Archivi giornalieri: 19 aprile 2011

Invalidità civile: Il tribunale di Genova ha condannato l’Inps per i ritardi

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Accolti tre ricorsi promossi dall’Inca e dalla Cgil

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Il 13 aprile scorso il Tribunale di Genova ha emesso tre ordinanze con le quali è stato condannato l’Inps alla liquidazione delle indennità di accompagnamento di tre persone  che avevano la domanda bloccata da mesi in quanto non veniva notificato il verbale.

Si tratta delle prime cause pilota promosse dal Patronato Inca della Cgil, contro i disservizi che stanno caratterizzando l’esperienza delle nuove procedure telematiche per il riconoscimento dell’invalidità civile, in vigore dal 1 gennaio 2010. 

Negli ultimi mesi a Genova, come nel resto del Paese, le mancate notifiche dei verbali contenenti l’esito delle visite per l’ottenimento della prestazione, hanno subito ritardi incomprensibili che, ovviamente, hanno causato gravi disagi a tutte quelle persone che vivono già una condizione di particolare criticità.

Dopo mesi di trattative e solleciti andati evidentemente a vuoto, il Patronato della Cgil ha deciso di tutelare per via giudiziaria i suoi assistiti.
I primi giudizi, svolti con procedimento di urgenza, hanno dato esito positivo riconoscendo ai cittadini tutelati dall’Inca il diritto a percepire l’indennità di accompagnamento. Nei prossimi giorni saranno definiti un’altra decina di casi.

Il buon esito di questi provvedimenti si scontra con l’inefficienza di un Istituto previdenziale che, nonostante un’ immagine esageratamente edulcorata, così come quella proposta dalla sua campagna “istituzionale”, somma nella realtà tutta una serie di disfunzioni e ritardi che rendono difficile, se non impossibile, soprattutto per le fasce più deboli della popolazione, l’ottenimento dei diritti.

Le sentenze del Tribunale di Genova ribadiscono dunque quel principio della proclamazione e conseguente esigibilità dei diritti per i cittadini  che ogni giorno l’Inca promuove nella pratica di lavoro quotidiana.

Thyssen: condanna per omicidio volontario

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Una sentenza esemplare

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L’amministratore delegato della ThyssenKrupp Harald Espenhahn è stato condannato dalla Corte di Assise di Torino a 16 anni e mezzo di reclusione per omicidio volontario con dolo eventuale per i sette morti del rogo alla Thyssenkrupp, avvenuto nel dicembre del 2007.

Al termine di un processo durato quasi 100 udienze, i giudici hanno accolto la richiesta dei pm Raffaele Guariniello. Non solo per quanto riguarda i capi d’accusa imputati al manager tedesco, ma anche per tutti gli altri imputati nel processo. Oltre all’omicidio volontario imputato all’ad, è una sentenza spartiacque nella giustizia sulla sicurezza del lavoro per il riconoscimento di quel “dolo eventuale”, che significa, secondo i giudici, che i manager della Thyssen conoscevano i rischi conseguenti dalla scelta di non investire sulla sicurezza antincendio, e li avevano messi nel conto.

La società ThyssenKrupp Acciai Speciali Terni Spa, chiamata in causa come responsabile civile, è stata condannata al pagamento della sanzione di 1 milione di euro, all’esclusione da agevolazioni e sussidi pubblici per 6 mesi, al divieto di pubblicizzare i suoi prodotti per sei mesi, alla confisca di 800mila euro, con la pubblicazione della sentenza sui quotidiani nazionali ‘La Stampa’, ‘La Repubblica’ e il ‘Corriere della Sera’.

Per quanto riguarda le parti civili, la Corte ha riconosciuto un risarcimento di un milione di euro al Comune di Torino, di 973.300 alla Regione Piemonte, di 500 mila euro alla Provincia di Torino e di 100 mila euro ciascuno ai sindacati Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uim-Uilm, Flm-Cub. Cento mila euro di risarcimento anche all’associazione Medicina Democratica.

La Thyssen, in un comunicato diffuso in aula, ha definito la sentenza “incomprensibile e inspiegabile”. Uno dei legali della difesa, ha annunciato il ricorso in appello, “anche se – ha aggiunto – non otterremo molto di più”. “Vedere cose di questo tipo è sconsolante”, ha detto il legale della Thyssen riferendosi anche alla pressione mediatica sulla vicenda e alla folla che gremiva l’aula del tribunale. “Siamo totalmente insoddisfatti – ha aggiunto -, in particolare per la dichiarazione della subvalenza delle attenuanti al risarcimento del danno: questa è una cosa mai vista prima”.

“Questa è una svolta epocale, non era mai successo che per una vicenda di morti sul lavoro venisse riconosciuto il dolo eventuale”: lo ha detto il pm Guariniello commentando la sentenza con le agenzie di stampa. “Una condanna – sottolinea Guariniello – non è mai una vittoria o una festa. Però questa condanna può significare molto per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro”. Secondo il pm da oggi “i lavoratori possono contare molto di più sulla sicurezza” e le imprese “possono essere invogliate a fare molto di più per la sicurezza”. Guariniello ha aggiunto che la sentenza è “il salto più grande di sempre in tutta la giurisprudenza in materia di incidenti sul lavoro”. Ed “è un regalo che vogliamo fare al presidente della Repubblica”.

Ricordiamo che due anni fa, proprio grazie all’intervento del Quirinale, non passò la cosiddetta “norma salva manager” nel Testo unico sulla sicurezza sul lavoro: una disposizione che avrebbe sgravato da ogni responsabilità i vertici aziendali, in caso di incidenti sul lavoro.

“Hanno avuto ragione le famiglie, hanno avuto ragione i lavoratori della Thyssen, abbiamo avuto ragione noi ad avere fiducia nella magistratura torinese”. Questo il commento di Giorgio Airaudo, della Fiom. “Quando il lavoratore viene ferito o muore sul lavoro – dice il sindacalista – non è mai un caso, c’è sempre una responsabilità. E’ una sentenza importante, che farà scuola in Italia e in Europa. Resta il dolore per chi ha perso la vita e per chi non ha più i propri affetti. La nostra solidarietà sarà sempre insufficiente”. Per Vincenzo Scudiere, della segreteria confederale Cgil, si tratta di “una sentenza esemplare che deve far riflettere e responsabilizzare tutti sui temi della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro”.

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