Archivi giornalieri: 19 settembre 2023

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Scivolone Inps sul salario minimo: non abbiamo bisogno di statistiche governative

Scivolone Inps sul salario minimo: non abbiamo bisogno di statistiche governative

Nella discussione sul salario minimo è entrata a gamba tesa, per usare una metafora calcistica, anche la nuova Direttrice dell’Inps, il commissario straordinario di nomina governativa, dott.ssa Micaela Galera. Un fallaccio da centrocampo inutile e dannoso, per continuare nella metafora, come spesso capita nelle partite. Tra l’altro nemmeno richiesto, perché nei Rapporti Annuali dell’INPS degli anni scorsi la questione del salario minimo era semplicemente ignorata. Ora invece il XXII Rapporto Annuale contiene un’analisi del salario minimo per dare, come si legge, un contributo alla discussione. Un nuovo contributo utile dopo quelli di Eurostat, Istat, Inapp su un tema di attualità oppure un maldestro tentativo di depistaggio statistico?La macroscopica anomalia, o lo scivolone a seconda delle interpretazioni, consiste nel fatto che il nuovo rapporto dell’INPS pubblicato questo mese interviene, con tempismo perfetto, sulla questione del salario minimo a favore dei cosiddetti lavoratori poveri con numeri in totale controtendenza rispetto alle analisi precedenti. I lavoratori poveri sono quelli che ricevono un salario inferiore ai due terzi di quello mediano (non medio). L’Inps ha prodotto una stima del tutto differente rispetto agli altri istituti statistici, quantificando questi lavoratori poveri in circa 900mila. Poi, scremando ancora i dati, per l’istituto della dott.ssa Galera i veri lavoratori poveri full time sarebbero solamente 25mila, cioè, per usare le parole del rapporto, “i wp risultano quindi sotto il profilo numerico una componente marginale dell’insieme del lavoro dipendente”. In definitiva avrebbe ragione il governo, coadiuvato dal Cnel di Brunetta, nell’affermare che si tratta di un problema irrilevante e quindi da accantonare. Molto rumore per nulla, insomma.

Questa tesi governativa però contrasta in maniera plateale con tutte le altre fonti statistiche disponibili. Ultima in ordine di tempo è la lunga e dettagliata relazione presentata dall’ISTAT nell’audizione alla Camera nel luglio di quest’anno, che trattava apparentemente di un tema leggermente differente, cioè gli effetti dell’innalzamento del salario minimo per legge a 9 euro. Ma perché proprio i 9 euro? Perché i 9 euro sono appena sopra, anche per l’Istat, alla soglia di povertà dei lavoratori. Infatti secondo la relazione dell’Istat il salario mediano è stato nel 2022 pari a 12,9 euro, da qui una soglia di povertà di 8,5 euro all’ora, che possiamo arrotondare a 9. Il rapporto riporta che sotto questa soglia si trovano più di 3 milioni di lavoratori che risulterebbero a tutti gli effetti lavoratori poveri, una cifra molto lontana da quella stimata dall’Inps.

Continuando con l’Istat, l’innalzamento della retribuzione oraria minima a 9 euro comporterebbe un incremento della retribuzione annuale per 3,6 milioni di rapporti di lavoro; se si escludono quelli di apprendistato, si scende a poco più di 3,1 milioni, tra i quali 2,8 milioni sono per la qualifica di operaio. Per questi lavoratori l’incremento medio annuale sarebbe pari a circa 804 euro lordi, con un incremento complessivo del monte salari stimato in oltre 2,8 miliardi di euro.

Perché questa macroscopica e apparentemente inspiegabile differenza nei numeri? Il problema sta nel differente punto di partenza. L’Istat, nel calcolare i famosi due terzi, parte da un salario mediano orario lordo di 12,9 euro, mentre l’Inps, abbastanza stranamente, parte da un salario lordo giornaliero di 48,3 euro del mese di ottobre 2022, pari a circa 6 euro all’ora. Da qui, le differenti conclusioni.

