Quante e quali sono le procedure di infrazione a carico dell’Italia Governo e parlamento

Quante e quali sono le procedure di infrazione a carico dell’Italia Governo e parlamento

La commissione europea ha recentemente raccomandato l’apertura di una procedura di infrazione a carico dell’Italia per deficit eccessivo. In generale però il numero di procedure a carico del nostro paese risulta in diminuzione.

 

Nei giorni scorsi la commissione europea ha raccomandato l’apertura di una procedura di infrazione a carico di 7 paesi, tra cui l’Italia, per deficit eccessivo. Nel 2023 infatti il disavanzo del nostro paese è stato pari al 7,4% del Pil, quando le normative Ue prevedono un limite massimo del 3%. La proposta della commissione dovrà ora passare al vaglio del consiglio dell’unione europea, a cui spetta la decisione sull’apertura formale della procedura.

Gli stati hanno il compito di recepire nel loro ordinamento le direttive europee. Se non lo fanno o se non le rispettano possono incorrere in una procedura formale di infrazione. Vai a “Cosa sono le procedure d’infrazione”

Ma qual è la situazione italiana per quanto riguarda le procedure di infrazione attualmente in corso? Al di là di questo caso sicuramente rilevante, globalmente la posizione del nostro paese su questo fronte risulta in miglioramento. Molte procedure infatti sono state archiviate nell’ultimo anno e mezzo.

65 le procedure di infrazione attualmente in corso a carico dell’Italia.

Se gli stati non si impegnano ad adeguare i propri ordinamenti interni alla legislazione Ue, nel lungo periodo le procedure di infrazione possono portare anche a delle sanzioni economiche. Da questo punto di vista purtroppo il dato più aggiornato per quanto riguarda l’Italia risale al 2022. Si parla di un esborso per l’erario di oltre 800 milioni di euro nel periodo compreso tra il 2012 e il 2021. Un valore certo non particolarmente elevato se paragonato al bilancio statale. Si tratta tuttavia di uno spreco di risorse pubbliche che avrebbero potuto essere utilizzate in maniera più proficua. 

In attesa di avere dati più aggiornati su questo aspetto, è comunque interessante analizzare l’attuale stato dell’arte.

Come funzionano le procedure di infrazione

Tra gli organismi comunitari, spetta alla commissione la responsabilità di verificare il rispetto del diritto Ue. Questa può intervenire in due casi: quando non viene recepita integralmente una determinata direttiva entro il termine stabilito, oppure quando un paese non applica le norme correttamente. Se si verifica una di queste due fattispecie, può essere avviata una procedura formale di infrazione.

L’intero processo è regolato dagli articoli 258 e 260 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea. Una procedura d’infrazione può essere avviata per tre diversi motivi:

  • mancata comunicazione: quando lo stato membro non comunica in tempo le misure per implementare la direttiva;
  • mancata applicazione: quando la commissione europea valuta la legislazione dello stato membro non in linea con il diritto Ue;
  • sbagliata applicazione: quando la legge europea non viene applicata o è applicata incorrettamente dallo stato membro.

La procedura è abbastanza complessa e si sviluppa in diverse fasi. La prima inizia con la cosiddetta lettera di costituzione in mora con cui la commissione chiede maggiori informazioni allo stato membro interessato. Questo passaggio è definito di “pre-contenzioso”, il paese posto sotto indagine deve fornire spiegazioni entro un periodo di tempo prestabilito.

Le sanzioni economiche per violazioni del diritto Ue intervengono solo dopo la seconda condanna della corte europea.

Nel caso in cui la risposta non arrivi o sia giudicata insoddisfacente, la commissione può decidere di inviare un parere motivato in cui chiede di adempiere alle mancanze normative entro una data scadenza. Se lo stato membro continua a non adeguarsi, Bruxelles può decidere di aprire un contenzioso facendo ricorso alla corte europea di giustizia. Se la corte ritiene che il paese in questione abbia effettivamente violato il diritto dell’unione, può emettere una sentenza in questo senso, richiedendo alle autorità nazionali di adottare misure per conformarsi.

Nel caso in cui, nonostante la sentenza, il paese continui a non rettificare la situazione, la commissione può deferirlo nuovamente dinanzi alla corte. Se c’è una seconda condanna, la commissione propone che la corte imponga sanzioni pecuniarie. Queste possono consistere in una somma forfettaria e/o in pagamenti giornalieri.

Le procedure di infrazione in europa

Grazie alla banca dati della commissione europea è possibile tracciare un bilancio delle procedure di infrazione attualmente in corso e capire in questo modo quali sono i paesi che faticano di più nel conformarsi al diritto Ue. A maggio 2024 le procedure pendenti erano in totale 1.531 a livello europeo. Tra queste, 611 (il 40%) sono legate alla mancata comunicazione dei paesi membri delle iniziative per adeguare l’ordinamento interno a quello europeo. Il restante 60% riguarda invece la mancata o l’incorretta applicazione delle normative Ue.

Oltre il 60% delle procedure ancora aperte (926) si trova nella fase iniziale del contenzioso, quella dell’invio allo stato inadempiente della lettera di costituzione in mora. Ci sono poi 451 procedure che sono già arrivate alla fase dell’invio del parere motivato da parte della commissione. Infine 154 sono attualmente alla fase del contenzioso in sede di corte di giustizia europea.

