Rapporto su “Mamme nella Crisi” di Save the Children

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Gli effetti della crisi colpiscono le mamme in modo sempre più grave, evidenziando, in Italia, un circolo vizioso che lega il basso tasso di occupazione femminile, l’assenza di servizi di cura all’infanzia, le scarne misure di conciliazione tra famiglia e lavoro e la bassa natalità, con una pesante ricaduta sul benessere dei bambini.

La difficile condizione delle madri nel nostro Paese è infatti uno dei fattori chiave che determinano una maggiore incidenza della povertà sui bambini e sugli adolescenti. Sebbene meno visibile di quello dei tassi finanziari internazionali, lo spread relativo al rischio di povertà tra minori e adulti in Italia è infatti pari all’8,2%, con il 22,6% dei minori a rischio povertà contro il 14,4% degli over diciotto .

Questi i principali elementi analizzati, in un’ottica di genere, dal rapporto Mamme nella Crisi di Save the Children, presentato  a Roma.

Se la crisi in corso rappresenta per tutti una strada in salita – dice il rapporto – lo è ancor di più per le mamme proprio a partire dall’occupazione, che nel 2010 si attesta al 50,6% per le donne senza figli – ben al di sotto della media europea pari al 62,1% – ma scende al 45,5% già al primo figlio (sotto i 15 anni) per perdere quasi 10 punti (35,9%) se i figli sono 2 e toccare quota 31,3% nel caso di 3 o più figli.

Nel solo periodo tra il 2008 e il 2009 ben 800.000 mamme hanno dichiarato di essere state licenziate o di aver subito pressioni in tal senso in occasione o a seguito di una gravidanza, anche grazie all’odioso meccanismo delle “dimissioni in bianco”. Le interruzioni del lavoro alla nascita di un figlio per costrizione, che erano il 2% nel 2003, sono quadruplicate nel 2009 diventando l’8,7% del totale delle interruzioni di lavoro. E se la crisi ha confermato il triste record italiano sui tassi di inattività, questo vale soprattutto per la componente femminile, in particolare per quella nella fascia più giovane e in piena età feconda (25-34 anni), che ha riguardato il 35,6% delle donne nel 2010 e il 36,4% nel 2011.

Anche quando il lavoro c’è, la sua qualità, nel caso delle donne, registra un peggioramento: nel 2010 è diminuita l’occupazione qualificata, tecnica e operaia, in favore di quella a bassa specializzazione, dalle collaboratrici domestiche alle addette ai call center. Dal punto di vista dell’orario di lavoro, l’incremento fatto registrare negli ultimi anni dal lavoro part-time deve essere letto attentamente, in tempo di crisi, soprattutto per le madri lavoratrici, visto che è dovuto quasi esclusivamente all’aumento del part-time involontario, non scelto cioè come opzione ma accettato per la mancanza di occasioni di lavoro a tempo pieno, con una percentuale nel 2010 del 45,9% sul totale dell’occupazione a tempo ridotto, quasi il doppio della media UE27 (23,8%).

Tra le categorie più vulnerabili di fronte agli effetti della crisi ci sono le mamme di origine straniera, per le quali già all’arrivo del primo figlio si registra un aumento significativo dell’indice di deprivazione materiale dal 32,1% al 37% contro il 13,3% e il 14,9% delle madri italiane, e le mamme sole, i cui figli sono i più esposti al rischio di povertà con una percentuale del 28,5% contro il già gravoso 22,8% della media dei minori in Italia.

Ma l’orizzonte è scuro anche per le giovani donne che, nel caso in cui non abbiano conseguito la laurea e siano in possesso del solo diploma, fanno i conti con un tasso di occupazione ben inferiore a quello dei coetanei di sesso maschile: 37,2% contro il 50,8%.

Se buona parte poi dell’andamento dell’occupazione giovanile in questi ultimi 3 anni si deve alla crescita della componente atipica e ai lavoratori a tempo determinato, questo è vero soprattutto per le giovani donne. Una situazione, questa, che pesa sulle chance di rendersi autonome dalla famiglia di origine e di realizzare il desiderio di diventare madri. Dei 3 milioni e 855mila donne fra i 18 e i 29 anni, il 71,4% vive infatti con i genitori.

E dal 2009 si è interrotto in Italia il trend di aumento dei tassi di fecondità che si registrava dal 1995. Nonostante il contributo demografico delle donne di origine straniera, la nascite annue tra il 2008 e il 2010 sono calate di 15.000 unità.

Il rapporto è scaricabile all’indirizzo httt://images.savethechildren.it/IT/f/img_pubblicazioni/img190_b.p

Rapporto su “Mamme nella Crisi” di Save the Childrenultima modifica: 2012-09-25T08:36:36+02:00da vitegabry
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