Archivi giornalieri: 30 novembre 2018

Leggi

Leggi promulgate nell’anno 2018

Novembre

Legge 16 novembre 2018, n. 130

“Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 settembre 2018, n. 109, recante disposizioni urgenti per la città di Genova, la sicurezza della rete nazionale delle infrastrutture e dei trasporti, gli eventi sismici del 2016 e 2017, il lavoro e le altre emergenze”

Testo del D-L 28 settembre 2018, n. 109, con aggiornamenti

Materia: GENOVA, VITTIME DI CALAMITA’ E DISASTRI, OPERE PUBBLICHE, INGEGNERIA CIVILE E DEI TRASPORTI, RICOSTRUZIONE E CONSOLIDAMENTO DI ABITATI E DI IMMOBILI
Pubblicazione: G.U. n. 269 del 19 novembre 2018 (suppl.ord.)
Testo coordinato: G.U. n. 269 del 19 novembre 2018 (suppl.ord.)

Iter e lavori preparatori
C.1209 1 novembre 2018:
approvato
S.909 15 novembre 2018:
approvato definitivamente. Legge
Legge 9 novembre 2018, n. 128

“Modifica all’articolo 20, comma 6, della legge 7 agosto 2015, n. 124, recante proroga del termine per l’adozione di disposizioni integrative e correttive concernenti la disciplina processuale dei giudizi innanzi alla Corte dei conti”

[an error occurred while processing this directive] Materia: PROROGA DI TERMINI, DECRETI LEGISLATIVI DELEGATI, CORTE DEI CONTI, GIURISDIZIONE CONTABILE
Pubblicazione: G.U. n. 262 del 10 novembre 2018

Iter e lavori preparatori
S.824 3 ottobre 2018:
approvato
C.1236 6 novembre 2018:
approvato definitivamente. Legge

Newsletter del 30/11/2018

Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui

 

 
AranSegnalazioni

Newsletter del 30/11/2018
 

 
Attività istituzionale dell’Agenzia

Orientamenti applicativi
Comparto Funzioni Locali

Può un ente decidere, autonomamente, di ridurre per un anno lo stanziamento delle risorse destinate al finanziamento della retribuzione di posizione e di risultato delle posizioni organizzative, ai sensi dell’art.15, comma 5, e dell’art.67, comma 1, del CCNL delle Funzioni Locali del 21.5.2017, per avvalersi della facoltà di incrementare, nello stesso anno, il Fondo delle risorse decentrate del personale, di cui all’art.15, comma 7, del medesimo CCNL  del 21.5.2018?  Successivamente, potrà ripristinare l’originario ammontare dello stanziamento di cui si tratta? Quale modello di relazioni sindacali è necessario rispettare?

Vai al documento

Orientamenti applicativi
Comparto Funzioni Locali

I permessi per particolari motivi personali e familiari, di cui all’art.32 del CCNL delle Funzioni Locali del 21.5.2018 devono essere documentati dal dipendente che ne fruisce? L’ente può entrare nel merito “dei particolari motivi personali e familiari” addotti dal dipendente a giustificazione della fruizione dei permessi?

Vai al documento

Orientamenti applicativi
Comparto Funzioni Locali

In relazione alle previsioni dell’art.56-quater del CCNL delle Funzioni Locali del 21.5.2018, sussiste l’obbligo di aderire al fondo di previdenza complementare Perseo-Sirio oppure è fatta salva la volontà del lavoratore di poter aderire a diverse forme pensionistiche individuali? Qualora sussista l’obbligo di adesione al fondo di previdenza complementare Perseo-Sirio, vi è anche l’obbligo contestuale di far confluire il TFR o il TFS nello stesso fondo?

Vai al documento

Orientamenti applicativi
Comparto Funzioni Centrali

È possibile avere indicazioni circa l’attuazione delle disposizioni in materia di welfare integrativo, previsto dall’art. 80 del CCNL del comparto Funzioni centrali 2016/2018, per un ente proveniente dall’ex comparto degli enti pubblici non economici?

Vai al documento

Orientamenti applicativi
Comparto Istruzione e Ricerca

I permessi orari retribuiti per particolari motivi personali o familiari di cui all’art. 48 del CCNL 19/4/2018 non possono essere fruiti nella stessa giornata congiuntamente ad altre tipologie di permessi fruibili ad ore. Tale previsione è valida solo in caso di assenza per l’intera giornata o anche nel caso in cui il dipendente presti servizio prima o dopo l’utilizzo del permesso in oggetto ed abbia necessità di richiedere un’altra tipologia di permesso orario?

