In Italia il più basso livello d’occupazione dei giovani laureati

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Il tasso di disoccupazione dei giovani tra i 16 e il 24 anni, nel nostro Paese, è doppio rispetto a quello registrato nella popolazione totale.

La recessione ha reso il problema ancora più grave, determinando un aumento complessivo dei giovani “NEETs”, ossia non studenti, non occupati e non i formazione (Not in Education, Employment or Training, ). Peggiorata anche la situazione dei giovani con un elevato livello di istruzione, soprattutto in Italia. Abbiamo infatti il più basso livello d’occupazione dei giovani laureati: 23%, contro il 72% nel Regno Unito, 76% in Germania e nei Paesi Bassi, 85% in Finlandia (vedi figura 3 a pagina 8).

In un contesto messo a dura prova dalla crisi, vi sono secondo Eurofound alcuni “approcci promettenti” nei Paesi Bassi, ad esempio, all’avanguardia per il reinserimento di disoccupati di lungo corso o per l’inserimento di giovani con disabilità, o in Finlandia, dove sembra particolarmente efficace il mix tra politiche attive del lavoro, reddito minimo e servizi di supporto. Altre buone pratiche sono individuate nel Regno Unito e in Danimarca rispettivamente per la formazione dei lavoratori poco qualificati e per l’inserimento lavorativo di gruppi particolarmente svantaggiati.

I giovani sono i più esposti alla perdita del lavoro e anche i più esposti alle forme di lavoro “non standard”, ossia contratti a termine, part-time, in somministrazione, a chiamata, eccetera, che sono spesso l’unico punto di accesso al mercato del lavoro per i giovani generando situazioni di precarietà strutturale dalle quali è difficile uscire.

Particolare attenzione viene dedicata da Eurofound al ruolo delle parti sociali e ai loro rapporti in una situazione di crisi strutturale prolungata: secondo Eurofound, vi sarebbe consenso unanime tra le parti sociali circa la necessità di aumentare gli investimenti nei sistemi educativi, nella formazione professionale e nell’apprendistato.

Sindacati e associazioni datoriali divergono però – soprattutto in alcuni stati – sulla necessità di rimuovere alcune “barriere percepite” all’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro: i datori di lavoro  sono particolarmente preoccupati per i dispositivi di reddito minimo e per i vincoli contrattuali troppo lunghi, mentre le organizzazioni dei lavoratori – spesso alle prese con il problema di rappresentare i giovani e attrarli al loro interno – si preoccupano soprattutto per la scarsa qualità e per la poca sicurezza del lavoro.

 www.osservatorioinca.org

In Italia il più basso livello d’occupazione dei giovani laureatiultima modifica: 2011-09-07T12:27:30+02:00da vitegabry
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