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La storia della sigaretta dicembre 28, 2010 Daniele Vallesi

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Breve riassunto

Il tabacco era inizialmente fumato in pipe dalle popolazioni native dell’America. Una forma primitiva delle sigarette era formata da foglie di tabacco triturato e avvolte nel guscio delle pannocchie di mais o altro materiale vegetale. Nel 16° secolo gli spagnoli usavano i papelitos, piccoli sigari avvolti in carta. Nella metà del 19° secolo le sigarette erano conosciute in Francia, Inghilterra, Italia, Austria. In molti paesi il materiale vegetale fu sostituito con la carta. La vera diffusione delle sigarette si ebbe soprattutto con la guerra di Crimea (1854-1856).
Negli Stati Uniti, l’apparizione nel 1880 di una macchina automatica per la produzione di sigarette ne diffuse il consumo, soprattutto delle nuove miscele american blend, lanciate sul mercato dopo il 1913. Con la fine della seconda Guerra Mondiale, le sigarette si diffusero ovunque nel mondo, dominando il mercato dei prodotti di tabacco. Attualmente il mercato delle sigarette di tipo americano è in continua espansione, mentre la domanda per le sigarette scure è in declino; in alcuni paesi prevale l’uso di preparare particolari sigarette con tabacchi di produzione locale.

Le origini

L’uso di fumare il tabacco è certamente antichissimo. Gli Indiani dell’America Settentrionale fumavano tabacco per scopi religiosi e magici in pipe tagliate in una speciale pietra, i Maya fumavano tabacco in pipe di pietra ma lo avvolgevano anche negli involucri delle pannocchie di mais. Quando i marinai di Cristoforo Colombo sbarcarono nel 1492 nell’isola di San Salvador, osservarono che molti Indios, uomini e donne, tenevano in mano una specie di bastone acceso ad un’estremità, fatto con foglie secche e arrotolate della pianta di cojiba o cohiva, e aspiravano il fumo dall’estremità opposta. I conquistatori Spagnoli nel 1518 osservarono che gli Aztechi fumavano primitive “sigarette”, quasi simili a quelle che noi conosciamo: il tabacco triturato era avvolto in un prodotto vegetale, forse foglie di granturco, di forma cilindrica. Conoscevano inoltre l’arte di miscelare le foglie di tabacco con altre erbe e con resine aromatiche, per migliorare l’aroma. Anche popolazioni del Brasile, Messico e Isole dei Caraibi usavano fumare tabacco in guaine di materia vegetale (canne da zucchero, foglie di banana). Tuttavia la materia vegetale aveva degli inconvenienti: il sapore che si sviluppava quando bruciava, era o troppo dura o troppo fragile per arrotolarla, il tabacco bruciava rapidamente e spesso cadeva in bocca.
Gli spagnoli, imitando gli Indios, impararono subito il nuovo costume. L’uso di papelitos, piccoli sigari con tabacco avvolto su pezzetti di carta, da parte di spagnoli e Creoli, era segnalato da missionari spagnoli nel 1635 nelle colonie del Centro e Sud America. Un rapporto del 1756 descriveva la produzione di queste sigarette fatte a mano in Messico.
Nelle “Memorie” del 1767 Casanova affermava di avere incontrato in Spagna un fumatore di sigaritos, fatto con tabacco del Brasile avvolto in un foglietto di carta. Le vere “sigarette” apparvero in Spagna intorno agli anni 1825-1830: chiamate cigarrito, erano costituite da un sottile foglietto di carta quadrato nel quale era fatto entrare il tabacco. Nelle librerie si vendevano “libretti di carta per sigarette”, fabbricati a Valencia, ma i ceti più poveri usavano tranquillamente normale carta da lettere tagliata a pezzetti.

