Archivi giornalieri: 4 settembre 2014

Detenuti

Il risarcimento per i detenuti è legge

E’ stato pubblicato  il 20 agosto sulla Gazzetta Ufficiale il decreto che prevede un risarcimento per tutti quei detenuti che abbiano subito un trattamento inumano e degradante ai sensi dell’art. 3 della Convezione Europea dei Diritti dell’Uomo. “Quando lo stato viola la dignità umana di qualunque persona, è legittimo che debba essere risarcita”, ha dichiarato in un comunicato  l’Associazione  Antigone. “Si tratta di una legge importante – prosegue  – che prevede un risarcimento per chi ha subito un trattamento inumano e degradante. Speriamo serva anche a fare in modo che in futuro non si ritorni ad una situazione di sovraffollamento ingestibile”.

“La stagione delle riforme ora non deve chiudersi. Basta poco perché si torni ad una situazione grave che metta a rischio i diritti dei detenuti – continua -. Ricordiamo che sono ancora migliaia le persone in più nelle carceri rispetto ai posti disponibili, per questo – conclude il comunicato di Antigone –  che si arrivi presto alla nomina del capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Un capo che parli la lin­gua della lega­lità, della dignità e della non­ vio­lenza affinché casi come quello avvenuto a Rossano Calabro negli ultimi giorni – e denunciato da una deputata del PD – dove persone erano costrette a vivere in iso­la­mento tra i loro escre­menti non si verifichino più”.

Nelle settimane scorse Antigone aveva predisposto dei modelli per la presentazione delle istanze di ricorso per chi ha subito un trattamento inumano e degradante perché costretto a vivere in una cella con meno di 3 mq. di spazio. I ricorsi possono essere presentati sia da chi è ancora detenuto sia da ex detenuti. La legge prevede uno sconto di pena di un giorno ogni dieci scontati in celle con meno di 3 mq. di spazio e un risarcimento di 8 euro al giorno per chi non è più in stato di detenzione.

da Redattore sociale

Infortuni

 

Infortuni: Fillea-Cgil, si rifletta su morti in edilizia…

Con l’ultimo l’incidente che ha causato la morte di un lavoratore nel cantiere della A1 nel fiorentino, sale a 7 il bilancio tragico degli infortuni mortali in edilizia nelle ultime due settimane, con un incremento del 700% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Ad aggiornare la triste classifica è la Fillea Cgil che sollecita il governo a riflettere e a “a fare in fretta” per porre mano a misure urgenti di contrasto e di controllo, lavorando sul sistema sanzionatorio e sulle norme anti elusione, e sul sistema di aggiudicazione.

”Le dinamiche degli infortuni mortali, caduta dall’alto, esplosioni e folgorazioni, purtroppo sono delle costanti che ritroviamo nelle migliaia di lutti che hanno colpito le famiglie dei lavoratori edili italiani. A queste costanti si aggiunge il dato dell’età dei lavoratori vittime di incidenti mortali, moltissimi dei quali erano over 58 anni, aspetto che impone una riflessione attenta sul tema del lavoro edile e della riforme del sistema pensionistico”.

Quella dei morti sul lavoro, prosegue, “è una ferita che non si rimargina, e si acuisce in periodo di crisi e disagio economico”’ come dimostra il monitoraggio degli edili Cgil, secondo il quale dal 2008 al 2012, a fronte di una riduzione drastica della produzione, degli occupati e delle ore lavorate, la frequenza degli infortuni mortali è cresciuta di oltre l’11%, con una punta del 50% per gli artigiani. “Queste morti facciano riflettere il governo e le istituzioni – conclude Boni – le prefetture aprano tavoli di verifica con le parti sociali del settore e gli organi ispettivi”.

Lavoro

Lavoro: Cgil. misure non hanno funzionato …

”Non è polemica, sono dati oggettivi, il decreto Poletti sui contratti a termine doveva dare una scossa all’occupazione, noi sostenevamo che avrebbe trasformato altre tipologie in contratti a termine ma senza una politica economica di ripresa della domanda non avrebbe avuto effetti sull’occupazione in valore assoluto e i dati confermano che l’unica cosa che è aumentata è la precarietà”. Così il segretario nazionale della Cgil, Serena Sorrentino, commenta i dati diffusi dall’Istat.

”I dati relativi al mese di luglio sottolinea la dirigente sindacale- certificano che diminuisce l’occupazione anche rispetto a luglio del 2013 (il tasso di occupazione, pari al 55,6%, infatti, diminuisce di 0,1 punti percentuali sia in termini congiunturali sia rispetto a dodici mesi prima) e che la disoccupazione aumenta (il numero di disoccupati, pari a 3 milioni 220 mila, aumenta del 2,2% rispetto al mese precedente (+69 mila) e del 4,6% su base annua (+143 mila), anche rispetto al mese di giugno dove si registra un aumento di 0,3 punti percentuali)”.

”Dietro i numeri -aggiunge Sorrentino- c’è un Paese che non solo non riparte ma va indietro proprio sul lavoro che dovrebbe trainare la ripresa. La riforma degli ammortizzatori con garanzie per tutti, la riduzione della precarietà con un diritto del lavoro più semplice e chiaro, e diritti anche per i precari sono obiettivi che si possono realizzare nel jobs act che ci pare, invece, prosegua su un binario che porta al deragliamento”.

