Archivi giornalieri: 20 ottobre 2010

L. n. 104/92 e n. 68/99 – Obblighi del personale della scuola

Ulteriori accertamenti …… per fruire dei benefici disposti per legge

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Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha emanato, con decreto 30 luglio 2010 n. 165 in vigore dal 21 ottobre 2010, il regolamento relativo ai trasferimenti di sede – e quindi al posto in graduatoria – del personale docente, amministrativo, tecnico ed ausiliario, nonché dei dirigenti scolastici. Con lo stesso regolamento viene inoltre regolamentata la possibilità di richiesta da parte dell’amministrazione scolastica di “ulteriori accertamenti sulla sussistenza delle condizioni personali o familiari che danno diritto a fruire dei benefici” disposti con la legge 104 e con la legge 68/99 (Norme per il diritto al lavoro dei disabili).

I tagli alla scuola pubblica inflitti dal Ministro Gelmini non tengono conto, fra le tante, delle esigenze dei portatori di handicap o dei familiari gravemente disabili del personale della scuola. La materia è complessa e ha delle ricadute sia contrattuali (rapporto di lavoro) sia  operative, poiché il diritto del personale della scuola a beneficiare di agevolazioni lavorative esigibili, disposte con leggi dello stato e costituzionali, è inevitabilmente collegato – come in tutti i servizi primari quali la scuola – al delicato aspetto della necessità di “far funzionare” l’istituto scolastico.

E’ interessato alle nuove disposizioni il personale docente, amministrativo, tecnico ed ausiliario, nonché i dirigenti scolastici che rispondono a particolari casistiche.

Il decreto regolamenta anche (artt. 3 e 4) la possibilità data alle amministrazioni scolastiche di richiedere ulteriori accertamenti della sussistenza delle condizioni personali o familiari che danno diritto alla fruizione dei benefici della legge 104 o della legge 68.

In altre parole, è possibile che l’amministrazione richieda una seconda visita di accertamento del requisito sanitario, basata su motivate ragioni, da svolgersi presso una ASL diversa,  ma competente per area territoriale dell’autorità scolastica richiedente, da quella che ha emesso la certificazione medica già trasmessa dal dipendente.

Se l’ulteriore accertamento richiesto è frutto del “metodo a campione” l’amministrazione deve determinare “i criteri di individuazione dei soggetti per i quali si procede alla richiesta di accertamento”. Tale individuazione sarà normalmente effettuata in occasione dell’aggiornamento delle graduatorie e, nel caso dei dirigenti scolastici, in occasione delle determinazione del calendario delle immissioni in ruolo. La prima applicazione di questa disposizione avverrà entro 30 giorni dall’entrata in vigore del DM, cioè entro il 20 novembre 2010.

In ogni caso, viene precisato che per ambedue  le procedure seguite dall’amministrazione scolastica, gli ulteriori accertamenti non potranno essere chiesti per i titolari di gravi patologie, nonché per gli affetti da sindrome da talidomide.

Oltre la crisi, quale coesione sociale?

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Letture del caso italiano in prospettiva comparata

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In occasione della sesta edizione del suo Forum, la Rivista delle Politiche Sociali, ha organizzato il proprio appuntamento annuale di riflessione e confronto sul welfare per il 15-16 novembre p.v. alle ore 9.30 presso la Casa internazione delle donne, Via della Lungara 19 – Roma.

L’iniziativa organizzata in collaborazione con il network Espananet-Italia si svolgerà in tre sessioni:  Dinamiche occupazionali e protezione sociale del lavoro alla luce della crisi; I sistemi territoriali di welfare alla prova della crisi: misure, «geografie», governante; Nuove risorse occupazionali e investimento in capitale umano.

Parteciperanno fra gli altri: Carla Cantone, segretaria SPI CGIL, Morena Piccinini, Presidente INCA CGIL, Vera Lamonica, segretaria confederale CGIL.

