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Quota 100

Quota 100 è un flop: ogni dieci uscite solo tre assunzioni

Domenica 18 Agosto 2019 di Francesco Pacifico

Quota 100 è un flop: ogni dieci uscite solo tre assunzioni

Ne usciranno dieci ma – se tutto va bene – ne entreranno appena tre. Sarà questo, sul fronte di Quota 100, il bilancio del turnover tra vecchi e nuovi lavoratori, tra chi va in pensione e chi verrà assunto al suo posto. E pensare che a gennaio – ma il concetto è stato ripetuto più volte nei mesi successi – il vicepremier, e ministro del Lavoro, Luigi Di Maio annunciava: «Parte il ricambio generazionale!». Non meno entusiasta era stato il suo collega vicepremier Matteo Salvini, leader di quella Lega che tanto ha spinto sull’uscita anticipata: «Il diritto alla pensione di un 62enne vale un posto di lavoro e mezzo in più per un giovane».

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Numeri campati in aria. L’osservatorio statistico dei Consulenti del lavoro ha stimato che il tasso di sostituzione tra chi entra e chi esce dopo Quota 100 non supererà il 30 per cento. Ma il condizionale è d’obbligo: un pieno ricambio generazionale si avrà soltanto in ambiti altamente specializzati come «i meccanici artigianali di auto» e «gli elettricisti nelle costruzioni civili».

Più pessimista l’economista Alberto Brambilla, uno dei padri di Quota 100: «Una piena sostituzione tra chi esce ed entra si può avere in teoria soltanto nel settore pubblico. Non certamente nel privato, dove la stagnazione, il crollo degli ordinativi da parte dei nostri principali Paesi compratori e i magazzini pieni non incentivano l’assunzione di nuovo personale. Casomai, in questo caso, Quota 100, è più un incentivo, pagato con i soldi dello Stato, per ridimensionare delle piante organiche in alcuni casi troppo pesanti. Secondo me, le imprese ne prenderanno al massimo 2 ogni 10 prepensionamenti, ma saranno professionisti altamente tecnologici».
L’ex sottosegretario conclude amaro: «Se veramente si voleva guardare soltanto all’occupazione, il governo avrebbe dovuto far partire subito i concorsi nel pubblico impiego, superare il numero chiuso nelle facoltà scientifiche o potenziare il sistema degli Its. Invece rischiamo di avere soltanto un aggravio per le finanze pubbliche». Sono stati messi in bilancio nel 2019 3,9 miliardi, che saliranno a 8,3 nel 2020. Un peso molto rilevante per i conti dello Stato, come sottolineato dalla Ue e dal Fmi.

COMPETENZE
Nel privato finora sono state presentate 60.479 domande. Da Confindustria si fa notare che «al di là della crisi, il problema vera è trovare personale con competenze, che non c’è sul mercato. Se non si trovano figure capaci, è inutile assumerle». C’è poi da fare i conti con la rivoluzione tecnologica. In quest’ottica è utile guardare alle banche: IntesaSanpaolo, Bnl e Ubi hanno annunciato l’uscita, grazie a Quota 100, di 1.680 addetti al cui posto entreranno solo 650 under 35. Ma, come fa notare il segretario della Fabi Lando Maria Silleoni, «molti di loro saranno assunti grazie al nostro Fondo per l’occupazione. E lo dico essendo favorevole a Quota 100». Il flop del turn over è soprattutto nel pubblico impiego. Il governo Conte ha promesso l’assunzione di mezzo milione di travet da qui al 2023 anche per riempire buchi nelle piante organiche pari a 450.000 figure. A fine luglio sono stati 52.607 gli statali che hanno chiesto il pensionamento anticipato: di questi 11.000 dovrebbero andare in quiescenza dal mese in corso, ma al momento l’Inps ha autorizzato meno di 8.000 domande. «Inoltre – denuncia Serena Sorrentino, segretaria generale della Fp Cgil – la decorrenza di queste pratiche è al 2020. Rischiamo di avere molti buchi negli uffici pubblici, anche perché i concorsi sono bloccati fino al 30 novembre, quindi se va bene se ne riparla tra un anno, e il ministro Bongiorno non vuole pescare dalle graduatorie delle vecchie selezioni».

Tra i 52.607 pubblici che hanno optato per il prepensionamento ci sono 16.804 tra insegnanti e personale. Dice Francesco Sinopoli, segretario della Fp Cisl che si occupa di scuola, che «in teoria non ci dovrebbero essere problemi visto il decreto del ministero dell’Istruzione che recupera i precari. Ma se non si fanno i decreti attuativi tutto salta». Spada di Damocle non diversa per medici e infermieri. Con il prepensionamento anticipato dovrebbero uscire, nei prossimi tre anni, 4.500 e 22.000. Ma, spiega Tonino Aceti, presidente del Fnopi, «il governo ci ha garantito che sarà mantenuto lo stesso organico negli ospedali. Ma per farlo il Fondo sanitario nazionale non dovrà a essere tagliato». Intanto ci sono chirurghi richiamati dalla pensione e, quando va bene, un infermiere ogni 8 pazienti».