In definitiva il mistero è semplice: i numeri sono molto differenti e perfettamente riconciliabili perché l’Istat calcola un salario mediano annuale mentre l’Inps, per ragioni da accertare, si è limitata al mese di ottobre. Diciamo che, per fortuna, coloro che guadagnano un miserrimo salario di 6 ore lorde all’ora sono una infima parte dei lavoratori. I dati non mentono, solo che l’Istat, seguendo metodologie europee, calcola il valore sull’anno; l’Inps, con una sospetta astuzia statistica, si limita al mese di ottobre.

Qual è la metodologia più corretta? Andiamo a prendere un arbitro internazionale, cioè Eurostat, così sgombriamo il campo da possibili interessi di parte o autarchici. Purtroppo gli ultimi dati disponibili si riferiscono al 2018. Eurostat ha calcolato per quell’anno un salario mediano per l’Italia di 12,6 euro, con una soglia di povertà del lavoro fissata a 8,4 euro, in linea cioè con i valori dell’Istat. La percentuale di lavoratori poveri risultava poi all’8,2%, grosso modo i tre milioni di lavoratori calcolati dall’Istat. Dunque i dati dell’Inps, visti dalla tribuna europea, sono veramente parziali e poco attendibili.

Comunque, al di là delle apparenze, il dato italiano non è così negativo. La percentuale di lavoratori poveri dell’Unione Europea è del 15,2%, e dunque molto superiore, salendo addirittura al 20,7% nella sempre celebrata Germania. Per cui possiamo dire che la robusta contrattazione sindacale italiana tutela adeguatamente i lavoratori. Si tratta di fare un ulteriore piccolo sforzo per aiutare i paria che lavorano principalmente nei servizi.

Meloni e il suo governo sono negazionisti in economia, come in molti altri ambiti, o sarebbe meglio dire volutamente strabici: ignorano, anzi oscurano, i molti fatti che smentiscono, ad un anno dall’insediamento, la loro retorica demagogica, ed esaltano quei pochi che danno lustro al sovranismo nostrano. Da politici poco competenti e altrettanto poco responsabili in economia possiamo aspettarci questo e altro. Non è invece accettabile che anche istituti seri pieghino i dati a favore della falange governativa. Di tutto abbiamo bisogno, meno che di una statistica governativa.

Tornando alla metafora calcistica, la dott.ssa Galera per ora si merita un’ammonizione, il cartellino giallo, ma se ci dovesse essere un secondo episodio di eguale gravità, sarebbe inevitabile il cartellino rosso, le sue dimissioni. L’Inps ha così tanti guai che non è il caso di aggiungerne altri, come le statistiche prêt-à-porter, per sostenere le strampalate ipotesi governative sul salario minimo e altro ancora.

Assegno Unico e Universale: on line i dati del periodo marzo 2022 – luglio 2023 e un dossier con tutte le novità sulla misura

Assegno Unico e Universale: on line i dati del periodo marzo 2022 – luglio 2023 e un dossier con tutte le novità sulla misura

Un dossier con tutte le novità sull’Assegno Unico e universale per i figli, la misura a sostegno della famiglia che nei primi sette mesi del 2023 è stata erogata a più di sei milioni di nuclei familiari.

Pubblicazione: 19 settembre 2023

Il dossier Assegno Unico e Universale accompagna i dati dell’Osservatorio statistico sull’Assegno unico e universale e contiene al suo interno tutte le informazioni utili a comprendere meglio lo strumento. Nel dossier e nel focus Assegno Unico e Universale (pdf 256 KB) sono presenti: le norme generali introdotte dal Decreto legislativo 230/2021, le date di pagamento del secondo semestre dell’anno in corso, le regole per l’integrazione del Reddito di cittadinanza, la gestione delle domande presentate con ISEE difforme, il nuovo servizio proattivo per i neogenitori e la video guida che spiega il servizio disponibile per gli utenti nell’area My Inps del portal

Assegno unico: l’Osservatorio di agosto 2023

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Assegno unico: l’Osservatorio di agosto 2023

I dati relativi alle domande di Assegno unico universale presentate all’INPS e ai pagamenti.

Pubblicazione: 19 settembre 2023

È stato pubblicato l’Osservatorio statistico sull’Assegno unico e universale di agosto, con i dati relativi alle domande presentate dal 1° gennaio 2022 e ai pagamenti effettuati nel periodo marzo 2022-luglio 2023.

A luglio 2023 sono pervenute 54.490 domande di Assegno unico. Il numero dei richiedenti pagati è pari a 5.550.988, per 8.817.532 figli.