La diffusione della sigaretta in Europa

Secondo gli storici, l’origine della sigaretta moderna (cilindretto di carta velina riempito di tabacco finemente trinciato) risale a due eventi di guerra. Durante l’assedio di San Giovanni d’Acri da parte delle truppe di Ibrahim Pascià nella guerra contro i Turchi, nel 1832, i soldati turchi usarono i tubi di carta indiana, utilizzati per contenere la polvere da sparo, per avvolgervi il tabacco. Altri storici spostano la data al 1837, nella campagna francese in Algeria, quando durante una sosta nella battaglia di Costantina, i legionari utilizzarono i trucioli di foglie di tabacco avvolti in una foglia intera; tornati in Francia la foglia fu sostituita con piccoli tubi di carta velina. Agli inizi del 1800 era molto usato dai francesi il tabacco da fiuto, e si fumava soprattutto il sigaro e la pipa; le prime sigarette, di grandi dimensioni e costose, erano confezionate a mano interamente con tabacchi turchi. Nel 1843 in Francia furono messe in vendita le prime ventimila sigarette in carta litografata fabbricate nella Manifattura di GrosCaillou: la vendita, effettuata a favore dei sinistrati dell’isola di Guadalupa, colpita da un ciclone, ebbe grande successo. Nello stesso anno furono poste in vendita dal monopolio francese due marche di sigarette composte da tabacchi esteri, una avvolta in carta e l’altra con estremità in legno. Uno scrittore francese affermava nel 1845 che i fumatori di sigarette preferivano i tabacchi Maryland e Virginia, poiché quelli che crescevano in Francia erano di gusto troppo acre; notava anche che le sigarette erano presentate in bustine con soprascritte spagnole, come “Papet de hido, fabrica de Balmasede en Barcelona” (le carte spagnole dell’epoca erano famose), ed era usata una carta tagliata in piccole lamine non incollate, mentre all’interno della Francia era usata della carta detta “paglia di mais”, di colore ossido di ferro (sigarette “uso Guatemala”). Esisteva anche uno strumento per confezionare la sigaretta, il “cigarettotipo”, formato da un tubo che si riempiva di tabacco.
L’autore, riportando la diffusa opinione che la sigaretta non avrebbe avuto successo, affermava:
“L’esistenza e la gloria della sigaretta non dureranno più d’un fuoco di paglia. I fumatori si ricrederanno, ….essi rinunceranno alla sigaretta. Oh, sigaretta tu sarai portata via dal vento dell’oblio…. Ma consolati! La tua gloria non morirà, e fra mille e più anni i nostri discendenti che leggeranno questo libro sul tabacco conosceranno e apprezzeranno la sorte che avesti nel corso di qualche anno del diciannovesimo secolo, oh sigaretta”.
Sempre in Francia nel 1848 apparvero le prime donne fumatrici di sigari, pipe e sigarette (le Vésuviennes), come simbolo di rivolta contro la morale corrente.
In Europa la vera diffusione delle sigarette avvenne con la Guerra di Crimea (1854-1856), ad opera dei soldati inglesi e francesi di ritorno dalla guerra, dalla quale avevano appreso il modo di arrotolare le sigarette dagli alleati turchi. In Inghilterra la prima manifattura di sigarette, fatte a mano con tabacchi orientali e russi, fu aperta nel 1860; più tardi apparvero le prime sigarette fatte con Burley dolce e Virginia Bright. Nel 1868 le ferrovie inglesi istituirono le prime carrozze per fumatori.

