Archivi giornalieri: 18 dicembre 2017

Le 4 “Infamie” di Vittorio Emanuele III

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Le 4 “Infamie” di Vittorio Emanuele III

di Francesco Casula

La salma di Vittorio Emanuele III tornerà in Italia, Con il beneplacito di Mattarella. Una vergogna. Ma è stato “il padre della patria”. No, è stato il padre di 4 ciclopiche infamie. Che niente e nessuno potrà cancellare né dimenticare.

  1. Vittorio Emanuele III e la Prima Guerra mondiale

La decisione di entrare in guerra fu presa esclusivamente dal sovrano, in collaborazione con il primo ministro Salandra, desideroso com’era di completare la cosiddetta “unità nazionale” con la conquista di Trento e Trieste, ancora in mano austriaca. Il conflitto fu, come noto, tremendo per le forze armate italiane, che andarono incontro ad una spaventosa carneficina, tra il fango, la neve delle trincee e tra indicibili stragi e sofferenze.

Fu lo stesso Papa Benedetto XV a definire quella guerra una inutile strage. Ma in una enciclica del 1914 Ad Beatissimi Apostolorum Principis  lo stesso papa era stato ancora più duro definendola una gigantesca carneficina.

Sarà il sardo Emilio Lussu, in una suggestiva testimonianza storica e letteraria come Un anno sull’altopiano a descrivere gli orrori di quella guerra. Egli infatti al fronte sperimenterà sulla propria pelle l’assurdità e l’insensatezza della guerra: con la protervia e la stupidità dei generali che mandano al macello sicuro i soldati; con i miliardi di pidocchi, la polvere e il fumo, i tascapani sventrati, i fucili spezzati, i reticolati rotti, i sacrifici inutili.

Una guerra che comportò oltre a immani risorse (e sprechi) economici e finanziari, lutti, con decine di migliaia di morti, feriti, mutilati e dispersi. A pagare i costi maggiori fu la Sardegna: “Pro difender sa patria italiana/distrutta s’est sa Sardigna intrea, cantavano i mulattieri salendo i difficili sentieri verso le trincee, ha scritto Camillo Bellieni, ufficiale della Brigata” (Brigaglia, Mastino, Ortu, Storia della Sardegna,  Editori Laterza, 2002, pagina 9).

Infatti alla fine del conflitto la Sardegna avrebbe contato bel 13.602 morti (più i dispersi nelle giornate di Caporetto, mai tornati nelle loro case). Una media di 138,6 caduti ogni mille chiamati alle armi, contro una media “nazionale” di 104,9.

E a “crepare” saranno migliaia di pastori, contadini, braccianti chiamati alle armi: i figli dei borghesi, proprio quelli che la guerra la propagandavano come “gesto esemplare” alla D’Annunzio o, cinicamente, come “igiene del mondo” alla futurista, alla guerra non ci sono andati.

In cambio delle migliaia di morti ci sarà il retoricume delle medaglie, dei ciondoli, delle patacche. Ma la gloria delle trincee – sosterrà lo storico sardo Carta- Raspi –  non sfamava la Sardegna.

  1. Vittorio Emanuele III, il Fascismo e le leggi razziali

Una delle massime responsabilità storiche di Vittorio Emanuele III fu l’aver favorito l’avvento e l’affermarsi del Fascismo. In seguito alla cosiddetta Marcia su Roma infatti, incaricò Benito Mussolini di formare il nuovo governo. Avrebbe potuto far intervenire l’esercito per combattere e disperdere gli “insorti”, invece, mentre le forze armate si preparavano a fronteggiare “le camicie nere”, Vittorio Emanuele III si rifiutò di firmare il decreto di stato d’assedio, di fatto aprendo la strada al fascismo e alle leggi razziali.