Vai al documento

Orientamenti applicativi
Comparto Istruzione e Ricerca

Nel caso di concomitanza tra l’espletamento di visita specialistica e la situazione di incapacità lavorativa già certificata dal medico curante mediante idonea attestazione, perché è rilevante la attestazione redatta dal medico o dal personale della struttura in cui si è svolta la visita?

Vai al documento

 

Orientamenti applicativi
Comparto Istruzione e Ricerca

I permessi orari per l’espletamento di visite, terapie, prestazioni specialistiche o esami diagnostici possono essere fruiti, nell’arco della stessa giornata lavorativa, congiuntamente ad altre tipologie di permessi orari?

Vai al documento

 

 

 
Sezione Giuridica

 

Corte Costituzionale
Sentenza n. 213 del 22/11/2018
Pubblico impiego – fine rapporto – passaggio da TFS o IBU al TFR – vincolo della invarianza della retribuzione – cessazione del prelievo contributivo a titolo di rivalsa – illegittimità costituzionale art. 26 comma 19 L. 448/1998 – non fondata
Segnalazione da U.O. Monitoraggio contratti e legale

Il tribunale ordinario di Perugia, in funzione di giudice del lavoro, ha sollevato questione di legittimità costituzionale dell’art. 26 comma 19 L. n. 448/1998 (misure di finanza pubblica per la stabilizzazione e lo sviluppo), nella parte in cui demandando a un D.P.C.M. la definizione della struttura retributiva e contributiva dei dipendenti pubblici passati, ex lege, dal precedente regime del TFS o dell’IBU al regime del TFR, ha imposto il vincolo dell’invarianza della retribuzione netta nonostante la cessazione del prelievo contributivo a titolo di rivalsa. La questione nasce dal ricorso proposto da alcuni dipendenti, in regime di TFR fin dall’inizio, che chiedevano fosse accertata l’illegittimità della trattenuta del 2,50% operata dal datore di lavoro pubblico sulla loro retribuzione mensile lorda. I giudici costituzionali non ritengono fondata la questione e, considerata la rilevanza della questione e il carattere seriale delle controversie che si sono instaurate sul punto, si ritiene utile pubblicare per esteso alcune delle argomentazioni della Corte: “La disposizione censurata si colloca nella complessa transizione del rapporto di lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni «da un regime di diritto pubblico ad un regime di diritto privato» (sentenza n. 244 del 2014, punto 7.1. del Considerato in diritto). Il legislatore, nel prudente esercizio della sua discrezionalità, ha scandito la descritta transizione secondo un percorso graduale, che investe anche la disciplina delle indennità di fine rapporto spettanti ai dipendenti pubblici, progressivamente ricondotte all’unitaria matrice civilistica del trattamento di fine rapporto (art. 2120 del codice civile). È in tale gradualità che si inquadra la coesistenza del regime del trattamento di fine servizio con il regime del trattamento di fine rapporto, applicato, anche in virtù delle innovazioni recate dal D.P.C.M. 2 marzo 2001 (Trattamento di fine rapporto e istituzione dei fondi dei pubblici dipendenti), a coloro che abbiano aderito alla previdenza complementare in base all’art. 59, comma 56, della legge 27 dicembre 1997, n. 449 (Misure per la stabilizzazione della finanza pubblica), o siano stati assunti con contratto a tempo indeterminato dopo il 31 dicembre 2000 o con contratto a tempo determinato, per i periodi di lavoro successivi al 30 maggio 2000. Alla gradualità, che contraddistingue l’avvicendarsi dei due regimi delle indennità di fine rapporto dei dipendenti pubblici (sentenza n. 244 del 2014, punto 7.1. del Considerato in diritto), si affianca il ruolo di primaria importanza delle organizzazioni sindacali più rappresentative che il 29 luglio 1999 hanno stipulato con l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (ARAN) un accordo quadro nazionale successivamente recepito dal D.P.C.M. 20 dicembre 1999. Nella sede negoziale, nell’alveo delle indicazioni offerte dall’art. 26, comma 19, della legge n. 448 del 1998, sono state definite le misure atte a salvaguardare il principio dell’invarianza della retribuzione netta e a contemperare la tutela dei diritti retributivi e previdenziali dei lavoratori pubblici con la salvaguardia della sostenibilità del sistema complessivamente considerato.” L’art. 26 comma 19 L. 448/1998 riguarda il personale che è sin dall’origine assoggettato al regime del TFR. Il meccanismo della riduzione della retribuzione lorda, risponde alla esigenza di apportare gli indispensabili adeguamenti della struttura retributiva e contributiva del personale che transita al regime del TFR, così da salvaguardare l’invarianza della retribuzione netta. “Tale riduzione, preordinata a contenere gli oneri finanziari connessi alla progressiva introduzione del regime del TFR, risponde all’esigenza di apportare gli indispensabili adeguamenti della struttura retributiva e contributiva del personale che transita al regime del TFR, così da salvaguardare l’invarianza della retribuzione netta prescritta dalla fonte primaria. …Tale riduzione è l’approdo di un percorso negoziale volto a salvaguardare la parità di trattamento retributivo dei dipendenti che abbiano il medesimo inquadramento e svolgano le medesime mansioni, in armonia con il principio di parità di trattamento contrattuale dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche, oggi sancito dall’art. 45, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 (Norme generali sull’ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche). Detto principio impone che, a parità di inquadramento e di mansioni, corrisponda la medesima retribuzione e che il trattamento retributivo non muti in ragione di un dato accidentale, quale è l’applicazione del regime del TFR o del TFS. Un sistema così congegnato, che persegue un obiettivo di razionalizzazione e di tendenziale allineamento delle retribuzioni, a prescindere dal regime applicabile all’indennità di fine rapporto, non svilisce neppure il ruolo cruciale della contrattazione collettiva che, nell’ambito del lavoro pubblico (sentenza di questa Corte n. 178 del 2015, punto 17. del Considerato in diritto), è chiamata a garantire efficace tutela ai princìpi di rango costituzionale della parità di trattamento (art. 3 Cost.), della proporzionalità della retribuzione (art. 36 Cost.) e del buon andamento dell’amministrazione (art. 97 Cost.), in un’ottica di razionale impiego delle risorse pubbliche. Si deve poi considerare che la riduzione della retribuzione lorda è compensata da un corrispondente incremento figurativo ai fini previdenziali e del trattamento di fine rapporto, che neutralizza i possibili effetti pregiudizievoli, su tale versante, della decurtazione operata…. Il principio dell’invarianza della retribuzione netta, con i meccanismi perequativi tratteggiati in sede negoziale, mira proprio a garantire la parità di trattamento, nell’àmbito di un disegno graduale di armonizzazione, e non contrasta, pertanto, con il principio di eguaglianza invocato dal rimettente”. La sentenza ribadisce definitivamente l’indirizzo di una precedente giurisprudenza cui fa riferimento la Guida Operativa dell’Aran su: ”Accordo quadro in materia di TFR e di previdenza complementare del 29 luglio 1999”, pubblicata sul sito dell’Agenzia, contenete chiarimenti sull’adeguamento retributivo e contributivo nel passaggio dal TFS al TFR dei pubblici dipendenti, ai sensi del suddetto accordo quadro nazionale.