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Infortuni: Regione Toscana premiata per sicurezza sul lavoro

Page > News > 19-10-2010

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Riconoscimenti a “Sicuro non cado” e ad opuscolo sulle macchine agricole

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Due premi alla Toscana per l’impegno sul fronte della sicurezza sul lavoro: in edilizia e in agricoltura. Nell’ambito della VII edizione di “Inform@zione“, rassegna/concorso nazionale dei prodotti per l’informazione e la formazione alla salute e sicurezza sul lavoro, organizzata biennalmente dall’assessorato alle politiche per la salute della Regione Emilia Romagna, la Asl di Modena, l’Ispesl e la direzione regionale Inail dell’Emilia Romagna, la Regione Toscana ha ricevuto il premio speciale per “Sicuro non cado”, la campagna di comunicazione contro le cadute dall’alto nelle costruzioni, e il premio per la categoria opuscolo/de’pliant/poster per l’opuscolo “Le regole indispensabili per l’uso in sicurezza delle macchine agricole”.

La partecipazione alla rassegna/concorso è aperta a manuali, libri, opuscoli, depliant, poster, video, cd rom, dvd ed ogni altro prodotto utile alla informazione e alla formazione di tutti i soggetti coinvolti nella gestione della salute e della sicurezza sul lavoro e vi possono partecipare le aziende sanitarie, gli enti pubblici e privati, le istituzioni, gli editori, le associazioni di categoria e le organizzazioni sindacali, le società/enti di formazione, le imprese, i consulenti e tutti coloro che producono materiali a carattere informativo o formativo per la salute e la sicurezza sul lavoro.

“I premi dati alla campagna e all’opuscolo realizzati dalla Toscana – dice l’assessore regionale al diritto alla salute, Daniela Scaramuccia – sono un riconoscimento dell’impegno profuso dalla Regione perché la sicurezza sul lavoro diventi una realtà concreta e non un obiettivo ancora lontano. Per la sicurezza sul lavoro, la Toscana ha fatto molto, sia sotto il profilo normativo che degli investimenti.

In particolare nel settore dell’edilizia, quello in cui si registrano i tassi di infortuni più preoccupanti, è importante che si diffonda, tra i datori di lavoro e i lavoratori, una cultura della sicurezza. Campagne come “Sicuro non cado” contribuiscono senz’altro a diffondere e radicare questa cultura”.

La campagna “Sicuro non cado” è stata realizzata nel 2009 dall’assessorato al diritto alla salute, in collaborazione con Italcementi e Ance Toscana. Le lavorazioni in quota rappresentano la principale causa di infortunio nel settore delle costruzioni: quasi il 60% di tutti gli infortuni mortali.

     
(Adnkronos)

ReNaM – Esposizione all’amianto

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Per l’emersione delle patologie neoplastiche da amianto

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Il Registro Nazionale dei Mesoteliomi nel pubblicare il suo terzo rapporto che copre gli anni di diagnosi  fra il 1993 ed il 2004,è stato arricchito con una sezione documentale nella quale si trova un importante lavoro di catalogazione sulle possibili occasioni di esposizione per settore di attività economica.

Il catalogo è stato compilato raccogliendo ed ordinando tutte le notizie riguardanti la presenza/uso di amianto in comparti produttivi e prodotti.

Altre segnalazioni sono state raccolte durante le interviste a persone che hanno utilizzato amianto o materiali che lo contenevano ed altre provengono dal personale del Servizio Sanitario Nazionale e delle Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente che si occupano dell’argomento amianto.

Il lavoro presentato assume particolare valore per l’emersione di tutte le patologie neoplastiche da amianto, che come è noto sono ampiamente sottostimate se è vero che per ogni caso di mesotelioma vi sono  4 casi di neoplasia polmonare.

32° 2010 numero newsletter.doc

Cgil – Settimana per sicurezza sul lavoro in Sicilia

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Sicurezza e nuove tipologie di lavoro

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La Cgil dedica la settimana alla salute e alla sicurezza sul lavoro. Dibattiti e incontri si terranno fino a venerdì in tutte le province per focalizzare il tema in relazione ad ogni tipologia di lavoro.

A Palermo il dibattito, che si svolgerà nella facoltà di Lettere dell’Universita’ di Palermo (sala Consiglio), affronterà un tema particolare: quello dello stress da precariato come nuova patologia del lavoro. Oggi si discuterà di sicurezza al petrolchimico di Gela (9.30), il 22 alla Camera del lavoro di Palermo, a Palazzo delle ceramiche di Caltagirone, all’hotel Ventura di Caltanissetta, alla Filt di Messina. Il 23 iniziativa ad Agrigento (sala Pio La Torre). Chiuderà Ragusa con un dibattito a palazzo Cocim.

