Archivi giornalieri: 5 dicembre 2018

San Saba Archimandrita

San Saba Archimandrita

San Saba Archimandrita

Nome: San Saba Archimandrita
Titolo: Abate
Ricorrenza: 05 dicembre

S. Saba nacque in Mutalasca, nel territorio di Cesarea nella Cappadocia, da una delle più illustri famiglie di quel paese. Nella sua eta giovanile si ritirò in un monastero poco distante dalla sua patria; e dipoi con licenza dell’abate andò a Gerusalemme per venerare que’ luoghi santificati dal nostro Divin Redentore.

Si mise ivi sotto la condotta del celebre S. Eutimio, dopo la cui morte si porta in un deserto vicino al Giordano, ove menava una vita separata da ogni umano commercio. Ma il Signore dispose che egli cooperasse alla salute ancora degli altri; e a questo effetto gl’inviò molte persone, le quali servivano Iddio sotto la sua condotta.

Egli fu in seguito molto perseguitato da alcuni suoi discepoli, a’ quali fece in contraccambio motto bene. Il Patriarca di Gerusalemme, Sallustio, lo promosse suo malgrado, al sacerdozio, e due volte lo spedi a Costantinopoli per affari delta sua Chiesa. Egli se ne tornò tutto lieto in Palestina, e si ando a nascondere nella sua solitudine, dove carico di anni e di meriti santamente mori ai 3 di Dicembre dell’anno 434, comprovata dal Signore la sua santità con molti miracoli.

MASSIMA. Conservale, se e possibile, per quanto da voi dipende, la pace con tutti: non vi vendicate non date luogo alla collera; perocché sta scritto: a me e riservata la vendetta, ed io la faro, dice il Signore. S. Paolo Apostolo.

PRATICA. Se bramate l’intercessione di S. Saba nel presente mese, imitatelo nelle sue virtù, e specialmente nella pazienza.

Fammi, . Signor, nell’amar tutti eguale, E fa ch’io renda sempre ben per male.

 

L’Impero britannico agli inizi del Novecento

L’Impero britannico fu la maggiore potenza mondiale fino al primo dopoguerra. Nel momento di massima estensione, tra Ottocento e Novecento, dominava su un quarto della popolazione del globo controllando circa 36 milioni di kmq. Le sue origini vanno ricercate nell’età elisabettiana (1558-1625) nel corso della quale, con la creazione di compagnie commerciali privilegiate, si preparò il dominio inglese sui mari. La storia della dominazione sull’India,durata per circa due secoli fino all’indipendenza del 1947, ne è l’esempio più significativo. All’inizio del Novecento, accanto ai dominions (territori con un governo autonomo, ma senza sovranità completa in politica estera, come il Canada) e alle colonie, troviamo alcuni protettorati (per esempio l’Egitto fino al 1922). Essi si basavano su trattati nei quali lo stato britannico imponeva al paese dominato, che manteneva una certa autonomia negli affari interni, un controllo sulla politica estera ed economica. Nel 1926 l’Impero si trasformò nel Commonwealth, cioè in una libera unione di stati sovrani interessati al “comune benessere”. Dopo la Prima guerra mondiale, alcuni territori furono affidati alla Gran Bretagna dalla Società delle Nazioni (mandati): Iraq, Palestina, Transgiordania, cioè territori che facevano parte dell’ex impero ottomano, e alcune delle ex colonie tedesche in Africa (per esempio, Tanganica).

Gli imperi coloniali nel 1914

La formazione degli imperi coloniali raggiunse il suo apice alla vigilia della Grande guerra. I nazionalismi aggressivi delle grandi potenze si spartirono i mercati mondiali alla ricerca di materie prime. Di fatto, come indica la carta, circa un quarto del globo fu conquistato e ridistribuito tra una dozzina di stati, con Gran Bretagna, Francia, Germania, Stati Uniti e Giappone, nel ruolo di protagonisti. I continenti asiatico e africano furono oggetto di un vero assalto da parte delle potenze coloniali che ampliarono sensibilmente i propri possedimenti. L’Italia giocò un ruolo secondario in questa partita assoggettando, non senza difficoltà, Corno d’Africa e Libia (Cirenaica e Tripolitania). Le tensioni prodotte da queste volontà di potenza rivali furono il preludio al primo conflitto mondiale.
Il mondo prima degli sconvolgimenti della Prima guerra mondiale

