Archivi giornalieri: 1 ottobre 2014
Disoccupazione
Eurostat: ad agosto, disoccupazione stabile in area euro
Ad agosto il tasso di disoccupazione si è attestato all’11,5% nell”area euro, stabile rispetto al mese precedente ma in calo rispetto al 12% dello stesso mese del 2013. E’ quanto emerge dai dati diffusi dall’Eurostat. Nell’Unione europea a 28 il tasso era al 10,1%, in calo rispetto al mese precedente e al livello più basso da febbraio 2012.
Fra gli Stati membri i livelli più bassi di disoccupazione sono stati registrati in Austria (4,7%) e Germania (4,9%), mentre i più alti in Grecia (27%) e Spagna (24,4%). L’Italia segna un tasso del 12,3%.
Per Laszlo Andor, commissario Ue all’Occupazione, “il livello di disoccupazione è diminuito lentamente in Europa nell’ultimo anno, ma rimane inaccettabilmente alto” e “almeno 25 milioni di persone che stanno cercando un lavoro non riescono a trovarlo, compresi 5 milioni di giovani con meno di 25 anni”.
E la Garanzia giovani lanciata dall’esecutivo di Bruxelles “aiuterà una ripresa economica con nuovi posti di lavoro”. Il vertice di Milano del prossimo 8 ottobre “sarà l’occasione per dare un nuovo impulso politico di alto livello all’attuazione della Garanzia giovani e migliorare la vita di milioni di giovani”.
Censis:
Censis: crisi svuota culle
Meno figli a causa della crisi. La difficile condizione economica che stiamo vivendo scoraggia soprattutto i giovani fino a 34 anni a decidere di avere un bambino. Nel 2013 in Italia si è registrata una riduzione delle nascite del 3,7% rispetto all’anno precedente, con un calo del tasso di natalità da 9 a 8,5 nati per mille abitanti. Dall’inizio della crisi a oggi sono più di 62.000 i nati in meno all”anno, secondo i dati della ricerca del Censis ”Diventare genitori oggi. Indagine sulla fertilità/infertilità in Italia”, realizzata in collaborazione con la Fondazione Ibsa e presentata oggi a Roma.
Siamo passati – indicano le rilevazioni del Censis – dai 576.659 bambini del 2008 ai 514.308 del 2013: mai così pochi nella storia d’Italia (le serie storiche ufficiali partono dal 1862), nonostante l’aumento nel tempo della popolazione, i progressi della medicina e il contributo degli immigrati residenti. E tra gli italiani c’è una diffusa consapevolezza sul problema di denatalità che affligge il Paese: l’88% sa che oggi si fanno pochi figli.
Il fenomeno viene spiegato soprattutto con motivi economici. Per l’83% la crisi rende più difficile la scelta di avere un figlio. E la percentuale supera il 90% tra i giovani fino a 34 anni, cioè le persone che subiscono maggiormente l’impatto della crisi e allo stesso tempo sono maggiormente coinvolte nella decisione della procreazione.
Il 61% degli italiani, però, è convinto che le coppie sarebbero più propense ad avere figli se migliorassero gli interventi pubblici. Sgravi fiscali e aiuti economici diretti sono le principali richieste (71%), il 67% segnala l’esigenza di potenziare gli asili nido, il 56% fa riferimento ad aiuti pubblici per sostenere i costi per l’educazione dei figli (rette scolastiche, servizi di mensa o di trasporto).
“Il fatto che il 2013 è l’anno in cui si sono fatti meno figli in Italia, compresi gli anni delle guerre, nonostante nel tempo sia aumentata la popolazione e il numero di immigrati, e nonostante i progressi medici e l’allungamento dell”aspettativa di vita, dovrebbe farci riflettere sugli effetti profondi che il perdurante stato di crisi sta producendo sul vissuto reale dell’Italia di oggi e del futuro”, commenta Giuseppe Zizzo, segretario della Fondazione Ibsa.
Ilo, il 48% delle persone nel mondo è senza pensione
Ilo, il 48% delle persone nel mondo è senza pensione
Nel mondo quasi la metà, il 48%, delle persone in età pensionabile non riceve una pensione e per molti tra quelli che la ricevono non è sufficiente. E’ quanto emerge da un nuovo rapporto dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), diffuso in occasione della Giornata mondiale delle persone anziane. “La conseguenza è che -spiega – la maggior parte delle donne e uomini in età avanzata non ha un reddito sicuro, né la possibilità di andare in pensione e continua a lavorare ad oltranza, spesso in condizioni di precarietà e con salari minimi”.
