Archivi giornalieri: 24 aprile 2019

Quota 100

Pensione quota 100: decorrenza trattamento per dipendenti pubblici cessati dal servizio

Quanto devono attendere per la decorrenza della pensione i lavoratori cessati dal servizio delle pubbliche amministrazioni con la quota 100?

di , pubblicato il alle ore 07:55
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Gentile dottoressa Del Pidio,

espongo nuovamente, stante l’uscita di ulteriori “provvedimenti”, la mia situazione, tutto sommato simile a quella di cui al seguente link: https://www.investireoggi.it/fisco/pensione-quota-100-da-ape-volontario-da-quando-la-decorrenz/

Sono ex insegnante ed ho cessato il servizio nel 2017 per dimissioni volontarie.

In possesso dei 2 requisiti previsti per “Quota 100” al 31/12/2018, ho presentato domanda di pensione Quota 100 con decorrenza 1/4/19, in quanto l’art14 c6 del DL convertito in Legge (“tenuto conto della specificità del rapporto di impiego nella pubblica amministrazione e dell’esigenza di garantire la continuità e il buon andamento dell’azione amministrativa” ), che posticipa la decorrenza al 1/8/19, non può riferirsi ad un caso come il mio, da tempo disoccupato e dunque non attualmente in servizio.

Il Messaggio INPS 1551-16/4/19 afferma invece (Quesito/Chiarimento 1.11) che per la decorrenza pensionistica dei dipendenti pubblici cessati prima di presentare domanda di pensione “Quota 100” occorre fare riferimento all’ultima attività lavorativa svolta (e fa pure riferimento alla circolare applicativa INPS 11-29/1/19), dunque che per un caso come il mio la pensione Quota 100 decorrerebbe dal 1/8/19.

Ciononostante, stante che l’unico motivo più volte dichiarato dai membri del Governo, ed infatti chiaramente addotto dal legislatore nel DL, per questa discriminazione tra dipendenti pubblici e privati, è in sostanza quello di evitare il blocco dei pubblici servizi, e che il pensionamento di un ex-dipendente ora disoccupato NON influisce in alcun modo sulla “continuità dell’azione amministrativa”, il messaggio in questione, come pure la circolare cui fa riferimento, mi appaiono immotivati rispetto alla “ratio” della legge.

Ci terrei molto ad un Suo parere sull’argomento, ed anche ad un Suo suggerimento se c’è qualcosa che in casi come il mio convenga fare (4 mesi di pensione in meno sono una cifra non indifferente …!). 

Leggo anche di un recentissimo pronunciamento della Corte Costituzionale che riconosce la non-illegittimità del pagamento a rate e differito del Trattamento di Fine Servizio per i dipendenti pubblici, che siano cessati per dimissioni o pensionamento anticipato, rispetto al trattamento praticamente immediato riservato ai dipendenti privati (lasciando tuttavia impregiudicata la situazione per chi invece arriva a pensionamento per anzianità) che non so se possa costituire un precedente a sfavore…

RingraziandoLa fin d’ora, invio i saluti più cordiali.

Decorrenza pensione quota 100

Da un punto di vista prettamente logico lei non ha torto: la finestra di attesa di 6 mesi per la decorrenza della pensione nel pubblico impiego era stata motivata per dare tempo di ricambiare il personale e dare continuità all’azione dell’amministrazione stessa. Cosa, appunto, ininfluente per i lavoratori cessati dal servizio. Cosa talmente logica che, prima della precisazione del messeggio 1551 del 16 aprile, io rispondevo a chi ex dipendente della pubblica amministrazione mi chiedeva i tempi di decorrenza che non doveva attendere i 6 mesi dalla maturazione dei requisiti ma soltanto 3, come i dipendenti privati.

Il messaggio 1551, invece, sovverte tutto chiarendo che si deve fare riferimento, per i lavoratori disoccupati, all’ultima occupazione: se era nella pubblica amministrazione si rientra nella finestra di attesa di 6 mesi per le decorrenza della pensione come chi è ancora in servizio (per i quali l’attesa è motivata dal preavviso da presentare all’amministrazione stessa).

Dal punto di vista legislativo, quindi, il lavoratore disoccupato che ha avuto come ultimo impiego un lavoro nel pubblico impiego l’attesa deve essere di 6 mesi per la decorrenza della pensione, anche se la cosa non ha alcuna motivazione “funzionale” (se non probabilmente quella di ritardare la decorrenza della pensione stessa di 3 mesi per un considerevole risparmio per le casse dello Stato).

Non ci sono, quindi, suggerimenti su cosa poter fare per accelerare la decorrenza della pensione visto che la normativa parla chiaro.