Vai al documento

Corte di Cassazione
Sezione Lavoro
Sentenza n. 26679 del 22/10/2018
Pubblico impiego – periodo di prova – mancato superamento – recesso datoriale – principi di diritto
Segnalazione da U.O. Monitoraggio contratti e legale

La sentenza chiarisce in modo esaustivo la natura del periodo di prova, lo svolgimento, le modalità e le motivazioni del recesso datoriale e la sua differenza con il licenziamento. Dicono, tra l’altro, gli Ermellini: “Il recesso del datore di lavoro nel corso del periodo di prova ha natura discrezionale e dispensa dall’onere di provarne la giustificazione diversamente da quello che accade nel licenziamento assoggettato alla legge n. 604 del 1966 (Cass: n. 21586/2008 cit; conf. Cass n.17970/2010 cit.). L’esercizio del potere di recesso deve essere coerente con la causa del rapporto di prova che va individuata nella tutela dell’interesse comune alle due parti del rapporto di lavoro, in quanto diretto ad attuare un esperimento mediante il quale sia il datore di lavoro che il lavoratore possono verificare la reciproca convenienza del contratto, accertando il primo le capacità del lavoratore e quest’ultimo, a sua volta, valutando l’entità della prestazione richiestagli e le condizioni di svolgimento del rapporto (Cass. n. 8934 del 2015; Cass. n. 17767 del 2009; Cass. 15960 del 2005)”.