Il documento del”Ilo ”Protezione sociale per le persone anziane: tendenze e statistiche” indica “una rapida estensione negli ultimi anni della copertura pensionistica nei paesi a medio e basso reddito grazie a una combinazione di pensioni sociali finanziate dalle imposte, contributive e non contributive”.
Il rapporto analizza i sistemi pensionistici di 178 paesi. Più di 45 paesi hanno una copertura del 90% e oltre 20 paesi in via di sviluppo hanno raggiunto o quasi una copertura universale. “Molti paesi in via di sviluppo – ha dichiarato Isabel Ortiz, direttore del dipartimento Ilo per la protezione sociale – stanno espandendo la copertura dei loro sistemi pensionistici, si tratta di una tendenza molto positiva”.
“Ma altrettanto importante – fa notare – è garantire delle pensioni adeguate. Le persone anziane hanno il diritto di andare in pensione con dignità, senza correre il rischio di finire in povertà. Questo è un problema che riguarda tutti i paesi del mondo”.
In un solo decennio, paesi come Cina, Lesotho, Tailandia, Timor Est e Tunisia hanno registrato miglioramenti straordinari nella copertura pensionistica, passando dal 25 al 70% della popolazione. Le pensioni finanziate dalle imposte hanno un ruolo importante nell”estensione della copertura in quanto assicurano un livello base di protezione per le persone che non ricevono una pensione contributiva.
Secondo il rapporto, “le politiche di consolidamento fiscale adottate dal 2010 in poi hanno portato a una riduzione della protezione sociale per le persone anziane”. “Le misure di aggiustamento comprendono tagli alla sanità e ad altri servizi sociali, riforme dei sistemi pensionistici che innalzano l’età pensionabile, la riduzione delle prestazioni e l”aumento dei contributi”, spiega.
“Questi provvedimenti stanno compromettendo -osserva – i sistemi pensionistici e sociali nonché la loro funzione di prevenire la povertà in età avanzata. Le debolezze di lungo termine delle politiche di austerità si stanno manifestando. I bassi livelli di reddito delle famiglie hanno portato a una riduzione dei consumi domestici e rallentano la ripresa economica. E’ preoccupante pensare che i futuri pensionati riceveranno entro il 2050 pensioni più basse in almeno 14 paesi europei”.
Ortiz spiega poi che “l’impatto positivo della protezione sociale sullo sviluppo socio economico, ad esempio rafforzando la capacità di spesa dei consumatori e promuovendo una crescita economica più inclusiva, ha posto la protezione sociale in cima all’agenda per lo sviluppo”.
“Molti paesi a medio reddito stanno espandendo i loro sistemi di protezione sociale come parte della strategia per la crescita economica. La Cina, ad esempio, ha quasi raggiunto la copertura universale delle pensioni e aumentato i salari”, ricorda Ortiz.
“Alcuni paesi, tra cui Argentina, Bolivia, Cile, Ungheria, Kazakhstan e Polonia – si legge nel rapporto Ilo – stanno riconvertendo le precedenti privatizzazioni dei loro sistemi pensionistici avvenuti negli anni ”80 e ”90 in quanto troppo costosi e non consentono l’estensione della copertura della pensione. La totale o parziale ri-nazionalizzazione di questi sistemi ha l’obiettivo di ridurre i costi fiscali, migliorare la copertura e la sicurezza del reddito degli anziani”.
“I sistemi pubblici di sicurezza sociale con solidi sistemi di protezione sociale di base – avverte Ortiz – sono essenziali per la ripresa economica, lo sviluppo inclusivo e la giustizia sociale e, di conseguenza, devono essere parte integrante dell’agenda di sviluppo post-2015. La protezione sociale in tarda età è un diritto umano riconosciuto dalle norme internazionali del lavoro e porta benefici anche dal punto di vista economico”.
