Archivi giornalieri: 5 giugno 2009

Vota Comunista

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Manca ormai pochissimo alle elezioni. Pubblichiamo alcuni articoli per parlare agli indecisi. A chi è invece convinto di votare per la lista comunista e anticapitalista (Prc-Pdci-Socialismo 2000), ci permettiamo di chiedere di fare tutto il possibile anche nelle ultimissime ore per portare altri voti. Un consiglio pratico: appuntiamoci un elenco di possibili elettori della lista comunista, amici, parenti, colleghi di lavoro, coinquilini. E poi chiamiamoli uno per uno o andiamoli a trovare. Con chi non riusciamo a parlare mandiamo un sms: vota e fai votare la FALCE E MARTELLO con scritto: RIFONDAZIONE e COMUNISTI ITALIANI. Ogni voto conquistato potrebbe essere quello decisivo per superare l’infame 4% !

ALL’APPELLO PER LA LISTA COMUNISTA (PRIMO FIRMATARIO INGRAO) SI AGGIUNGONO MOLTI ALTRI NOMI.

 


“Sto dalla parte dei miei cugini comunisti”: con queste parole l’attore Paolo Rossi

 

, impegnato in questi giorni a Milano con lo spettacolo “Le guerre per il frutto del peccato”, motiva la sua adesione all’appello “Se sei di sinistra, dillo forte” che vede per primo firmatario Pietro Ingrao e poi oltre 200 esponenti del mondo della cultura, della scienza, dello spettacolo, della società civile e del mondo del lavoro che alle prossime elezioni europee voteranno per la Lista comunista e anticapitalista formata da Prc, Pdci, Socialismo 2000 e Consumatori uniti.

Anche il maestro, regista di tanti film che hanno fatto la storia del cinema italiano, Mario Monicelli ha dichiarato il suo voto alla Lista comunista e anticapitalista.
Tra le altre, tantissime, adesioni all’appello “Se sei di sinistra dillo forte” che stanno arrivando in queste ore si segnalano quelle del pittore Franco Mulas, di Marino Severini della rock band dei Gang, del designer e cartonista Enzo Apicella
.

Tutti nomi che vanno ad aggiungersi, oltre che a quello del primo firmatario dell’appello, Pietro Ingrao, a quelli di molti altri, tra i quali il fisico Carlo Bernardini, lo psichiatra Luigi Cancrini, lo scrittore Massimo Carlotto, don Franzoni e don Gallo, il costituzionalista Gianni Ferrara, il cantante e attore Massimo Ranieri, il poeta  Edoardo Sanguineti, il disegnatore Vauro e altri 200 nomi.

 

Come urlare per l’unità dei comunisti e poi fare concretamente il suo contrario E-mail

Autore: Leonardo Masella

Testata/Fonte: redazione del 01/06/2009



Risposta al compagno Grondona

 

Il compagno Stefano Grondona, ex-segretario del Pdci di Bologna, oggi semplice iscritto del Pdci di Bologna e assessore nel Comune di Ozzano Emilia e sostenitore di una lista non comunista (la lista di Bifo) in Provincia e nel Comune di Bologna, ha scritto sulla mia bacheca di Facebook il seguente messaggio: “E’ necessario un unico forte Partito Comunista alternativo al Pd, non governista, autonomo, che sia il punto di riferimento di tutta la Sinistra”. Poiché se rispondessi attraverso i “commenti” di Facebook, sarei troppo sintetico per fare capire concetti un po’ complicati, ho pensato di scrivere una nota e poi di taggarla a Stefano.

