Notizie INCA

NPS – Protocollo d’intesa in materia di maternità e assegno al nucleo familiare

Nuovi servizi per un più stretto contatto tra utenti, cittadini ed Enti

Con l’approvazione di  un Protocollo d’intesa, tra l’Inps e  il Dipartimento Politiche della Famiglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri, sono state previste una serie di misure informatiche e telefoniche per avviare e mantenere uno stretto contatto tra gli utenti, i cittadini ed anche gli Enti, i patronati e le associazioni di categoria , sulle tutele e le politiche di sostegno della maternità e paternità, sia biologica che adottiva ed affidataria.
La gestione di questi nuovi servizi viene curata da un gruppo di lavoro misto, istituito a livello centrale, formato da esperti del Dipartimento e dell’Inps dotati di specifica competenza tecnico normativa sulle materie in questione, i quali devono rispondere in tempi brevi, dopo studi specifici sulle questioni poste, e prendere tutte le iniziative necessarie per risolvere i problemi  individuati.
Per ottimizzare  le informazioni  all’utenza, collegate alle tutele previste a sostegno della maternità/paternità ed al  nucleo familiare con tre figli minori concesso dai Comuni,  sono stati previsti l’attivazione di un canale telematico e di uno telefonico che saranno in grado di rispondere ai quesiti più semplici dell’utenza esterna.
Una mancanza che ci preme sottolineare però è quella di una banca dati che potrebbe fornire, invece, un riscontro effettivo sugli utilizzatori di questi canali; dal momento che uno dei principi ispiratori della normativa stessa era quello di coinvolgere i lavoratori padri nell’accudimento della prole, non è secondario sapere se l’obiettivo, perlomeno in parte, è stato raggiunto.
A noi, ad esempio,  risulta che l’utilizzo da parte  dei padri del congedo parentale è inferiore alle aspettative, per motivi sociali di organizzazione del lavoro  e essenzialmente per ragioni  economiche,  più che per l’impostazione culturale della famiglia tipicamente italiana. Il 30% di indennità di congedo parentale infatti scoraggia moltissimi padri, in un momento della vita in cui la famiglia ha più  bisogno di risorse economiche.
Ma la banca dati sarebbe stata oltremodo utile anche alla luce delle discussioni che il Parlamento UE sta affrontando in materia per aggiornare e modificare  le norme per favorire, anche dal punto di vista salariale, la presenza dei padri presso i figli piccoli.

Verifica dei redditi pensionistici

L’INPS ha adeguato le pensioni-Salvaguardia per le persone terremotate

In questi giorni l’Inps sta notificando ai pensionati l’importo delle somme che essi hanno percepito impropriamente, dopo aver verificato i redditi che essi hanno avuto nel 2007, dichiarati nel 2008.

Il 1° dicembre 2008,  l’INPS aveva già messo in pagamento nel nuovo importo le pensioni per le quali la dichiarazione dei redditi ha comportato il diritto ad un aumento, corrispondendo anche gli arretrati.

Il 30 marzo u.s. ha inviato un preavviso ai pensionati per i quali la dichiarazione dei redditi ha comportato la diminuzione della pensione in pagamento o la sua sospensione.

Il pensionato che riscontri errori dell’Inps dovrà intervenite per evitare che, dal 1 giugno, la sua pensione sia ridotta e l’Istituto inizi ad effettuare le trattenute per recuperare quanto indebitamente corrisposto.

Per i pensionati residenti nei Comuni colpiti dal terremoto del 6 aprile, l’INCA ha ricevuto assicurazione dalla Direzione centrale prestazioni dell’Istituto che, per il momento, le trattenute per il recupero delle somme percepite indebitamente non verrà effettuato.

L’esigibilità dei diritti “deboli”

I percorsi delle tutele

Si è tenuto un seminario informativo e formativo il 21 aprile scorso, organizzato dalla CGIL e dallo SPI Piemonte per costruire un percorso volto all’integrazione delle conoscenze in materia  di diritti e tutele socio sanitarie per l’avvio di un processo di lavoro “a  rete” fra i diversi servizi della Confederazione.
L’iniziativa ha segnato dunque  l’inizio di un percorso dedicato alla conoscenza dei diritti “deboli” e alle principali tutele previste dalla normativa vigente in tema di non autosufficienza , disabilità e gravi patologie.
All’iniziativa hanno partecipato il responsabile dipartimento welfare CGIL , i responsabili  della contrattazione socio sanitaria CGIL e SPI Piemonte, i responsabili coordinamenti donne dello SPI, il regionale INCA, l’AUSER regionale  e i segretari provinciali della CGIL e dello SPI. Per l’INCA CGIL nazionale, Patrizia Sparti, dell’Area Tutela dei Danni alla Persona, ha relazionato sulle diverse tutele previste  quando nel nucleo familiare si verificano situazioni  di grave malattia.

Modifiche di calcolo Cassa integrazione ordinaria

Nuovi criteri per il computo delle settimane di Cigo.

L’Inps, con la circolare numero 58 del 20 aprile 2009, emanata d’intesa con il Ministero del lavoro, modifica il sistema di calcolo dei periodi di cassa integrazione, concordando, nella sostanza, con la posizione  della CGIL in materia.