Vai al documento

 

Corte di Cassazione
Sezione Lavoro
Sentenza n. 27668 del 30/10/2018
Pubblico impiego – dirigenza medica – attribuzione di due incarichi – richiesta di un doppio compenso – non dovuto – principio di onnicomprensività ex art. 24 c. 3 d.lgs. n. 165/2001 – principio di diritto

Segnalazione da U.O. Monitoraggio contratti e legale
La Corte respinge il ricorso di un dirigente medico che, preposto contestualmente a due strutture complesse, chiedeva gli fosse riconosciuto un doppio compenso, ritenendo che il principio della onnicomprensività della retribuzione di cui all’art. 24 del d.lgs. n. 165/2001, riguarderebbe il caso di incarichi accessori, e non quello in cui siano attribuiti due incarichi autonomi tra loro. Chiariscono invece i giudici che per quanto riguarda il suddetto principio di onnicomprensività, questo non consente in alcun modo di riconoscere plurimi compensi in ragione della pluralità di incarichi o funzioni che la medesima amministrazione attribuisca al medesimo dirigente, e ribadiscono il seguente principio di diritto: “Nel pubblico impiego privatizzato vige il principio di onnicomprensività della retribuzione dirigenziale, in ragione del quale il trattamento economico dei dirigenti remunera tutte le funzioni e i compiti loro attribuiti secondo il contratto individuale o collettivo, nonché qualsiasi incarico conferito dall’amministrazione di appartenenza o su designazione della stessa.” (cass.8 febbraio 2018, n. 3094, rispetto al caso di conferimento di una reggenza; Cass. 30 marzo 2017 n. 8261; Cass. 5 ottobre 2017 n. 23274).

Vai al documento

Corte di Cassazione
Sezione Lavoro
Sentenza n. 27963 del 31/10/2018
Pubblico impiego – prepensionamento del personale in esubero ex art. 33 c. 1 d.lgs. n. 165/2001 – procedura per la ricognizione del personale – obbligo motivazionale – divieto di trattamento discriminatorio – imparzialità e buon andamento della P.A. – correttezza e buona fede – principi di diritto

Segnalazione da U.O. Monitoraggio contratti e legale
La sentenza ripercorre il complesso quadro normativo che è alla base dell’istituto del prepensionamento del personale individuato in esubero e riconferma – in relazione alla procedura, all’obbligo motivazionale, al divieto di trattamento discriminatorio in base all’età, – alcuni principi di diritto già affermati in precedenti sentenze (vedere in particolare sent. n. 19864 del 26/7/2018) di cui uno viene di seguito riportato: “la risoluzione unilaterale da parte di una pubblica amministrazione dei rapporti di lavoro pubblico contrattualizzato ai sensi dell’art. 33 del d.lgs. n. 165 del 2001 e in applicazione dell’art. 72 comma 11 del d.l. n. 112 del 2008, non contrasta con l’art. 6 della direttiva 2000/78/CE, attuata del d.lgs. n. 216 del 2003, come interpretato dalla Corte di giustizia dell’Unione europea, in quanto tale direttiva consente agli stati membri di prevedere, nell’ambito del diritto nazionale, forme di differenze di trattamento dei lavoratori fondate sull’età purchè siano oggettivamente e ragionevolmente giustificate da una finalità legittima quale è la politica del lavoro e del relativo mercato o della formazione professionale e sempre che i mezzi per il raggiungimento di tale scopo siano necessari ed appropriati, come si verifica nella specie (vedi per tutte: Cass.28 ottobre 2015, n. 22023; Cass. 9 giugno 2016, n. 11859).”

Vai al documento

 

Corte di Cassazione
Sezione Lavoro
Ordinanza n. 28030 del 2/11/2018
Pubblico impiego – dirigenza medica – incarico sostitutivo di responsabile di struttura complessa – richiesta pagamento differenze retributive – non dovute – la sostituzione non implica espletamento di mansioni superiori – inapplicabilità art. 2103 c.c. – artt. 15, 15 ter e 24 c. 3 d.lgs. n. 165/2001 – art. 28 ccnl 6/2/2000 dirigenza sanitaria – principi di diritto

Segnalazione da U.O. Monitoraggio contratti e legale
La Corte, rigettando il ricorso di un dirigente medico che chiedeva il pagamento delle differenze retributive avendo svolto mansioni di incarico sostitutivo di responsabile di struttura complessa, ribadisce, tra le altre varie e importanti argomentazioni, il seguente principio di diritto: “la sostituzione nell’incarico di dirigente medico del servizio sanitario nazionale ai sensi dell’art. 18 del ccnl dirigenza medica e veterinaria dell’8 giugno 2000, non si configura come svolgimento di mansioni superiori poiché avviene nell’ambito del ruolo e livello unico della dirigenza sanitaria, sicché non trova applicazione l’art. 2103 c.c. e al sostituto non spetta il trattamento accessorio del sostituito ma solo la prevista indennità c.d. sostitutiva, senza che rilevi, in senso contrario, la prosecuzione dell’incarico oltre il termine di sei mesi (o di dodici se prorogato) per l’espletamento della procedura per la copertura del posto vacante, dovendosi considerare adeguatamente remunerativa l’indennità sostitutiva specificamente prevista dalla disciplina collettiva e, quindi, inapplicabile l’art. 36 Cost. (Cass. nn. 16299/2015 e negli stessi termini Cass. n. 15577/2015, n. 584/2016, n. 9879/2017)”. Proseguono i giudici dicendo inoltre che l’esegesi del quadro normativo e contrattuale non consente di estendere ai dirigenti in generale, ed alla dirigenza medica in particolare, norme e principi che regolano il rapporto di lavoro non dirigenziale.