Le prime macchine per il confezionamento delle sigarette, a riempimento di tubetti di carta, apparvero verso il 1870; in Francia la vendita delle sigarette saliva vertiginosamente, passando da settecentomila pezzi nel 1855 a undici milioni nel 1870 (erano comunque solo il 2% circa delle vendite del monopolio, i francesi preferivano ancora il tabacco da fiuto e i sigari). Nel 1879 a Parigi la manifattura di carta per sigarette Braunstein iniziò a produrre tipi di carte che ebbero subito grande diffusione e furono esportate in molti paesi. Nell’Impero Asburgico il monopolio del tabacco vendeva nel 1865 le prime sigarette, chiamate “doppie”, formate con un bocchino a ciascuna delle estremità e tre volte più lunghe delle attuali, da tagliare in due prima dell’uso.
In Russia, verso il 1850 la ditta “La Ferme” di Joseph Huppmann vendeva a S. Pietroburgo una sigaretta costituita da una miscela di tabacchi orientali, di Burley e Maryland americani. Nel 1869 furono vendute in Italia circa 6.000 kg di sigarette, tutte d’importazione dall’Oriente; la fabbricazione delle sigarette, chiamate spagnolette, fu effettuata dopo il 1879, interamente a mano. L’introduzione nel 1892 delle prime macchine confezionatrici fece diminuire i prezzi di vendita e favorì il consumo delle sigarette. Anche in Germania e Olanda il mercato delle sigarette iniziò dopo il 1880, mentre nei paesi scandinavi le sigarette comparvero per ultime, per l’abitudine a consumare prodotti non da fumo (tabacco da fiuto e da mastico).