10,1% le procedure di infrazione giunte alla fase del ricorso alla corte di giustizia Ue.

L’Italia ha attualmente 65 procedure di infrazione aperte a proprio carico. Il nostro paese occupa l’ottavo posto tra gli stati Ue per numero più consistente di infrazioni pendenti. Tra i paesi principali fanno peggio Polonia e Spagna che occupano rispettivamente la prima e la seconda posizione con 87 e 86 procedure di infrazione pendenti. La Germania è decima con 63 procedure in corso, la Francia 12esima con 56.

È però interessante fare un confronto considerando quanto incidono le procedure di infrazione nella fase del ricorso alla corte di giustizia Ue.

L’Italia ha la seconda percentuale più alta di procedure di infrazione arrivate alla fase del contenzioso.

Da questo punto di vista possiamo osservare che il nostro paese sale al secondo posto. Sono infatti 14 le procedure a carico dell’Italia che si trovano nello stadio del ricorso alla corte europea, pari al 21,5% delle procedure pendenti. Solo l’Irlanda fa registrare un dato più alto di quello italiano con il 23,4% (11 procedure arrivate alla corte sulle 47 totali attualmente in corso, un numero significativamente più basso rispetto a quello del nostro paese). Tra gli altri stati con le percentuali più alte troviamo poi la Grecia (21,5%), la Polonia (17,2%) e la Bulgaria (17,1%).

La situazione italiana nel dettaglio

Tra le procedure attualmente in corso che coinvolgono il nostro paese la maggior parte (19) riguarda tematiche ambientali. A queste poi se ne devono aggiungere altre 2 legate alle azioni per la lotta al cambiamento climatico.

Un altro ambito in cui l’Italia ha commesso un numero significativo di infrazioni è quello legato all’occupazione, gli affari sociali e l’inclusione. In questo caso le procedure pendenti sono 7. Ci sono poi 3 distinti ambiti che fanno registrare 6 infrazioni ciascuno. Si tratta dei settori dei trasporti e mobilitàmigrazioni e affari interni mercato, industria, imprenditoria e Pmi.

L’ambiente è anche il settore in cui troviamo il maggior numero di procedure di infrazione già arrivate alla fase del contenzioso davanti alla corte di giustizia europea con 8. Troviamo a questo stadio anche 2 procedure che riguardano il mercato comune e la concorrenza. 

Per quanto riguarda gli aggiornamenti più recenti legati alle procedure di infrazione a carico del nostro paese, possiamo osservare che a maggio 2024 sono state inviate diverse lettere di costituzione in mora.

lettere di costituzione in mora inviate dalla commissione europea al nostro paese nei primi mesi del 2024.

La più significativa tra queste riguarda probabilmente l’incorretto recepimento della direttiva Ue 904/2019 in tema di riduzione dell’impatto ambientale derivante dall’utilizzo di oggetti in plastica monouso. Un’altra lettera ha riguardato la mancata applicazione del regolamento Ue 868/2022 (Data governance Act). A queste si aggiungono le lettere per il mancato recepimento della direttiva Ue 362/2022 relativa alla tariffazione dei veicoli per l’utilizzo di determinate infrastrutture e della direttiva 431/2022 relativa alle tutele dei lavoratori esposti a sostanze cancerogene.

Ci sono poi due procedure di infrazione per cui è stato emesso il parere motivato da parte della commissione europea. Si tratta delle infrazioni per il mancato recepimento della direttiva 2101/2021 in materia di pubblicità delle imposte sul reddito e per la scorretta applicazione della direttiva 362/2022 riguardante i diritti dei detenuti a comunicare con i propri difensori.

Infine nel corso del 2024 è arrivato anche un nuovo ricorso alla corte di giustizia Ue. In questo caso l’Italia non è stata in grado di fornire nei tempi previsti il proprio documento sulla pianificazione dello spazio marittimo, come previsto dalla direttiva 89/2014.

Più in generale possiamo osservare che sono 6 le procedure che attualmente risultano nella fase più avanzata. Quella cioè del secondo ricorso da parte della commissione alla corte europea. Tra queste, due riguardano la gestione dei rifiuti e altre due la gestione delle acque reflue urbane.

Le procedure archiviate

Per avere un quadro complessivo sull’effettiva situazione del nostro paese per quanto riguarda l’adeguamento al diritto comunitario, è utile anche passare in rassegna le procedure di infrazione archiviate negli ultimi anni. Per questo è possibile fare riferimento agli aggiornamenti riportati dal dipartimento per gli affari europei della presidenza del consiglio dei ministri. Considerando quanto avvenuto nel 2023 e nei primi 5 mesi del 2024 possiamo osservare un numero significativo di infrazioni archiviate.

43 le procedure di infrazione a carico dell’Italia archiviate negli ultimi 17 mesi. 

L’area in cui l’Italia ha ottenuto i risultati migliori nel ridurre il numero di infrazioni a proprio carico è quella della stabilità finanziaria, dei servizi finanziari e dell’unione dei mercati dei capitali con 13 archiviazioni. Troviamo poi 4 temi che fanno registrare 4 archiviazioni ciascuno. Si tratta di giustizia e tutela dei consumatori, mercato interno, industria, imprenditoria e Pmi, migrazione e affari interni e mobilità e trasporti.

