Bilancio sociale Inps 2013,

Bilancio sociale Inps 2013, in calo le pensioni previdenziali liquidate

Le nuove pensioni previdenziali liquidate nel 2013 ammontano a 596.675 con un decremento rispetto all’anno precedente, sia nel numero, sia nel valore medio mensile, sia nell’importo complessivamente erogato. E’ quanto si legge nel Bilancio sociale 2013 dell’Inps, presentato oggi a Roma.

In particolare, scende del 5,3% il totale dei nuovi assegni e del 12,7% la spesa complessiva annua, mentre l’importo medio lordo mensile delle prestazioni di invalidità, vecchiaia, superstiti diminuisce del 7,9%.

Con riferimento alle nuove pensioni di anzianità anticipata, erogate nel corso del 2013 (141.576) si rileva un decremento del 18% circa rispetto al 2012, che si accompagna a una diminuzione del 20,7% della spesa annua, mentre il valore mensile lordo dell’assegno si riduce del 3,3% (1.991 euro).

Il decremento del numero delle prestazioni è stato più elevato tra i lavoratori pubblici (-44,1%) e i dipendenti privati (-20,2%), mentre per i lavoratori autonomi il numero delle nuove anzianità è cresciuto del 38%. Le nuove pensioni di vecchiaia (150.637) diminuiscono complessivamente del 3,4%, come anche la spesa annua (circa 1,5 miliardi) e il valore medio dell”assegno (784 euro lordi mensili).

Il numero delle nuove pensioni si è ridotto nel comparto pubblico del 43,7% e nel settore privato del 32,1%. Per le pensioni di anzianità, l’età media dei nuovi pensionati sale nel 2013 a 59,6 anni tra i dipendenti privati, a 60,7 tra i dipendenti pubblici e scende a 59,9 tra i lavoratori autonomi.

Anche per le pensioni di vecchiaia si registra un aumento dell’età media rispetto al 2012, con valori pari a 64 anni nel settore privato, a 64,7 nel pubblico e a 64,6 per i lavoratori autonomi.

Il blocco del turn over nel pubblico impiego, nel 2013, ha influito sulla diminuzione dei lavoratori pubblici iscritti all”Inps. I lavoratori pubblici iscritti nel 2013 sono complessivamente 3.039.536, con una flessione del 2,1% rispetto al 2012.

Tale riduzione, che si rileva in tutte le casse pensionistiche della gestione pubblica, è riconducibile alle politiche di blocco del turn over, che appunto determina riflessi negativi sia sul rapporto tra iscritti e pensionati, sia sul rapporto tra entrate per contributi e uscite per prestazioni pensionistiche.

Dall”analisi di genere si rileva che nel settore pubblico le donne rappresentano il 54,9%, mentre i maschi il restante 45,1%. La differenziazione per sesso degli iscritti nel loro complesso dipende principalmente dalla distribuzione di genere di Cpdel (Cassa pensioni dipendenti enti locali) e di Ctps (Cassa trattamenti pensionistici statali), che insieme rappresentano oltre il 95,2% degli iscritti. 

Il restante delle casse incide poco sulla predetta distribuzione, come ad esempio la Cpi (Cassa pensioni insegnanti) che ha un’altissima percentuale di iscritti di sesso femminile (oltre il 97%). La distribuzione per classe d’età evidenzia un progressivo innalzamento dell’età media dei dipendenti pubblici. Si rilevano, infatti, variazioni negative per le classi d’età fino ai 50 anni e variazioni positive per quelle comprese tra i 50 e i 60 anni, accentuate per la classe oltre i 61 anni.

Per quanto riguarda gli importi, ancora una volta l’Inps traccia un quadro poco confortante sulla povertà diffusa tra gli anziani percettori di prestazioni.  Quasi un pensionato su due (43,5% pari a 6,8 milioni di individui) percepisce un reddito pensionistico medio inferiore a 1.000 euro mensili (tra questi il 13,4% al di sotto di 500 euro) per una spesa annua complessiva di 52,4 miliardi di euro pari al 19,7% del totale della spesa. 

Il 26% (4 milioni) si colloca nella fascia tra 1.000 e 1.500 euro medi mensili con un totale di 66,2 miliardi di euro di spesa annua (pari al 24,9% della spesa complessiva). Un ulteriore 15% (2,3 milioni di cittadini) percepisce un reddito da pensione compreso fra 1.500 e 2.000 euro, pari a 53 miliardi di spesa l’anno (20%).

Infine, per il rimanente 15,7% di beneficiari (2,5 milioni) il reddito pensionistico supera i 2.000 euro mensili assorbendo il 35,4% della spesa annua con 94 miliardi di euro. Tra questi, il 4,3% (676 mila pensionati) riscuote pensioni di importo superiore a 3.000 euro al mese per un totale di 38 miliardi di spesa annua, pari al 14,4% della spesa complessiva.

Il ministro del lavoro, Giuliano Poletti, a margine del suo intervento alla presentazione del Bilancio sociale dell’Inps 2013, rispondendo ai giornalisti ha assicurato che il governo “al momento non prevede specifici interventi sulle pensioni nella legge di stabilità, né di togliere né di aggiungere”. 

“L’obiettivo dell’accorpamento di Inps e Inpdap, ha  concluso il ministro, è “di rafforzare la strumentazione che abbiamo di welfare e l’Inps è il perno di tutti gli strumenti del welfare”. Proprio per questa ragione, l’Istituto previdenziale deve guardare al futuro estendendo la sua strategia di intervento fino a comprendere le politiche attive per l’invecchiamento.

Bilancio sociale Inps 2013,ultima modifica: 2014-10-14T20:10:20+02:00da vitegabry
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