Vai al documento

Corte di Cassazione
Sezione Lavoro
Sentenza n. 28247 del 6/11/2018
Pubblico impiego – vice-dirigenza- personale destinatario ex art. 17 bis d-lgs. N. 156/2001 – atto di indirizzo – mancata istituzione – richiesta risarcimento – non dovuta

Segnalazione da U.O. Monitoraggio contratti e legale
Con la presente sentenza – che si pone in rapida successione con la sentenza n. 158 del 23 maggio della Corte Costituzionale con la quale la Corte ha dichiarato la illegittimità di una legge della regione Liguria che istituiva la vice-dirigenza – La Corte di Cassazione respinge la richiesta risarcitoria di alcuni dipendenti del Ministero dei beni culturali che si ritenevano danneggiati dalla mancata istituzione della vice dirigenza, ritenendo di essere in possesso dei requisiti richiesti per essere inquadrati in detta area, sulla base dell’interpretazione dell’art. 17 bis del d.lgs. n. 165/2001 e dell’atto di indirizzo di cui all’art. 41 del medesimo decreto legislativo. I giudici ricordano che l’art. 17 bis del d.lgs. n. 165/2001 e successive modifiche, aveva contemplato l’aera della vice dirigenza, indicando anche il personale che ne avrebbe potuto avere diritto. Successivamente l’art. 8 della legge n. 15/2009 chiarì quale era l’interpretazione autentica dell’art. 17 bis stabilendo che tale articolo si interpreta nel senso che : “la vice dirigenza è disciplinata esclusivamente ad opera e nell’ambito della contrattazione collettiva nazionale del comparto di riferimento, la quale ha facoltà di introdurre una specifica previsione costitutiva al riguardo. E aggiunse che il personale in possesso dei requisiti previsti dall’art. 17-bis potesse essere destinatario della disciplina della vice dirigenza soltanto a seguito dell’avvenuta costituzione di quest’ultima da parte della contrattazione collettiva nazionale del comparto di riferimento. Nella vigenza di tale disciplina, le Sezioni Unite di questa Corte con la sentenza n. 14656 del 2011 hanno affermato che l’art. 17-bis, nel prefigurare una nuova qualifica dei dipendenti pubblici, quella di “vicedirigente”, ne aveva demandato “la disciplina dell’istituzione”, e quindi innanzi tutto l’istituzione, alla contrattazione collettiva, in piena sintonia con il riparto delle fonti di disciplina del rapporto quale definito dal D.Lgs. n. 165 del 2001, art. 2, che assegna appunto in generale alla contrattazione collettiva la regolamentazione del rapporto, lasciando agli atti organizzativi delle pubbliche amministrazioni, nel rispetto dei principi generali fissati da disposizioni di legge, solo la definizione delle linee fondamentali di organizzazione degli uffici, l’individuazione degli uffici di maggiore rilevanza e dei modi di conferimento della titolarità dei medesimi, la determinazione delle dotazioni organiche complessive. Le Sezioni Unite nella sentenza innanzi richiamata hanno osservato che: si trattava di una disciplina che, nell’immediato, non era autoapplicativa perché presupponeva la prevista istituzione della categoria da parte della contrattazione collettiva.” Proseguono poi i giudici: “Con riguardo alle domande risarcitorie, va, poi, osservato che questa Corte anche nella recente sentenza n. 2829/2018, ha affermato che nell’ambito del pubblico impiego privatizzato, l’omessa istituzione, ad opera della contrattazione collettiva nazionale di comparto, della categoria della vicedirigenza non determina la violazione di un interesse dei dipendenti tutelabile in forma risarcitoria, in quanto l’art. 17 bis del d.lgs. n. 165 del 2001 – oggi abrogato – si è limitato ad individuare il livello della contrattazione collettiva facoltizzata ad introdurre tale figura professionale, con una disciplina tutta interna all’azione della parte pubblica nella formazione della contrattazione collettiva, senza configurare alcuna posizione tutelata – a livello di interesse legittimo – dei dipendenti predetti.”