Poco interessa oggi sapere se lo abbia fatto per viltà, opportunismo e calcolo politico: fu comunque il re a nominare Mussolini capo del Governo, dando il via alla tragedia ventennale di quel regime la cui maggiore infamia furono le leggi razziali del 1938. Esse saranno firmate da un sovrano che accettava l’antisemitismo e la furia xenofoba dell’alleato tedesco, fiero di un Mussolini che l’aveva fatto re d’Albania ed imperatore d’Etiopia!

  1. Vittorio Emanuele e la seconda guerra mondiale

La seconda guerra mondiale rappresenterà l’evento più drammatico che mai si sia verificato nella storia dell’umanità. Ma c’entra il re con la seconda guerra mondiale? Certo che sì: ecco come icasticamente si esprime nella bella Commedia s’Istranzu avventuradu, Bastià Pirisi: su Re nostru hat dadu manu libera ai cuddu ciacciarone de teracazzu de s’anticristu fuidu dae s’inferru… Sincapat qui sa corona de imperadore l’hat frazigadu su car­veddu

Lo storico Franco della Peruta facendo una analisi complessiva scriverà:”Il bilancio del conflitto appariva sconvolgente  perché la guerra, l’ecatombe più micidiale degli annali del genere umano, tre volte superiore a quella della grande guerra, aveva fatto 50 milioni di vittime fra militari e civili…Alle perdite umane si sommarono quelle materiali”. (Franco Della Paruta, Storia del Novecento, Le Monnier, Firenze, 1991, pagine 249-250).

Anche la Sardegna pagò un grande tributo. Subirà infatti “numerosi bombardamenti dapprima di lieve entità, ma poi, dopo lo sbarco americano nell’Africa settentrionale, frequentissimi e massicci. Furono danneggiati circa 25 comuni, fra cui Alghero, Carloforte, Carbonia, La Maddalena, Sant’Antioco, Palmas Suergiu, Setzu, Olbia, Oristano, Milis e, più gravemente degli altri, Gonnosfanadiga, dove si ebbero 114 morti e 135 feriti. Presa di mira fu soprattutto Cagliari. Le tristi giornate del 17, 26, 28 febbraio 1943 e quella del 13 maggio (per citare le più terribili) non saranno mai dimenticate dai Cagliaritani, che hanno visto la furia devastatrice venire dal cielo e distruggere la loro città, sventrando interi rioni, sconvolgendo le vie, lasciandosi dietro una scia di cadaveri e di feriti nelle strade e nelle macerie. Migliaia di morti (che alcuni fanno ascendere a 7.00 e il 75% dei fabbricati distrutti o resi inabitabili, furono il tragico bilancio di quei giorni. (Natale Sanna, Il cammino dei Sardi, volume terzo, Editrice Sardegna, Cagliari, 1986, pagine 487-488).

4.. Vittorio Emanuele III e la fuga a Brindisi. 

Persa la guerra e convinto ormai che il disastroso esito del conflitto potesse segnare non solo la fine del regime fascista ma anche quello della monarchia, Vittorio Emanuele arresta Mussolini (25 luglio 1943) e nomina nuovo capo del Governo il maresciallo Badoglio. Il giorno dopo l’Armistizio, il 9 settembre, insieme a Badoglio stesso abbandona Roma e fugge prima a Pescara e poi a Brindisi, nella zona occupata dagli alleati. L’ignominiosa fuga avrà conseguenze devastanti. E la Sardegna pagherà un altissimo tributo a questa fuga: 12.000 mila i soldati sardi IMI (fra i 750-800 mila militari italiani fatti prigionieri dai tedeschi dopo l’armistizio) verranno  rinchiusi nei lager nazisti. E molti, lì moriranno.

