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Pace e dialogo, i valori del cardinale Silvestrini nel libro di Casula e Sebastiani

Pace e dialogo, i valori del cardinale Silvestrini nel libro di Casula e Sebastiani

Di Carlo Felice Casula e Pietro Sebastiani | 29/10/2023 – 

Pace e dialogo, i valori del cardinale Silvestrini nel libro di Casula e Sebastiani

“La pace si costruisce non su interessi effimeri ma su beni reali e stabili, che hanno sorgente nei valori dello spirito”. Pubblichiamo un estratto dal volume “Il cardinale Silvestrini. Dialogo e pace nello spirito di Helsinki”, curato da Carlo Felice Casula e Pietro Sebastiani, e pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana a cento anni dalla sua nascita

 

Il libro “Il cardinale Silvestrini. Dialogo e pace nello spirito di Helsinki”, a cura di Carlo Felice Casula e Pietro Sebastiani, è pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana, nel centenario della sua nascita, per iniziativa dell’Associazione culturale Achille Silvestrini per il dialogo e la pace, che il 20 ottobre scorso ha assegnato il suo primo Premio Internazionale al Presidente Emerito della Colombia, Juan Manuel Santos.

Il volume contiene in primo luogo le relazioni della conferenza, a 45 anni dagli Accordi di Helsinki, il Cardinale Silvestrini e la Ostpolitik vaticana, tenutasi a Roma, nell’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, il 14 settembre del 2020, nel primo anniversario della scomparsa del Cardinale.

 

Esse furono svolte da Pietro Sebastiani, allora Ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, dal Segretario di Stato, Cardinale Pietro Parolin, da Giuseppe Conte, allora presidente del Consiglio, da Carlo Felice Casula, professore emerito di Storia contemporanea nonché studioso della politica internazionale della Santa Sede e da Gennaro Acquaviva, interlocutore privilegiato di Silvestrini, come capo della segreteria del presidente Bettino Craxi, nelle complesse ma dialoganti trattative per la revisione del Concordato del 1984.

 

È stata poi inserita una testimonianza-riflessione del cardinale Claudio Gugerotti, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali sull’originale, intensa direzione del Cardinale Silvestrini nel decennio 1991-2000 in cui ne fu al vertice.

Segue poi una ricchissima appendice di documenti sulla Conferenza di Helsinki e i suoi sviluppi, tra i quali di particolare significato l’intervento di monsignor Silvestrini alla Riunione di Madrid (13 novembre 1980) dei rappresentanti degli Stati che avevano partecipato alla Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa.

Sono ripubblicate anche due interviste rilasciate a Emilio Vinciguerra ed a Carlo Felice Casula, entrambi ex alunni di Villa Nazareth (istituzione-famiglia e collegio di merito per giovani con svantaggio economico), che propongono una riflessione stimolante sull’Ostpolitik, sulla Conferenza di Helsinki e anche sulla realtà complessa e fascinosa delle Chiese orientali.

 

La prima è stata pubblicata sul quotidiano Il Tempo il 6 agosto del 1988 con il titolo “E cominciò il dialogo. Alle origini della Ostpolitk. L’impegno di Paolo VI per la pace nella testimonianza del cardinale Silvestrini”. La seconda, invece è stata pubblicata su L’Unione Sarda il 10 gennaio 1994 con il titolo “La ricchezza spirituale delle Chiese orientali”.

Mons. Achille Silvestrini, come Sottosegretario nel 1973 e Segretario, nel 1979, del Consiglio per gli Affari Pubblici della Chiesa (oggi Rapporti con gli Stati), si è occupato delle organizzazioni internazionali e dei problemi del disarmo, della pace e dei diritti umani. In stretta collaborazione e in grande sintonia con il cardinale Agostino Casaroli, negli anni Settanta e Ottanta, durante i pontificati di Paolo VI e di Giovanni Paolo II, svolse un decisivo ruolo di elaborazione e di proposta nella fase cruciale dell’Ostpolitik della Santa Sede (iniziata nei primissimi anni ’60) e in particolare dal 1972 nei lunghi negoziati della Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa che condussero alla firma dell’Atto Finale di Helsinki il 1° agosto del 1975.

