Archivi giornalieri: 27 settembre 2012

Mobilitazione per la chiusura definitiva degli Opg

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Mobilitazione per la chiusura definitiva degli Opg

 

“Tra sei mesi chiudono gli Opg o riaprono i manicomi?”. Queste le parole scelte dal comitato ‘Stop Opg’ per l’abolizione degli ospedali psichiatrici giudiziari – costituito da un vasto cartello di associazioni tra cui la Cgil e la Fp Cgil – per promuovere la giornata di mobilitazione nazionale in programma sabato 29 settembre. Sono in programma decine di iniziative in tutte le regioni italiane a 6 mesi esatti dal termine ultimo per il superamento degli attuali Opg, che la legge 9/2012 fissa entro il 31 marzo del prossimo anno.

Un nuovo appuntamento di una mobilitazione continua per chiudere “definitivamente e senza trucchi gli Ospedali psichiatrici giudiziari e per fermare gli attacchi contro la legge Basaglia”. I promotori del comitato Stop Opg denunciano infatti come “tra crisi economica, ritardi e manchevolezze di Governo e Regioni, tagli che colpiscono la sanità (e nello specifico Asl e dipartimenti di Salute mentale) e gli enti locali, il processo di superamento degli Opg resta incerto e assai rischioso negli esiti che potrebbe avere”.

Per questi motivi la mobilitazione di Stop Opg continua: “Per restituire cittadinanza e diritti alle oltre 1.500 persone ancora rinchiuse negli Opg, dove si continua a soffrire e a morire. E per evitare che altre cittadine e altri cittadini possano subire una ‘misura di sicurezza’ ancora oggi negli attuali Ospedali psichiatrici giudiziari e domani nelle nuove strutture speciali previste dalla legge (i mini Opg), che rischiano di diventare i nuovi manicomi regionali”. Secondo i promotori, infine, “occorre ribadire il valore della legge Basaglia e l’impegno ad attuarla, per affermare il diritto di ogni persona alla tutela della salute mentale e alle cure nel rispetto della propria dignità, come prevede la nostra Costituzione”.

Tutte le informazioni sulla giornata di mobilitazione e sulle iniziative in programma tutta Italia su: www.stopopg.it

Regolarizzazione lavoratori stranieri. Commedia dell’assurdo?

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A metà del periodo di regolarizzazione dei rapporti di lavoro che interessano i datori di lavoro e dei lavoratori immigrati, sono ancora poche le domande pervenute al Ministero.

Olga ha 44 anni, dal 2003 è in Italia, viene dall’Albania, fa la badante in una casa dell’Umbria. Con questo lavoro assicura ai suoi figli lo studio e il loro mantenimento al proprio paese. Il datore di lavoro ha provato a includerla nelle sanatorie precendenti. Niente. Finalmente a Pasqua, nell’Aprile di quest’anno, riesce a prendersi qualche giorno per rivedere i propri figli. Dell’anziana signora che accudisce se ne occuperà la figlia che, per l’occasione, sfrutta qualche giorno di ferie. Esce dall’Italia e vi rientra. Gli timbrano il passaporto all’uscita. Si gioca così la possibilità di far emergere il proprio rapporto di lavoro e l’uscita dalla clandestinità.

Luda da Mosca. E’ entrata in Italia nel 2010 attraverso la frontiera UE. Sul suo passaporto non c’è che il timbro di Bezledy, frontiera con la Polonia. La sua destinazione era l’Italia e, grazie agli accordi Shengen, all’ingresso nel nostro paese non gli è stato apposto alcun timbro sul passaporto. Non ci sono più le frontiere in Europa, qualcuno dovrebbe esserne avvisato. L’abbiamo incontrata sull’autobus, ha addirittura fatto per mesi l’abbonamento dell’ATAC. Lavora come aiuto cuoca in un ristorante di Trastevere. E’ destinata a rimanere nel lavoro nero perché la legge non le consente di emergere. Il timbro, il timbro, le manca il timbro italiano.

Mohamed è saldatore, da un anno lavora in nero. La sua azienda lo vorrebbe regolarizzare, è giovane, è svelto, fa bene il suo lavoro. Ma se lo fa lo condanna alla espulsione e ne aggrava la posizione. Mohamed, infatti, non ha “le prove” della sua presenza in Italia prima del 1.1.2012 che la legge richiede. Fortunatamente non è mai stato male e non ha avuto ricoveri al pronto soccorso, una delle poche prove ritenute valide. Fortunatamente o … sfortunatamente?

Sono le persone stranieri che dal 15 settembre si presentano nei nostri uffici. Chiedono informazioni, verifiche e il più delle volte ne escono senza certezze o con la garanzia che questa regolarizzazione  non li coinvolgerà.