Tra le procedure archiviate se ne trovano alcune particolarmente significative. Possiamo citare, a titolo di esempio, la chiusura della procedura per il mancato recepimento della direttiva 2019/713 relativa alla lotta contro le frodi e le falsificazioni di mezzi di pagamento diversi dai contanti.

Archiviate diverse procedure riguardanti l’ambito finanziario.

Un’altra archiviazione particolarmente rilevante riguarda il non corretto recepimento della direttiva 2018/843 relativa alla prevenzione dell’uso del sistema finanziario a fini di riciclaggio o finanziamento del terrorismo. Da segnalare anche l’archiviazione della procedura per il mancato recepimento della direttiva 2019/1 che conferisce alle autorità garanti della concorrenza degli stati membri poteri di applicazione più efficace in modo da assicurare il corretto funzionamento del mercato interno.

Da citare inoltre la chiusura della procedura riguardante il mancato recepimento della direttiva 2019/1937 riguardante la protezione delle persone che segnalano violazioni del diritto dell’Unione. Archiviato anche il procedimento per il mancato recepimento della direttiva 2018/1673 sulla lotta al riciclaggio mediante il diritto penale. Infine si segnala la chiusura della procedura per il non corretto recepimento della decisione quadro 2002/584/GAI sul mandato di arresto europeo.

Foto: Governo – Licenza

 

Quante e quali sono le procedure di infrazione a carico dell’Italia Governo e parlamento

Quante e quali sono le procedure di infrazione a carico dell’Italia Governo e parlamento

La commissione europea ha recentemente raccomandato l’apertura di una procedura di infrazione a carico dell’Italia per deficit eccessivo. In generale però il numero di procedure a carico del nostro paese risulta in diminuzione.

 

Nei giorni scorsi la commissione europea ha raccomandato l’apertura di una procedura di infrazione a carico di 7 paesi, tra cui l’Italia, per deficit eccessivo. Nel 2023 infatti il disavanzo del nostro paese è stato pari al 7,4% del Pil, quando le normative Ue prevedono un limite massimo del 3%. La proposta della commissione dovrà ora passare al vaglio del consiglio dell’unione europea, a cui spetta la decisione sull’apertura formale della procedura.

Gli stati hanno il compito di recepire nel loro ordinamento le direttive europee. Se non lo fanno o se non le rispettano possono incorrere in una procedura formale di infrazione. Vai a “Cosa sono le procedure d’infrazione”

Ma qual è la situazione italiana per quanto riguarda le procedure di infrazione attualmente in corso? Al di là di questo caso sicuramente rilevante, globalmente la posizione del nostro paese su questo fronte risulta in miglioramento. Molte procedure infatti sono state archiviate nell’ultimo anno e mezzo.

65 le procedure di infrazione attualmente in corso a carico dell’Italia.

Se gli stati non si impegnano ad adeguare i propri ordinamenti interni alla legislazione Ue, nel lungo periodo le procedure di infrazione possono portare anche a delle sanzioni economiche. Da questo punto di vista purtroppo il dato più aggiornato per quanto riguarda l’Italia risale al 2022. Si parla di un esborso per l’erario di oltre 800 milioni di euro nel periodo compreso tra il 2012 e il 2021. Un valore certo non particolarmente elevato se paragonato al bilancio statale. Si tratta tuttavia di uno spreco di risorse pubbliche che avrebbero potuto essere utilizzate in maniera più proficua. 

In attesa di avere dati più aggiornati su questo aspetto, è comunque interessante analizzare l’attuale stato dell’arte.

Come funzionano le procedure di infrazione

Tra gli organismi comunitari, spetta alla commissione la responsabilità di verificare il rispetto del diritto Ue. Questa può intervenire in due casi: quando non viene recepita integralmente una determinata direttiva entro il termine stabilito, oppure quando un paese non applica le norme correttamente. Se si verifica una di queste due fattispecie, può essere avviata una procedura formale di infrazione.

L’intero processo è regolato dagli articoli 258 e 260 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea. Una procedura d’infrazione può essere avviata per tre diversi motivi:

  • mancata comunicazione: quando lo stato membro non comunica in tempo le misure per implementare la direttiva;
  • mancata applicazione: quando la commissione europea valuta la legislazione dello stato membro non in linea con il diritto Ue;
  • sbagliata applicazione: quando la legge europea non viene applicata o è applicata incorrettamente dallo stato membro.

La procedura è abbastanza complessa e si sviluppa in diverse fasi. La prima inizia con la cosiddetta lettera di costituzione in mora con cui la commissione chiede maggiori informazioni allo stato membro interessato. Questo passaggio è definito di “pre-contenzioso”, il paese posto sotto indagine deve fornire spiegazioni entro un periodo di tempo prestabilito.

Le sanzioni economiche per violazioni del diritto Ue intervengono solo dopo la seconda condanna della corte europea.

Nel caso in cui la risposta non arrivi o sia giudicata insoddisfacente, la commissione può decidere di inviare un parere motivato in cui chiede di adempiere alle mancanze normative entro una data scadenza. Se lo stato membro continua a non adeguarsi, Bruxelles può decidere di aprire un contenzioso facendo ricorso alla corte europea di giustizia. Se la corte ritiene che il paese in questione abbia effettivamente violato il diritto dell’unione, può emettere una sentenza in questo senso, richiedendo alle autorità nazionali di adottare misure per conformarsi.

