Archivi giornalieri: 14 ottobre 2014

San Callisto I

San Callisto I


San Callisto I

Nome: San Callisto I
Titolo: Papa
Ricorrenza: 14 ottobre

Il nome di questo grande Papa è celebre per il cimitero che da lui prende il nome. Sulla porta d’ingresso sta scritto: « Chi entra in questo cimitero contrito e confessato, otterrà la remissione dei peccati per i meriti di centosettantamila martiri qui sepolti con 46 Papi morti per Gesù Cristo ». 

Il suo nome, che deriva dal greco, significa « bellissimo » e ben gli conveniva per le sue rare doti e per le belle opere che seppe compiere. Romano, di famiglia patrizia, egli nacque in Trastevere nel luogo detto « Urbs Ravennatum », quartiere dei « Ravennati », perchè ivi avevano avuto la loro dimora marinai e militari che l’imperatore Augusto richiamò a Roma dalla città di Ravenna. S. Callisto successe a S. Zeffirino sulla cattedra di S. Pietro l’anno 220 e resse la Chiesa per cinque anni e due mesi. 

Oltre le catacombe da lui abbellite ed ingrandite, altre tre opere resero glorioso il suo pontificato: la basilica di S. Maria in Trastevere, il digiuno stabilito nelle Quattro Tempora ed il luminoso suo martirio. 

Si racconta che a Roma, in Trastevere, in un giorno di Natale sia prodigiosamente scaturita una fonte d’olio che zampillò per un giorno intero. Per tale fatto ivi si radunavano numerosi i Cristiani per celebrare i santi misteri. Ma molti osti, approfittando di questi raduni, pensarono di aprirvi bettole, onde i Cristiani erano continuamente disturbati. Morto l’imperatore Eliogabalo e succedutogli Alessandro Severo, sembrò opportuno ai Cristiani ricorrere a lui dopo aver pregato inutilmente quegli osti di togliere le loro bettole. Gli esercenti fecero anch’essi ricorso, ma l’imperatore, esaminata attentamente la questione, disse: « Qual’è quel Dio che colà volete adorare? ». Gli fu risposto: « Il Dio dei Cristiani ». « Certo, soggiunse l’imperatore, è meglio che quel luogo sia destinato al culto di qualsiasi Dio, che dato in potere degli osti ». E questi ultimi dovettero ritirarsi e lasciar liberi i Cristiani. A tale notizia S. Callisto provò tanta gioia che, per gratitudine a Dio, volle erigere in quel luogo la prima chiesa ad onore della Gran Madre di Dio. 

A S. Callisto si attribuisce la proibizione del matrimonio tra i consanguinei; confermò le Quattro Tempora, e convertì il console Palma() e i due senatori Felice e Simplicio. Questa sua attività gli attirò l’odio dei pretoriani che lo uccisero gettandolo in una cisterna. I Cristiani ne presero il corpo e lo seppellirono sotto l’altare di S. Maria in Trastevere. 

PRATICA. impariamo da questo grande Papa a suffragare ed a rispettare i poveri morti. 

PREGHIERA. O Dio, che ci allieti con l’annua solennità del tuo beato martire e Pontefice Callisto, concedici propizio che come ne celebriamo la festa così usufruiamo della sua protezione.

Filcams

Filcams-Cgil: Marta Challenge – La Sfida di Marta

Parte oggi la c

Filcams-Cgil: Marta Challenge – La Sfida di Marta

Parte oggi la campagna video della Filcams CGIL Nazionale, intitolata “Marta Challenge – La Sfida di Marta “, parodia del fenomeno virale dell’estate 2014, l’ormai celebre Ice Bucket Challenge.

“Marta è diventata suo malgrado il simbolo delle lavoratrici e dei lavoratori cui nessuno dà voce ”afferma la Segretaria Generale Maria Grazia Gabrielli “per questo l’abbiamo scelta, perché noi di Marta ne conosciamo parecchie ed abbiamo raccolto la loro richiesta di raccontare le loro storie di tutti i giorni, liberandole dagli slogan ad effetto”.

La campagna della Filcams lancia la sfida ed invita a “spogliarsi dell’ideologia per vestirsi di diritti”: il tono scanzonato non inganni, le storie di queste ragazze e di questi ragazzi sono vere, sono quelle che ogni giorno la Filcams incrocia nella sua attività di tutela e di contrattazione. Storie reali che raccontano di condizioni di lavoro difficili, spesso drammatiche e di tanta precarietà diffusa che non consente alcun progetto di vita.