Fino ad oggi, infatti, se l’azienda collocava un lavoratore in cassa integrazione guadagni per una sola giornata di lavoro, un’intera settimana veniva scomputata  dalle 52 settimane che costituiscono il limite massimo di durata della cassa integrazione ordinaria.
Nella circolare, l’Istituto, mutando orientamento rispetto al passato, indica che, a far data dal 20 aprile, non verrà più applicato alla cassa integrazione il computo legato al calendario comune, ma verranno prese in considerazione le singole giornate di sospensione dal lavoro. Una settimana sarà considerata esaurita, dunque,  solo dopo 6 giorni di effettiva cassa integrazione (5 giorni nel caso in cui l’azienda è organizzata sulla settimana corta).

A partire dalla data di emanazione della circolare n° 58, quindi dal 20 aprile, le aziende dovranno comunicare all’Inps il numero delle settimane parzialmente usufruite perché l’Istituto possa calcolare, alla luce di questa nuova modalità di misurazione, i periodi che mancano all’esaurimento della cassa integrazione.
Su nostra richiesta, l’Inps ci ha precisato che tale modalità di conteggio sarà adottata anche se la cassa integrazione è iniziata prima del 20 aprile, ma solo per i periodi successivi a tale data, non incidendo quindi sul periodo di cui l’azienda ha già usufruito.

L’Inps sottolinea che un’interpretazione rigida nel conteggio della CIG è assolutamente inadeguata rispetto all’attuale fase produttiva, caratterizzata da una flessibilità sconosciuta in passato, e che richiede veloci cambiamenti ed adattamenti al mercato globale.

In particolare, in presenza di una crisi internazionale, l’Istituto ritiene utile permettere alle aziende di utilizzare lo strumento della cassa integrazione modulandolo secondo le esigenze produttive.

E’ evidente che questa innovazione può risultare favorevole ai lavoratori delle aziende in crisi, in quanto i periodi indennizzati  potrebbero essere estesi prorogando il periodo di CIG e scongiurando, in alcuni casi, la chiusura di aziende particolarmente colpite dalla crisi economica.

Istat – Rilevazione sulla povertà assoluta in Italia

I poveri non trovati

“I dati presentati dall’Istat sulla base di una nuova metodologia di ricerca dimostrano che la social card è sfocata e che i soldi sono stati dati ai poveri, ma non ai più poveri fra i poveri”. Così Chiara Saraceno, sociologa della famiglia, in passato presidente della Commissione di indagine sull’esclusione sociale, commenta le rilevazioni dell’Istat sulla povertà assoluta in Italia. “Non possiamo stupirci – afferma – se la social card non è stata richiesta e se sono avanzati dei fondi dallo stanziamento del governo: questo fatto infatti non significa che i poveri non ci sono ma che non sono stati trovati”. Per Saraceno il problema è che i requisiti per accedere al contributo governativo non erano perfettamente centrati su coloro che vivono una situazione di povertà assoluta. La studiosa porta l’esempio del peso dei figli nell’economia familiare: l’incidenza della povertà è pari al 3,1% per le famiglie con un solo figlio minore, ma sale al 10,5% in presenza di più di due figli, anche adolescenti o addirittura già maggiorenni. E’ evidente cioè che il bisogno non si concentra solamente su chi ha figli piccoli. La social card è invece concessa solo agli anziani di età superiore o uguale ai 65 anni o ai bambini di età inferiore ai 3 anni, nelle famiglie che non superino un determinato indicatore di reddito.
“Se noi indirizziamo gli aiuti – spiega dunque Saraceno – solo verso le famiglie con figli molto piccoli perdiamo di vista le altre famiglie che hanno ad esempio figli adolescenti e che l’Istat ci dice sono proprio quelle nelle quali l’incidenza della povertà è più alta”. E uguale discorso – puntualizza – “vale per gli anziani che vivono nella famiglia dei propri figli come membri aggregati o per gli anziani soli”.
Per Saraceno esiste poi un problema ulteriore, quello di associare le caratteristiche delle persone e delle famiglie alle condizioni del territorio, in modo da poter tarare l’aiuto con maggiore precisione, sulla base delle reali necessità: se il costo della vita al nord è più alto – fa notare – quelle famiglie avranno bisogno di maggiori aiuti, il che significa da parte dello Stato o un aumento dell’importo del contributo a loro rivolto, o una riduzione della fascia per accedere ai singoli benefici. “Tutto ciò – precisa – non perché il nord abbia più diritti, ma perché la situazione è là oggettivamente diversa”. Così come la situazione è differente non solo a livello geografico, ma anche sulla base dell’ampiezza del comune di residenza: una grande città o un area metropolitana non è un piccolo comune e la differenza, anche nella spesa di tutti i giorni, si nota.
Dunque, la sfida è quella di capire sempre meglio i bisogni e di approntare gli interventi di sostegno sulla base di questi. “Lo dice anche il senso comune”, spiega Saraceno: “Perché mai – si chiede– una persona del sud che guadagna mille euro al mese ci pensa bene prima di accettare un lavoro da 1200 euro, cioè meglio pagato, ma al nord? Evidentemente – si risponde – perché il costo della vita è più alto”. “Il punto vero – conclude – è che questi calcoli i cittadini li sanno fare: sono i nostri politici, purtroppo, che non li sanno fare”.
da Redattore Sociale 

Notizie INCAultima modifica: 2009-04-27T11:49:13+02:00da vitegabry
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