Vai al documento

 

Corte dei Conti
Sezione Regionale controllo Piemonte n. 124/2018
Enti Locali – Trattamento accessorio – Non è ridotto per cessazioni ma solo per violazione patto di stabilità

Segnalazione da U.O. Monitoraggio contratti e legale
I magistrati contabili intervengono in ordine alle modalità di riduzione delle risorse destinate al trattamento accessorio del personale. A tale proposito evidenziano che “l’art. 23 co. 2 del d.lgs. 75/2017 prevede l’obbligo di riduzione dell’ammontare complessivo delle risorse per il trattamento accessorio del personale in misura proporzionale alla riduzione del personale in servizio solo per gli enti che non hanno rispettato il patto di stabilità interno nel 2015”. Da tale formulazione letterale deriva che, secondo una condivisa linea interpretativa dalla giurisprudenza contabile, “per gli enti rispettosi del patto e, dunque, al di fuori dell’ipotesi eccezionale specificamente prevista dalla norma, la riduzione del personale in servizio non comporti automaticamente l’obbligo di ridurre in misura proporzionale le risorse disponibili per il trattamento accessorio del personale” ( ex multis Sez . Autonomie n. 19/2018).

Vai al documento

Corte dei Conti
Sezione Regionale controllo Toscana n. 82/2018
Enti Locali – Assunzioni personale – Mobilità 

Segnalazione da U.O. Monitoraggio contratti e legale
Il Collegio interviene in merito alla richiesta di chiarimento prospettata da una amministrazione nell’ambito dell’applicazione delle procedure di mobilità. I giudici evidenziano che, la giurisprudenza contabile, occupandosi nel tempo della materia, ha avuto modo di esplicitare in presenza di quali presupposti la provvista di personale, attuata mediante la procedura di mobilità ex art. 30 D.lgs. n. 165/2001, possa dirsi “neutrale” per la finanza pubblica e, conseguentemente, non incidere sui contingenti assunzionali previsti dalla legge per le assunzioni dall’esterno. “Affinché possa dirsi finanziariamente neutrale, è necessario che la mobilità non generi alcuna variazione nella consistenza numerica dell’organico complessivo delle amministrazioni pubbliche e, conseguentemente, non determini aumenti di spesa per il personale a livello globale. Affinché ciò sia possibile è necessario che entrambi gli enti siano soggetti a limiti assunzionali, ancorché differenziati. Resta inteso che dovrà venir garantito il rispetto delle disposizioni sulle dotazioni organiche nonché il rispetto del pareggio di bilancio per l’anno precedente da parte di tutti gli enti interessati alla procedura” (Sezioni Riunite n.59/2010).

Vai al documento

 

Corte dei Conti
Sezione Regionale controllo Basilicata n. 38/2018
Enti Locali – Conferibilità incarico staff a personale in quiescenza

Segnalazione da U.O. Monitoraggio contratti e legale
La materia sulla quale sono intervenuti i giudici contabili riguarda la possibilità di conferire incarichi di “staff” negli enti, ex art. 90 TUEL, al personale in quiescenza. Il Collegio ritiene, che al fine della conferibilità “occorre valutare innanzitutto la possibilità di affidare “incarichi di staff” che non si sostituiscano, di fatto, alle “ordinarie” mansioni amministrative, quindi verificare la natura degli incarichi”. Per quanto riguarda la natura dell’incarico, la giurisprudenza contabile si è espressa nel senso che è “conforme a legge il conferimento, mediante contratto di diritto privato ai sensi dell’art. 90 del TUEL, di un incarico di supporto al Sindaco a personale in quiescenza, purché il medesimo non abbia ad oggetto l’espletamento di funzioni direttive, dirigenziali, di studio o di consulenza” (SRC Liguria, deliberazione n. 27/2016/PAR; sul punto cfr. SRC Calabria, deliberazione n. 27/2018/PAR e SRC Umbria, deliberazione n. 77/2018/PAR).”.

Vai al documento

 

 

 
Sezione Economica

 

OCSE
OECD Economico Outlook – november 2018
Segnalazione da U.O. Studi e analisi compatibilità
Pubblicate le previsioni semestrali sull’economia globale dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) che rivedono i tassi di crescita della maggior parte delle principali economie mondiali. Si prevede che il PIL mondiale aumenterà del 3,5% nel 2019, rispetto al 3,7% previsto nell’Outlook dello scorso maggio e del 3,5% nel 2020. In questo quadro, l’economia italiana nel 2018 sperimenterà una crescita del Pil dell’1%, che scenderà allo 0,9% nel 2019 e nel 2020.

