia strettamente legata alle modifiche normative che hanno portato questo istituto dall’uso per lavori occasionali come il piccolo giardinaggio o le lezioni private ad una vera e propria forma di lavoro nei più svariati settori, fra i più usati il settore commercio e il turismo.

In ultimo il Jobs Act ha persino innalzato il tetto di utilizzo a 7 mila euro che non farà altro che ridurre ulteriormente i potenziali rapporti di lavoro subordinato a favore dell’utilizzo di questo poco tutelante istituto per il lavoratore. Questo nel tempo produrrà, oltre che instabilità lavorativa senza nessuna tutela, pensioni minime, bassa professionalità, e infine ma non meno importante un buco fiscale nelle casse dello Stato, sia perchè questi redditi non vanno dichiarati al fisco, sia perchè i voucher sono esentati dal contributo per indennità disoccupazione e non danno diritto a essa.

Voucher o buoni lavoro, questi ex sconosciuti

Introduzione

Quando nel 2003 fu introdotto nel nostro ordinamento il “lavoro occasionale accessorio”, retribuito attraverso i “buoni lavoro” (voucher), in pochi contestarono la volontà del legislatore di tentare di regolare, in forma semplice e non burocratica, prestazioni di lavoro oggettivamente residuali e, appunto, occasionali.

Ci si rivolgeva, in particolare, a quelle prestazioni brevi, saltuarie, accessorie, discontinue per le quali era, e purtroppo in gran parte ancora oggi è, in uso il pagamento in nero: piccoli lavori domestici, giardinaggio, pulizia e manutenzione di edifici, strade, parchi, monumenti, insegnamento privato supplementare (ripetizioni), consegna porta a porta, che spesso non vedevano forme “regolate” e “regolari” di lavoro.

Si trattava, essenzialmente, di quelle attività (purtroppo non da sole) dove si potevano più facilmente annidare sacche di lavoro nero.

Ed era questa la finalità principale per la quale nacque questo istituto: andare a coprire quella fetta di mercato occupazionale “nascosta” che sarebbe potuta rimanere tale anche in presenza delle nuove forme contrattuali flessibili nate nello stesso anno (co.co.pro., lavoro a chiamata, contratti di inserimento, somministrazione, etc).

[…]

 

 

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