Gli italiani non emigrano più con la valigia di cartone, ma sono sempre un popolo di emigranti. Anche se adesso lo fanno con la valigetta 24 ore, il fenomeno non è cambiato: l’emigrazione italiana è un fenomeno attuale e non riferito al passato, come si pensa generalmente. Anzi il numero degli italiani residenti all’estero è di quasi 4 milioni, pari a quello dei cittadini stranieri residenti in Italia.
E il numero degli italiani nel mondo non è certo un numero stabile, ma cresce sia per una nuova emigrazione (in misura più ridotta) sia per la crescita interna delle collettività. Dunque parliamo di una seconda generazione di figli di italiani che conservano il passaporto italiano o di persone che acquistano la cittadinanza per discendenza.
E’ questa la fotografia degli italiani nel mondo, scattata dal quarto Rapporto Italiani nel Mondo 2009 realizzato dalla Fondazione Migrantes. “Questo quarto rapporto ci conferma una realtà importante: l’emigrazione in Italia è un fenomeno attuale e ci dovrebbe aiutare ad affrontare meglio il fenomeno opposto che è quello dell’immigrazione nel nostro Paese”. Lo ha dichiarato la Dottoressa Delfina Licata, caporedattrice del rapporto, che ha spiegato come l’emigrazione italiana sia un fenomeno policentrico, poiché coinvolge tutti i Comuni italiani.
Certo sono le Regioni meridionali ad essere in testa, con il 54,8% degli italiani all’estero che provengono dal Sud e dalle Isole, ma c’è un 30,1% che proviene da Regioni settentrionali. E dove emigrano gli italiani? Sostanzialmente l’emigrazione italiana è euroamericana, con Germania, Argentina e Svizzera ai primi posti; seguono Francia, Brasile, Belgio, Stati Uniti, Regno Unito, Canada e Australia.
Gli italiani sono conosciuti nel mondo non solo per aver inviato i propri lavoratori, ma anche per aver costruito con le proprie imprese strade, gallerie, ponti, porti e ferrovie. Oggi nel mondo sono in attività 109 cantieri. Secondo un’indagine dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili, le imprese di costruzione nel 2007 hanno fatturato all’estero quasi quanto in Italia (5,5 miliardi di euro contro i 6,3) e i nuovi contratti superano gli 11 miliardi di euro e sono concentrati soprattutto in America Latina.
C’è poi un fenomeno relativamente nuovo che è quello degli universitari italiani iscritti all’estero: nel 2007 sono stati 41.354, inclusi i figli degli italiani emigrati. Il primo paese d’accoglienza degli studenti italiani è stato la Germania, seguita da Austria e Gran Bretagna.
E ci sono anche gli spostamenti brevi, per motivi di lavoro: quelli con permanenza all’estero tra i 3 e i 6 mesi supera ogni anno il mezzo milione di persone. Per quanto riguarda l’emigrazione di ritorno si calcola che nel XX secolo siano rimpatriati almeno 10 milioni di italiani; al censimento del 2001 è stata accertata la posizione di 900mila italiani nati all’estero e residenti in Italia.
Un nota dolente è che l’emigrazione di ritorno non sembra riguardare gli emigrati qualificati, che restano all’estero per un miglior inserimento nel mondo del lavoro.
Una cosa interessante è quella che fotografa il legame che si conserva con l’Italia: prima era un legame soprattutto economico, ma il fenomeno delle rimesse sta calando sempre più, a favore di un legame più socio-culturale, quasi nostalgico. In passato si tendeva a nascondere l’origine italiana, soprattutto negli Stati Uniti, mentre oggi l’Italia viene ritenuta un fattore di appeal. La maggior parte degli italiani all’estero conserva in Italia la casa di proprietà e ci fa ritorno per le vacanze.
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