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Facebook Lavora con noi: 800 posizioni di lavoro aperte per il 2018

Posted: 15 Dec 2017 05:41 AM PST

Entro la metà del 2018 saranno effettuate le nuove assunzioni in Facebook. Con l’apertura di una nuova sede al centro di Londra, il famosissimo social network è alla ricerca di 800 nuovi collaboratori da inserire nel proprio organico. Le modalità di selezione saranno simili alle altre aziende leader, quindi,  suddivise in diversi step. Ma vediamo […]

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Legge di Bilancio, ufficializzate le nuove categorie di lavori gravosi

Posted: 15 Dec 2017 04:10 AM PST

Ufficializzate le 15 categorie di lavoratori gravosi, che a seguito della nuova riforma delle pensioni, potranno accedere all’Ape sociale e uscire dal lavoro a 63 anni di età. Dal 2019, invece, le restanti categorie lavorative potranno andare in pensione al compimento dei 67 anni. Ufficializzate le nuove categorie dei lavoratori gravosi che passano a 15 […]

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Recupero degli sgravi contributivi a seguito di ispezione (video)

Posted: 15 Dec 2017 03:03 AM PST

Nell’approfondimento odierno andiamo ad analizzare un importante aspetto delle assunzioni agevolate legato al recupero degli sgravi contributivi per violazioni di legge. Con la nota prot. 255/2017/RIS del 17 ottobre 2017 in riferimento alla circolare n. 3 del 18 luglio 2017 l’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL) ha fornito importanti chiarimenti in merito al recupero dei benefici […]

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Ministero del Lavoro

Prassi – MINISTERO LAVORO E POLITICHE SOCIALI – Comunicato 14 dicembre 2017

Prassi – MINISTERO LAVORO E POLITICHE SOCIALI – Comunicato 14 dicembre 2017

Attività di manutenzione programmata sui portali istituzionali

Si comunica che, per consentire lo svolgimento di attività tecniche di manutenzione programmata, i servizi presenti sui portali istituzionali del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro non saranno disponibili martedì 19 dicembre, a partire dalle ore 16.00.

Analogo intervento sarà effettuato sui portali Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro e Cliclavoro, mercoledì 20 dicembre sempre a partire dalle ore 16.00.

A seguito di tale secondo intervento, per adempiere alla procedura telematica delle dimissioni volontarie e risoluzione consensuale del rapporto di lavoro, durante il periodo del disservizio:

– si dovrà compilare il modello in autonomia e trasmetterlo, dalla propria casella di posta elettronica a sdv@lavoro.gov.it, allegando la copia del proprio documento di identità. I modelli privi del documento non saranno considerati validi;

– oppure recarsi presso la sede territoriale dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro competente ovvero presso uno dei soggetti abilitati che dovranno farsi carico di identificare il cittadino, acquisire il modello compilato e inviarlo a infosdv@lavoro.gov.it

Ci scusiamo per il temporaneo disagio causato.

inca Esperienze

 

Comunicati Aran

 

San Gaziano di Tours

 

San Gaziano di Tours


San Gaziano di Tours

Nome: San Gaziano di Tours
Titolo: Vescovo
Ricorrenza: 18 dicembre

Nell’Historia Francorum la famosa opera di Gregorio di Tours, racconta che nell’anno 250 furono inviati da Roma sette vescovi per evangelizzare la Gallia, fra questi vi era Graziano.

Graziano si fermò nella Gallia lugdunense e predicò la fede cristiana a Tours per circa cinquant’anni, fondando la diocesi di Tours. Inizialmente incontrò una grande ostilità da parte degli abitanti di Tours, tanto da essere costretto a celebrare i riti nelle catacombe. Quando morì fu sepolto in un cimitero cristiano nelle vicinanze di Tours. Gregorio riferisce: “in ipsius vici cimiterio, qui erat christianorum”.

Un secolo dopo, San Martino, che fu il terzo vescovo di Tours, traslò le sue spoglie nella chiesa, costruita dal secondo vescovo san Lidorio, sulla quale venne poi costruita la cattedrale di Tours, inizialmente dedicata a san Maurizio e dal 1357 dedicata a Gaziano e soprannominata “La Gatianne”.

fonti:varie