Nel caso in cui, nonostante la sentenza, il paese continui a non rettificare la situazione, la commissione può deferirlo nuovamente dinanzi alla corte. Se c’è una seconda condanna, la commissione propone che la corte imponga sanzioni pecuniarie. Queste possono consistere in una somma forfettaria e/o in pagamenti giornalieri.

Le procedure di infrazione in europa

Grazie alla banca dati della commissione europea è possibile tracciare un bilancio delle procedure di infrazione attualmente in corso e capire in questo modo quali sono i paesi che faticano di più nel conformarsi al diritto Ue. A maggio 2024 le procedure pendenti erano in totale 1.531 a livello europeo. Tra queste, 611 (il 40%) sono legate alla mancata comunicazione dei paesi membri delle iniziative per adeguare l’ordinamento interno a quello europeo. Il restante 60% riguarda invece la mancata o l’incorretta applicazione delle normative Ue.

Oltre il 60% delle procedure ancora aperte (926) si trova nella fase iniziale del contenzioso, quella dell’invio allo stato inadempiente della lettera di costituzione in mora. Ci sono poi 451 procedure che sono già arrivate alla fase dell’invio del parere motivato da parte della commissione. Infine 154 sono attualmente alla fase del contenzioso in sede di corte di giustizia europea.

10,1% le procedure di infrazione giunte alla fase del ricorso alla corte di giustizia Ue.

L’Italia ha attualmente 65 procedure di infrazione aperte a proprio carico. Il nostro paese occupa l’ottavo posto tra gli stati Ue per numero più consistente di infrazioni pendenti. Tra i paesi principali fanno peggio Polonia e Spagna che occupano rispettivamente la prima e la seconda posizione con 87 e 86 procedure di infrazione pendenti. La Germania è decima con 63 procedure in corso, la Francia 12esima con 56.

È però interessante fare un confronto considerando quanto incidono le procedure di infrazione nella fase del ricorso alla corte di giustizia Ue.

L’Italia ha la seconda percentuale più alta di procedure di infrazione arrivate alla fase del contenzioso.

Da questo punto di vista possiamo osservare che il nostro paese sale al secondo posto. Sono infatti 14 le procedure a carico dell’Italia che si trovano nello stadio del ricorso alla corte europea, pari al 21,5% delle procedure pendenti. Solo l’Irlanda fa registrare un dato più alto di quello italiano con il 23,4% (11 procedure arrivate alla corte sulle 47 totali attualmente in corso, un numero significativamente più basso rispetto a quello del nostro paese). Tra gli altri stati con le percentuali più alte troviamo poi la Grecia (21,5%), la Polonia (17,2%) e la Bulgaria (17,1%).

La situazione italiana nel dettaglio

Tra le procedure attualmente in corso che coinvolgono il nostro paese la maggior parte (19) riguarda tematiche ambientali. A queste poi se ne devono aggiungere altre 2 legate alle azioni per la lotta al cambiamento climatico.

Un altro ambito in cui l’Italia ha commesso un numero significativo di infrazioni è quello legato all’occupazione, gli affari sociali e l’inclusione. In questo caso le procedure pendenti sono 7. Ci sono poi 3 distinti ambiti che fanno registrare 6 infrazioni ciascuno. Si tratta dei settori dei trasporti e mobilitàmigrazioni e affari interni mercato, industria, imprenditoria e Pmi.

L’ambiente è anche il settore in cui troviamo il maggior numero di procedure di infrazione già arrivate alla fase del contenzioso davanti alla corte di giustizia europea con 8. Troviamo a questo stadio anche 2 procedure che riguardano il mercato comune e la concorrenza. 

Per quanto riguarda gli aggiornamenti più recenti legati alle procedure di infrazione a carico del nostro paese, possiamo osservare che a maggio 2024 sono state inviate diverse lettere di costituzione in mora.

lettere di costituzione in mora inviate dalla commissione europea al nostro paese nei primi mesi del 2024.

La più significativa tra queste riguarda probabilmente l’incorretto recepimento della direttiva Ue 904/2019 in tema di riduzione dell’impatto ambientale derivante dall’utilizzo di oggetti in plastica monouso. Un’altra lettera ha riguardato la mancata applicazione del regolamento Ue 868/2022 (Data governance Act). A queste si aggiungono le lettere per il mancato recepimento della direttiva Ue 362/2022 relativa alla tariffazione dei veicoli per l’utilizzo di determinate infrastrutture e della direttiva 431/2022 relativa alle tutele dei lavoratori esposti a sostanze cancerogene.

Ci sono poi due procedure di infrazione per cui è stato emesso il parere motivato da parte della commissione europea. Si tratta delle infrazioni per il mancato recepimento della direttiva 2101/2021 in materia di pubblicità delle imposte sul reddito e per la scorretta applicazione della direttiva 362/2022 riguardante i diritti dei detenuti a comunicare con i propri difensori.

Infine nel corso del 2024 è arrivato anche un nuovo ricorso alla corte di giustizia Ue. In questo caso l’Italia non è stata in grado di fornire nei tempi previsti il proprio documento sulla pianificazione dello spazio marittimo, come previsto dalla direttiva 89/2014.