L’importo medio mensile per richiedente è di 256 euro, pari in media a 161 euro mensili per figlio.

La concentrazione di importi più elevati si ha al Sud, dove si rileva un valore medio mensile di 172 euro a figlio (il valore massimo di 182 euro si registra in Calabria). Gli importi meno consistenti si registrano al Nord, dove si ha complessivamente un importo medio per figlio di 152 euro (con un valore minimo di 146 euro in Valle d’Aosta).

Nel caso di percettori di Reddito di Cittadinanza, analizzando il numero di nuclei e i figli per i quali a luglio 2023 sono state calcolate le integrazioni dovute al riconoscimento dell’Assegno unico, la spesa effettiva complessiva risulta di 56,9 milioni di euro, erogati a 291.813 nuclei nel mese percettori di RdC, con riferimento a 490.355 figli.

Banca Centrale Europea: variazione tasso di interesse settembre 2023

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Banca Centrale Europea: variazione tasso di interesse settembre 2023

La Banca Centrale Europea ha portato a 4,50% il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento dell’Eurosistema.

Pubblicazione: 19 settembre 2023

La Banca Centrale Europea, con la decisione di politica monetaria del 14 settembre 2023, ha innalzato di 25 punti base il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali dell’Eurosistema (ex Tasso Ufficiale di Riferimento, TUR) che, dal 20 settembre 2023, è pari al 4,50%.

La variazione incide sulla determinazione del tasso di dilazione e di differimento da applicare agli importi dovuti a titolo di contribuzione agli enti gestori di forme di previdenza e assistenza obbligatorie, e anche sulla misura delle sanzioni civili.

Tutti i dettagli sono illustrati nella circolare INPS 18 settembre 2023, n. 81.

 

Bando Convitti INPS: disponibilità residue 2023-2024

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Bando Convitti INPS: disponibilità residue 2023-2024

Le disponibilità residue di posti di ospitalità residenziale in convitto e per il doposcuola in semiconvitto.

Pubblicazione: 19 settembre 2023

Sono state pubblicate le disponibilità residue di posti di ospitalità residenziale in convitto e per il doposcuola in semiconvitto, relative al bando Convitti di proprietà INPS 2023-2024.

Nella sezione “integrazione” della pagina del bando, è possibile consultare le graduatorie degli ammessi con riserva presso i convitti:

  • Principe di Piemonte, Anagni (FR)
  • Santa Caterina (AR)
  • Regina Elena di Sansepolcro (AR)
  • Luigi Sturzo, Caltagirone (CT)
  • Convitto Unificato di Spoleto (PG)

Rapporto

 
 
 

Calderone alla presentazione del XXII Rapporto Annuale dell’Inps

13 settembre 2023
Calderone presentazione Rapporto Inps 2023

Il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Marina Calderone è intervenuta stamane alla presentazione del XXII Rapporto Annuale dell’Inps alla Camera dei deputati alla presenza del Vicepresidente della Camera, Giorgio Mulé e della Commissaria straordinaria dell’Istituto, Micaela Gelera.

Occupazione, dinamicità del mercato del lavoro, Piattaforma SIISL, misure di inclusione sociale e lavorativa e il ruolo dell’Istituto di previdenza tra i temi toccati nel suo discorso.

Il Ministro ha ricordato il ruolo fondamentale dell’Inps, sottolineando le grandi evoluzioni compiute nel tempo e come siano tanti gli ambiti di intervento: dal sostegno al reddito all’aspetto pensionistico, fino ad arrivare al mondo delle politiche attive. “Lavoriamo per l’inclusione lavorativa, per rendere il mercato del lavoro più dinamico e farlo crescere in termini di qualità” ha dichiarato il Ministro.

San Gennaro

 

San Gennaro


San Gennaro

autore: Andrea Vaccaro anno: 1635 titolo: L’ascensione di San Gennaro luogo: Museo del Prado, Madrid
Nome: San Gennaro
Titolo: Vescovo e martire
Nascita: 21 aprile 272, Benevento
Morte: 19 settembre 305, Pozzuoli
Ricorrenza: 19 settembre
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
S. Gennaro nacque nella seconda metà del secolo III molto probabilmente a Benevento anche se alcune fonti dicono che sia venuto alla luce a Napoli. Di famiglia nobile e molto cristiano, predilesse fin dalla sua giovinezza la vita ecclesiastica. A trent’anni era sacerdote e vescovo di Benevento, quando scoppiò la persecuzione di Diocleziano. Grande era la sua amicizia col diacono Sosio, che consultava sovente circa gli affari della diocesi, trovando in lui molto sapere e conforto spirituale.

