Archivi giornalieri: 16 giugno 2009

Decreto – legge 39

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 aprile 2009,

n. 39, recante interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli

eventi sismici nella regione Abruzzo nel mese di aprile 2009 e ulteriori

interventi urgenti di protezione civile

Trasmesso dal Presidente del Senato della Repubblica

il 25 maggio 2009

16PDL0025320.pdf

Referendum

 

Il referendum truffaldino e il Pd

di Francesco Casula

Con il referendum spazzeremo via la legge “porcata”. Così pontificò Segni. Ma si tratta di una colossale bugia. Il referendum non prevede la liquidazione dell’attuale legge elettorale -soprannominata aulicamente “porcata” dal leghista Calderoli- bensì la vuole rafforzare, segnatamente negli aspetti più “porceddini”: rimarrebbe infatti intatta la parte che attiene agli sbarramenti e a quella che non prevede la possibilità per l’elettore di esprimere la sua preferenza per i candidati. E dunque i parlamentari continuerebbero ad essere “nominati” dai gerarchi dei Partiti, esautorando di qualsiasi decisione il popolo “sovrano” e introducendo surrettiziamente il bipartitismo. Ma c’è di più: l’unica modifica sostanziale dei referendari peggiorerebbe ancor più la legge. Si prevede infatti che il premio di maggioranza non venga più assegnato alla lista o alla coalizione ma semplicemente alla sola lista che abbia il maggior numero di voti: a prescindere dalla quantità. Per cui potrebbe succedere che un Partito che ottiene il 20/25% di voti –ma in teoria anche meno- abbia diritto di avere il 55% dei parlamentari! Cancellando così qualunque criterio di rappresentanza. Così come la Legge “Acerbo” del 1923, che per consolidare definitivamente il fascismo, decapitando le opposizioni parlamentari, e per accrescere il potere esecutivo, assegnava 2/3 dei seggi alla Camera, alla lista che avesse ottenuto più voti. O come l’altra legge, ugualmente ispirata al principio maggioritario, del 1953, quando De Gasperi, per garantire alla DC e ai suoi alleati una maggioranza in grado di mantenere la stabilità governativa su una linea centrista, fece approvare in Parlamento una legge che assegnava il 65% dei seggi alla Camera, al partito o al gruppo di partiti che avessero raggiunto il 50% più uno dei voti. I risultati elettorali impedirono lo scatto di quella legge (i quattro partiti di centro, apparentati, ottennero solo il 49,85% dei voti)  ma i partiti di sinistra la battezzarono ugualmente legge-truffa. Ebbene oggi, la parte maggioritaria dei nipotini di quella sinistra che allora innalzò le barricate contro De Gasperi, pare disponibile a votare un referendum che legittimerebbe una legge centomila volte più truffaldina di quella del 1953. Meno male che ci penseranno gli elettori, facendolo fallire con l’astensionismo attivo e di massa, a seppellirlo.

UNAR

L’Unar: “Chi denuncia discriminazioni vive in Italia da oltre 13 anni”

Ha circa 40 anni, ha casa e un lavoro regolare. I più colpiti sono gli africani. Il numero più alto di segnalazioni al Centro-Nord. I dati del Contact center: 2454 chiamate, 339 casi di discriminazione.

razzismo.jpgChi denuncia casi di discriminazione al numero verde dell’Unar vive in Italia da oltre 13 anni, ha un’età media di circa 40 anni, è regolare e può contare su una stabilità abitativa, lavorativa e relazionale capaci di garantire una maggiore consapevolezza dei diritti e doveri.

E’ l’identikit tracciato dall’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali del Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del consiglio dei ministri, che ha diffuso i dati del Contact center multilingue gratuito (800.90.10.10).

Dal 10 dicembre 2007 al 10 dicembre 2008 sono state 2454 le chiamate, di cui 511 di denuncia di presunta o effettiva discriminazione razziale e 339 i casi di “oggettiva” discriminazione o molestie su base etnica e razziale seguite dal servizio. Nel 2007, i casi di discriminazione accertati erano stati 265; 282 nel 2005 e 218 nel 2006.

La maggioranza proviene dal Centro (59,3%) e dal Nord (33,5), solo il 7,2% dal Sud e dalle isole: una differenza territoriale marcata giustificata, secondo l’Unar, dal fatto che il Meridione è ancora considerata terra di transito dalla maggior parte degli immigrati, mentre chi resta è soggetto a “una significativa irregolarità dello status giuridico e del lavoro straniero”. 

Le denunce pervengono prevalentemente dai principali centri urbani, “crocevia etnico e razziale contraddistinto da un mercato del lavoro e da opportunità di inclusione sociale maggiori, dalle garanzie offerte da reti etniche di solidarietà e da un terzo settore molto dinamico”.

Tra gli stranieri che denunciano la maggior parte proviene dal continente africano: sono più di un terzo (39,4%) coloro che si sono rivolti al numero verde. Una percentuale così alta è sicuramente legata al forte protagonismo dell’immigrazione africana in Italia negli anni passati, la cui maggiore diffusione e radicamento sul territorio, seppure con differenze rispetto alle singole comunità, determina una rappresentanza cospicua fra gli utenti UNAR.

Peraltro, questa rilevanza del dato relativo all’Africa è probabilmente da imputare anche al colore della pelle; un marcatore etnico, questo, che incide in modo determinante nell’attivazione di comportamenti discriminanti. 

Anche la percentuale di coloro che sono nati nei paesi dell’Europa orientale è piuttosto alta e corrisponde al 24,4% circa, in linea con l’incidenza dell’immigrazione dall’Est europeo che, negli ultimi anni, è più che raddoppiata in termini di presenze. Le percentuali degli utenti dell’America Meridionale e dell’Asia corrispondono, rispettivamente, al 12,3% e al 5% del totale.