Morena Piccinini ricorda l’anniversario della tragedia di Marcinelle

 

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L’8 agosto l’Inca  ricorda le vittime

L’8 agosto del 1956 alle 8 e 10 del mattino, una gabbia parte dal punto d’invio 975 del pozzo d’estrazione con un vagoncino male agganciato. Ha inizio la tragedia che vedrà la morte di 136 lavoratori italiani, 95 belgi, 8 polacchi, 6 greci, 5 tedeschi, 5 francesi, 3 ungheresi, un inglese, un olandese, un russo e un ucraino.

Soltanto 13 superstiti saranno tirati fuori il primo giorno. L’interminabile attesa dei familiari continua in ogni modo fino al 22 agosto quando i soccorritori pronunciano le fatidiche parole “Tutti cadaveri”.

La tragedia di Marcinelle rievoca gli anni più bui della storia. Dopo la Liberazione, la necessità di una ricostruzione industriale porta il governo belga a lanciare la “battaglia del carbone”. La prima volontà delle autorità  era quella di evitare di ricorrere alla manodopera straniera, ma ben presto si rendono conto che l’obiettivo non potrà mai essere raggiunto contando unicamente sulla manodopera belga. Si rende obbligatorio il ricorso all’immigrazione massiccia degli stranieri e poiché l’Europa dell’est e, più in particolare, la Polonia non sembrava più una potenziale riserva di manodopera, il Belgio si rivolgerà all’Italia che usciva, esangue dalla II guerra mondiale dopo 20 anni di fascismo.

Il protocollo di intesa italo-belga del 23 giugno 1946 prevedeva l’invio di 50.000 lavoratori italiani in cambio della fornitura annuale di un quantitativo di carbone, a prezzo preferenziale, compreso tra le due e le tre milioni di tonnellate. Per convincere questi uomini a lavorare nelle miniere belghe, si affiggono in tutta Italia manifesti che presentano unicamente gli aspetti allettanti di questo lavoro (salari elevati, carbone e viaggi in ferrovia gratuiti, assegni familiari, ferie pagate, pensionamento anticipato …). In realtà le condizioni di vita e di lavoro erano veramente dure. All’arrivo a Bruxelles cominciava lo smistamento verso le differenti miniere dopodiché i lavoratori venivano accompagnati nei loro “alloggi”: le famose “cantines”: baracche, insomma, o “hangar”, gelidi d’inverno e cocenti d’estate, veri e propri campi di concentramento dove pochi anni prima erano stati sistemati i prigionieri di guerra.

La mancanza di alloggi convenienti, previsti peraltro dall’accordo italo-belga, impediva alla maggior parte dei minatori il ricongiungimento con la propria famiglia, Trovare un alloggio in affitto era infatti quasi impossibile all’epoca. Senza contare la discriminazione. Spesso sulle porte delle case da affittare, i proprietari scrivevano a chiare lettere “ni animaux, ni etranger”: né animali, né stranieri. Un’integrazione difficile, dunque, a cui si sommavano le condizioni di lavoro particolarmente dure e insalubri nonchè le scarse misure di igiene e sicurezza. Tra il 1946 e il 1955, quasi 500 operai italiani trovarono così la morte nelle miniere belghe, senza contare il lento flagello delle malattie d’origine professionale. La più pericolosa di queste era la silicosi, causata dalle polveri della miniera che depositandosi nei polmoni, creava insufficienze respiratorie.

“Marcinelle oltre a rievocare una grave sciagura sul lavoro ci ricorda anche – dice Morena Piccinini, presidente dell’Inca – il contributo di qualità, di solidarietà, di umanità espresso dall’Inca in quel terribile frangente. Il patronato della Cgil in quel lontano 1956 ha assistito i singoli lavoratori, le loro famiglie, ha messo in campo i suoi legali per ottenere il riconoscimento dei diritti e l’accertamento delle responsabilità; oltre a dare un fondamentale contributo affinché in Belgio si desse luogo al riconoscimento della silicosi, (cosiddetta malattia dei “musi neri”), malattia di origine professionale per la quale l’Inca si era tanto battuto in Italia”.

“Marcinelle – prosegue la Piccinini – è stata una grande tragedia che vogliamo ricordare insieme a tanti altri disastri che continuano a colpire i lavoratori nel mondo. Ci inchiniamo a tutte le vittime, ma guardiamo a noi stessi impegnandoci a garantire maggiori tutele ai tanti, troppi morti per il lavoro, ai quali ancor oggi non viene assicurato il diritto a lavorare in sicurezza”.

Morena Piccinini ricorda l’anniversario della tragedia di Marcinelleultima modifica: 2011-08-03T10:19:09+02:00da vitegabry
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