Le guerre balcaniche (1912-13)

Alla vigilia della prima guerra mondiale, l’area balcanica costituiva uno dei principali focolai di tensione internazionale. Tra il 1912 e il 1913 vi si combatterono due guerre, al termine delle quali l’impero ottomano scomparve praticamente dalla regione, mentre si impose la supremazia regionale della Serbia, tuttavia ancora insoddisfatta per la mancanza di uno sbocco al mare. Sostenuta dalla Russia, la Serbia, che costituiva il punto di riferimento dei nazionalismi slavi, rappresentava ormai il maggior pericolo anche per la sopravvivenza dell’impero austro-ungarico.

Alleanze in Europa allo scoppio della Prima guerra mondiale (1914)

L’uccisione dell’arciduca Francesco Ferdinando (28 giugno 1914) a Sarajevo, capitale della Bosnia, da parte di un giovane nazionalista serbo bosniaco, Gravilo Prinzip, accese la miccia del Primo conflitto mondiale. Il 23 luglio l’Austria-Ungheria inviò un ultimatum alla Serbia e il 28 le dichiarò guerra. Nessuno fu più in grado di fermare il meccanismo delle alleanze. Da una parte si schierarono le potenze della Triplice allenza, Austria e Germania (l’Italia, legata alla Triplice dal 1882 si dichiarò inizialmente neutrale); dall’altra, le forze della Triplice intesa, Francia, Inghilterra e Russia, corsero in soccorso alla Serbia. Svanì ben presto l’illusione di un conflitto breve. Lo schieramento dell’Impero ottomano (1914) e della Bulgaria (1915) a fianco degli imperi centrali e della Romania (1916) dalla parte dell’Intesa, allargò lo scontro. L’Italia dopo l’iniziale neutralità, si schierò nel maggio del 1915 con l’Intesa, rovesciando la tradizionale alleanza con gli imperi centrali.

La prima guerra mondiale (1914-1918)
Domini coloniali nel 1914

L’Europa dopo la Prima guerra mondiale

I trattati di pace del 1919 ridisegnarono la carta politica europea. I maggiori sconvolgimenti interessarono la parte centro-orientale del continente, dove scomparvero gli imperi multietnici zarista, ottomano, austro-ungarico e tedesco. Dalle loro rovine sorsero l’Austria, la Jugoslavia, l’Ungheria, la Cecoslovacchia, la Polonia e i nuovi stati baltici di Lituania, Lettonia, Estonia e Finlandia. La Germania, nei confronti della quale fu scelta una dura linea punitiva, fu ridimensionata anche a ovest con la cessione dell’Alsazia-Lorena alla Francia. L’Italia ottenne il Trentino, l’Alto Adige fino al Brennero, Trieste e l’Istria, ma non la Dalmazia e Fiume: la delusione per la mancata concessione di questi territori portò a parlare di una “vittoria mutilata”.

La Germania dopo il trattato di Versailles

I trattati di pace del 1919 imposero condizioni particolarmente gravose alla Germania, che fu costretta a restituire alla Francia l’Alsazia-Lorena e a concederle lo sfruttamento per quindici anni dei bacini carboniferi della Saar, regione posta sotto l’amministrazione della Società delle nazioni. La riva sinistra del Reno fu smilitarizzata e la regione tedesca della Renania-Palatinato fu occupata da truppe alleate. La Germania dovette inoltre cedere alla Danimarca lo Schleswig (a nord) e alla Polonia l’Alta Slesia, la Posnania e il cosiddetto “corridoio di Danzica”, una striscia di terra compresa tra la Vistola e il fiume Oder. Le furono inoltre imposte altre pesanti sanzioni economiche e militari, come la riduzione degli effettivi dell’esercito e l’obbligo di risarcire i danni di guerra.

