L’amministratore delegato della ThyssenKrupp Harald Espenhahn è stato condannato dalla Corte di Assise di Torino a 16 anni e mezzo di reclusione per omicidio volontario con dolo eventuale per i sette morti del rogo alla Thyssenkrupp, avvenuto nel dicembre del 2007.
Al termine di un processo durato quasi 100 udienze, i giudici hanno accolto la richiesta dei pm Raffaele Guariniello. Non solo per quanto riguarda i capi d’accusa imputati al manager tedesco, ma anche per tutti gli altri imputati nel processo. Oltre all’omicidio volontario imputato all’ad, è una sentenza spartiacque nella giustizia sulla sicurezza del lavoro per il riconoscimento di quel “dolo eventuale”, che significa, secondo i giudici, che i manager della Thyssen conoscevano i rischi conseguenti dalla scelta di non investire sulla sicurezza antincendio, e li avevano messi nel conto.
La società ThyssenKrupp Acciai Speciali Terni Spa, chiamata in causa come responsabile civile, è stata condannata al pagamento della sanzione di 1 milione di euro, all’esclusione da agevolazioni e sussidi pubblici per 6 mesi, al divieto di pubblicizzare i suoi prodotti per sei mesi, alla confisca di 800mila euro, con la pubblicazione della sentenza sui quotidiani nazionali ‘La Stampa’, ‘La Repubblica’ e il ‘Corriere della Sera’.
Per quanto riguarda le parti civili, la Corte ha riconosciuto un risarcimento di un milione di euro al Comune di Torino, di 973.300 alla Regione Piemonte, di 500 mila euro alla Provincia di Torino e di 100 mila euro ciascuno ai sindacati Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uim-Uilm, Flm-Cub. Cento mila euro di risarcimento anche all’associazione Medicina Democratica.
La Thyssen, in un comunicato diffuso in aula, ha definito la sentenza “incomprensibile e inspiegabile”. Uno dei legali della difesa, ha annunciato il ricorso in appello, “anche se – ha aggiunto – non otterremo molto di più”. “Vedere cose di questo tipo è sconsolante”, ha detto il legale della Thyssen riferendosi anche alla pressione mediatica sulla vicenda e alla folla che gremiva l’aula del tribunale. “Siamo totalmente insoddisfatti – ha aggiunto -, in particolare per la dichiarazione della subvalenza delle attenuanti al risarcimento del danno: questa è una cosa mai vista prima”.
“Questa è una svolta epocale, non era mai successo che per una vicenda di morti sul lavoro venisse riconosciuto il dolo eventuale”: lo ha detto il pm Guariniello commentando la sentenza con le agenzie di stampa. “Una condanna – sottolinea Guariniello – non è mai una vittoria o una festa. Però questa condanna può significare molto per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro”. Secondo il pm da oggi “i lavoratori possono contare molto di più sulla sicurezza” e le imprese “possono essere invogliate a fare molto di più per la sicurezza”. Guariniello ha aggiunto che la sentenza è “il salto più grande di sempre in tutta la giurisprudenza in materia di incidenti sul lavoro”. Ed “è un regalo che vogliamo fare al presidente della Repubblica”.
Ricordiamo che due anni fa, proprio grazie all’intervento del Quirinale, non passò la cosiddetta “norma salva manager” nel Testo unico sulla sicurezza sul lavoro: una disposizione che avrebbe sgravato da ogni responsabilità i vertici aziendali, in caso di incidenti sul lavoro.
“Hanno avuto ragione le famiglie, hanno avuto ragione i lavoratori della Thyssen, abbiamo avuto ragione noi ad avere fiducia nella magistratura torinese”. Questo il commento di Giorgio Airaudo, della Fiom. “Quando il lavoratore viene ferito o muore sul lavoro – dice il sindacalista – non è mai un caso, c’è sempre una responsabilità. E’ una sentenza importante, che farà scuola in Italia e in Europa. Resta il dolore per chi ha perso la vita e per chi non ha più i propri affetti. La nostra solidarietà sarà sempre insufficiente”. Per Vincenzo Scudiere, della segreteria confederale Cgil, si tratta di “una sentenza esemplare che deve far riflettere e responsabilizzare tutti sui temi della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro”.
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