Sant’Elena Imperatrice

 

Sant’Elena Imperatrice


Nome: Sant’Elena Imperatrice
Titolo: Madre di Costantino
Memoria: 18 agosto

È impossibile parlare dei primi secoli del Cristianesimo senza ricordare con particolare affetto il nome di S. Elena, della quale si rinvengono notizie contrastanti presso gli storici. Nata in Roma da genitori pagani verso il 250, dimostrò subito eccellentissime doti di ingegno e di bontà d’animo. Divenuta grandicella, per la sua delicatezza e per la sua modestia, piacque al giovane ufficiale Costanzo Cloro, che la volle in sposa, e la condusse seco in Dardania, dove egli era nato e possedeva delle terre. Altri studiosi vogliono sia nata a Drepanum in Bitinia nel golfo di Nicomedia (attuale Turchia); città rinominata in seguito Helenopolis (“città di Elena”) in suo onore, dal futuro figlio Costantino, il che ha causato anche l’incerta e successiva interpretazione dell’ indicazione di Drepanum come luogo di nascita di Elena stessa.

Nella città di Naisso, nacque da Elena nell’anno 272 Costantino, il grande imperatore che avrebbe data la libertà al Cristianesimo. Quando Cloro venne dal Senato creato Cesare assieme a Galerio per ordine degli imperatori Diocleziano ‘e Massimiano, dovette legalmente ripudiare la sua sposa Elena nel 293 per volere di Diocleziano e sposare Teodora, la figliastra dell’imperatore Massimiano, allo scopo di cementare con un matrimonio dinastico l’elevazione di Costanzo a Cesare di Massimiano all’interno della Tetrarchia. Di fatto Elena fu lasciata libera di vivere tranquillamente col figlio Costantino nella quiete della loro villa nell’Illiria.

Quantunque ammirabili e singolari fossero le virtù di Elena durante il governo dell’imperatore suo marito, tuttavia non erano che virtù umane, non essendo ancor cristiana. La grazia però del battesimo non era più lontana. Infatti Costantino suo figlio, proclamato imperatore nel 306, dopo la morte di Costanzo, la chiamò subito presso di sé, conferendole il titolo prestigioso di Augusta, e… facendole conoscere il vero Dio. È impossibile dire con quanto fervore Elena si mise a far opere di pietà, quantunque fosse in età di circa sessant’anni; cercò in ogni modo di ricuperare il tempo perduto, edificando coi suoi esempi la chiesa di Dio, che suo figlio cercava di dilatare colla sua autorità.

Avendo Elena largamente a sua disposizione i tesori dell’impero, se ne servì per fare abbondanti elemosine, e per arricchire di vasi e arredi sacri le chiese della cristianità. Dopo il Concilio di Nicea, l’imperatore Costantino si diede con grandissimo slancio a far costruire templi e basiliche al vero Dio, specialmente in Terra Santa. La piissima Elena si assunse l’incarico di curare le costruzioni di Palestina a nome del figlio, recandosi essa stessa sul luogo. Partì per Gerusalemme l’anno 326: e quel viaggio non fu che una continua effusione di elemosine ch’essa andava spargendo a larghe mani ovunque passava e a chiunque ricorreva a lei. Giunta a Gerusalemme, fece tosto gettare a terra il tempio di Venere che era stato edificato sul Calvario dai pagani, che avevano così voluto profanare il luogo della morte e della risurrezione di Gesù. Ivi essa scoprì e ritrovò il S. Sepolcro ed il legno della S. Croce. In processione, col Vescovo di Gerusalemme, la Croce su cui Gesù era morto fu portata nella cattedrale della città.

Dopo questo, Elena si trattenne ancor un po’ a Gerusalemme per vedere iniziata la sontuosa basilica fatta da lei erigere sul S. Sepolcro; indi, ordinate le costruzioni di altre chiese sul luogo della nascita e della Crocifissione di Gesù, si preparò per il ritorno. Prima di partire da Gerusalemme volle servire a tavola ella stessa le Vergini che erano ricoverate nel monastero da lei fatto costruire. Ritornata a Roma, il Signore la chiamò a godere il premio delle sue fatiche e delle sue elette virtù. Spirò tra le braccia del figlio Costantino l’anno 328.
Gli storici non sono sempre concordi nel riferire la vita di Elena e i particolari della sua conversione alla religione ortodossa. Alcuni ne additano la causa ai motivi politici che avrebbero indotto lo stesso Costantino a spingerla a ciò, per riconquistare il favore da lui perso presso i popoli orientali dell’Impero.

PRATICA. Facciamo elemosine per soccorrere poveri e promuovere il culto di Dio.

PREGHIERA. Concedi, o Signore, che ad imitazione della tua serva Elena disprezziamo i beni della terra, e ci dedichiamo tutti al tuo santo servizio e a procurare la tua gloria.