Vai al documento

ISTAT
Le prospettive per l’economia italiana nel 2018-2019
Segnalazione da U.O. Studi e analisi compatibilità
Nel 2018 il prodotto interno lordo (Pil) è previsto crescere dell’1,1% in termini reali, in rallentamento rispetto all’anno precedente. La crescita del Pil risulterebbe in lieve accelerazione nel 2019 (+1,3%). Nell’anno corrente, la domanda interna al netto delle scorte fornirebbe un contributo positivo alla crescita del Pil pari a 1,3 punti percentuali; l’apporto della domanda estera netta risulterebbe negativo (-0,2 punti percentuali) e quello della variazione delle scorte nullo. Nel 2019, il contributo della domanda interna si attesterebbe a 1,3 punti percentuali mentre quello della domanda estera netta e delle scorte sarebbe nullo. Nel 2018, la spesa delle famiglie e delle ISP in termini reali è stimata in deciso rallentamento rispetto agli anni precedenti (+0,9%), con un recupero nel 2019 (+1,2%), quando beneficerebbe degli effetti positivi delle politiche fiscali indicate nella Legge di Bilancio. Gli investimenti fissi lordi sono previsti crescere del 3,9% nel 2018 per poi decelerare nel 2019 (+3,2). Il proseguimento della dinamica positiva del mercato del lavoro determinerebbe un aumento dell’occupazione nell’anno corrente (+0,9% in termini di unità di lavoro), contribuendo a una progressiva diminuzione del tasso di disoccupazione (10,5%). Nel 2019, la crescita delle unità di lavoro è attesa proseguire allo stesso ritmo (+0,9%), accompagnata da un’ulteriore riduzione della disoccupazione (10,2%).

Vai al documento

 

Ministero dell’Economia e delle Finanze – Dipartimento del Tesoro
Linee guida per la redazione del provvedimento da adottare ai sensi dell’art. 20 del TUSP – rilevazione delle partecipazioni detenute e censimento dei rappresentanti
Segnalazione da U.O. Studi e analisi compatibilità
Il Dipartimento del Tesoro ha pubblicato la nota e le linee guida, condivise con la Corte dei conti e la Struttura di indirizzo, monitoraggio e controllo presso il Dipartimento del Tesoro, relative alla redazione del provvedimento di razionalizzazione periodica delle partecipazioni, da adottare ai sensi dell’art. 20 del TUSP. Le linee guida contengono anche uno schema tipo per la stesura del provvedimento di razionalizzazione delle partecipazioni, da adottare entro il 31 dicembre 2018 (ex art 20 del Tusp), comprensivo della Scheda di rilevazione. Il Ministero ricorda inoltre che l’adempimento previsto dal Tusp si integra con la rilevazione annuale delle partecipazioni e dei rappresentanti, condotta dal Dipartimento del tesoro, ai sensi dell’art. 17 del D.L. n. 90 del 2014. Le informazioni raccolte dal Dipartimento del tesoro sono utilizzate anche dalla Corte dei conti per le proprie attività istituzionali di referto e di controllo. In tal senso, la documentazione disponibile è corredata dalla Scheda per il censimento annuale dei rappresentanti delle amministrazioni presso organi di governo di società e di enti partecipati e non partecipati.

Vai al documento

Ministero dell’Economia e delle Finanze – Ragioneria Generale dello Stato
La spesa delle amministrazioni centrali dello Stato – serie storica, riclassificata in base all’articolazione del disegno di legge di bilancio 2019-2021
Segnalazione da U.O. Studi e analisi compatibilità
Pubblicati i dati di previsione di spesa del bilancio dello Stato dal 2008 al 2018, riclassificati in base all’articolazione in missioni e programmi del disegno di legge di bilancio 2019-2021, presentato alle Camere, per agevolare la confrontabilità tra le previsioni di spesa del nuovo triennio e quelle degli esercizi precedenti. I dati sono diffusi sotto forma di database elaborabili e forniscono le informazioni relative allo stanziamento iniziale di spesa previsto dal disegno di legge di bilancio, dalla legge di bilancio e dall’assestamento per amministrazione, categoria economica, missioni, programmi e, dal 2017, azioni.

Vai al documento

 

INPS
Polo unico di tutela della malattia: dati terzo trimestre 2018
Segnalazione da U.O. Studi e analisi compatibilità
L’INPS ha reso pubblico i dati dell’Osservatorio statistico sul “Polo unico di tutela della malattia” con i dati relativi al terzo trimestre 2018. L’Osservatorio, che ha lo scopo di monitorare il fenomeno dell’astensione dal lavoro per malattia dei lavoratori dipendenti privati e pubblici, è stato realizzato prendendo come riferimento i certificati medici inviati dal medico e le visite mediche di controllo effettuate dall’Istituto. Nel terzo trimestre del 2018 si registra un incremento del numero dei certificati rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente per il settore privato (+6,8%) e una diminuzione per il settore pubblico (-3,1%). A livello territoriale per il settore privato l’aumento del numero di certificati è prevalente al Sud (+7,9%), mentre per il settore pubblico la diminuzione risulta più consistente al Nord (-5,5%).