L’industria del tabacco negli Stati Uniti

Agli inizi del 1800 negli Stati Uniti d’America era molto popolare il consumo di tabacco sotto forma di tavolette compresse da masticare (plug), del trinciato e dei sigari; le prime sigarette erano importate da Cuba. Nel 1810 l’unico Stato con una fabbrica di sigarette era la Pennsylvania, seguito poi dal Connecticut. Il lavoro di fabbricazione delle sigarette era effettuato interamente a mano, ed era così lento che solo un esperto poteva arrotolare circa quaranta sigarette al minuto. Ogni operaio era seduto davanti ad un tavolo sulla cui superficie era intagliata una piccola fossa della lunghezza di una sigaretta. Nella fossa era inserita la carta, con una parte che sporgeva leggermente sopra la parte superiore liscia del tavolo. Una presa di tabacco triturato era messa sulla carta, e l’operaio, con una striscia di feltro sul palmo della mano, strofinava il feltro sopra la fossa, afferrando così la parte sporgente della carta e formando la sigaretta con un agile movimento di arrotolamento. Le estremità erano poi chiuse con colla. Le scorte erano tenute sul tavolo e le sigarette finite erano rimosse da altri operai, gli impacchettatori che, resi abili dalla lunga pratica, afferravano venti sigarette senza contarle e le ponevano in rotoli ordinati per racchiuderli in scatole di carta. Mentre nella fabbricazione del tabacco da mastico (per l’eliminazione del gambo e la battitura delle foglie) erano impiegati soprattutto operai neri, per la manifattura delle sigarette furono impiegati in gran numero lavoratori bianchi: l’arrotolamento delle sigarette era poi compito riservato esclusivamente alle donne bianche. Erano utilizzati inoltre molti ragazzi e ragazze di 15-16 anni. Le mansioni erano molto varie e alcune operazioni poco salutari: gli addetti al taglio del tabacco dovevano proteggere le narici con garze per evitare l’inalazione della polvere di tabacco. In quegli anni s’iniziarono ad usare la liquirizia e altri aromi come agenti di concia per le sigarette. E’ probabile che l’uso della liquirizia risalga ai marinai spagnoli. I carichi di tabacco delle navi in transito dal Sud America alla Spagna erano spesso alterati dall’umidità dell’atmosfera: come rimedio i marinai pensarono di spruzzare il tabacco con acqua di liquirizia, per mantenerlo fresco e dolce (il metodo fu imparato da un tale Cavendish di Norfolk, in Virginia, che diventò così il primo ad utilizzare il “tabacco curato con liquirizia”).
Numerosi furono gli ingredienti usati: rum, anice, comino, coriandolo, semi di angelica, estratto di valeriana, sciroppi di frutta, vino aromatico, vaniglia. Ci furono anche delle marche di tabacco che erano manifatturate senza l’utilizzo di alcuna sostanza, e sulle etichette si precisava che il prodotto era senza “adulterazione e profumo”. I tabacchi impiegati erano americani (Virginia Bright, Burley, Maryland), poi furono sostituiti con tabacchi dell’oriente europeo, greci o turchi. L’insieme dei tabacchi indigeni americani e di quelli orientali diedero origine alle prime miscele (blend); inizialmente la percentuale di orientale risultò predominante, poi gradualmente presero il sopravvento i tabacchi americani. Intorno al 1870 la manifattura Allen & Ginter di Richmond utilizzava nei prodotti il tabacco Havanna, mentre la F.S. Kinney Company di New York fabbricava una marca fatta con tabacchi Virginia, Turchi e Perique. Questa ditta chiamò arrotolatori di tabacco dall’Europa con lo scopo di insegnare alle ragazze americane l’arte di fabbricare le sigarette a mano. Le sigarette confezionate a mano (in media 1.000-1.200 in otto ore di lavoro) avevano naturalmente un prezzo molto elevato. Le manifatture cercarono quindi nuove soluzioni, con macchine che potevano ridurre il costo della lavorazione e ottenere produzioni su larga scala. Le prime manifatture per sigarette dotate di macchinari furono impiantate all’Havana, Cuba, nel 1853, ed apparvero negli Stati Uniti intorno al 1860, ad opera di J. Huppmann (lo stesso della fabbrica russa) a New York.
Nel 1860 W.H. Pease realizzava una macchina con lama rotante, che tagliava le foglie di tabacco in strisce che potevano essere più facilmente usate nel confezionamento delle sigarette. Nel 1875 la Allen & Ginter mise in palio un premio di 75.000 $ per una macchina capace di superare le apparecchiature esistenti. James Albert Bonsack, figlio di un manifattore di merci di lana, all’età di soli 17-18 anni, decise di entrare nella competizione. Pochi anni dopo, nel 1880, realizzava e perfezionava una macchina di concezione completamente nuova: da una bobina di carta si otteneva una striscia continua sulla quale cadeva il tabacco, si formava un lungo tubicino (il “baco”) tagliato poi da un coltello in pezzi di uguale lunghezza. La nuova macchina permetteva di realizzare 200 sigarette al minuto, equivalenti a 96.000 in otto ore; sostituiva il lavoro di 48 arrotolatori a mano, e portò al crollo dei prezzi delle sigarette. Migliorava inoltre sensibilmente l’efficienza di una precedente macchina industriale, la Susini-Durand, con la quale era possibile produrre 3.600 sigarette l’ora. Fino a quella data le sigarette erano vendute sfuse, ossia “a peso” o “a numero”: la nuova macchina permetteva di confezionarle in pacchetti contenenti generalmente 10 o 20 sigarette. La macchina di Bonsack fu installata in molte fabbriche, e il brevetto portato nei principali paesi esteri (nel 1882 il giovane inventore si recò anche a Roma per installarvi una macchina); per alcuni anni la macchina fu costruita a Parigi, in seguito fu realizzata a Lynchburg e Salem (Virginia). La macchina favorì la produzione di nuove marche di sigarette; una di queste affermava sull’etichetta “Le sigarette contenute in questo pacchetto sono manifatturate con macchine Bonsack”.
Uno storico nel 1884, riferendosi a questa macchina, affermava: “Non ci sono molte macchine al mondo che siano più complicate o lavorano in modo più mirabile”, ma al contempo pensava che avrebbe causato stenti nella società, privando molte persone del lavoro (ma la manifattura di James B. Duke di New York nel 1886 utilizzava quindici macchine di Bonsack, ed impiegava 750 lavoratori). Per l’industria delle sigarette ulteriori progressi furono fatti in pochi anni con l’introduzione di nuove macchine: nel 1886 la macchina di William H. Kerr era capace di confezionare 90.000 pacchetti al giorno (rispetto ai 600 confezionati da una provetta operaia); nel 1896 la macchina di Kerr e Charles V. Strickland impacchettava, etichettava, stampava automaticamente e pesava accuratamente ogni porzione di tabacco; nel 1913 la macchina di John T. Dalton inseriva un sottile filo lungo il bordo delle scatole.

