Ricomincio da Ivano

Saggio breve di Ivano Ciccarelli per i 70 anni dalla Liberazione

“1946: ostriche dalla Dalmazia ai Colli”

1946: ostriche dalla Dalmazia ai Colli” è un contributo scritto da Ivano Ciccarelli in occasione del 70° anniversario della Liberazione (1946-2016). Prende – ancora – le mosse dai dettami costituzionali e prova a tener vivo un leale dibattito sull’Antifascismo ai Colli Albani e a Marino. Questo dibattito, in parte alimentato anche su Noi Cambiamo con interviste e pubblicazioni a più autori,oltre che con un primo dibattito pubblico promosso da una parte dell’associazionismo di Marino lo scorso 15 gennaio presso la Sala Lepanto, svela sempre nuovi punti di vista e reinterpretazioni dei fatti.

Riflette, nel suo percorso, il ‘proficuo rinnovamento della storiografia’ che svela – quanto più possibile – luoghi comuni, cliché e leggende che stemperano o irretiscono le Donne, gli Uomini, i semplici e i giusti, che hanno vissuto il loro tempo nella Resistenza e Liberazione da nazismo e fascismo.
Noi Cambiamo ringrazia Ivano Ciccarelli per la sua disponibilità a pubblicare, in occasione del 70-esimo anniversario della liberazione dal nazi-fascismo sulla nostra testata un suo nuovo ebook.

La Redazione di Noi Cambiamo

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Bifolki, guerra e pace nel villaggio rurale

Un raglio di dolore da scagliare contro la menzogna

autore: Ivano Ciccarelli

Con questo libro, Ivano Ciccarelli delinea a tratti a volte emozionati, a volte ruvidi, a volte estremamente critici un periodo storico di quasi cento anni, tracciando una immaginaria linea di congiunzione tra i bifolchi che abitavano le compagne romane dopo l’unità d’Italia e le storie antifasciste, della resistenza e della ricostruzione di Marino dopo la seconda guerra mondiale.

Ma chi erano i bifolchi, anzi, i bifolki come scrive Ciccarelli?

Erano dei disperati derelitti della storia moderna, senza né arte né parte, istruzione o mestiere, ma a disposizione per svolgere qualsiasi attività per un tozzo di pane. Ignoranti, quindi, ma anche grandi lavoratori, i bifolki sono stati i successori dei servi della gleba medievali e degli schiavi della storia antica. In cerca giornalmente del necessario per vivere, un giorno contadini, un giorno scavatori, un giorno muratori, un giorno piccoli commercianti ambulanti, fino agli anni 60/70 dello scorso secolo ben presenti in tutte le grandi città e paesi della nostra Italia e dell’intera Europa.

Quanti di noi, se si guardano indietro ripensando ai propri avi, trovano un nonno o un bisnonno bifolco? Probabilmente molti.

Sono queste persone semplici, afferma nel suo libro Ciccarelli, sfruttate e senza la possibilità di coltivare ambizioni, che hanno per lunghi decenni consentito ai nobili, al clero e ai ricchi borghesi, di affrontare le guerre, i cambiamenti della società, la distruzione e poi la ricostruzione dei paesi, fino ad arrivare all’Italia tra le due guerre mondiali dello scorso secolo. Qui, alcuni di loro hanno incontrato l’antifascismo e poi la resistenza.

Il libro di Ciccarelli, generoso e provocatore come l’autore, saltella tra i diversi periodi storici e i diversi argomenti trattati, annoverando molteplici testimonianze raccolte tra gli anziani marinesi e affrontando anche aspetti che faranno discutere i lettori. Il libro, infatti, presenta dei punti di vista nuovi, punti che porteranno anche a divisioni di opinione su personaggi che, come Zaccaria Negroni, nell’immaginario collettivo rappresentano le migliori espressioni della cittadinanza e della politica che si è vissuta a Marino in diversi decenni di storia.

Il libro è scritto di getto, come ‘un raglio di dolore da scagliare contro la menzogna che governa l’esistente, per squarciarla’, così come ha dichiarato l’autore. Un libro interessante che propone un inedito punto di vista sulla storia moderna di Marino.

La Redazione di Noi Cambiamo

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Il caffè

Ricomincio da Ivano

Giovedì 30 agosto 2018
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L’urlo televisivo di Ciccarelli Ivano contro «sta rottura de cojoni dei fascisti» è la nuova Corazzata Potemkin, la fine del matrimonio innaturale tra la sinistra e le buone maniere. Il vocione di Ivano è risuonato su La7 da Rocca di Papa, dove davanti al centro di accoglienza che ospita i reduci della «Diciotti» si fronteggiano rossi e neri come in uno spettacolo in costume ambientato nel secolo scorso: «Sti poracci, oltre a tutta la navigata, la sosta e dieci ore de pullman, quando arrivano qua se devono pure godé sta rottura de cojoni dei fascisti». Tanto è bastato perché sul web, in poche ore, Ivano diventasse l’ idolo di quella porzione d’ Italia smarrita che il 4 marzo ha votato Di Maio, o nessuno, proprio per mancanza di Ivani.

Ivano incarna anche fisicamente una sinistra «vintage»: la barba da assemblea, la maglietta sformata, l’ eloquio rude e il cuore tenero. È figlio di un operaio e di una contadina dei Castelli Romani che gli hanno insegnato – dice – il rispetto per i più deboli. Il contrasto con i liderini democratici di ultima generazione – camicia immacolata, cravattina scura, smania di riconoscimento sociale e linguaggio raffreddato dagli scrupoli del politicamente corretto – non potrebbe essere più schiacciante. Mentre i politici di destra parlano come i loro elettori, quelli di sinistra non parlano più come Ivano né soprattutto a Ivano. Per questo parlano invano.

Ricomincio da Ivanoultima modifica: 2018-08-30T15:35:16+02:00da vitegabry
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