Sergio Garavini

RICORDO DI SERGIO GARAVINI: IL SINDACALISTA “POLITICO”

La figura di Sergio Garavini torna spesso nei miei ricordi. Fu il primo sindacalista che conobbi e una persona molto cara e importante nella mia memoria. Per questo oggi vorrei proporvi un intervento che tenni pochi anni fa alla Camera del lavoro di Milano in suo ricordo.

Milano – Camera del lavoro, 29 settembre 2011

Quasi tutti i sindacalisti e molti imprenditori “fanno politica” nel senso etimologico del termine. L’articolo 41 della Costituzione recita

L’iniziativa economica privata è libera. Non può svilupparsi in contrasto conl’utilità sociale o in modo da arrecare danno alla sicurezza, alla libertà, e alla dignità umana.

Ora sembra che la proposta del Governo voglia ridurre questi vincoli indicando che «tutto ciò che non è proibito è permesso!» Non mi sembra sia il caso di perdere tempo evidenziando l’enorme differenza!

Ricordo che quando incontrai la prima volta Sergio Garavini si era appena costituita la Federtessile, su cui vorrei spendere poche parole. La Federtessile, della quale fui il primo Presidente, nasceva da una richiesta sindacale di fare un contratto unico per il tessile-abbigliamento.

Mi fu detto che per il Consiglio sindacale sarebbe entrato in presidenza Giancarlo Lombardi, figlio di Renato Lombardi, ex Presidente di Confindustria e nipote del filosofo cattolico Gabrio Lombardi, e nipote di Padre Lombardi, detto “Il microfono di Dio”. Ne parlai con uno dei miei più cari amici, Enrico Gregotti, “Chicco”, anche lui industriale tessile dicendogli che avvistavo una sciagura, mi rispose: «stai tranquillo! È dei nostri». Giancarlo era proprio dei nostri!

Solo molti anni dopo seppi che Padre Lombardi era un grande predicatore Gesuita e che la definizione “Il microfono di Dio”
era tutt’altro che spregiativa, ma era usata anche in famiglia Lombardi.

Nominammo Segretario della Federtessile il Prof. Roberto Moro, politologo, esperto di Storia di Francia che ottenne il rispetto degli altri segretari e presidenti delle tredici associazioni tessili.

Incontrai Sergio Garavini, che era più grande di me e aveva anche l’aria di essere uno sportivo ben piazzato. Ci siamo visti in un bar di Brera e gli dissi: «Caro Garavini, noi ogni quattro anni dobbiamo fare un contratto e dobbiamo seriamente difendere degli interessi opposti. Poi, possiamo anche lavorare insieme, ad esempio sulla politica industriale o sul futuro del tessile in Italia».

Sergio Garavini da studente inizia la sua militanza politica e partecipa alla Liberazione di Torino. C’erano anche i miei zii. Giulio Bolaffi “Il Comandante Laghi” che era sceso dalla Valle di Lanzo Piemontese quel 25 aprile alla testa dei suoi alpini partigiani della “Brigata Stellina”, dal nome di sua figlia Stella. Mio zio Cesare Artom che, travestito da sottufficiale della GdF, con il nome di copertura Pino Accomasso, residente nell’Italia già liberata, faceva parte del gruppo “Glass e cross” e attraversò decine di volte le Alpi. Portava denaro e “buoni di prelevamento” che garantivano ai contadini, a cui i nazisti e le Brigate nere razziavano il bestiame, di essere pagati e furono pagati! Mio zio Cesare, con il suo amico e compagno di scalate in montagna Raffele Jona, operò inoltre con il Governo Provvisorio del Sud per ottenere la promessa di uno statuto speciale della Valle d’Aosta, che divenne così italiana e non francese.

Purtroppo alla liberazione di Torino non partecipò un cugino di mio padre, Emanuele Artom, che fu ammazzato dalle botte dei Neo fascisti alle Carceri Nuove di Torino. Oggi lo ricorda a Torino una via – via Artom – con dei giardinetti dove vanno a giocare i bambini.

Io, che mi sono interessato nella mia vita anche di storia delle automobilismo, chiesi a Sergio Garavini se c’era un collegamento tra lui e la Carrozzeria Garavini. Mi raccontò che era l’azienda di suo padre, che aveva fatto un accordo con la “Diatto” per costruire ambulanze, mezzi di trasporto dopo la prima Guerra Mondiale e, in seguito, con Fiat Ambulanze
e con gli
Autobus Lancia da Città. La Garavini aveva costruito in Italia la prima carrozzeria “Weymann”
con una struttura in legno ricoperta di materiale in plastica spalmata e impermeabile. Il tutto per rendere più leggeri gli automezzi e diminuire i consumi.

Erano tanti gli argomenti che mi legavano a Sergio Garavini.

Vorrei concludere con due episodi.

Ai nostri incontri a un bar di Brera una volta venne anche Enrico (Chicco) Gregotti. Amico carissimo e il più intelligente tra gli anticonformisti che abbia mai conosciuto e disse a Sergio
« difendere gli interessi degli operai è logico, la definizione di imprenditore è “colui
che partecipa al rischio di impresa, cioè agli utili e alle perdite“, non capisco perché si debbano licenziare gli operai, che non sono chiamati a partecipare al rischio di impresa!» Fu forse l’unica volta che vidi Garavini veramente stupito!«Siete in molti a pensarla cosi?» mi chiese. Chicco Gregotti ed io ci guardammo e la risposta fu «Certamente noi due. Ce ne possono essere altri ma non li conosciamo!»

In quegli anni la Federtessile non firmava il contratto con la CISNAL ma dava una delega per firmare altri contratti a un industriale tessile: Rivolta. Un giorno lo andai a trovare per dirgli che mi spiaceva dargli una scocciatura. Vidi dietro la sua scrivania un ritratto del duce che lo teneva in braccio in divisa da figlio della Lupa. Naturalmente non gli parlai di scocciature!

Dal volume su Sergio Garavini ho appreso che amici loro erano i Mandelli, una famiglia operaia comunista che aveva un figlio, Walter, che divenne Vicepresidente di Confindustria.
Noi tessili avevamo un dialogo con i sindacati, la Federmeccanica faceva grandi adunate con i suoi associati e Walter Mandelli dava, metaforicamente, in pasto brandelli di sindacalisti ai suoi imprenditori. Questa è la ragione per cui la Filtea Cgil che era il sindacato dei tessili è sempre stata estremamente dialogante, mentre la Federmeccanica aveva come controparte la Fiom!

Ricordo che un giorno l’avvocato Agnelli mi disse: «Perché lei è sempre contrario a Mandelli, quel suo tono operaiesco ci è molto utile!»
Gli risposi: «Guardi avvocato, il tono operaiesco di Walter Mandelli non incanta Nessuno!»

 

COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA

 

Articolo 41

L’iniziativa economica privata è libera.

Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.

La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali

Sergio Garaviniultima modifica: 2014-09-29T20:28:34+02:00da vitegabry
Reposta per primo quest’articolo