La comparsa dell’American Blend

Negli USA nel 1880 il consumo dei tabacchi lavorati era costituito per il 55% dal tabacco da mastico, il 24% da sigari, il 18% da trinciato, il 2% da tabacco da fiuto e l’1% da sigarette. Il tabacco da mastico era fatto esclusivamente di tabacchi Bright e Burley, i trinciati fumati con la pipa erano miscele di vari tabacchi flue-cured, poi cambiarono in Burley dolcificato e infine in una miscela di entrambi. Un trinciato di successo venduto agli inizi del novecento negli USA, era costituito da una miscela di tabacco Burley, e su ogni pacchetto si affermava che “il tabacco è preparato per fumatori con un processo per produrre il più delizioso e salubre tabacco per fumatori di sigarette e pipa”. Alcune manifatture iniziarono ad usare gli stessi trinciati per le sigarette, anzi alcuni tabacchi per pipa erano venduti insieme alle cartine per sigarette, molto utilizzate dai fumatori per il confezionamento manuale delle sigarette (roll-yourown). Con l’uso di nuove miscele, una manifattura di Durham cambiò l’etichetta da “Tabacco spagnolo di prima qualità” a “Il vero tabacco da fumo di Durham”.
Le sigarette preferite all’epoca erano le cosiddette “miscele turche” (le marche avevano nomi orientaleggianti come Fatima, Omar, Osman, Zubelda), costituite da miscele che contenevano tabacchi orientali in quantità variabili. Un tentativo nel 1911 di produrre sigarette contenenti solo tabacco flue-cured fu senza successo.
Per aumentare la vendita delle sigarette fu fatto largo uso di campagne pubblicitarie, e nei pacchetti si introdussero le cartine (cigarette-cards) di personaggi famosi (attori e attrici, cantanti, ballerini) e a soggetti vari: le collezioni potevano essere raccolte in un album che si otteneva in cambio di un certo numero di pacchetti.
Nel 1913 furono lanciate sigarette con una nuova miscela, denominata domestic blend dalla casa produttrice: era costituita da Virginia Bright (fluecured), Burley conciato e dolcificato con succhi, e tabacco orientale; alla miscela nel 1916 fu aggiunto il Maryland per migliorarne la combustione. Le immagini utilizzate sulla confezione richiamavano in ogni caso la prevalente tendenza del momento verso le sigarette turche.
Era la prima miscela di tipo American blend, ed ebbe subito un grande successo. Già nel 1918 le nuove sigarette costituivano circa il 40% della venvendita totale delle sigarette negli Stati Uniti. Nel periodo il consumo pro-capite delle sigarette saliva rapidamente: da 251 sigarette annue consumate nel 1913, a 1.062 nel 1925. La produzione delle sigarette negli USA, anche in conseguenza dei miglioramenti apportati dalle nuove macchine, aumentò rapidamente passando dai 2,4 miliardi di pezzi del 1889 ai 122,4 miliardi del 1929, con un incremento di oltre il 5.000%, mentre i lavoratori impiegati nell’industria del tabacco salivano nello stesso periodo da 12.042 a 21.600.
Le sigarette diventavano il prodotto più importante tra i tabacchi lavorati, nonostante che in molti Stati si emanassero le prime leggi contro la vendita delle sigarette, o “coffin tacks” (chiodi per bare) come spesso erano chiamate. Nel 1890 ventisei Stati vietarono la vendita ai minori, nel 1893 lo Stato di Washington proibì la produzione e l’uso delle sigarette. Diversi scrittori popolari erano ritenuti responsabili del grande aumento del consumo delle sigarette, nelle campagne di propaganda si diceva che era realmente provato che le sigarette erano nocive ai baffi, e si insinuava che due marche erano fatte di “mozziconi” e “vecchia corda” coperte con carta velenosa; ma l’analisi effettuata da chimici del Dipartimento di Agricoltura del North Carolina su tredici marche di sigarette popolari esclusero la presenza di sostanze estranee.