Più in generale possiamo osservare che sono 6 le procedure che attualmente risultano nella fase più avanzata. Quella cioè del secondo ricorso da parte della commissione alla corte europea. Tra queste, due riguardano la gestione dei rifiuti e altre due la gestione delle acque reflue urbane.

Le procedure archiviate

Per avere un quadro complessivo sull’effettiva situazione del nostro paese per quanto riguarda l’adeguamento al diritto comunitario, è utile anche passare in rassegna le procedure di infrazione archiviate negli ultimi anni. Per questo è possibile fare riferimento agli aggiornamenti riportati dal dipartimento per gli affari europei della presidenza del consiglio dei ministri. Considerando quanto avvenuto nel 2023 e nei primi 5 mesi del 2024 possiamo osservare un numero significativo di infrazioni archiviate.

43 le procedure di infrazione a carico dell’Italia archiviate negli ultimi 17 mesi. 

L’area in cui l’Italia ha ottenuto i risultati migliori nel ridurre il numero di infrazioni a proprio carico è quella della stabilità finanziaria, dei servizi finanziari e dell’unione dei mercati dei capitali con 13 archiviazioni. Troviamo poi 4 temi che fanno registrare 4 archiviazioni ciascuno. Si tratta di giustizia e tutela dei consumatori, mercato interno, industria, imprenditoria e Pmi, migrazione e affari interni e mobilità e trasporti.

Tra le procedure archiviate se ne trovano alcune particolarmente significative. Possiamo citare, a titolo di esempio, la chiusura della procedura per il mancato recepimento della direttiva 2019/713 relativa alla lotta contro le frodi e le falsificazioni di mezzi di pagamento diversi dai contanti.

Archiviate diverse procedure riguardanti l’ambito finanziario.

Un’altra archiviazione particolarmente rilevante riguarda il non corretto recepimento della direttiva 2018/843 relativa alla prevenzione dell’uso del sistema finanziario a fini di riciclaggio o finanziamento del terrorismo. Da segnalare anche l’archiviazione della procedura per il mancato recepimento della direttiva 2019/1 che conferisce alle autorità garanti della concorrenza degli stati membri poteri di applicazione più efficace in modo da assicurare il corretto funzionamento del mercato interno.

Da citare inoltre la chiusura della procedura riguardante il mancato recepimento della direttiva 2019/1937 riguardante la protezione delle persone che segnalano violazioni del diritto dell’Unione. Archiviato anche il procedimento per il mancato recepimento della direttiva 2018/1673 sulla lotta al riciclaggio mediante il diritto penale. Infine si segnala la chiusura della procedura per il non corretto recepimento della decisione quadro 2002/584/GAI sul mandato di arresto europeo.

Sezione Regionale Lazio Deliberazione 80/2024/PAR del 2 maggio 2024 Impiego pubblico – Funzioni Locali – Incarichi retribuiti al dipendente in quiescenza – Divieto art. 5, comma 9, del DL 95/2012

Sezione Regionale Lazio Deliberazione 80/2024/PAR del 2 maggio 2024 Impiego pubblico – Funzioni Locali – Incarichi retribuiti al dipendente in quiescenza – Divieto art. 5, comma 9, del DL 95/2012

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Segnalazione da U.O. Monitoraggio contratti e legale

La Corte con riferimento alla richiesta di parere di un ente locale circa il conferimento a titolo oneroso di incarichi e cariche in favore di soggetti già collocati in quiescenza, evidenzia che per essere legittimo necessita di una effettiva (e non elusiva) esclusione dal campo di applicazione del divieto previsto dall’art. 5, comma 9, del decreto-legge n. 95/2012. Il legislatore ha gradualmente introdotto una serie sempre più estesa di eccezioni al suddetto divieto, con deroghe espresse. Si tratta, quindi, di verificare se gli incarichi da conferire siano non solo astrattamente non ricompresi nel divieto normativo, in quanto non rientranti nell’elencazione tassativa della norma, ma comportino o meno lo svolgimento, in concreto, di funzioni riconducibili agli incarichi normativamente vietati.

Imprese, INPS: arriva il pre-DURC

Imprese, INPS: arriva il pre-DURC

Regolarità contributiva: nuove funzionalità sulla piattaforma VeRA per aziende e intermediari.

Pubblicazione: 28 giugno 2024

Le nuove funzionalità della piattaforma VeRA di INPS, disponibili dal 24 giugno, consentono alle aziende e agli intermediari una gestione anticipata delle situazioni di irregolarità e delle evidenze che possono incidere sugli esiti delle verifiche di regolarità contributiva.

L’attivazione degli interventi finalizzati alla normalizzazione delle posizioni contributive, con particolare riguardo a quelle che presentano maggiore complessità, è demandata alle sedi territoriali dell’Istituto.

Con queste nuove funzionalità garantite dal servizio, ma soprattutto grazie alle relazioni tra Istituto, aziende e intermediari attraverso più puntuali dinamiche di collaborazione proattiva, si potrà incidere in modo sostanziale su tale procedimento, all’insegna di una maggiore trasparenza e condivisione delle responsabilità.