Su TFR, invece, non so davvero cosa dirle se non che i dipendenti delle pubbliche amministrazioni vivono questa ingiustizia ormai da tanto, troppo tempo.

Quota 100

Pensioni, Quota 100 e divieto di cumulo: chi rischia di dover restituire l’assegno

Intanto, sono quasi 123mila le domande: lo comunica l’Inps rendendo noto il dato aggiornato al 23 aprile

 

Quota 100 (62 anni di età e 38 anni di contributi), la misura di riforma in ambito pensionistico a trazione leghista, prevista dalla Legge di Bilancio per aver diritto all’uscita anticipato dal lavoro, ha ufficialmente debuttato il primo aprile per i dipendenti privati, mentre per quelli del pubblico impiego la prima data utile di decorrenza è fissata al 1° agosto.

Ovviamente bisogna fare i conti con qualche paletto da rispettare per non incorrere in spiacevoli sorprese: chi otterrà l’assegno dovrà fare molta attenzione al divieto di cumulo con redditi da attività da lavoro, perché rischia di dover restituire la pensione.

 

Ancora tanti i nodi da sciogliere. Proprio nelle scorse ore, per cercare di fare chiarezza, l’Inps ha pubblicato un nuovo messaggio contenente alcune domande e risposte sui punti più dubbi della misura ma altri restano aperti. Ad esempio si attendono delucidazioni ufficiali a proposito del rapporto fra indennità di disoccupazione (Naspi) e i requisiti di Quota 100.

LA QUESTIONE NASPI – Nel caso in cui un fruitore della Naspi si ritrovi a maturare i requisiti per la pensione in quota non è ancora stato ufficializzato se si produca la automatica decadenza dall’indennità di disoccupazione.

REDDITI E PENSIONE – Come riporta il Sole24Ore in un articolo di oggi a firma di Antonello Orlando : “Un’altra peculiarità di quota 100 consiste nella sua incumulabilità con i redditi di lavoro dipendente e autonomo fino all’età della pensione di vecchiaia, temperata dal possibile cumulo con il lavoro autonomo occasionale nella soglia massima annuale di 5mila euro lordi. La norma si riferisce nello specifico a queste tre categorie reddituali del nostro ordinamento, lasciando fuori da possibili interferenze – almeno sulla carta – redditi alternativi, come quelli di partecipazione, percepiti da un socio lavoratore di una società a responsabilità limitata di ambito commerciale.

PER CASSA O PER COMPETENZA – In realtà, si legge ancora sul quotidiano economico, la circolare Inps 11/2019 ha fornito una lettura più estensiva, vietando il cumulo con qualsiasi reddito collegato ad attività lavorativa, instillando alle persone interessate ulteriori dubbi su quali redditi siano realmente compatibili con quota 100. Inoltre, l’Istituto dovrà chiarire come sarà -a posteriori- verificata la cumulabilità, cioè se per cassa o per competenza.

SOGLIA DEI 5MILA EURO – Il mancato rispetto del divieto di cumulo non comporta la perdita definitiva della pensione, ma la revoca degli importi erogati nell’anno in cui si supera il limite dei 5mila euro di lavoro autonomo occasionale o si svolgono lavori che determinano redditi incompatibili con quota 100″.

I NUMERI DI QUOTA 100 – Intanto, vediamo nel dettaglio alcuni numeri della misura. Sono quasi 123mila, per la precisione 122.889, le domande presentate per andare in pensione con Quota 100. Lo comunica l’Inps in una nota riportando i dati aggiornati al 23 aprile.

Cgil: nel 2019 coinvolta neanche metà della platea prevista– Quota 100 “sarà una misura che nel 2019 coinvolgerà 128mila persone”, ben 162mila in meno rispetto alla platea di 290mila persone stimata dal Governo, dice Ezio Cigna, responsabile della previdenza pubblica della Cgil nazionale, secondo il quale “la differenza è ancora più marcata se si prende a riferimento la platea prevista nel triennio. In questo caso, infatti, si stima che ‘quota 100’ coinvolgerà solo un terzo delle persone previste dal Governo, 325 mila invece di 973 mila”.

Per il dirigente sindacale questo coinvolgimento molto più basso rispetto alla platea prevista dal Governo determinerà un avanzo importante di risorse.

Nel triennio per l’insieme delle misure previdenziali prese in esame non saranno utilizzati 7 miliardi e 200 milioni, dei 21 miliardi stanziati in Legge di Bilancio. Nel 2019, dei 3,968 miliardi stanziati dal Governo, non saranno utilizzati 1,6 miliardi, nel 2020 si prevede il mancato utilizzo di 2,9 miliardi e nel 2021 di 2,6 miliardi”.