L’affermazione delle nuove sigarette

La domestic blend lanciata negli USA ebbe grande impulso dagli effetti della Prima Guerra mondiale. Infatti, l’occupazione da parte della Bulgaria del porto di Kavalla, in Macedonia, il più importante centro di manipolazione e commercio dei tabacchi orientali, rese molto difficile il reperimento di questi tabacchi. La riduzione della percentuale di tabacchi orientali impiegati in questo tipo di sigarette fu un vantaggio, e le resero più competitive rispetto alle altre marche. Con la diminuzione dei costi, il nuovo prodotto poteva essere posto in vendita ad un prezzo più basso, 10 cents per le confezioni da 20, invece dei 15 cents delle altre sigarette.
Le promozioni per il lancio della nuova marca furono ingegnose e curiose (simili alle odierne campagne di marketing), e contribuirono alla sua affermazione. Le cifre spese in un anno per la pubblicità raggiunsero 1,5 milioni di dollari (cifra enorme per il tempo), corrispondenti a circa 6 cents per ogni pacchetto di 20 venduto a 10 cents, ma le vendite delle nuove sigarette furono straordinarie: mezzo miliardo di pezzi nel 1914, 2,4 miliardi nel 1915, 10 miliardi nel 1916, raggiungendo in pochi anni circa il 40-45% del mercato totale.
Prodotti con miscele simili si diffusero in breve tempo: nel 1915 apparvero sigarette con la stessa miscela ma con meno succhi, nel 1916 sigarette con una miscela a base di Burley conciato e sottoposto a trattamento termico (tabacco tostato), e nel 1933 sigarette caratterizzate dall’aggiunta di una piccola percentuale di tabacco orientale Latakia, dall’assenza del Maryland e da un diverso uso dei succhi. La quota di mercato delle marche con miscele differenti diventò trascurabile.

