Bruno Trentin

 

 

Il carisma e la determinazione del giovane gappista. Celebriamo i 70 anni della riconquistata libertà attraverso la pubblicazione del racconto inedito di quelle giornate redatto in forma di verbale da un giovanissimo Bruno Trentin DI I. ROMEO

di Ilaria Romeo*

Bruno Trentin
Celebriamo i 70 anni della riconquistata libertà attraverso la pubblicazione del racconto inedito (1)  di quelle giornate (24-25-26 aprile) redatto in forma di verbale da un giovanissimo Bruno Trentin, “incaricato al 24 aprile del 1945 dal Comando Formazioni Giustizia e Libertà di assumere il comando della Brigata Rosselli”. Trentin, che non ha ancora 18 anni alla morte del padre Silvio (12 marzo 1944), si dedica anima e corpo alla guerra partigiana con lo pseudonimo Leone, prima nella Marca trevigiana, soprattutto nelle Prealpi sopra Conegliano, in seguito, dopo il rastrellamento tedesco dell’estate 1944 a Milano, agli ordini del Cln Alta Italia e di Leo Valiani, cui il padre lo aveva affidato prima di morire. 

“Vivrà a Milano sette mesi intensissimi, come dirigente dei Gap di GL, facendo una vita totalmente clandestina, cambiando continuamente residenza. Non teme di sporcarsi le mani. Il suo compito è di fare attentati, giustiziare spie, compiere azioni per acquisire armi, organizzare sabotaggi e azioni di propaganda nelle fabbriche”.

“[…] Bruno è un gappista determinato, dal sangue freddo eccezionale. I compagni di lotta ne ricordano il carisma: ti inchiodava con lo sguardo. Più giovane di tutti loro, impartisce ordini, risolve problemi, corre da un posto all’altro ‘con la furia di un ragazzo che aveva solo voglia di divorare, di divorare conoscenze, luoghi, persone’” (2) .

Emilio Lussu, in una lettera dell’11 maggio 1945 alla sorella di Bruno, Franca Trentin, lo definisce come “uno dei più audaci capi dell’insurrezione di Milano. […] È stato semplicemente magnifico e ha rischiato mille volte: gli hanno sparato addosso in tante occasioni e si è sempre salvato. Egli ha in modo luminoso tenuto alto il nome dei Trentin”. E in un’altra del 6 giugno: “Capo delle squadre giovanili all’insurrezione di Milano, comandava oltre 2.000 uomini. Ora fa dei comizi nelle fabbriche con successi strepitosi! Se l’è cavata per miracolo. In una spedizione, sullo stesso camion sono morti 8 suoi giovani compagni presi di mira dai fascisti che vi lanciavano bombe. Si è salvato solo lui e lo chauffeur. Ha avuto anche altre avventure del genere. Insomma, è in vita. Ed è ben orgoglioso di portare il nome di Trentin” (3) .

Così nel Journal de guerre (scritto nella sua lingua madre, il francese) Bruno si esprimeva a proposito della Resistenza: “L’Italia finalmente si risveglia! Su tutta la superficie della penisola occupata dagli invasori tedeschi e dai loro degni sicari fascisti, il popolo italiano, quello del 1848, quello di Garibaldi e di Manin è in piedi e lotta […]”. A partire da ora, “i criminali di Matteotti, gli assassini di Amendola, di Rosselli e di tutte le migliaia di eroi che non hanno voluto piegarsi alla loro ignobile tirannia, cominciano a pagare il pesante tributo dei loro crimini. [….] La guerra è aperta, oramai. Sorda, segreta, ma terribile. È lo spirito dei rivoluzionari che si facevano ammazzare nelle barricate ad animare oramai il popolo del Risorgimento”. 