Rapporti CNEL
Rapporti CNEL
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14/07/2010La contrattazione collettiva nel settore privato 2009
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30/11/2007Lineamenti della contrattazione aziendale nel periodo 1998-2006
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21/01/2004I lineamenti fondamentali della contrattazione territoriale contenuta nell’Archivio del CNEL e la contrattazione territoriale nei distretti industriali
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27/02/2002Il lavoro delle donne tra tutela legislativa e previsioni contrattuali
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23/01/2002La contrattazione aziendale nel settore privato dell’economia
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CNEL
Archivio Nazionale dei contratti collettivi di lavoro
La legge 30 dicembre 1986 n. 936 ha istituito presso il CNEL l’Archivio nazionale dei contratti collettivi di lavoro. L’Archivio è gestito dal II Ufficio di supporto agli Organi collegiali sulla base delle direttive della Commissione speciale ex art.16 della legge 936 del 1986. L’Archivio, che raccoglie gli atti di contrattazione collettiva a livello nazionale nei settori privato e pubblico, gli Accordi fra Governo e Parti Sociali, gli Accordi interconfederali e i Contratti Collettivi Nazionali Quadro, ha subìto nel tempo adeguamenti che riflettono i mutamenti intervenuti negli assetti della contrattazione collettiva.
L‘Accordo 23 luglio 1993, superando il sistema degli adeguamenti salariali automatici, ha fissato in 4 anni la durata dei contratti e previsto una sessione intermedia ogni 2 anni per il rinnovo della parte economica.
Più recentemente, altri accordi fra Governo e Parti sociali hanno ridefinito il modello di contrattazione di primo e di secondo livello. Con l’Accordo 22 gennaio 2009, esteso al pubblico impiego con l’Accordo 30 aprile 2009, la vigenza dei contratti collettivi nazionali è stata portata a tre anni sia per la parte normativa che per quella economica, e sono state introdotte nuove regole per il calcolo degli adeguamenti retributivi in relazione all’andamento delle dinamiche inflazionistiche.
La sezione dell’Archivio denominata “Contrattazione nazionale – settori pubblico e privato” raccoglie i contratti collettivi nazionali vigenti nel settore pubblico e nel settore privato, sottoscritti secondo le regole dell’Accordo 23 luglio 1993.
Nella sezione, continuano ad essere raccolti i contratti collettivi nazionali vigenti nelsettore privato sottoscritti secondo le regole dell’Accordo 22 gennaio 2009.
Il rapporto di lavoro dei dipendenti pubblici è stato recentemente oggetto di intervento da parte del decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150 (di attuazione della legge delega 4 marzo 2009, n. 15),che modifica parte del d.lgs. 165/2001.
Per quanto riguarda i contratti collettivi, la nuova disciplina ha introdotto per le Pubbliche Amministrazioni l’obbligo di trasmettere al CNEL i contratti sottoscritti a livello nazionale e decentrato (co. 5 dell’art. 40 bis del d.lgs. 165/2001).
Il comma 7 dell’art. 40-bis del decreto legislativo 165/2001 stabilisce le sanzioni a carico delle amministrazioni in caso di mancato adempimento delle prescrizioni indicate nello stesso art. 40-bis.
La sezione denominata “Contratti nazionali e integrativi del settore pubblico” cura la raccolta sistematica dei contratti collettivi sottoscritti secondo le regole dell’Accordo 30.4.2009 e/o trasmessi al CNEL ai sensi della citata normativa, classificandoli secondo il nuovo assetto dei comparti di contrattazione scaturito dall’applicazione del nuovo co. 2, art. 40.
Informazioni sui testi dei contratti possono essere rivolte all’Ufficio esclusivamente a mezzo di posta elettronica, al seguente indirizzo: archiviocontratti@cnel.it. L’Ufficio è aperto al pubblico solo su appuntamento. Per il deposito dei contratti collettivi nazionali del settore privato, previsto dall’art. 17 della legge 30 dicembre 1986, n. 936, occorre utilizzare l’indirizzoarchiviocontratti@cnel.it I contratti devono essere trasmessi in formato compresso (.zip), il cui file deve necessariamente contenere sia il file in formato pdf che in formato testo (.doc) Per trasmettere i contratti collettivi nazionali e integrativi delle pubbliche amministrazioni, ai sensi dell’art. 55 del decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150, occorre essere registrati utilizzando il seguente link (non utilizzare un indirizzo di posta certificata). Dopo la registrazione si potrà utilizzare l’apposita pagina per trasmettere il contratto.E’ possibile allegare un unico file compresso (.zip/.rar).