Bonus bebè e caro affitti – Censura su due provvedimenti comunali

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Il tribunale censura nuovamente il comune di Adro

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Nuova sconfitta per il comune di Adro. Dopo la cancellazione del Sole delle Alpi dalla scuola, arriva oggi una condanna dal Tribunale di Brescia, che censura il comune su due provvedimenti, quello sul bonus bebé e quello sul sostegno al caro affitti, dai quali erano esclusi i cittadini extracomunitari.

Il 27 luglio il Tribunale di Brescia, su ricorso dell’Asgi, della fondazione Piccini e di cinque immigrati, aveva già condannato il Comune di Adro ad aprire i bandi anche ai cittadini non comunitari. Condanna confermata anche oggi dopo il ricorso presentato dal Comune. I regolamenti comunali creano, secondo i giudici Vittoria Azzolini, Ignazio Onni e Gianluca Alessio, “per i cittadini extracomunitari una situazione di svantaggio legata solo alla loro nazionalità”.
 
Per il comune di Adro, il bonus bebé e l’aiuto all’affitto erano stati riservati a italiani e cittadini dell’Unione europea “per contrastare un fenomeno che colpisce in maniera assai peculiare le famiglie locali, ossia il calo delle nascite e, seppure in misura minore, l’abbandono del territorio comunale di origine”. “Una questione mal posto”, spiegano i giudici: nessun regolamento, qualsiasi siano le finalità, può essere in contrasto con la legge italiana, che viene qualsiasi esclusione su base etnica o nazionale quando si tratta di aiuti economici di carattere sociale. I bandi del comune di Adro violano in particolare gli articoli 41 (prevede la parità di trattamento nell’assistenza sociale) e 43 (divieto di discriminazione) del testo unico sull’immigrazione (decreto legislativo 286/1998). “In questa sentenza i giudici hanno chiarito ancora una volta che i Comuni non possono fare differenze fra cittadini italiani, comunitari o extracomunitari -sottolinea Alberto Guariso, legale dei cinque stranieri e dell’Asgi-. Solo una legge può farlo eventualmente e dovrà poi essere vagliata dalla Corte costituzionale. I Comuni non fanno solo regolamenti che devono pertanto conformarsi alle leggi”.

Redattore sociale

L’identikit dei lavoratori sfruttati

Giornata europea contro la tratta degli esseri umani

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Giovani, tra i 20 e i 40 anni, in prevalenza uomini celibi o coniugati, ma senza famiglia al seguito, provenienti da Est Europa, Africa, Cina e America Latina. È l’identikit dei migranti vittime di tratta e sfruttamento a scopo lavorativo in Italia secondo il monitoraggio presentato dall’associazione Gruppo Abele. “La vita delle persone non si vende e non si compra – ha affermato don Luigi Ciotti, presidente dell’associazione in apertura al seminario su sfruttamento lavorativo e lavoro nero organizzato a Torino dallo sportello giuridico Inti dell’associazione Gruppo Abele in collaborazione con Asgi e Caritas Italiana – e non può chiamarsi civile una società in cui non si producono le condizioni perché la vita sia rispettata. Lo sfruttamento crea ingiustizia e insicurezza sociale e non può esservi vero benessere per nessuno finché questo poggia sulla riduzione dell’altro a strumento di vantaggio per fini economici”.
 
Invisibili, privi di legami sociali e sanitari, i migranti sfruttati lavorativamente finiscono spesso per essere intercettati dalle forze dell’ordine ed espulsi come “clandestini”, perché non vi sono strumenti e competenze sufficienti per riconoscere e assistere le vittime della tratta a livello lavorativo:  “In Italia esiste un sistema normativo riconosciuto a livello internazionale a sostegno delle vittime di tratta che persegue gli sfruttatori – spiega Oliviero Forti per Caritas Immigrazione -. Ma le risposte in quest’ambito si sono indirizzate quasi esclusivamente verso la forma più evidente e raggiungibile dello sfruttamento, quello per fini sessuali. Per quanto riguarda lo sfruttamento lavorativo, a fronte di un dilagare del fenomeno nel nostro Paese, non sono stati rivisti e attualizzati gli strumenti giuridici che avrebbero dovuto aiutare le vittime”.