“Dopo aver dormito vent’anni, questo popolo martire fa sentire all’immondo aguzzino in camicia nera tutte le terribili conseguenze del suo risveglio, È in piedi oramai. Lo si era creduto morto, servitore, vile e codardo, e invece è là!” (4) .
Responsabile Archivio storico Cgil nazionale

(1) Archivio storico Cgil nazionale, Fondo Bruno Trentin (III), b. 1, fasc. 1.
(2) Luisa Bellina, “La formazione antifascista e l’ingresso nella Cgil”, in “Bruno Trentin e la sinistra italiana e francese”, a cura di S. Cruciani, Roma, Collection de l’Ecole Française de Rome, 2012.
(3) Archivio personale di Franca Trentin.
(4) Bruno Trentin, “Diario di guerra (settembre-novembre 1943)”, Donzelli, Roma 2008.

IL DOCUMENTO
Brigata “Carlo Rosselli”

Incaricato al 24 Aprile del 1945 dal Comando Formazioni Giustizia e Libertà di assumere il Comando della Brigata Roselli [sic] lasciai al compagno Aldo Chiattelli (Chi[?]) la direzione delle GAP sindacali GL e raggiunsi i compagni Carlo Sampietro, Enzo Bracca[?], Franco Baietti e Gianni Santambrogio e altri in via Lovagno n. 5 incaricando loro di fare convergere per la mattina del 25 tutte le formazioni della Brigata dislocata nei vari settori disponendo intanto con il compagno Sampietro, commissario di guerra, un piano di occupazione di punti di appoggio in città.

Alla sera del 24 travestiti in divisa tedesca coi compagni Baietti franco operai vari disarmi nelle strade della città e ricupero di materiale ripartito in vari punti dal precedente Comandante della Brigata Enrico Mantero all’ora nell’impossibilità di agire per causa di infermità contratta in servizio.

Durante la notte mi tenni in continuo collegamento con il Comando Brigate Giustia [sic] e Libertà (Signorelli e Liberti).

Alle ore 5 del 25 Aprile uscì una squadra al mio comando che operò vari disarmi in zona Loreto – Vittoria e Garibaldi e che si portò alla protezione della tipografia Same ove si stampava, allora, l’Italia Libera.

 

Radunata la Brigata al completo (mille uomini circa) ci portammo, come previsto, in piazza della Scala per proteggere da eventuali attacchi, le trattative che si svolgevano allora in Municipio tra rappresentanti del CVL e 10a Mas.

Appena giunti, in piazza fummo investiti da raffiche di mitra e fucilate da parte dei fascisti imboscati dietro le inferriate. Seguii un combattimento. Da parte nostra un morto e 4 feriti tra i quali Franco Baietti colpito all’addome da una scheggia di bomba a mano e che malgrado ciò continuò a procedere combattendo alla protezione dei civili rimasti nella piazza.

Fascisti: morti 1 arresti 2. 

La colonna si divise. Parte occupò definitivamente assieme ad una formazione Matteotti un Comando della Muti all’Arena ove rinvenne vario bottino (camion, deposito munizioni ed esplosivi, ingentissimo, bestiame, tutto regolarmente consegnato al Comando Carabinieri).

Al Comando del distaccamento “Arena” fu posto il compagno Col. Rolandi al vice Comando il maggiore Panizza.

Il Comando della zona Centro della Brigata fu posto, dopo breve combattimento, in piazzale Duse, da un nostro distaccamento giovanile, un altro Comando fu distaccato in Corso Magenta, un altro alle scuole Carlo Tenca. Il Comando Centrale della Brigata rimanendo in via Lovagno 5.

Il 26 dopo incarico ricevuto dal Capo di Stato Maggiore del Comando Piazza Liberti occupai con un distaccamento della Brigata il Comando Areonautica in piazza Italo Balbo respingendo in un ala [sic] dello stabile gli 80 tedeschi che lo presidiavano. Dopo varie trattative che duravano 1 giorno e 1 notte e con l’intervento di una divisione oltre Po i tedeschi deposero le armi e furono trasferiti al campo di Concentramento in piazza Fiume. In quella occasione fu arrestata, dopo vari tentativi di resistenza, la tristemente celere [sic] Squadra Azzurra dell’Areunatica. Fu rinvenuto ingentissimo bottino militare alimentare, di vestiario ecc. regolarmente consegnato all’Autorità del Comando Areunatico e al Comando Divisione oltre Po.