o smembramento dell’Impero Austro-ungarico

La nascita dell’Unione Sovietica: la guerra civile contro le armate bianche

Nel 1918 la rivoluzione russa entrò in una fase di grande tensione. La pace di Brest-Litosvsk, firmata con la Germania il 3 marzo, comportò ingenti perdite territoriali a ovest e sudovest. Gran parte della Polonia e dell’Ucraina, delle province baltiche e della Finlandia, furono cedute. La guerra civile divampò violentemente. Le armate rosse dell’esercito comunista bolscevico si scontrarono con le armate bianche (dal colore della divisa zarista). La controrivoluzione si scatenò contro la nazionalizzazione e la collettivizzazione forzata delle terre. Le armate bianche sostenute dalle potenze dell’Intesa marciarono su Pietroburgo e Mosca. Intere regioni come Georgia e Siberia si separarono. Solo nel 1921, dopo tre anni di atroci scontri, il regime bolscevico ebbe la meglio. Nel dicembre del 1922 nacque l’URSS (Unione delle repubbliche socialiste sovietiche) stabilendo le istituzioni statali su base federale.

La Germania alla vigilia della seconda guerra mondiale

La carta mostra gli effetti della politica espansionistica tedesca negli anni che precedettero lo scoppio del secondo conflitto mondiale. Seguendo obiettivi “pangermanisti”, la Germania inglobò progressivamente le regioni confinanti con popolazione in prevalenza di lingua tedesca, annettendo l’Austria e la regione dei Sudeti, occupando parte del territorio lituano e trasformando in protettorati tedeschi la Boemia e la Moravia. A ovest, in aperta violazione delle disposizioni di Versailles, la Germania riannesse la Saar attraverso un plebiscito e militarizzò di nuovo la Renania.
Seconda guerra mondiale: le conquiste dell’Asse (Germania e Italia) fino al 1942

All’alba del 1° settembre 1939 avvenne l’invasione tedesca della Polonia. La “guerra lampo” si dimostrò vincente: il 27 settembre Varsavia capitolò. Annientata la Polonia, l’esercito nazista si garantì il polo nevralgico scandinavo (Danimarca e Norvegia per le basi navali e le miniere di ferro svedesi). Nel maggio del 1940, violando la neutralità di Belgio e Olanda, la Germania iniziò la campagna d’Occidente. La linea francese Maginot crollò e Parigi fu conquistata il 14 giugno 1940. Nel frattempo, vista la vittoriosa avanzata nazista, l’Italia decise (10 giugno) l’entrata in guerra. L’Inghilterra, unica a resistere, combatté un’eroica guerra per il controllo dei cieli. Sbaragliata la Francia, isolati sulla difensiva gli inglesi e controllati i Balcani, la Germania attaccò la Russia. “L’operazione Barbarossa” ebbe così inizio il 22 giugno 1941 seguendo tre principali direttive: Leningrado, Mosca e Stalingrado.
La Seconda guerra mondiale in Europa: la disfatta dell’Asse (1942-1945)

Il 1942 fu l’anno di svolta nel secondo conflitto mondiale. L’inversione di tendenza avvenne a Stalingrado sul fronte russo. La città sul Volga era lo snodo fondamentale che apriva ai nazisti i campi petroliferi caucasici. La controffensiva dell’Armata rossa si scatenò nel novembre 1942 accerchiando la VI armata del generale tedesco Friedrich von Paulus. La disfatta fu drammatica e costrinse alla ritirata nel gelo le forze dell’Asse, tra le quali l’ARMIR (Armata italiana in Russia ). Contemporaneamente, nei deserti nordafricani, le truppe tedesche dell’Afrika Korps condotte dal generale Erwin Rommel furono sconfitte dalle truppe britanniche guidate da Bernard L. Montgomery nell’impervia depressione di El Alamein (23 ottobre-3 novembre 1942). L’assalto all’Europa, deciso dagli Alleati nel 1943, diede il colpo finale ai nazi-fascisti. Prima lo sbarco in Sicilia (9-10 luglio 1943), poi l’apertura del secondo fronte in Normandia (6 giugno 1944), rovesciarono le sorti del conflitto.
Il crollo dell’Asse (1943-45)

La carta mostra la massima espansione territoriale ottenuta dalle potenze dell’Asse e il loro successivo crollo. La controffensiva degli alleati iniziò dal fronte orientale per opera dei russi con la battaglia di Stalingrado del gennaio1943, che segnò la prima pesante sconfitta dei tedeschi. Il 10 luglio fu la volta degli anglo-americani, che sbarcarono in Sicilia e avviarono la liberazione dell’Italia. Infine, lo sbarco degli alleati in Normandia nel giugno del 1944 aprì un nuovo e decisivo fronte, portando alla liberazione di Belgio e Francia. Nell’aprile successivo, i russi e gli americani, avanzando da parti opposte, s’incontrarono in territorio tedesco sul fiume Elba: il 7 maggio i tedeschi si arresero.