La diffusione nel mondo

Durante il primo conflitto mondiale (1914-1918), il Governo degli Stati Uniti, per rispondere alla richiesta del generale Pershing di fornire migliaia di tonnellate di sigarette al suo esercito, assegnò i contratti d’acquisto di sigarette per le forze armate, sulla base delle vendite nazionali. La diffusione delle sigarette di nuovo gusto fu quindi ulteriormente favorita, e diventarono predominanti tra i soldati americani in Francia. La produzione delle sigarette triplicò dal 1914 al 1919, e per far fronte alle richieste le manifatture costruirono file di case per i loro impiegati, aumentati vertiginosamente; una compagnia acquistò un albergo per alloggiarvi le molte ragazze che erano addette alle macchine per la produzione di sigarette. Sempre durante la guerra, in Inghilterra una sottoscrizione pubblica raccolse denaro per inviare al fronte 232.599.191 sigarette. Anche le sigarette a buon mercato (fags) entrarono a far parte della vita di trincea dei soldati inglesi.
L’industria delle sigarette ebbe ulteriore impulso dall’entrata delle donne come fumatrici. Le prime donne fumatrici negli Stati Uniti erano apparse agli inizi del 1900 a Richmond, utilizzando le sale d’attesa per signore delle stazioni ferroviarie, ma dal 1917 le donne iniziarono a fumare apertamente. In una campagna di lancio furono utilizzate anche le donne come testimonial; tuttavia una cantante d’opera che prestò la sua immagine per la pubblicità ebbe come conseguenza la cancellazione di ingaggi, e passò a fare pubblicità contro il tabacco. I profitti ottenuti dalle industrie furono spesso utilizzati in aiuti per gli orfani, istituzioni scolastiche, ospedali, chiese, e in celebrazioni di eventi. Furono introdotte innovazioni nelle industrie di sigarette; l’aria compressa fu utilizzata per la pulizia dei motori e dei macchinari dalle particelle di tabacco che causavano inceppamenti, per controllare gli scarti e ridurre al minimo le polveri. Nel 1925 fu introdotta la carta crespata nel filtro delle sigarette, al posto del cotone, e in Francia nel 1937 fu posta in vendita una nuova sigaretta con filtro (l’Anic, dal prefisso privativo A e dall’abbreviazione di nicotina). Le ricerche sui filtri furono però interrotte dal conflitto, e ripresero negli anni ’50. Fino al 1930 la maggior parte delle sigarette prodotte fuori degli USA erano non miscelate, fatte con tabacchi turchi o Virginia, o erano sigarette scure (fatte con tabacchi curati a fuoco) come quelle vendute in Francia, Spagna, Italia e nel Centro Europa. Le sigarette American blend iniziarono a diventare popolari in Europa con la Seconda Guerra mondiale (1939-1945), quando furono diffuse dalle forze armate americane, e presero il sopravvento nei confronti delle locali sigarette europee dal gusto più aspro. Dopo la fine del conflitto, le sigarette American blend restarono con le truppe d’occupazione della NATO, ed il loro consumo aumentò in molti paesi. Negli anni ’50 fu sviluppato il processo di utilizzazione del tabacco ricostituito, e negli anni ’60 fu introdotto il procedimento di espansione del tabacco nelle miscele americane, con lo scopo di produrre tabacco meno denso; il tabacco espanso fu poi esteso alle sigarette con basso contenuto di condensato. I gusti dei consumatori cambiarono rapidamente; la domanda per le sigarette di tabacchi puri (plain) fermentati chiari, scuri od orientali, si ridusse costantemente, mentre i prodotti di gusto americano furono presto imitati in molti Paesi, spesso con tabacchi di produzione locale.