In pochi denunciano gli sfruttatori, per paura e perché non ravvisano l’utilità che potrebbe scaturire dall’avvio di una vertenza nei confronti dei datori di lavoro: “Nel fare vertenza la persona migrante, a cui pure lo Stato garantisce la tutela in caso di sfruttamento lavorativo – ha sottolineato l’avvocato Marco Paggi (Asgi) – teme di poter essere successivamente espulso e per questo rinuncia ai propri diritti e accetta le condizioni di lavoro dettate dallo sfruttatore. La paura è cresciuta con l’emanazione del cosiddetto pacchetto sicurezza – prosegue – che prevede l’espulsione obbligatoria degli immigrati non in regola con il permesso di soggiorno”.
 
Le associazioni e gli enti che operano per la tutela delle persone vittime di tratta e sfruttamento lavorativo guardano con fiducia al recepimento della direttiva europea che introduce sanzioni e provvedimenti nei confronti di datori di lavoro che impiegano cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare e che apre delle possibilità di regolarizzazione per i lavoratori presenti in modo irregolare sul territorio (direttiva 2009/52/Ce): “Con questo ultimo strumento – spiega Paggi – pensato appositamente per lo sfruttamento lavorativo e il lavoro nero, assieme ad una corretta applicazione delle norme vigenti in Italia, la tutela dei diritti dei lavoratori stranieri potrebbe fare un considerevole passo in avanti”.

Obiettivo Inps –Colpire i veri invalidi”

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La denuncia della Ledha (Lega per la difesa dei diritti delle persone con disabilità)

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Dura denuncia della Lega per la difesa dei diritti delle persone con disabilità. In un comunicato contestate le note trasmesse dall’ente previdenziale alle sedi territoriali sull’accertamento dell’invalidità e sull’indennità di accompagnamento  “Obiettivo colpire i “veri” invalidi”.

Sarebbe questa secondo la Ledha, Lega per la difesa dei diritti delle persone con disabilità, l’intenzione dell’Inps che attraverso due note inviate alle sedi territoriali ha stabilito che “per ottenere l’accertamento di invalidità civile  – si legge in un comunicato della Ledha – occorrerà essere sottoposti a due visite: una da parte delle commissioni Asl, l’altra da parte di una commissione Inps (Circolare 131/2009)”, mentre “con le Linee Guida operative in Invalidità Civile – aggiunge la Ledha -, l’Inps reintroduce i contenuti di un emendamento alla Legge Finanziaria del giugno scorso cancellato dal Parlamento, emendamento che di fatto metteva in discussione l’indennità di accompagnamento”.

La denuncia della Lega per la difesa dei diritti delle persone con disabilità è diretta e senza mezzi termini. “L’Inps non contenta di proseguire nella sua campagna di verifiche vessatorie sui “veri” invalidi – si legge nel comunicato – ha deciso di essere più realista del Re ”. Secondo il presidente dell’organizzazione Fulvio Santagostini, “vengono chiamati a visita di revisione per l’invalidità civile persone con disabilità molto gravi che hanno ottemperato all’invio della documentazione richiesta”. Per la Ledha, “con questi requisiti sanitari, di fatto, si cancella l’indennità di accompagnamento per la gran parte dei cittadini italiani con grave disabilità che, quotidianamente a costo di un enorme fatica, cercano di conquistarsi quegli spazi di autonomia che la loro disabilità permette”.

“Tutto questo è gravissimo – afferma Santagostini – sia perché l’Inps non rispetta una decisione del Parlamento Italiano, sia perché è l’ennesima dimostrazione che l’obbiettivo primario non è quello di scovare e colpire i falsi invalidi, ma di risparmiare sulla pelle e sulla dignità della qualità della vita delle vere persone con disabilità di questo Paese. Per questo abbiamo chiesto l’istituzione di un tavolo di confronto con la Regione Lombardia, l’Inps e le Associazioni più rappresentative delle persone con disabilità”.

Redattore sociale