“Come hashtag di riferimento della campagna è stato individuato #martatelecanta, proprio perché siamo convinti” sostiene Gabrielli “che sia inaccettabile continuare ad utilizzare strumentalmente i lavoratori come icona mediatica. A Marta ed ai tanti lavoratori del terziario deve essere finalmente riconosciuto il diritto di esprimere e descrivere in prima persona quali siano le reali condizioni di lavoro dei nostri settori”.

Sono stati realizzati alcuni video, diffusi mediante social networks e sul sito web della categoria, e altri ne arriveranno quotidianamente da tutta Italia, prodotti da lavoratrici e lavoratori che la Filcams rappresenta, insieme a materiale grafico coordinato .

Non le manda a dire la Filcams e mette in campo senza pregiudizi la forza della sua rappresentanza, fatta di giovani, migranti, donne e uomini di tutte le età e di tutte le condizioni, che incontriamo ogni giorno, più volte al giorno.

Le Marta sono nei bar a servire i caffè del mattino, sono nelle scuole a pulire le aule, sono davanti alla banche a fare servizio di sorveglianza, le Marta sono nelle case degli anziani a fare assistenza, sono nei fast food e nei supermercati a sorridere ai clienti, sono a rifare i letti negli hotel, sono negli studi degli avvocati e nei luxury outlet, le Marta sono negli uffici e nei call center, le Marta sono nei musei e nei palazzi della politica, le Marta lavorano o vorrebbero lavorare senza dover perdere diritti e dignità.

Ognuno di loro lancia la sfida a persone più o meno comuni e a personaggi noti e meno noti, della politica, del giornalismo, delle imprese, con l’intenzione, non certo celata, di spogliarsi provocatoriamente dell’ideologia per vestirsi di diritti.

 

ampagna video della Filcams CGIL Nazionale, intitolata “Marta Challenge – La Sfida di Marta “, parodia del fenomeno virale dell’estate 2014, l’ormai celebre Ice Bucket Challenge.

“Marta è diventata suo malgrado il simbolo delle lavoratrici e dei lavoratori cui nessuno dà voce ”afferma la Segretaria Generale Maria Grazia Gabrielli “per questo l’abbiamo scelta, perché noi di Marta ne conosciamo parecchie ed abbiamo raccolto la loro richiesta di raccontare le loro storie di tutti i giorni, liberandole dagli slogan ad effetto”.

La campagna della Filcams lancia la sfida ed invita a “spogliarsi dell’ideologia per vestirsi di diritti”: il tono scanzonato non inganni, le storie di queste ragazze e di questi ragazzi sono vere, sono quelle che ogni giorno la Filcams incrocia nella sua attività di tutela e di contrattazione. Storie reali che raccontano di condizioni di lavoro difficili, spesso drammatiche e di tanta precarietà diffusa che non consente alcun progetto di vita.

“Come hashtag di riferimento della campagna è stato individuato #martatelecanta, proprio perché siamo convinti” sostiene Gabrielli “che sia inaccettabile continuare ad utilizzare strumentalmente i lavoratori come icona mediatica. A Marta ed ai tanti lavoratori del terziario deve essere finalmente riconosciuto il diritto di esprimere e descrivere in prima persona quali siano le reali condizioni di lavoro dei nostri settori”.

Sono stati realizzati alcuni video, diffusi mediante social networks e sul sito web della categoria, e altri ne arriveranno quotidianamente da tutta Italia, prodotti da lavoratrici e lavoratori che la Filcams rappresenta, insieme a materiale grafico coordinato .

Non le manda a dire la Filcams e mette in campo senza pregiudizi la forza della sua rappresentanza, fatta di giovani, migranti, donne e uomini di tutte le età e di tutte le condizioni, che incontriamo ogni giorno, più volte al giorno.

Le Marta sono nei bar a servire i caffè del mattino, sono nelle scuole a pulire le aule, sono davanti alla banche a fare servizio di sorveglianza, le Marta sono nelle case degli anziani a fare assistenza, sono nei fast food e nei supermercati a sorridere ai clienti, sono a rifare i letti negli hotel, sono negli studi degli avvocati e nei luxury outlet, le Marta sono negli uffici e nei call center, le Marta sono nei musei e nei palazzi della politica, le Marta lavorano o vorrebbero lavorare senza dover perdere diritti e dignità.

Ognuno di loro lancia la sfida a persone più o meno comuni e a personaggi noti e meno noti, della politica, del giornalismo, delle imprese, con l’intenzione, non certo celata, di spogliarsi provocatoriamente dell’ideologia per vestirsi di diritti.