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La Giunta comunale di Casale Monferrato ha deciso di rinunciare all’offerta di oltre 18 milioni di euro presentata dall’imputato svizzero Stephan Schmidheiny, a titolo di transazione nel processo “Eternit”. Schmidheiny è l’ex proprietario della multinazionale e principale imputato al processo che riguarda oltre allo stabilimento di Casale (1.700 morti) anche gli altri di proprietà del colosso svizzero, Cavagnolo (Torino), Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli).
A poco più di una settimana dalla sentenza, “l’amministrazione comunale – spiega una nota – ha deciso di rifiutare la proposta presentata da Schmidheiny e di proseguire lungo il percorso delineato a livello istituzionale con il ministro della Salute e con il ministro dell’Ambiente”. Un passo indietro rispetto alla scelta fatta dal Comune, lo scorso dicembre, di accettare i soldi in cambio del ritiro della giunta cittadina dall’attuale e dai futuri giudizi. Un passo indietro motivato dalle polemiche esplose nelle scorse settimane, oltre che dall’intervento del ministero.
I motivi per cui in prima istanza era stato accettato quel denaro, secondo l’amministrazione comunale, “continuano a rimanere validi, perché si sarebbe potuto aiutare la ricerca scientifica sul mesotelioma e sulle malattie derivanti dall’amianto, nonché a concludere le bonifiche sul territorio” ma oltre alla reazione della città, fondamentale è stato l’intervento del ministro della Salute, che ha permesso di avere risorse anticipate. E’ stato infatti confermato il trasferimento di 9 milioni e 740mila euro e interventi per quanto riguarda il problema della discarica.