Fu la sua una straordinaria attività politico-diplomatica fatta di pazienza, tenacia, abilità e costanza nelle dure e complicate trattative con le delegazioni dei paesi del Patto di Varsavia che avevano promosso l’iniziativa col malcelato intento di dividere l’Europa e di allargare le due rive dell’Atlantico. Trattative di successo che da un lato sancirono, con la partecipazione alla pari con gli altri trentaquattro Stati, la definitiva conferma che i Trattati Lateranensi avevano tutt’altro che limitato gli spazi dell’azione universale della Santa Sede, “mediatore diretto e portavoce ad Helsinki delle richieste in materia di coscienza religiosa”.

Dall’altro la proposta della Santa Sede accettata nel VII Principio dell’Atto sul “rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, inclusa la libertà di pensiero, coscienza, religione o credo”, segnò una svolta fondamentale nella storia recente del Continente europeo. Essa cementò ancor più il percorso di integrazione europea, i valori alla base del legame transatlantico, il dialogo ed il quadro di sicurezza est-ovest, e spianò al contempo progressivamente il cammino per l’applicazione dei diritti fondamentali e della libertà religiosa sino alla caduta del comunismo nel 1989.

Il Card. Silvestrini guidò poi dal 1979 la delegazione della Santa Sede per la revisione del Concordato e condusse le trattative con le autorità italiane fino alla firma dell’Accordo il 18 febbraio 1984. Fu il suo un lavorio lontano dai clamori mediatici, all’interno di una fitta rete di rapporti personali formali ed informali che spesso travalicava il fossato tra la cultura cattolica e quella laica. Amico affidabile di politici di varia estrazione da Craxi ad Andreotti, da Andreatta ad Ingrao, Bufalini per citarne alcuni.

Nominato cardinale nel 1988, dopo la parentesi come prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, per tutto il decennio degli anni Novanta, come Prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, si confrontò con la loro grande ricchezza spirituale e liturgica e la complessa e spesso drammatica realtà sociale e politica dei Paesi in cui esse erano maggiormente presenti, dall’Europa orientale al Medioriente, al Corno d’Africa, all’India, colpiti nel corso della loro travagliata storia da guerre e conflitti.

Il cardinale Achille Silvestrini, nel suo pluridecennale servizio nella Santa Sede, sia nel suo ministero sacerdotale, sia nel suo intenso magistero con la Comunità Domenico Tardini, da lui fondata e animata con tanti interlocutori, uomini e donne, del mondo dell’università, dell’arte, della comunicazione e della politica, ha insegnato e testimoniato i valori dell’ascolto, del dialogo, della pace, della cultura del servizio, nutriti dal Vangelo.

In una delle due interviste ripubblicate nel libro è contenuta una sua frase, al riguardo emblematica: “La pace si costruisce non su interessi effimeri ma su beni reali e stabili, che hanno sorgente nei valori dello spiri

San Carlo Borromeo

 

San Carlo Borromeo


San Carlo Borromeo

autore: Orazio Borgianni anno: 1611-1612 titolo: San Carlo Borromeo in adorazione della Trinità luogo: Chiesa di S. Carlo alle Quattro Fontane, Roma

Nome: San Carlo Borromeo
Titolo: Vescovo
Nome di battesimo: Carlo Borromeo
Nascita: 2 ottobre 1538, Arona, Novara
Morte: 3 novembre 1584, Milano
Ricorrenza: 4 novembre
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Memoria liturgica
Canonizzazione:
1 novembre 1610, Roma, papa Paolo V
S. Carlo, fulgida gloria della Chiesa, nacque ad Arona sul Lago Maggiore il giorno 2 ottobre 1538 dal conte Gilberto Borromeo e Margherita de’ Medici.

Dopo i primi studi, fu inviato all’Università di Pavia per il diritto; qui gli giunse notizia che un suo zio materno, il cardinal de’ Medici, era stato fatto Papa col nome di Pio IV. Dobbiamo riconoscere che egli cedette alquanto alle consuetudini mondane del suo secolo; ma la morte del fratello Federico gli mostrò la vanità delle cose umane, ed egli docile alla voce di Dio riformò completamente se stesso e i suoi familiari, dandosi ad una vita austera e penitente.

Poco più che ventenne fu creato cardinal segretario del Papa ed in seguito fatto arcivescovo di Milano. Come segretario lavorò con zelo indefesso per il Concilio di Trento, e poi per la pratica attuazione dei decreti di quel concilio.