Ciò consentirà di fornire un più elevato livello di servizio in grado di dare adeguate riposte agli attori del sistema, in particolare nell’ambito della contrattualistica pubblica e privata nonché per le erogazioni di contributi, benefici e agevolazioni.

Per il Presidente dell’INPS, Gabriele Fava, l’introduzione di queste nuove funzionalità “segna una svolta nel rapporto con le imprese e gli intermediari, nel rispetto dei ruoli ma all’insegna della piena collaborazione. Grazie alle nuove funzionalità della piattaforma puntiamo a una maggiore semplificazione, ma soprattutto a prevenire eventuali criticità. Questo per evitare che le aziende si trovino con un DURC negativo che possa compromettere la continuità delle loro attività”.

In questo gli intermediari sono, per Fava, di grande aiuto per garantire servizi più efficienti ai cittadini.

La piattaforma VeRA e il suo funzionamento sono simili a “un grande armadio proattivo con tanti cassetti che corrispondono a gestioni diverse”, spiega Antonio Pone, Direttore centrale Entrate e Vicedirettore generale INPS. “Lo strumento, proprio perché proattivo, permette in buona sostanza di aprire i cassetti in cui si annida l’irregolarità e di sanarla tempestivamente attraverso l’intervento di un soggetto delegato. Altra funzionalità, che fa parte della piattaforma, è il Simula DURC, che mostra alcuni aspetti rilevanti per conoscere eventuali anomalie per il Documento Unico di Regolarità Contributiva”.

Ricordiamo che questa piattaforma è un progetto che consente, appunto, la verifica e la gestione interattiva della regolarità contributiva e si inserisce nell’ambito delle attività di innovazione tecnologica e trasformazione dei processi e di miglioramento della user experience, previste dai progetti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

In questo senso la parola chiave è interazione: tra le aziende, i loro intermediari e l’Istituto che, attraverso dinamiche di collaborazione proattiva, potranno assicurare al contribuente il possesso del DURC senza soluzione di continuità. L’attivazione del processo di gestione interattiva dell’eventuale situazione di irregolarità, gestita attraverso la funzionalità “pre-DURC”, prevede l’invio all’intermediario, titolare di specifica delega master, della notifica via PEC, e-mail o SMS, 30 o 15 giorni prima della scadenza del DURC regolare, di un ticket collegato alla verifica VeRA generata in automatico dal sistema.

Liberi professionisti: iscrizione obbligatoria alla Gestione Separata

Liberi professionisti: iscrizione obbligatoria alla Gestione Separata

Operazione Poseidone: obbligo di iscrizione alla Gestione Separata per chi svolge attività di lavoro autonomo, il cui esercizio non è subordinato all’iscrizione ad appositi albi professionali.

Pubblicazione: 28 giugno 2024

L’operazione Poseidone è un’operazione di accertamento e verifica dei crediti contributivi, per gli iscritti alla Gestione Separata, come liberi professionisti, nata per contestare il mancato versamento dei contributi da parte dei liberi professionisti tenuti all’iscrizione alla Gestione Separata INPS.

Si tratta di un’attività di controllo dell’Istituto, che da alcuni anni consente di recuperare parte dei contributi non versarti dai liberi professionisti, incrociando le banche dati INPS con le informazioni in possesso dell’Agenzia delle Entrate.

Con il messaggio 27 giugno 2024, n. 2403, l’Istituto ribadisce l’obbligo di iscrizione alla Gestione Separata dei soggetti che svolgono attività di lavoro autonomo il cui esercizio non sia subordinato all’iscrizione ad appositi albi professionali e precisa che, già con la circolare INPS 3 ottobre 2022, n. 107 aveva indicato, che «i soggetti che esercitano per professione abituale, ancorché non esclusiva, attività il cui esercizio è subordinato all’iscrizione ad Albi e che non sono tenuti al versamento del contributo soggettivo presso le Casse di appartenenza e devono versare la contribuzione previdenziale alla Gestione separata, sono esonerati dal pagamento delle sanzioni civili per la mancata iscrizione alla medesima Gestione separata INPS relativamente al periodo precedente l’entrata in vigore della norma di interpretazione autentica e, pertanto, fino all’anno di imposta 2011».

Il messaggio fornisce, inoltre, chiarimenti sul giorno in cui decorre il termine di prescrizione del diritto ai contributi e precisa che il termine quinquennale di prescrizione dei contributi decorre dalla data di pagamento prevista dalla legge, eventualmente prorogata dai decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, nei casi in cui siano applicabili.

Esonero parziale dei contributi previdenziali: gli esiti dei controlli

Esonero parziale dei contributi previdenziali: gli esiti dei controlli

L’Istituto comunica gli esiti dei controlli per l’esonero parziale dei contributi previdenziali e assistenziali per il 2021.

Pubblicazione: 28 giugno 2024

Con il messaggio 27 giugno 2024, n. 2406 l’Istituto comunica che sono state effettuate nuove verifiche relative ai requisiti necessari dei lavoratori autonomi e liberi professionisti, iscritti alle Gestioni dell’INPS e alle Casse previdenziali professionali autonome, nel 2021, per ottenere  l’esonero parziale della contribuzione previdenziale e assistenziale dovuta.

