Inca

L’Inca apre 4 nuovi sportelli per i giovani

 di Morena Piccinini, presidente Inca

Dalla metà di ottobre, l’INCA presenta una grande novità per i giovani italiani all’estero: quattro sportelli dedicati esclusivamente a loro, ai loro bisogni, alle necessità che incontrano nei nuovi Paesi in cui si recano. A Barcellona, a Bruxelles, a Londra e a Parigi, due pomeriggi a settimana saranno dedicati all’assistenza verso la cosiddetta “nuova emigrazione”; per questo, inoltre, sono stati attivati specifici indirizzi mail per la comunicazione e le informazioni online.

Non abbiamo qui bisogno di ribadire la portata di questo fenomeno migratorio. Da anni ogni ricerca e studio, ogni analisi e ogni indicatore, ci hanno mostrato come il flusso di italiani verso paesi stranieri sia non solo ricominciato, ma abbia ormai le proporzioni di una vera e propria ondata migratoria. Ce ne parla l’aumento esponenziale degli iscritti all’AIRE, o l’ultimo rapporto di Migrantes, o qualsiasi analisi fatta sui dati “locali” ad esempio di iscrizioni ai comuni o alle assicurazioni sanitarie.

E non abbiamo più nemmeno bisogno, per fortuna, di sottolineare e chiarire che non si tratta di “fuga di cervelli” –cioè di “trasferimenti” di una minima parte della popolazione magari con alti titoli di studio: la cosiddetta “nuova emigrazione” è fatta da centinaia di migliaia di cittadini italiani che – ormai ogni anno- se ne vanno all’estero alla ricerca di migliori condizioni di lavoro, di studio, di vita.

In questi anni, come patronato INCA, abbiamo cercato di incontrarli e conoscerli, per capirne i bisogni e le esigenze: spesso simili a quelli della migrazione tradizionale ma, molto più spesso, del tutto nuovi. E così abbiamo capito che dovevamo studiare, ampliare le nostre competenze, entrare in contatto con altre realtà per fornire risposte e assistenza all’altezza delle aspettative e delle esigenze.

E, sinceramente,  abbiamo anche scoperto che i più giovani non consideravano spontaneamente il “patronato” come uno strumento utile, a meno che non si fosse un lavoratore in procinto di andare in pensione o un pensionato. Anzi: che spesso proprio i più giovani ignoravano del tutto esserci anche all’estero una “cosa” come il patronato. Un errore, ma soprattutto un errore nostro: non solo nella “comunicazione”, ma proprio nel modo di approcciarci a questa ormai enorme fascia della nostra migrazione e nel garantirle aiuto e assistenza.

Proprio per questo, oltre ad impegnarci nello studio dei nuovi bisogni e dei nuovi servizi, abbiamo ritenuto necessaria anche una “svolta” organizzativa. Aprire le nostre sedi, i nostri uffici, favorirne la riorganizzazione dell’attività in modo tale da andare incontro alle nuove esigenze della migrazione italiana. Dunque, in quattro capitali europee si aprono – per due pomeriggi a settimana- sportelli dedicati esclusivamente alla nuova emigrazione (oltre, naturalmente, alla possibilità di prendere appuntamento in ogni altro momento). Si aprono indirizzi mail dedicati, seguiti dai nostri operatori, per risposte e consulenze –quando possibile- anche online.  Si aprono nelle quattro città maggiormente interessate dalla nuova emigrazione, ma presto apriranno anche altrove.

Per farlo, per riuscire a creare dei punti di servizio che siano davvero utili, naturalmente non siamo soli. L’INCA ha una sua forza e una sua enorme competenza, in Italia e nel mondo: ma come abbiamo sempre tetto, le grandi novità nella mobilità transnazionale ci mettono davanti a sfide che non possiamo né raccogliere né vincere da soli. Per questo, sia a livello globale che locale, abbiamo rafforzato la collaborazione con numerosi soggetti, associativi, istituzionali e anche individuali. A partire dal rapporto con l’associazione ITACA, che si impegna proprio sulla costruzione di reti e nuovi servizi, la nostra idea è e resta quella di allargare e coinvolgere quante più forze ed esperienze possibili. Forze ed esperienze, naturalmente, che condividano il nostro approccio e la nostra idea di fondo: che tutti siano uguali e possano godere degli stessi diritti, da qualsiasi parte del mondo provengano, in qualsiasi parte del mondo si trovino.

Le ragazze e i ragazzi italiani all’estero, in fondo, possono non sapere che il patronato può aiutarli, può assisterli nelle mille difficoltà che incontrano quotidianamente. Possono anche ignorare del tutto che il esista un istituto come il patronato. E’ nostro compito fargli sapere che l’INCA c’è, che l’INCA può aiutarli ad integrarsi e a godere al meglio della loro permanenza all’estero –temporanea o definitiva che sia. E’ nostro compito fargli sapere che l’INCA gli serve, anche quando magari ancora non lo sanno.

Incaultima modifica: 2017-10-23T11:15:45+02:00da vitegabry
Reposta per primo quest’articolo