La guerra non è mai inevitabile – dall’ OSSERVATORE ROMANO –

La guerra non è mai inevitabile

 

· Il Pontefice esorta i leader religiosi a cooperare per promuovere la cultura dell’incontro e della pace ·

08 settembre 2014

 
 

E all’Angelus ricorda i conflitti in Ucraina, Lesotho e Iraq

«La guerra non è mai una necessità, né è inevitabile». Convinto che «c’è sempre un’altra via», quella «del dialogo, dell’incontro e della ricerca sincera della verità», Papa Francesco ha rinnovato il suo appello di pace in un messaggio ai rappresentanti delle Chiese cristiane e delle comunità ecclesiali e ai leader delle religioni mondiali, riuniti in Belgio dal 7 al 9 settembre, per il XXVIII incontro internazionale organizzato dalla comunità di Sant’Egidio. 

Una donna davanti alle macerie in fiamme della sua casa dopo un bombardamento a Donetsk, nell’Ucraina orientale (Ap)

Nel messaggio — letto domenica pomeriggio ad Anversa — il Pontefice ha ribadito che i leader religiosi dovrebbero «cooperare in maniera più efficace all’opera di guarire le ferite, risolvere i conflitti e perseguire la pace», esortandoli «a essere uomini e donne di pace», capaci «di promuovere la cultura dell’incontro quando ogni altra opzione fallisce o vacilla». In proposito il vescovo di Roma chiede alle comunità di «essere scuole di rispetto e di dialogo».

Del resto, le cronache di questi giorni continuano a rilanciare gli echi di conflitti in varie parti del pianeta. E Francesco non si stanca di richiamarli, col proposito di tenere desta l’attenzione del mondo su drammi destinati altrimenti a rimanere vittime dell’oblio oltre che dell’odio e della violenza. E così anche all’Angelus, parlando ai fedeli riuniti in piazza San Pietro, è tornato a invocare soluzioni pacifiche per le popolazioni di Ucraina e Iraq, aggiungendo alle proprie preoccupazioni anche quelle per il Lesotho. Al termine della preghiera mariana ha infatti ricordato i «passi significativi nella ricerca di una tregua» compiuti in Ucraina orientale, con l’auspicio «che essi possano» condurre a «una pace duratura». Quindi si è unito agli appelli dei vescovi del Paese africano, condannando «ogni atto di violenza» e pregando perché in Lesotho «si ristabilisca la pace nella giustizia e nella fraternità». Infine ha ringraziato i volontari della Croce rossa italiana partiti alla volta di Erbil e ha espresso «un sentito apprezzamento per questa opera generosa e concreta» a favore di «nostri fratelli perseguitati ed oppressi». In precedenza, commentando le letture liturgiche, Papa Francesco aveva parlato della correzione fraterna.

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