La Shoah. Campi di concentramento e di sterminio

Per attuare il suo progetto volto all’eliminazione totale degli ebrei dall’Europa, Hitler ricorse dapprima a una politica di discriminazioni economiche e giudiziarie che li inducessero a emigrare e in seguito, a partire dalle leggi di Norimberga del 1935, avviò una politica che conducesse alla loro eliminazione fisica. Gli ebrei venivano dapprima radunati e confinati in campi di concentramento assieme ad altri oppositori del regime e quindi avviati ai veri e propri campi di sterminio, tutti situati in territorio polacco e funzionanti a partire dal 1942. Il genocidio compiuto dai nazisti portò alla morte di sei milioni di ebrei.

L’Europa divisa dopo la seconda guerra mondiale

Al termine del conflitto, sulle condizioni di pace da imporre alla Germania si scontrarono la volontà dell’Unione sovietica di tutelarsi nei confronti di una possibile rinascita tedesca e quella americana di estendere all’ex nemico la zona delle democrazie occidentali sottoposte alla propria influenza. La Germania fu divisa in quattro zone controllate da americani, inglesi, francesi e sovietici (e lo stesso avvenne alla capitale Berlino); dal 1947 le tre zone controllate dalle potenze occidentali si fusero in un’unica realtà amministrativa; infine, nel 1949, nacquero a ovest la Repubblica federale tedesca e a est la Repubblica democratica tedesca, che restarono divise fino al crollo del muro di Berlino (1989). Le condizioni di pace da imporre agli alleati della Germania furono invece definite nei trattati di Parigi del 1946.
L’indipendenza e la spartizione dell’India

La decolonizzazione in Africa

Con le eccezioni della Liberia e dell’Etiopia, sottoposta solo per alcuni anni al dominio coloniale (1936-41) da parte dell’Italia fascista, nonché dell’Egitto, indipendente dal 1922, il processo di decolonizzazione dell’Africa iniziò negli anni Cinquanta. Nel 1960, in particolare, si resero indipendenti ben 17 stati, in prevalenza ex colonie inglesi e francesi. Tra gli ultimi a liberarsi furono i possedimenti coloniali portoghesi (Angola,Mozambico e Guinea Bissau), indipendenti solo dopo la caduta della dittatura di Salazar. In molti casi dopo l’indipendenza si ebbero lotte tra classi dirigenti locali, impreparate al governo, guerre civili (come nell’ex Congo belga) e aspri conflitti tra le minoranze bianche, che detenevano il potere, e la maggioranza nera, oggetto di una politica discriminatoria razzista /Apartheid) (come in Sudafrica).
La rivoluzione cinese

All’inizio degli anni trenta, la direzione privilegiata dell’espansione giapponese fu la Cina. Ancora colonizzata dagli occidentali, essa era divisa al suo interno: a sud si era affermato il partito nazionalista del Kuomintang, mentre a nord i governatori militari, i cosiddetti “signori della guerra”, dominavano incontrastati. Il loro potere fu sconfitto dall’alleanza tra il Kuomintang e il neonato Partito comunista cinese (1921). La carta mostra inoltre la “Lunga marcia” (oltre 10 000 chilometri), con la quale i comunisti di Mao Zedong sfuggirono alle campagne di annientamento organizzate ai loro danni dal Kuomintang tra il 1930 e il 1934. Il conflitto tra comunisti e nazionalisti riprese al termine della seconda guerra mondiale e si concluse con la vittoria dei comunisti che nel 1949 proclamarono la nascita della Repubblica popolare cinese.

