Pensioni: CGIL, il Senato deve intervenire per cambiare le norme

 
Migliaia i lavoratori che rischiano di rimanere senza stipendio e senza pensione. La CGIL rilancia l’allarme: ecco un primo elenco delle aziende coinvolte
04/02/2012 Condividi su:  condividi su Facebook condividi su Twitter

“Si deve trovare subito una soluzione per tutti i lavoratori in mobilità, per tutti gli esodi, per tutti gli accordi individuali e collettivi, insomma per tutti quei lavoratori che per diversi motivi rischiano di rimanere senza lavoro, quindi senza stipendio, ma anche senza pensione”. L’allarme viene lanciato da Vera Lamonica, Segretaria confederale della CGIL con delega ai problemi previdenziali e del welfare.

Secondo la CGIL, non è dato sapere quanti siano effettivamente i lavoratori coinvolti perché le fattispecie interessate sono tantissime (accordi collettivi, accordi individuali, piccole e piccolissime aziende, uscite senza ammortizzatori, ecc.). “Comunque si tratta di un numero molto superiore a quello che il Governo lascia intendere e di quel bacino coperto dalle risorse stanziate finora – spiega Lamonica – ma in questo momento è sicuro che vengono rimessi in discussione anche accordi di aziende grandi e importanti, o perché sono stati sottoscritti nel lasso di tempo tra il 4 e il 31 dicembre 2011, o perché prevedono la risoluzione effettiva del rapporto di lavoro successivamente al dicembre 2011”.

La drammaticità della situazione per migliaia di lavoratori e lavoratrici è resa evidente dai primi elenchi parziali delle aziende interessate.

Per il settore metalmeccanico, Agile/Eutelia (386 esuberi), Alenia (747), Fiat Irisbus (653), FIAT Termini Imerese (640), Fincantieri (1240), Selex Elsag (230), Wirpool (495). Per il settore edile: Rdb (137), Unical (50).  Per il farmaceutico, Sanofi (460), Sigma Tau (569). Nel settore dei servizi: Poste italiane (2000), Defendini (400), Telepost (125). Per il trasporto aereo: Alitalia/Meridiana e altre (5000, 4 anni di CIG più 3 di mobilità dal 2008).  Poi ci sono tante altre procedure ancora aperte, tanto per citarne una, l’Alcoa con 1000 lavoratori coinvolti.

“Ma tutti questi casi – spiega Vera Lamonica – sono purtroppo solo la punta di un iceberg molto consistente. Si tratta di un drammatico limbo, di migliaia di storie individuali di persone a cui non si dà ancora nessuna risposta certa”.
“Abbiamo conquistato il risultato che la Camera riaprisse la discussione – dice ancora Lamonica – ma le modifiche apportate non sono sufficienti. Bisogna garantire a tutte le fattispecie interessate la data del 31 dicembre. Bisogna aumentare le risorse previste, non bisogna fare riferimento alla data effettiva di risoluzione del rapporto di lavoro, bensì a quella di sottoscrizione degli accordi”.

“Come è evidente – conclude la dirigente della Cgil – i guasti provocati al mercato del lavoro da una riforma violenta quanto immotivata, sono molto pesanti e vanno immediatamente affrontati e risolti. E ora il Senato può farlo”.

Pensioni: CGIL, il Senato deve intervenire per cambiare le normeultima modifica: 2012-02-07T09:47:18+01:00da vitegabry
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2 pensieri su “Pensioni: CGIL, il Senato deve intervenire per cambiare le norme

  1. io son andato in mobilita il 15 6 2011 x 3 anni sono del 54 che fine faccio mi anno assicurato che x me non cambia niente però e tutto un casino qualcuno mi da una risposta certa?

  2. Ciao Zizzu Arbau

    Ai sensi di quanto dispone l’articolo 24, comma 14 lettera a), del DL n. 201/2011, Lei conserverà la precedente normativa (diritto e decorrenza) soltanto se, sulla base della precedente normativa, maturerà il diritto alla pensione entro il periodo di fruizione dell’indennità di mobilità e sempreché rientrerà nel limite numerico che sarà stabilito in base agli stanziamenti stabiliti con il successivo comma 15. Ti saluto e ti ringrazio della visita Vittorio

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