S. Carlo assiste lo zio morente Pio IV

titolo S. Carlo assiste lo zio morente Pio IV
autore Raymond Balze anno 1856

Morto Pio IV, suo zio, S. Carlo lasciò Roma per recarsi alla sua sede arcivescovile allora ridotta in tale stato da scoraggiare qualsiasi tentativo di riforma; ma l’Arcivescovo non indietreggiò. Con prudenza e con fortezza si diede ad abbattere e poi a riedificare. Pubblicò subito i decreti del Concilio di Trento, praticandoli egli per primo: eliminò dal suo palazzo ogni pompa secolaresca e vendette quanto aveva di superfluo, dandone il ricavato ai poveri.

Sapeva che il mezzo migliore per riformare il popolo era quello di formare dei buoni sacerdoti, ed a questo scopo, seguendo le norme del concilio, fondò diversi seminari ed istituì la Congregazione degli Oblati.

Infiammato dal suo zelo apostolico percorse più volte la sua vasta archidiocesi per le visite pastorali. Sarebbe certo suggestivo poterlo seguire nei suoi innumerevoli viaggi a Roma, in Piemonte, a Trento, nella Svizzera e dovunque vi fosse del bene da compiere. Visitava i più celebri santuari che incontrava sul suo cammino, lasciando ovunque segni di grande pietà.

S. Carlo Borromeo comunica un appestato

titolo S. Carlo Borromeo comunica un appestato
autore Carlo Saraceni anno 1618-19

Però dove maggiormente rifulsero la sua carità e il suo zelo, fu nella terribile peste scoppiata a Milano, mentre egli si trovava in visita pastorale nel 1572. Tutti i personaggi più distinti fuggivano terrorizzati: San Carlo invece, tornato prontamente in città, organizzò l’assistenza agli appestati, il soccorso ai poveri, l’aiuto ai moribondi, dappertutto era il primo, ovunque dava l’esempio. Per invocare poi l’aiuto divino, indisse processioni di penitenza, alle quali partecipò a piedi scalzi e prescrisse preghiere e digiuni. Alla peste seguì la più grave miseria, e il santo prelato, dopo aver dato quanto possedeva, vendette i mobili dell’arcivescovado, contraendo anche forti debiti.

Nell’ottobre 1584 si ritirò sul monte Varallo per un corso di esercizi spirituali. Ivi s’ammalò e trasportato a Milano spirò il giorno 3 novembre.

PRATICA. Riconosciamo nei sacerdoti, e specialmente nei vescovi, il diritto di pascere le anime e condurre i popoli a Dio, e siamo docili alle loro direttive.

PREGHIERA. Custodisci, o Signore, la tua Chiesa colla continua protezione di S. Carlo, confessore e vescovo, sicchè, come la sollecitudine pastorale lo rese glorioso, così la sua intercessione ci renda sempre fervorosi nel tuo servizio.

MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria di san Carlo Borromeo, vescovo, che, fatto cardinale da suo zio il papa Pio IV ed eletto vescovo di Milano, fu in questa sede vero pastore attento alle necessità della Chiesa del suo tempo: indisse sinodi e istituì seminari per provvedere alla formazione del clero, visitò più volte tutto il suo gregge per incoraggiare la crescita della vita cristiana ed emanò molti decreti in ordine alla salvezza delle anime. Passò alla patria celeste il giorno precedente a questo.

ICONOGRAFIA

L’iconografia di san Carlo Borromeo è molto ricca e varia, gli elementi più comuni che lo caratterizzano sono:

L’abbigliamento vescovile o da cardinale, semplice o fastoso, o i paramenti liturgici, a seconda del contesto e del messaggio che si vuole trasmettere. Spesso indossa il rocchetto e la mozzetta, simboli della sua autorità e della sua umiltà .

S. Carlo in orazione

titolo S. Carlo in orazione
autore Guercino anno 1613-14

Il libro, che tiene nella mano sinistra o sul tavolo, che rappresenta la sua cultura e la sua devozione alla Parola di Dio. Il libro può essere la Bibbia, il breviario, le opere dei Padri della Chiesa o le sue stesse opere.

S. Carlo Borromeo

titolo S. Carlo Borromeo
autore Orazio Borgianni anno 1610-16

Il gesto della benedizione, che fa con il braccio destro, che esprime la sua carità pastorale e la sua missione di guida spirituale. Il gesto può essere rivolto al popolo, ai malati, ai moribondi o ai santi.

S. Carlo in gloria

titolo S. Carlo in gloria
autore Morazzone anno 1618

Il crocefisso, che tiene in mano o che ha davanti, che simboleggia la sua fede e la sua imitazione di Cristo. Il crocefisso può essere accompagnato da un teschio, che richiama la sua meditazione sulla morte e la sua ascesi.