La spartizione del mondo in aree di influenza

Negli anni della guerra fredda si fronteggiavano gli opposti schieramenti del blocco occidentale, guidato dagli Stati uniti e organizzato dal 1949 nell’alleanza politico-militare della Nato, e quello dei paesi a regime socialista, uniti sotto l’egemonia sovietica dal 1955 nel Patto di Varsavia, un’alleanza analoga a quella della Nato. Più volte negli anni della guerra fredda si rischiò lo scoppio di un nuovo conflitto mondiale, eventualità per la quale entrambi i blocchi avevano dispiegato un enorme potenziale bellico. Dalla carta, inoltre, risulta ben evidente la scissione dell’Europa nelle due aree di influenza delle superpotenze sovietica e americana.
La NATO (1949)

La corsa agli armamenti e il mondo diviso in due blocchi

L’ostilità tra due blocchi contrapposti ideologicamente segnò la storia del secondo dopoguerra. Da una parte i Paesi occidentali guidati dagli USA, alleati nella NATO (1949). Dall’altra i Paesi comunisti comandati dall’URSS, organizzati nel Patto di Varsavia (1955). Uno stato di continua tensione internazionale, reso più drammatico dalla corsa agli armamenti atomici (URSS acquisì armi nucleari 4 anni dopo Hiroshima), scosse intere generazioni. Si creò l’equilibrio del terrore. Il mondo fu diviso in due sfere d’influenza. Fu l’inizio della guerra fredda. Gli investimenti militari delle superpotenze portarono alla realizzazione di arsenali nucleari e sistemi missilistici. La crisi dei missili a Cuba nel 1962, risolta pacificamente da J. F. Kennedy e N. Khrushchev, rischiò di rendere rovente la guerra.
La guerra del Vietnam

Nella parte meridionale del Vietnam, sottoposta al regime autoritario di Ngo Ddinh Diem, a partire dal 1960 si costituì un Fronte nazionale di liberazione, popolarmente conosciuto come Vietcong, che iniziò ad alimentare un’aspra guerriglia. All’iniziativa del Vietcong gli statunitensi reagirono aumentando il numero dei loro “consiglieri militari” presso il governo del Vietnam del sud e, infine, dal 1964, con bombardamenti sistematici del Vietnam del nord. Dopo l’efficace offensiva vietcong del Tet si rese evidente l’impossibilità, da parte degli statunitensi, di raggiungere il controllo militare del paese, e iniziarono lunghe e contrastate trattative per il disimpegno degli Usa dal conflitto.
La dissoluzione dell’Unione sovietica

Nel marzo 1985, con la salita di Michail S. Gorbacëv alla guida del PCUS (Partito comunista dell’Unione sovietica), iniziò a maturare la crisi del blocco comunista. Il nuovo leader diede una svolta radicale alla politica dell’URSS. Perestrojka, “ricostruzione” e glasnost, “trasparenza” diventarono le parole d’ordine del nuovo corso. Un piano di riforme interne e di aperture verso l’Occidente caratterizzò il programma di governo. L’ondata coinvolse tutto l’est. Il 1989 fu l’anno della “primavera dei popoli”. Prima l’Ungheria e la Polonia, poi la Repubblica democratica tedesca, la Bulgaria, la Cecoslovacchia e infine la Romania, videro il crollo dei regimi comunisti. Il 10 novembre dello stesso anno crollava il muro di Berlino, emblema della Guerra fredda, permettendo la riunificazione della Germania (3 novembre 1990). Anche in Cina, nel maggio 1989, gli studenti avevano manifestato in piazza Tian’anmen a Pechino chiedendo riforme liberali.

L’Europa centro-orientale dopo gli anni Novanta

L’Europa centro-orientale presenta oggi un aspetto molto frammentato, provocato dai rapidi processi che l’hanno investita dopo il crollo del muro di Berlino (9 novembre 1989). Se la città tedesca è divenuta la capitale della Germania riunificata, più a est la fine del comunismo ha portato alla divisione della Cecoslovacchia in due stati autonomi e soprattutto alla scomparsa dell’Urss, che nel 1991 ha lasciato il posto alla nuova Comunità di stati indipendenti (Csi), alla quale non hanno aderito le repubbliche baltiche (Estonia, Lettonia, Lituania), proclamatesi indipendenti, e la Georgia. Oggi gli stati della Csi sono di fatto indipendenti. A sud, invece, il mosaico di stati nati dalla dissoluzione della Iugoslavia (1991) appare ancora oggi caratterizzato da un’estrema instabilità, alimentata soprattutto da differenze etniche.
La dissoluzione dell’Iugoslavia

L’Unione Europea