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Archivio delle Newsletter con l’elenco dei provvedimenti di maggior interesse pubblicati nelle varie serie della Gazzetta Ufficiale
Antonio Gramsci
il manifesto
L’OSSERVATORE ROMANO
Santa Teresa di Gesù Bambino (di Lisieux)
Santa Teresa di Gesù Bambino (di Lisieux)
Il 2 gennaio 1873 verso mezzanotte, la casa di Giuseppe Stanislao Martin e di Zelia Guerin fu rallegrata da un nuovo olezzante fiorellino : Maria Teresa, che univasi a completare il mazzo di fiori di quei fortunati genitori. La bambina crebbe delicata, vispa e graziosa, bella agli occhi di Dio e degli uomini. Nei primi anni della sua esistenza rimase orfana della mamma, e fu educata dal padre e dalle sorelle.
Nel 1887 a 14 anni, Teresa chiese di entrare nel monastero delle Carmelitane, ma non le fu concesso perché era ancora troppo giovane.
Non si scoraggiò, e nell’anno appresso partì con suo padre per Roma, e là inginocchiata ai piedi del Pontefice, gli disse : « Santo Padre, per onorare il vostro giubileo, permettetemi di entrare nel Carmelo a 15 anni ». « Entrerete se il buorr Dio vorrà », rispose il Papa. Il 9 aprile 1888, dopo giorni di preghiere e di mortificazioni, le porte del Carmelo di Lisieux si aprirono a ricevere la giovanetta.
Il 10 giugno 1890 vestiva l’abito del Carmelo; e 1’8 settembre del 1890 emetteva i santi voti prendendo il nome di Suor Teresa del Bambin Gesù. Entusiasta del bello, avrebbe voluto dipingere e comporre versi: essere la suora sagrestana per rimanere vicina a Gesù ed occuparsi dei sacri lini; invece l’ubbidienza la incaricò di lavare e rammendare gli abiti. Il freddo era intenso, i cibi molto comuni. Teresa, di delicata costituzione, soffriva ma non si lamentava : con la semplicità d’una bambina diceva di essere il giocattolo di Gesù. Così trascorse nove anni in religione: ubbidienza, preghiera, sacrificio erano il suo programma. Nell’aprile del 1895 ebbe come un presentimento della sua partenza : « Io morrò presto, diceva. Non ho offerto al buon Dio che l’amore, ed Egli mi restituirà l’amore. Dopo la mia morte farò cadere sul mondo una pioggia di rose. Voglio insegnare la mia piccola via agli uomini, voglio dir loro che vi è una piccola ma una gran cosa da fare quaggiù: gettare a Gesù i fiori dei piccoli sacrifizi ».
La giovane carmelitana sul letto della sua ultima malattia era affranta dal dolore : « Soffro » diceva semplicemente. È l’agonia senza mescolanza di consolazioni. « Mi manca l’aria della terra; quando respirerò l’aria del Paradiso? Madre mia, il calice è al colmo. Non avrei creduto poter soffrire tanto ». Era sera e la campana del Carmelo suonava l’Angelus: Suor Teresa fissò lo sguardo’ sull’Immacolata e sul Crocifisso, e dopo una breve pausa esclamò: « Oh! Dio, vi amo… », e le sue labbra tacquero per sempre.
PRATICA. S. Teresina ha scritto il libro della sua vita, « Storia di un’anima », ove insegna la sua « piccola via»: leggiamolo.
PREGHIERA. O Signore, che hai detto: Se non diverrete come fanciulli, non entrerete nel regno dei cieli, concedi, te ne preghiamo, che seguendo le orme della vergine Teresa nell’umiltà e nella semplicità del cuore, possiamo conseguire i premi eterni.
Citazione di Papa Francesco
Santa Teresa di Gesù Bambino diceva che lei doveva fermarsi sempre davanti allo spirito di curiosità. Quando parlava con unaltra suora e questa suora raccontava una storia, qualcosa della famiglia, della gente, alcune volte passava ad un altro argomento e lei aveva voglia di conoscere la fine di questa storia. Ma sentiva che quello non era lo spirito di Dio, perché era uno spirito di dispersione, di curiosità. Il Regno di Dio è in mezzo a noi: non cercare cose strane, non cercare novità con questa curiosità mondana. Lasciamo che lo Spirito ci porti avanti, con quella saggezza che è una soave brezza. Questo è lo Spirito del Regno di Dio, di cui parla Gesù. Così sia
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Newsletter del 01/10/2014
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