L’INPS informa, quindi, che sono stati completati i controlli dei requisiti, di seguito elencati, per beneficiare dell’esonero:

  • risultare in possesso del requisito della regolarità contributiva, verificato attraverso il Documento unico di regolarità contributiva (DURC);
  • avere subito un calo del fatturato o dei corrispettivi nel 2020, non inferiore al 33% rispetto a quelli del 2019;
  • avere percepito, nel 2019, un reddito da lavoro o derivante dall’attività che comporta l’iscrizione alla Gestione previdenziale non superiore a 50.000 euro.

L’esito dei controlli sarà visibile nel Cassetto previdenziale della Gestione di riferimento, in calce alla domanda presentata.

In caso di esito positivo, per gli importi concessi a titolo di esonero, si procederà con l’aggiornamento della posizione assicurativa UNEX.

In caso di annullamento totale parziale dell’esonero, il provvedimento verrà notificato direttamente al contribuente.

Fondo di solidarietà del Trentino: nuovo servizio per domanda di AIS

Fondo di solidarietà del Trentino: nuovo servizio per domanda di AIS

Le novità relative al nuovo servizio della domanda di assegno di integrazione salariale (AIS), erogato dal Fondo di solidarietà del Trentino.

Pubblicazione: 27 giugno 2024

La piattaforma unica delle integrazioni salariali, OMNIA IS, è uno dei progetti realizzati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

Il messaggio 26 giugno 2024, n. 2368 comunica che è online sulla piattaforma (accessibile tramite la pagina “Accesso ai servizi per aziende e consulenti”) il nuovo servizio di presentazione della domanda di assegno di integrazione salariale (AIS), erogato dal Fondo di solidarietà del Trentino.

La compilazione della nuova domanda di AIS è stata semplificata e guida l’utente per ridurre la possibilità di trasmissione di dati e informazioni errati, fornendo messaggi informativi o alert.

Inoltre, una volta completata la compilazione della domanda e prima di procedere all’invio, è possibile verificare i dati inseriti in un documento di anteprima di stampa.

Infine, il messaggio illustra le diverse modalità di accesso alla nuova domanda di assegno di integrazione salariale del Fondo e ricorda che nella pagina principaledella procedura, alla voce “Documenti”, è disponibile il manuale utente per consultare nel dettaglio tutte le istruzioni.

Osservatorio CIG: i dati di maggio 2024

Osservatorio CIG: i dati di maggio 2024

Il report mensile su cassa integrazione e fondi di solidarietà.

Pubblicazione: 27 giugno 2024

È stato pubblicato l’Osservatorio sulle ore autorizzate di Cassa Integrazione Guadagni con i dati di maggio 2024, periodo in cui sono state autorizzate 47,2 milioni di ore, in crescita rispetto ad aprile (38,1 milioni di ore).

CIG ordinaria

Le ore di Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria autorizzate a maggio sono state 26,3 milioni. Ad aprile 2024 erano state autorizzate 24,9 milioni di ore: di conseguenza, la variazione congiunturale è del +5,7%. A maggio 2023 erano state autorizzate 18,3 milioni di ore.

CIG straordinaria

Il numero di ore di Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria autorizzate è stato pari a 20 milioni (di cui 7,8 per solidarietà). Nel mese precedente erano state autorizzate 11,7 milioni di ore (di cui 7,8 per solidarietà), mentre nello stesso mese dell’anno precedente erano state autorizzate 14 milioni di ore (di cui 5,9 per solidarietà).

CIG in deroga

Gli interventi di Cassa Integrazione Guadagni in Deroga registrano valori assoluti residuali: a maggio 2024 sono stati inferiori a 2mila ore, mentre nel mese precedente erano pari a 683mila (434mila ore a maggio 2023).

Fondi di solidarietà

Il numero di ore autorizzate a maggio 2024 nei fondi di solidarietà è pari a 0,8 milioni e registra un incremento del +8,5% rispetto al mese precedente. Poiché a maggio 2023 le ore autorizzate erano state 1,7 milioni, la variazione tendenziale è del -49,6%.

Caporalato, INPS in prima linea nei controlli

Caporalato, INPS in prima linea nei controlli

L’impegno dell’Istituto nell’attività ispettiva in agricoltura: i risultati e i progetti

Pubblicazione: 26 giugno 2024

L’Istituto ha evidenziato il proprio impegno nell’attività ispettiva in agricoltura. Nel 2023, l’INPS ha annullato oltre 27mila contratti irregolari e denunciato 425 lavoratori, a fronte di 669 ispezioni nel settore agricolo, su un totale di 9202 controlli effettuati.

Nell’attività di vigilanza documentale, invece, i controlli sono stati 162.793: 91.000 in più rispetto al 2022 (+127%).

Questi risultati sono il frutto di un nuovo approccio nel rapporto con le aziende che si articolerà, nel prossimo futuro, in percorsi di accompagnamento e controlli ex-ante, come prevede il nuovo Piano della vigilanza, approvato dal CdA guidato da Gabriele Fava.

L’attività nasce da una forte concertazione interistituzionale con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e con le Forze dell’Ordine, che sarà ulteriormente rafforzata con nuove assunzioni, come annunciato questa mattina dal Presidente Meloni nel suo intervento in Parlamento.