Le sigarette attuali

Tra i tabacchi lavorati, le sigarette rappresentano la forma maggiore di consumo nel mondo, con una quota intorno al 90-95%. La preferenza verso le sigarette di tipo leggero (light brands), con minore contenuto di nicotina e condensato, ha incrementato lo sviluppo della ricerca e della tecnologia, al fine di ridurre la quantità di agenti nocivi nel fumo. L’uso del filtro, migliorato e reso più selettivo (generalmente di acetato di cellulosa, o a granuli di carbone attivo), si è affermato ovunque (in molti paesi le sigarette con filtro costituiscono il 90% o più del mercato delle sigarette); carte di avvolgimento porose e filtri ventilati diluiscono i componenti del fumo; le sigarette con alto contenuto di tabacco espanso bruciano più rapidamente riducendo il numero delle boccate di fumo. Le sigarette disponibili per i consumatori sono molto diversificate per forma e dimensione, per la miscelazione e il taglio dei tabacchi, l’uso di filtri, il contenuto di nicotina e condensato. La maggior parte delle sigarette ha forma rotonda; alcune orientali (le cosiddette sigarette egiziane) hanno forma ovale. Le sigarette misurano generalmente tra 60 e 120 mm in lunghezza, tra 20 e 30 mm di circonferenza, con peso variabile da 500 a 1200 mg. Il taglio delle fibre di tabacco varia tra 0,5-0,7 mm. Per le sigarette generalmente il prodotto finito si ottiene utilizzando combinazioni di tabacchi greggi di varietà, gradi, raccolti e provenienze diverse, in modo da mantenere costanti nel tempo le caratteristiche organolettiche della miscela. In linea generale nella fabbricazione delle moderne sigarette si utilizzano alcuni tabacchi che le conferiscono identità, e altri tabacchi, detti di riempimento, le cui caratteristiche essenziali sono una buona combustibilità e caratteri gustativi neutri. Sono inoltre disponibili trinciati con i quali confezionare direttamente a mano le sigarette (roll-your-own). In base al gusto le sigarette odierne sono generalmente distinte in quattro tipi: orientale, americano, inglese, scuro. Il primo tipo è ottenuto interamente con tabacchi greggi orientali (vi appartengono le papyrossi, sigarette russe formate da un lungo bocchino cavo contenente solo circa 25-30 millimetri di tabacco). Il tipo americano è formato con alte percentuali di tabacchi Bright e Burley, e con orientali. Il tipo inglese contiene quasi esclusivamente Virginia Bright, o piccole percentuali di tabacchi orientali. La formulazione delle moderne miscele delle sigarette di gusto americano è costituita dalla combinazione di tabacco Virginia Bright o flue-cured (40-75%), Burley aromatico (14-45%), Maryland (1-5%), tabacchi “turchi” od Orientali (5-15%), tabacco ricostituito (5-20%), succhi e aromi in quantità variabili. Le foglie, prima della trinciatura, sono sottoposte a trattamenti di concia (casing) con sostanze zuccherine, e il tabacco tagliato e secco è profumato (flavoring) con soluzioni alcoliche di profumi ed essenze diverse. Le sigarette scure contengono tabacchi di tipo americano, Avana e Brasile, e tabacchi orientali di qualità più forte. Al gruppo appartengono: le sigarette svizzere, che contengono grande quantità di tabacchi Maryland; le sigarette francesi (French taste), fatte senza o con pochissimo tabacco Maryland e con alte percentuali di tabacchi sudamericani; le sigarette cubane, confezionate con tabacchi per sigari di Cuba di bassa qualità, e talvolta avvolte con le foglie protettive della pannocchia di mais; le sigarette picadura, usate nell’America del Sud, nelle quali il tabacco consiste di piccoli grani o particelle (tabacco granulato). Diversi paesi usano tradizionalmente tabacchi locali e modi di fumare differenti. In Cina e Russia sono ancora preferite sigarette contenenti prodotti orientali al 100% o ad alto contenuto di nicotina (varietà di Nicotiana rustica, o il tabacco curato ad aria Makhorka, utilizzati per le sigarette papyrossi).
Molto usate in India sono anche le sigarette avvolte con materiale vegetale (foglie secche di banana, palme, mais), e nelle zone a sud le bidis, a metà tra il sigaretto e la vera sigaretta, fatte con tabacco scuro polverizzato (tabacco sun-cured locale) e avvolte in un pezzo rettangolare di foglia secca di temburni(Diospyros melanoxylon).
In Indonesia le sigarette usate sono le kreteks, aromatizzate con chiodi di garofano macinati in proporzioni variabili fino al 50%. Nella Papua Nuova Guinea sono fumate le sticks, larghe e lunghe sigarette che utilizzano un tabacco locale (brus) curato al sole, sbriciolato e avvolto con carta. Nei paesi sviluppati i consumi di tabacco tendono a diminuire, mentre per le sigarette le preferenze si orientano verso quelle di tipo americano, con filtro, e a minore contenuto di nicotina e condensato; la domanda per le sigarette scure è in declino. Questo processo è influenzato da diversi fattori, come tassazione dei prodotti, circostanze socio-economiche, pressioni pubblicitarie, presenza o assenza di programmi anti-fumo, considerazioni sanitarie.
Per contro, nei paesi in via di sviluppo e nei paesi dell’Europa dell’Est, nei quali in anni recenti sono avvenute modifiche nel sistema economico, si registra un incremento dei consumi di tabacco, soprattutto delle sigarette; anche se viene mantenuto l’uso dei tradizionali prodotti, sono comunque in espansione le quote di mercato delle sigarette di tipo americano.

Scritto da Giampietro Diana

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