Infortuni sul lavoro, oltre 78mila quelli “invisibili”

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Il “sommerso” degli infortuni

Difficile, quasi impossibile stabilire con precisione quanti siano veramente gli infortuni sul lavoro in Italia. La fonte ufficiale cui si fa riferimento è il rapporto annuale dell’Inail: nel dossier riferito al 2009, l’ultimo disponibile, si parla di 1.050 morti e di 790mila incidenti, fenomeno sceso complessivamente del 6,3% rispetto all’anno precedente per via della crisi. Per un raffronto a livello europeo si guarda al programma “Esaw”, un metodo statistico messo a punto dall’Eurostat per favorire la prevenzione.

Mettendo insieme tutti i dati ufficiali (indagini Istat e indennizzi Inail) gli incidenti nel nostro Paese risulterebbero inferiori alla media del vecchio continente. Ma è davvero così? A sollevare la questione è lo studio di un ricercatore dell’Istat, Antonio Frenda, pubblicato su lavoce.info, secondo cui il tasso dell’Italia in effetti è più alto: la discrepanza è dovuta alla fiorente economia sommersa e ai tentacoli della criminalità organizzata nelle regioni del Sud che impedisce la denuncia.

Il dato degli infortuni nel sommerso – si legge nell’articolo – sfugge alle statistiche amministrative degli enti previdenziali e assicurativi e alle indagini statistiche ad hoc. Tuttavia, si può provare a darne una valutazione per il 2009. Senza considerare i valori dell’economia illegale, la stima approssimata per difetto è di circa 135mila infortuni tra gli irregolari (che in Italia sono circa 3 milioni) e nulla lascia prevedere che nel 2010 il fenomeno sia diminuito in assenza di nuove norme sull’emersione del “lavoro nero”.

Le regioni dove l’economia sommersa è più diffusa – prosegue il ricercatore – tendono ad avere una percentuale di infortunati leggermente più bassa rispetto al totale nazionale. Ma poiché non è ipotizzabile che questa situazione abbia effetti benefici, è del tutto legittimo affermare che il tasso di incidenza in quelle zone del paese sia maggiore, ma appaia minore per la mancata denuncia dell’evento all’ente previdenziale e, talvolta, per l’influenza della criminalità organizzata che, soprattutto nelle regioni del Sud, ha grossi interessi economici nell’economia sommersa.

Proprio nel Mezzogiorno si può dunque stimare una percentuale di infortuni indennizzabili e non denunciati, in gran parte avvenuti agli irregolari, non lontana da quella degli infortuni denunciati e indennizzati. Un valore ottenuto imponendo per ipotesi, nelle regioni meridionali (escluso l’Abruzzo), un rapporto tra infortuni e irregolari pari al totale Italia (4,2 per cento). Emerge quindi che circa 78mila infortuni, come stima minima, in gran parte e presumibilmente di entità “non molto grave”, non sono assolutamente denunciati alle autorità competenti. Si tratta comunque di stime basate su ipotesi – precisa il ricercatore – che utilizzano variabili talvolta misurate con metodi diversi o relative a periodi diversi (ma prossimi), e quindi i dati vanno considerati solo tendenzialmente, come misura approssimata del fenomeno.

Rassegna.it

Infortuni sul lavoro, oltre 78mila quelli “invisibili”ultima modifica: 2011-01-16T11:20:08+01:00da vitegabry
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