Un giorno, mentre Sosio leggeva il Vangelo nella chiesa, il Vescovo vide scintillare sopra il suo capo una fiamma che conobbe essere preannunzio del martirio. Pieno di giubilo per tanta grazia, baciò il capo di colui che doveva patire per amore di Gesù Cristo e ne rese grazie al Signore, rimanendo in attesa che si compisse la volontà di Dio. Difatti. poco dopo, per ordine del giudice Draconzio, il santo diacono fu chiuso in prigione. Ciò saputo Gennaro andò a visitarlo, ed entrato nel carcere: « Perché, esclamò, quest’uomo di Dio è tenuto prigioniero senza alcun motivo? ». Riferite queste parole a Timoteo, prefetto della Campania, questi fece arrestare anche Gennaro.

Il nostro Santo, gettato in una fornace ardente, ne uscì illeso. Pertanto il prefetto preso da sdegno, ordinò di stirare il corpo del Martire, fino a rompergli le articolazioni. Frattanto un altro diacono, Sisto, ed il lettore Desiderio, presi e incantenati furono trascinati, insieme col Vescovo, davanti al carro del prefetto, fino a Pozzuoli e gettati nella medesima prigione ove erano detenuti Sosio e Proculo ed i cristiani Eutiche e Ponzio già condannati alle belve.

Il giorno dopo furono tutti esposti alle fiere nell’anfiteatro; ma queste, dimentiche della loro naturale ferocia, si accovacciarono ai piedi di Gennaro. Intanto il prefetto, attribuendo ciò a incantesimi, pronunciò contro i martiri di Cristo la sentenza capitale, e divenuto cieco sull’istante, non ricuperò la vista che per le preghiere del Santo. A questo miracolo quasi cinquemila uomini abbracciarono la fede di Cristo. Tuttavia l’ingrato giudice non convertito dal beneficio, anzi sdegnato per la moltitudine delle conversioni e fanatico osservatore dei decreti imperiali, ordinò che il santo Vescovo coi compagni fossero uccisi di spada il 19 settembre.

Martirio di San Gennaro

I Napoletàni, dietro avviso celeste, accorsero a raccogliere in ampolle parte del sangue del martire San Gennaro e trasportarono il corpo prima a Benevento, poi a Montevergine e infine nella cattedrale di Napoli, ove fu eletto a patrono principale della città. Napoli attribuì alla sua protezione la grazia di essere stata liberata da molteplici e violenti eruzioni del Vesuvio, e dalle armi di molti nemici che avevano giurato la sua rovina.

Sangue di San Gennaro

Nella cappella del Tesoro della cattedrale si conserva il capo e due ampolle di sangue del santo Vescovo: quivi da sedici secoli si ripete il miracolo detto di S. Gennaro. Tale portento venne studiato da dotti di ogni secolo e d’ogni fede e tutti furono d’accordo nell’attribuirlo ad un intervento soprannaturale. Infatti, allorché nella ricorrenza del suo martirio e della sua consacrazione episcopale si pone il capo del Santo martire, racchiuso in una preziosa custodia, alla presenza del suo sangue raggrumato e contenuto in due ampolle di cristallo, senza l’intervento di alcun agente esterno, la massa del sangue del martire passa dallo stato solido allo stato liquido e lo si vede bollire.

PRATICA: Facciamo oggi un piccolo sacrificio per la nostra fede.

PREGHIERA. O Dio, che ci rallegri coll’annua solennità dei tuoi santi martiri Gennaro e compagni, concedi che come siamo rallegrati dai loro meriti, così siamo infiammati dai loro esempi.

MARTIROLOGIO ROMANO. San Gennaro, vescovo di Benevento e martire, che in tempo di persecuzione contro la fede, a Pozzuoli vicino a Napoli subì il martirio per Cristo.

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Alcune dedicazioni a San Gennaro

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