Operate varie perquisizioni e azioni armate da parte di gruppi e distaccamenti della Brigata tra le più importante l’arresto del Vice Comandante della Xa Mas a Milano con il successivo rinvenimento di lingotti d’oro, marenghi, sterline, gioielli per un valore approssimativo di oltre venti milioni regolarmente consegnati al Comando Piazza di Milano in presenza del Capo di Stato Maggiore e il fermo dopo accaniti combattimenti di due delle macchine fasciste che terrorizzavano la città.

Mi permetto di proporre ad un riconoscimento speciale (Medaglia o citazione) il compagno Celso Solari Ufficiale di collegamento della Brigata dal Gennaio del 1945 il quale arrischiando spessissime volte la propria vita ha adempiuto pericoli servizi in varie città dell’Alta Italia per conto del Comando delle nostre Formazioni e che è caduto il 26 Aprile sera abbattuto in un’imboscata fascista in Corso XXII Marzo nell’adempimento del proprio dovere.

N.B. Il compagno Enrico Mantero Comandante della Brigata fino all’accidente che lo ha costretto a letto ha assunto il comando del distaccamento areonautico, malgrado il suo stato d’infermità e la sua grande debolezza provvedendo di persona all’arresto degli elementi fascisti in Aereonautica e la tutela dell’ordine partecipando ai vari combattimenti svoltisi il 25-26-27.

In fede
Il Comandante Bruno Trentin

 

Bruno Trentin dalla guerra partigiana alla CGIL

 

 

 

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1926     Il 7 gennaio il padre di Bruno, Silvio Trentin, si dimette dall’insegnamento universitario; in febbraio, con la moglie Giuseppina e i due figli Giorgio e Franca, arriva esule in Francia. Il 9 dicembre Bruno nasce nel piccolo villaggio di Pavie.

1928     La famiglia Trentin si trasferisce ad Auch, capoluogo del Dipartimento del Gers, a circa 80 chilometri da Tolosa. Silvio Trentin lavora come operaio in una tipografia.

1929     Silvio Trentin aderisce a Giustizia e Libertà di Carlo Rosselli.

1932     Bruno inizia a frequentare la scuola elementare ad Auch.

1934     In seguito al licenziamento di Silvio Trentin dalla tipografia, la famiglia si trasferisce a Tolosa, dove Silvio Trentin acquista e gestisce una libreria.

1940     Dopo l’invasione della Francia da parte delle truppe hitleriane e l’instaurazione della repubblica collaborazionista di Vichy, Silvio Trentin entra a far parte del Réseau Bertaux e la sua libreria diventa il centro della cospirazione antinazista.

1941     A casa Trentin, in ottobre, viene sottoscritto il Patto di Tolosa per l’unione di tutte le forze antifasciste italiane (Pda, Pci, Psi). Bruno fonda, con alcuni compagni di liceo, il Gif (Gruppo insurrezionale francese), di tendenze anarchiche.

1942     In estate Silvio Trentin costituisce il movimento politico Libérer et fédérer che presto diventerà uno dei gruppi principali della Resistenza francese. Alla fine dell’autunno, Bruno viene arrestato con i compagni del Gif; compie 16 anni e passa le vacanze di Natale in carcere. Dopo il processo viene inviato in un campo di detenzione, ma con i compagni riesce a fuggire.

1943     Bruno si rifugia in un villaggio nelle vicinanze di Tolosa presso una colonia di esuli spagnoli collegati con il Moi (Movimento manodopera immigrata). Dopo la caduta del fascismo, il 25 luglio, è chiamato dal padre a seguirlo in Italia insieme al fratello Giorgio. Con l’aiuto dei servizi segreti tentano la traversata dei Pirenei, ma devono tornare indietro per un malore del padre. Si dirigono verso Nizza.

Il 20 agosto ottengono i passaporti. Arrivano a Mestre il 4 settembre e il 5 settembre a Treviso, dove prendono alloggio presso il nonno materno di Bruno, Francesco Nardari. Il 9 settembre a Bruno viene rilasciatala carta d’identità n. 12472183 dal Comune di Treviso. Segue il padre nell’organizzazione del movimento di liberazione nel Veneto.