Caro Stefano, ti ringrazio per l’attenzione che mi dedichi scrivendo sulla mia bacheca. Ti rispondo, così approfitto per chiarire brevemente il mio pensiero.
1) Dire che “è necessario un unico forte Partito Comunista alternativo al PD, non governista, autonomo, che sia il punto di riferimento di tutta la Sinistra” è una condivisibile petizione di principio, che però non sposta di una virgola la situazione verso quell’obbiettivo, anzi se ripetuta in modo astratto e quasi “religioso”, senza vedere i problemi concreti e capire come superarli, può persino avere l’effetto opposto. Lo chiedo a te che non sei un semplice militante di base, ma sei stato per anni il segretario del Pdci di Bologna ed oggi sei assessore di una coalizione col Pd nel Comune di Ozzano Emilia in provincia di Bologna: è realistico proporre “un unico partito comunista” nella situazione concreta italiana in cui ci sono una quindicina di partiti, partitini, gruppi e gruppetti – ognuno col suo piccolo capetto che si crede Lenin – che si autodefiniscono comunisti ? Ti sembra realistico convincere oltre al Prc e al Pdci, il Pdcl di Ferrando, Sinistra Critica di Cannavò, la Rete dei Comunisti, il Partito di Alternativa Comunista, il Pmli, Lotta Comunista, tanto per citare i più conosciuti (sia pure conosciuti in ambiti ristrettissimi), a sciogliersi ?
2) Allora, sarebbe meglio auspicare e lavorare concretamente per la costruzione piuttosto che di un partito comunista “unico”, di un partito comunista (senza necessariamente la p maiuscola e la c maiuscola) più forte di quelli esistenti, un partito cioè, diversamente da quelli esistenti, che sia comunista non solo di nome, ma anche di fatto. Essere comunisti significa, secondo me, “fare i comunisti”, oltre e più che dirsi e autodefinirsi comunisti. Di questo abbiamo bisogno. Non ci serve a niente l’ennesimo partitino autoreferenziale, comunista solo di nome e di simbolo, ma poi non di fatto, perché ultraminoritario, solo nostalgico e testimoniale del bel tempo che fu. Un partito invece non solo nominalisticamente ma realmente comunista, non si fa da un giorno alla notte, solo perché lo si vuole, lo si dice, lo si scrive, lo si chiede, lo si urla. Fosse così facile ! Purtroppo c’è bisogno di un lungo processo (teorico, politico, organizzativo) di ricostruzione/rifondazione, dopo i disastri non solo dell’ultimo Pci (che già non era più un partito comunista, anche se a parole si chiamava ancora “comunista”) ma anche dopo i disastri liquidatori di Cossutta e del cossuttismo (prima) e di Bertinotti e del bertinottismo (poi) che, entrambi, hanno contribuito, sia pure in modo diverso, a devastare il Prc (oltre al Pdci, che già all’epoca della sua fondazione, avvenuta solo per sostenere il primo governo Prodi e poi D’Alema, era molto poco comunista, tranne che nel nome, nella simbologia, sbandierata con la stessa foga con cui si moderava – parallelamente – la linea politica per mantenere l’accordo nazionale con i Ds in quella che veniva definita l’”alleanza strategica” di centro-sinistra).
3) La base di partenza di un processo del genere è, tuttavia, nella situazione concreta italiana (ma perché l’unica frase di Lenin che non si cita mai è “analisi concreta della situazione concreta” ?), superare la soglia di sbarramento elettorale del 4% in queste elezioni europee. Se ciò avviene si può aprire un processo relativamente breve di unificazione fra Prc e Pdci (che può essere attrattivo non solo e non tanto per altri “vecchi” comunisti sparsi, ma soprattutto per formare nuovi comunisti fra giovani, operai e immigrati, in mezzo ai movimenti come l’onda studentesca, le lotte operaie, i movimenti antirazzisti e antimperialisti, nella crisi radicale e profonda del sistema capitalistico), che non è “il nuovo Partito Comunista” ma avvia solamente un processo più lungo (che dovrà essere anche mondiale) di ricostruzione/rifondazione comunista su base non ultraminoritaria/nostalgica, che riesca cioè a liberare la teoria e la prassi comuniste e rivoluzionarie dalla gabbia-mausoleo in cui sono state messe assieme alla salma di Lenin, cosa questa che, secondo me, è stata la causa vera, profonda, della crisi del movimento comunista mondiale, del gravissimo scioglimento del Pcus e dell’Unione Sovietica. Se la soglia non si supera, invece, c’è il fortissimo rischio che si apra un processo opposto, di ulteriore divisione e frammentazione dei comunisti, con la formazione dal Prc e dal Pdci di altri gruppi e gruppetti che si andranno ad aggiungere a quei 15 di prima (quindi altro che “unità dei comunisti” o “partito unico” o partito più forte di quelli oggi esistenti !).
4) Dunque, per concludere e mi scuso per la schematicità, se si vuole non dico un partito unico, ma almeno (mi accontenterei !) un partito comunista un po’ più forte di quelli esistenti, la prima cosa da fare è aiutare la lista comunista e anticapitalista Prc-Pdci-Socialismo2000 a prendere voti. Se si fa il contrario, caro compagno Grondona, si dice una cosa a parole (“l’unità dei comunisti”, “un forte e unico Partito Comunista”) ed altre frasi fatte e altisonanti (“scarlatte” come diceva Lenin), ma – anche in perfetta buona fede – si fa il contrario nei fatti. Perché si sa che non bastano le buone intenzioni, e che, anzi, come diceva qualcuno, “di buone intenzioni sono lastricate le vie dell’inferno”.

Un cordiale saluto.

Leonardo Masella