Anche per il 2024 l’impegno del personale ispettivo dell’Istituto, nella partecipazione ai tavoli interforze di pianificazione delle attività di contrasto al caporalato (non solo agricolo) e nell’ambito del Progetto promosso dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL), in collaborazione con l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OMI), con la quale nel 2023 è stato rinnovato uno specifico Protocollo d’Intesa, denominato “A.L.T. Caporalato D.U.E. – Azioni per la Legalità e la Tutela del Lavoro – Dignità, Uguaglianza ed Equità”.

Il progetto, volto ad assicurare continuità alle iniziative di contrasto al caporalato, è stato attivato nel 2023 sull’intero territorio nazionale e prevede anche nell’anno in corso:

  • l’attivazione di task-force;
  • l’attivazione di sportelli di ascolto e informazione multilingua negli ispettorati territoriali;
  • attività di sensibilizzazione dei lavoratori migranti sui diritti e doveri conseguenti all’instaurazione del rapporto di lavoro, sui rischi legati allo sfruttamento lavorativo e sui meccanismi di protezione per le vittime;
  • iniziative di aggiornamento professionale e scambio di esperienze per il personale ispettivo e gli operatori del mercato del lavoro e del terzo settore.

Nel corso dell’anno l’Istituto continuerà, inoltre, a essere impegnato nella realizzazione del progetto volto all’implementazione del Portale Nazionale del Sommerso (PNS) gestito dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro che sostituisce e integra le banche dati esistenti attraverso le quali tutti i soggetti istituzionali coinvolti (INL, INPS, INAIL, Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza) condividono le risultanze degli accertamenti ispettivi, con l’obiettivo ultimo di migliorare l’efficacia della programmazione dell’attività ispettiva e il monitoraggio del fenomeno del lavoro sommerso su tutto il territorio nazionale. 

Agricoltori: tutte le informazioni sui contributi dovuti per il 2024

Agricoltori: tutte le informazioni sui contributi dovuti per il 2024

Coltivatori diretti, coloni, mezzadri e imprenditori agricoli professionali: i contributi obbligatori dovuti per il 2024.

Pubblicazione: 26 giugno 2024

coltivatori diretti, i coloni, i mezzadri e gli imprenditori agricoli professionali devono ogni anno la contribuzione IVS (Invalidità, Vecchiaia e Superstiti): un contributo versato all’INPS da tutti i lavoratori dipendenti del settore.

L’IVS viene determinata applicando le aliquote di finanziamento al reddito convenzionale, che classifica le aziende in quattro fasce di reddito.

Per il 2024 il reddito giornaliero è fissato in 63,06 euro.

Con la circolare INPS 25 giugno 2024, n. 74 vengono aggiornate, per il 2024, le modalità e le regole per la determinazione della contribuzione dovuta.

Il pagamento della prima rata deve essere effettuato in quattro rate, utilizzando il modello F24.

Le indicazioni per il pagamento saranno disponibili nel Cassetto previdenziale per agricoltori autonomi.

termini di scadenza per il pagamento sono il:

  • 16 luglio 2024;
  • 16 settembre 2024;
  • 18 novembre 2024;
  • 16 gennaio 2025.

La circolare inoltre riporta informazioni circa:

  • la contribuzione di maternità;
  • la contribuzione INAIL;
  • le agevolazioni per i territori montani e zone svantaggiate;
  • le tabelle relative ai contributi 2024.

Pensionati: pagamento della quattordicesima per il 2024

Pensionati: pagamento della quattordicesima per il 2024

L’Istituto comunica l’erogazione della quattordicesima, con la mensilità di luglio, e fornisce indicazioni per la presentazione della domanda.

Pubblicazione: 26 giugno 2024

Con il messaggio 25 giugno 2024, n. 2362 l’Istituto comunica che con la mensilità di luglio 2024 sarà erogata ai titolari di pensione, aventi diritto, la quattordicesima.

La corresponsione di questa somma aggiuntiva è effettuata d’ufficio per i pensionati per i quali nelle banche dati dell’Istituto sono disponibili i dati reddituali utili per effettuare la lavorazione.

Coloro che non ricevono la quattordicesima, ma ritengono comunque di averne diritto, devono presentare l’apposita domanda di ricostituzione online, attraverso il servizio dedicato.

Inoltre, l’INPS precisa che il diritto al beneficio viene preso in considerazione anche in base al reddito annuo del richiedente; tale reddito, in relazione agli anni di contribuzione, deve essere inferiore ai limiti indicati nella tabella presente nel messaggio.

Sezione Lavoro Sentenza 13596/2024*

Sezione Lavoro Sentenza 13596/2024* Impiego Pubblico – Funzioni Locali – Mobilità ex art. 30 del Dlgs 165/2001 – Esclusione diritto alla liquidazione del TFR da parte dell’Ente pubblico cedente

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Segnalazione da U.O. Monitoraggio contratti e legale

E’ escluso il diritto del lavoratore a percepire l’erogazione del TFR in ragione della persistenza, senza soluzione di continuità, del rapporto di lavoro iniziato con un ente pubblico economico e proseguito con la Regione OMISSIS a seguito di intervenuta mobilità ai sensi dell’art. 30 del D.Lgs. n. 165 del 2001, con prosecuzione del rapporto di lavoro presso la Regione senza interruzioni.

Estratta da Wolters Kluwer – One legale