Sono circa 32.000 le domande che ad oggi sono state inviate al Ministero dell’Interno. Siamo a metà della campagna di emersione e ben lontani da quei numeri che venivano citati agli inizi di settembre. 150.000? 350.000? A metà campagna avrebbero dovuto essere almeno il doppio di quelle entrate. La maggior parte è proveniente da lavoratori domestici e badanti (oltre 28.000). Questo nonostante il Ministro Cancellieri riporti in commissione Shengen, il 25/9 scorso, che la maggior parte del lavoro nero si concentri su «Turismo, edilizia e agricoltura sono i settori in cui è maggiore la presenza degli irregolari.”

Le imprese, di fronte ai costi elevati, non fanno emergere il lavoro nero. Non regolarizzano i lavoratori che a loro volta sono condizionati a fornire prove al limite della reperibilità.

Nel nostro paese si sta creando una nuova ulteriore situazione di ingiustizia e di discriminazione. La cosa più grave è che tutto nasce da un provvedimento di legge cha aveva l’obiettivo opposto: quello di regolarizzare e di rendere visibili le situazioni che, nel lavoro nero, sono maggiormente sottoposte al ricatto e al sopruso.

Stiamo assistendo alla messa in atto di una commedia dell’assurdo dove le vittime sono i migranti attorno ai quali si assiste ad un balletto di buone intenzioni alternate a rigidità burocratiche che ne vanificano l’esito. Come nei migliori brani di Kafka è la burocrazia che si impossessa delle vite e dei destini delle persone, condizionandone l’esito indipendentemente dal merito e incurante delle storie virtuose. L’Amministrazione risulta  respingente, il potere inconsultabile, il diritto incomprensibile. 

Si considera il lavoratore irregolare persona colpevole di un reato e da sottoporre ai vincoli che ne limitano i diritti civili compresa la facoltà di emersione. Si applicano ad una norma che intende far fare un salto di qualità alla società civile dando a questi la facoltà di affrancarsi da uno stato di invisibilità, le limitazioni e le irragionevolezze propri di sistemi illiberali basati non sull’eguaglianza ma sulla arbitrarietà del diritto.

Si premia così chi ha violato una norma di legge, chi ha contravvenuto al codice della strada con la cui multa può comprovare la presenza in Italia, e si penalizza chi ha avuto comportamento corretto e rispettoso delle regole civili. Questi ultimi, vissuti nell’ombra della clandestinità nel timore dell’espulsione, costretti nella oscurità del proprio lavoro irregolare sono le principali vittime della beffa della emersione.

E’ il momento di richiamare alle loro responsabilità i rappresentanti del Governo che da almeno 20 giorni sembrano ignorare questa situazione.

Di chiamare alle proprie responsabilità i parlamentari che hanno discusso e approvato in commissione un testo all’unanimità e hanno condizionato il Governo ad istituire la fase transitoria della regolarizzazione. Anche loro sono stati presi in giro nel vedersi vanificare gli effetti delle loro raccomandazioni.

Chiamare alla responsabilità quei pochi funzionari che antepongono il codice e il cavillo alle situazioni reali che meritano di essere riconosciute e sanate. Invece di promuovere soluzioni preferiscono ostacolare l’accesso a chi ha maggiori difficoltà a difendersi. Questi lavoratori permangono così nella situazione di ricatto da parte del datore di lavoro e dalla miopia dello Stato che anziché valorizzare i propri lavoratori ne mortifica le aspettative di vita e le opportunità di crescita civile.

La legge, già piena di limitazioni, deve essere applicata e interpretata in modo estensivo con l’obiettivo di favorire l’emersione dei rapporti di lavoro irregolare da parte dei datori di lavoro.

Rimangono più di quindici giorni. C’è il tempo per far si che questa occasione non vada sprecata.

Una occasione per una battaglia di legalità i cui benefici non riguardano solo chi emerge ma riguardano e coinvolgono  tutta la comunità. Una occasione per riportare alla luce e alle regole del vivere civile il lavoro che già esiste.

Claudio Piccinini
Coordinatore degli uffici immigrazione dell’Inca

Rapporto Svimez

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Rapporto Svimez – Sud a rischio desertificazione industriale e segregazione occupazionale

 

“Se guardiamo ai dati dello Svimez – ha commentato Serena Sorrentino, segretario confederale Cgil  – le agevolazioni alle imprese pesano per un miliardo nel Sud e per 3 miliardi nel centro nord. Se guardiamo ai dati sull’occupazione, il 39,3% è la percentuale di perdita di occupati nel sud, il che vuol dire il 18,8% degli addetti complessivi dei settori industriali, con una fortissima penalizzazione dei giovani e delle donne.
 