Il 9 novembre, con il padre, Bruno assiste all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Padova, da parte del rettore Concetto Marchesi. Si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza, ma comincerà a frequentare i corsi e a sostenere esami soltanto nel 1946. Il 19 novembre viene arrestato insieme al padre. Resta in carcere fino al 29 novembre. Dopo la scarcerazione del padre, il 2 dicembre, tornano a Treviso dove Sil­vio Trentin viene ricoverato all’ospedale civile.

1944     Nel mese di gennaio, dettata dal padre, Bruno scrive la bozza di una Costituzione per il nuovo Stato italiano. L’11 febbraio Silvio Trentin viene trasferito nella clinica di Monastier. Bruno, insieme al fratello Giorgio, partecipa alle attività di una formazione locale di Giustizia e Libertà.

Il 12 marzo Silvio Trentin muore. La madre di Bruno e il fratello Giorgio, in seguito ai bombardamenti su Treviso, si trasferiscono in una casa sul Sile, a Silea. Bruno si reca invece a Padova, mettendosi a disposizione del CLN regionale che lo invia come ispettore presso la formazione «Italia libera» del maggiore Pierotti, all’Archeson, sul Monte Grappa. Da luglio ad ottobre Bruno resta nella pedemontana trevigiana e partecipa ad attentati contro camion tedeschi e alla linea ferroviaria Venezia-Udine, nonché all’organizzazione delle zone libere del Quartier del Piave e ai combattimenti a Pieve di Soligo e Solighetto. In seguito ai rastrellamenti delle truppe tedesche e alla conseguente «pianurizzazione» delle formazioni partigiane di montagna, Bruno torna a Padova. Da qui viene inviato al Comando militare del CLN di Milano, alle dirette dipendenze di Leo Valiani. A Milano gli viene affidato il coordinamento dei GAP del Pda.

1945     In febbraio Bruno viene inviato a Verona con l’incarico di formare un commando per la liberazione di Ferruccio Parri. Nelle settimane che precedono la Liberazione, gli viene affidato il comando della brigata Rosselli, con compiti precisi per l’insurrezione della città di Milano.

Il 28 aprile, dopo Pertini, Longo e Moscatelli, prende la parola al comizio di piazza del Duomo. Terminata la guerra, Bruno si ferma a Milano a lavorare nella redazione di «Italia Libera» e poi al «Giornale di mezzogiorno» diretto da Riccardo Lombardi. In agosto riceve la visita della sorella Franca che, con mezzi di fortuna, dalla Francia cerca di raggiungere la famiglia in Veneto. A novembre viene inviato come rappresentante dei giovani azionisti al Congresso mondiale della gioventù a Londra, dove viene fondata la Federazione mondiale della Gioventù democratica (Fmjd).

1946     Partecipa alla vita politica del Partito d’azione nazionale. Viene nominato segretario nazionale del movimento giovanile del Pda. Inizia a frequentare le lezioni e a sostenere esami all’Università di Padova.

1947     Si reca negli Stati Uniti come delegato ad un convegno internazionale. È ospite di un’amica di famiglia a New York; ad Harvad, per due mesi presso la Biblioteca del campus, lavora alla sua tesi sulla Corte Suprema degli Stati Uniti. Qui incontra Gaetano Salvemini.

1948     Partecipa alla campagna elettorale del Fronte popolare a Treviso, e a iniziative del Pci locale.

1949     Il 16 ottobre si laurea a Padova con una tesi dal titolo La funzione del giudizio di equità nella crisi giuridica contemporanea (con particolare riferimento all’esperienza giuridica americana), relatore il professor Enrico Opocher.

In autunno la famiglia Trentin si trasferisce da Treviso a Venezia. Bruno accetta la proposta di Vittorio Foa di lavorare per l’Ufficio studi della CGIL nazionale e si trasferisce a Roma.

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Bibliografia

Iginio Ariemma e Luisa Bellina – Bruno Trentin dalla guerra partigiana alla CGIL – Nuova Iniziativa Editoriale 2008

Bruno Trentinultima modifica: 2014-10-01T13:50:36+02:00da vitegabry
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