Archivi giornalieri: 25 febbraio 2017

San Gerlando


San Gerlando di Agrigento

Nome: San Gerlando di Agrigento
Titolo: Vescovo
Ricorrenza: 25 febbraio

Al vescovo Gerlando si deve la riorganizzazione della diocesi di Agrigento dopo la lunga occupazione musulmana che durò dall’829 al 1086. Nominato primicerio della Schola cantorunt della chiesa di Mileto (Catanzaro) dal gran conte di Sicilia Ruggero I degli Mtavilla, dopo la riconquista di Agrigento dall’occupazione araba e il ristabilimento della gerarchia ecclesiastica nell’isola, Gerlando fu nominato, dallo stesso conte, vescovo della città nel 1088, consacrato poi a Roma da papa Urbano 11 (la bolla di conferma pontificia è del 1098).

La sua opera di riorganizzazione della comunità cristiana di Agrigento, che dopo l’occupazione musulmana contava pochi cristiani, lo portò in sei anni a costruire l’episcopio e la cattedrale, dedicati alla Madonna e a san Giacomo.

Fortificò il castello di Agrigento (nome assunto dalla città nel 1927, ma che allora si chiamava Girgenti dal nome Gergent datole dagli arabi). Partecipò poi al convegno di Mazara del 1098, in cui il conte Ruggero I e i vescovi della Sicilia giunsero a un accordo per la ripartizione delle decime; sempre a Gerlando è dato il merito di aver battezzato e convertito il signore arabo Charnud, chiamato poi Ruggero Achmet.

Gerlando morì il 25 febbraio 1100, e le sue reliquie subirono varie traslazioni a opera dei vescovi agrigentini nel 1159 e 1264. Tuttora è venerato come patrono della città siciliana

Lingua sarda

30 e lode in lingua sarda per gli studenti tedeschi

 

30 e lode in lingua sarda per gli studenti tedeschi

Gloria (in basso a sinistra) con alcune studentesse

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sarde nel mondo

Un corso di sardo all’Università tedesca di Mannheim, seguitissimo dagli studenti e interamente gestito da una giovane sassarese. Lei è Gloria Turtas, laureanda alla specialistica in Lettere Moderne dell’Università di Sassari, tra le tante passioni comuni ai suoi coetanei, come la musica e i viaggi, annovera anche quella per la lingua sarda.


 

Passione che a soli 27 anni le ha permesso di realizzare un progetto di insegnamento al di fuori dei confini isolani (e nazionali). «È nato tutto in seguito alla mia esperienza Erasmus fatta in Germania, la patria della linguistica e di Max Leopold Wagner, uno dei più grandi studiosi della lingua sarda. In Germania ho imparato il tedesco, che non conoscevo, e ho avuto subito la conferma, frequentando l’Università, che l’interesse per il sardo a livello accademico è tutt’ora molto forte».

Il progetto di insegnamento di Gloria nasce come un tirocinio universitario: «Un giorno – racconta – per caso ho saputo che un professore dell’Università di Mannheim, Elton Prifti, aveva portato i suoi alunni in Sardegna al termine di un corso di sardo svolto in quella università. Gli ho scritto subito una mail bilingue (sardo e tedesco) chiedendo se avesse bisogno di una tirocinante. È iniziato tutto da lì».­


alcune delle studentesse del corso

 

Gloria si è trovata così, in breve tempo, a organizzare e gestire un corso di lingua sarda da sola. Il programma di studio prevedeva l’insegnamento della  grammatica, partendo da un livello base A1, e lo studio della cultura sarda. «Ai miei alunni ho sempre cercato di spiegare un concetto: il sardo è una lingua viva e moderna, lontana da qualsiasi nostalgia folkloristica e che freme di essere parlata, usata, sbagliata e corretta». Durante le lezioni, infatti, l’impostazione dei dialoghi e degli esercizi era spesso indirizzata a un uso pratico della lingua, aspetto che ha riscosso molto interesse nei partecipanti.

Il corso, durato un semestre, è terminato nell’estate 2016. «Più che un corso mi piace definirlo un per-corso, progressivo e regolare, intramezzato da piccole verifiche, discussioni, relazioni degli alunni, ma anche da attività ludico-didattiche. Per insegnargli i numeri, ad esempio, ho pensato fosse simpatico giocare alla murra, che io stessa non conoscevo e ho dovuto studiare. Il risultato è stato molto divertente e funzionale perchè è un gioco che veicola lingua e cultura insieme». Nessuno degli studenti era di origine sarda e gli interessi che li portavano a seguire il corso erano diversi.


Studentesse tedesche che giocano alla murra

 

Sarebbe bello (e auspicabile) se un corso del genere si potesse organizzare anche in Sardegna e per gli studenti di tutte le facoltà. «Sono molti i giovani sardi che non hanno nessuna competenza della lingua – precisa Gloria – e che vorrebbero riappropriarsi di questo patrimonio: sono sicura che sarebbe seguitissimo.

Prima di concludere l’intervista Gloria ci confida che «Durante una lezione ho letto ai miei studenti un vostro articolo che raccontava la storia di Rachel Falchi, nata in India e adottata da una famiglia in Sardegna, che oggi scrive poesia in lingua sarda. Una storia molto significativa che dimostra come il sentirsi sardi non sia legato solo a questioni di nascita o origine, ma anche e non secondariamente alla cultura. Perché, così come si legge nell’articolo: “è innanzitutto a partire dalla lingua che si costruisce l’identità”».

Al momento Gloria è tornata a Sassari e tra pochissimo presenterà la sua tesi di laurea specialistica in Filologia, Industria culturale e Comunicazione. «Anche la tesi sarà incentrata sulla lingua e cultura sarda – conclude – ancora non so quando tornerò in Germania ma nel frattempo continuerò ad approfondire lo studio e la pratica della materia».

 

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