L’inesistenza di una politica economica e di un piano e di una strategia industriale insieme all’impoverimento sociale nelle regioni del sud non si compensano solo con un miglior utilizzo dei fondi strutturali. La concentrazione delle risorse e la qualità della spesa soprattutto nel settore dei servizi fondamentali sono sicuramente un punto di rilancio del piano d’azione e coesione, ma non sono sufficienti. Occorre ripristinare il finanziamento ordinario nelle regioni meridionali che oggi è circa il 30% rispetto al 45% che dovrebbe essere l’entità dei trasferimenti di spesa in conto capitale per il Sud”.
 
La CGIL ritiene che la politica debba ricostruire urgentemente una strategia che recuperi la demolizione che dal 2008 è stata effettuata. Per questo è necessario utilizzare la leva fiscale, contrastando il sommerso con la lotta all’evasione, alla corruzione, all’economia criminale. Ci vuole anche un patto di convergenza tra i livelli istituzionali, governo e regioni e autonomie locali e tra soggetti pubblici e privati che rimettano al centro il tema dell’occupazione. Siamo d’accordo con lo Svimez nel porre l’accento sulla drammaticità della desertificazione industriale e dell’impoverimento sociale del sud. Dal 2007 ad oggi sono stati bruciati 10 punti di Pil nel sud. Ora ci vorranno almeno 20 anni per ritornare ai livelli precedenti alla crisi. Per questo è urgente lanciare un nuovo Piano del lavoro e ci attendiamo i primi segnali dal governo già dalla Legge di stabilità.

n. 537 del 27 settembre 2012

NEWSLETTER LAVORO

n. 537 del 27 settembre 2012

 

 newsletter settimanale per gli operatori del mercato del lavoro

 

  Comunicazioni                                                                          

27-09 Convegno: “La Riforma del Lavoro in una prospettiva di crescita”

Sono chiuse le iscrizioni al Convegno Nazionale che l’Università di Modena e Reggio Emilia – con la collaborazione tecnico-professionale del sito DPLModena.it – organizza in data 8 ottobre 2012 e dal titolo: “La Riforma del Lavoro in una prospettiva di crescita”.

Per gli iscritti, si ricorda di versare un contributo minimo per aiutare la ricostruzione della Lucciola Onlus, Centro integrato per l’infanzia di Ravarino (MO), reso inagibile dal sisma del maggio 2012.

Nella pagina dedicata, è presente il programma della giornata, i relatori, la mappa e gli alberghi convenzionati. clicca per scaricare la brochure

 

  Le Novità in materia di Lavoro                                        

27-09 Funzione Pubblica: spending review – Riduzione delle dotazioni organiche delle pubbliche amministrazioni

Il Ministero per la pubblica amministrazione e la semplificazione ha emanato la Direttiva n. 10/2012, dal titolo: “Spending review – Riduzione delle dotazioni organiche delle pubbliche amministrazioni – Articolo 2 del decreto legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito dalla legge 7 agosto 2012, n. 135. Linee di indirizzo e criteri applicativi”.

 

27-09 Funzione Pubblica: riposi e permessi per il personale in part-time verticale

Il Dipartimento della Funzione Pubblica con nota, prot. DFP n. 0036667 del 12 settembre 2012, ha fornito un parere in merito a quanto previsto dall’art. 42 comma 5 e ss., del D.L.vo n. 151 del 2001, relativamente al personale in regime di part time verticale.

 

25-09 INAIL: assegno di incollocabilità – rivalutazione dell’importo mensile a decorrere dal 1° luglio 2012

L’INAIL, con la circolare n. 45 del 21 settembre 2012, comunica che a decorrere dal 1° luglio 2012, l’importo mensile dell’assegno di incollocabilità è fissato nella misura di 245,62 euro.

 

24-09 Chimici: ipotesi di accordo sul rinnovo 2013-2015 del contratto del settore chimico farmaceutico

Federchimica e Farmindustria, insieme a Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uilcem e Ugl Chimici hanno sottoscritto l’ipotesi di accordo sul rinnovo 2013-2015 del contratto del settore chimico farmaceutico (la scadenza naturale dall’attuale contratto era fissata per il 31 dicembre 2012.

 

24-09 Min.Lavoro: le risposte alle domande più frequenti sulla Sanatoria 2012

Il Ministero dell’Interno e il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali hanno risposto alle domande più frequenti (FAQ) sulla procedura di emersione in corso.

 

per accedere alle notizie               

  Le Sentenze della Corte di Cassazione                  

> Stato di malattia ed occupazione presso altro datore di lavoro

> False dichiarazioni e truffa ai danni dell’Inps

> Lavoratori stranieri e sfruttamento al lavoro

> Infortunio e false dichiarazioni agli ispettori Inail

 

per accedere alle notizie            

  Gli Approfondimenti                                             

> La procedura per la conferma delle dimissioni e della risoluzione consensuale (Massi)

> Le novità sugli incentivi all’occupazione previsti dalla Riforma Fornero (Massi)

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