”Ma anche la migliore riforma del lavoro -conclude la sindacalista della Cgil- per avere effetti avrà bisogno di una politica che fa investimenti nei settori pubblici, che hanno una funzione anticiclica e laddove continuiamo ad assistere a tagli, e nel privato, dove onestamente non è che ci sia una politica industriale del Governo inefficace, risulta proprio non pervenuta”.

Giovani

Garanzia giovani: boom di iscrizioni

Sfiorano i 170.000 (169.076) i giovani che alla fine di agosto si sono registrati a  Garanzia Giovani. Di questi, ad oggi, 36.566 sono stati convocati dai servizi per il lavoro e 23.469 hanno ricevuto il primo colloquio di orientamento. Le opportunità di lavoro sono salite a 9.109, per un totale di posti disponibili arrivati a 13.169.  Il 71% delle occasioni di lavoro offerte e’ concentrata al Nord, il 14% al Centro e il 14% al Sud; l’1% rappresenta le occasioni di lavoro all’estero mentre per quanto riguarda la provenienza geografica (residenza) dei giovani iscritti la maggior parte risiede in Sicilia con 30.823 unità, pari al 18% del totale, i campani sono il 15% (24.741 unità) e i residenti nel Lazio sono il 7% (11.890 unità).

Del totale dei giovani che si sono iscritti, 93.943 lo hanno fatto attraverso il sito nazionale www.garanziagiovani.gov.it e 75.133 attraverso i portali regionali. Indagando sul genere dei giovani che si sono registrati, si nota come il 53% delle registrazioni (89.013 unità) ha interessato uomini mentre quelle che hanno riguardato le donne sono state 80.063, pari al 47%.

In termini di età dei giovani, il 51% delle registrazioni, pari a 86.026 (48.039 uomini e 37.987 donne) ha interessato i giovani di età compresa tra i 19 e i 24 anni, mentre sono state 70.918, pari al 42%, quelle che hanno interessato giovani dai 25 ai 29 anni (33.476 uomini e 37.442 donne) e 12.132,  pari al 7%, i giovanissimi dai 15 ai 18 anni (7.498 uomini e 4.634 donne). In termini di titolo di studio, i giovani registrati sono così suddivisi: il 21% ha conseguito una laurea, il 56% risulta essere diplomato, infine il rimanente 23% risulta avere un titolo di studio di terza media o inferiore.

Continuano le attività di “presa in carico” dei giovani registrati: 36.566 sono stati già chiamati dai servizi per il lavoro per il primo colloquio e la creazione di un profilo, tra questi 23.469 hanno già ricevuto il primo colloquio di orientamento. L’analisi di genere mostra che il 52% dei giovani già profilati sono uomini e il 48% sono donne, mentre la distribuzione per età rispecchia la distribuzione dei giovani registrati: il 5% appartiene ai giovani di età compresa tra i 15 e i 18 anni, il 52% ai giovani di età compresa tra i 19 e i 24 anni e il 43% ai giovani di età compresa tra i 25 e i 29 anni. 

Morti sul lavoro

Giugno e la tragedia delle morti sul lavoro

Il primo mese dell’estate segnato dalla strage delle morti sul lavoro. Una drammatica realtà che emerge nitidamente nell’ultima indagine condotta dagli esperti dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre sulla base di dati Inail.

Sono state infatti 77 le vittime registrate da Nord a Sud del Paese nel mese di giugno con inquietanti incrementi della mortalità, soprattutto in alcune regioni del Paese. A cominciare dalla Lombardia dove gli infortuni mortali sono passati dai 27 di fine maggio ai 43 di fine giugno. Così come in Emilia Romagna passata da 28 a 39. Intanto, sono 331 nel primo semestre i decessi registrati nella nostra Penisola.

E nella classifica delle tragedie sul lavoro emergono i dati della Puglia (29 vittime), della Sicilia e del Piemonte (28), insieme a quelli del Veneto e del Lazio (24).

Rimane significativo, anche se in misura minore rispetto ai dati di maggio, il decremento della mortalità sul primo semestre 2013 e pari al 4,6 per cento (era del 9 per cento nella rilevazione di maggio 2014 su maggio 2013). Mentre il risultato peggiore sull’incidenza della mortalità rispetto alla popolazione lavorativa secondo l’Osservatorio mestrino viene registrato in Basilicata (33,3 contro una media nazionale di 14,7) ed è seguita dalla Puglia (25,1), dalla Sicilia (21,2), dal Trentino Alto Adige (20,9) e dall’Emilia Romagna (20,1).

Sopra alla media nazionale sono anche le incidenze di Molise, Marche, Umbria, Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Piemonte.
L’11,8 per cento degli incidenti si è verificato nel settore delle costruzioni, l’11,5 per cento nelle attività manifatturiere il 7,6 nel commercio ingrosso e dettaglio, il 7,3 per cento nel settore dei trasporti e magazzinaggi.
Guardando alle classifiche provinciali è Roma a riportare il dato peggiore di tutto il Paese con 13 morti bianche, seguita da Milano e Torino (12), da Bologna (11), da Bari (10) e da Cuneo (9).

Mentre l’incidenza più alta della mortalità rispetto alla popolazione lavorativa a livello provinciale viene registrata ad Enna (93,9), seguita da Benevento (81,3), da Fermo (55,7), da Ogliastra (54,8).

Le donne che hanno perso la vita sul lavoro nei primi 6 mesi del 2014 sono state 18 (5,4 per cento del totale). Gli stranieri deceduti sul lavoro sono 48 pari al 14,5 per cento del totale. Quarantenni e cinquantenni i lavoratori più coinvolti dal dramma.