Vai al documento

A cura della Direzione Studi, risorse e servizi dell’Aran

Per segnalare documenti da pubblicare: ufficiostudi@aranagenzia.it
Per iscriversi a questa newsletter andare al sito www.aranagenzia.it

Per consultare la nostra informativa sulla privacy clicca qui

 

modello ARAN 1 2015 8

 

 
Email inviata con  
Unsubscribe   |   Disiscriviti
 

 

Aran segnalazioni

Corte Costituzionale
Sentenza n. 213 del 22/11/2018
Pubblico impiego – fine rapporto – passaggio da TFS o IBU al TFR – vincolo della invarianza della retribuzione – cessazione del prelievo contributivo a titolo di rivalsa – illegittimità costituzionale art. 26 comma 19 L. 448/1998 – non fondata
Segnalazione da U.O. Monitoraggio contratti e legale

Il tribunale ordinario di Perugia, in funzione di giudice del lavoro, ha sollevato questione di legittimità costituzionale dell’art. 26 comma 19 L. n. 448/1998 (misure di finanza pubblica per la stabilizzazione e lo sviluppo), nella parte in cui demandando a un D.P.C.M. la definizione della struttura retributiva e contributiva dei dipendenti pubblici passati, ex lege, dal precedente regime del TFS o dell’IBU al regime del TFR, ha imposto il vincolo dell’invarianza della retribuzione netta nonostante la cessazione del prelievo contributivo a titolo di rivalsa. La questione nasce dal ricorso proposto da alcuni dipendenti, in regime di TFR fin dall’inizio, che chiedevano fosse accertata l’illegittimità della trattenuta del 2,50% operata dal datore di lavoro pubblico sulla loro retribuzione mensile lorda. I giudici costituzionali non ritengono fondata la questione e, considerata la rilevanza della questione e il carattere seriale delle controversie che si sono instaurate sul punto, si ritiene utile pubblicare per esteso alcune delle argomentazioni della Corte: “La disposizione censurata si colloca nella complessa transizione del rapporto di lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni «da un regime di diritto pubblico ad un regime di diritto privato» (sentenza n. 244 del 2014, punto 7.1. del Considerato in diritto). Il legislatore, nel prudente esercizio della sua discrezionalità, ha scandito la descritta transizione secondo un percorso graduale, che investe anche la disciplina delle indennità di fine rapporto spettanti ai dipendenti pubblici, progressivamente ricondotte all’unitaria matrice civilistica del trattamento di fine rapporto (art. 2120 del codice civile). È in tale gradualità che si inquadra la coesistenza del regime del trattamento di fine servizio con il regime del trattamento di fine rapporto, applicato, anche in virtù delle innovazioni recate dal D.P.C.M. 2 marzo 2001 (Trattamento di fine rapporto e istituzione dei fondi dei pubblici dipendenti), a coloro che abbiano aderito alla previdenza complementare in base all’art. 59, comma 56, della legge 27 dicembre 1997, n. 449 (Misure per la stabilizzazione della finanza pubblica), o siano stati assunti con contratto a tempo indeterminato dopo il 31 dicembre 2000 o con contratto a tempo determinato, per i periodi di lavoro successivi al 30 maggio 2000. Alla gradualità, che contraddistingue l’avvicendarsi dei due regimi delle indennità di fine rapporto dei dipendenti pubblici (sentenza n. 244 del 2014, punto 7.1. del Considerato in diritto), si affianca il ruolo di primaria importanza delle organizzazioni sindacali più rappresentative che il 29 luglio 1999 hanno stipulato con l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (ARAN) un accordo quadro nazionale successivamente recepito dal D.P.C.M. 20 dicembre 1999. Nella sede negoziale, nell’alveo delle indicazioni offerte dall’art. 26, comma 19, della legge n. 448 del 1998, sono state definite le misure atte a salvaguardare il principio dell’invarianza della retribuzione netta e a contemperare la tutela dei diritti retributivi e previdenziali dei lavoratori pubblici con la salvaguardia della sostenibilità del sistema complessivamente considerato.” L’art. 26 comma 19 L. 448/1998 riguarda il personale che è sin dall’origine assoggettato al regime del TFR. Il meccanismo della riduzione della retribuzione lorda, risponde alla esigenza di apportare gli indispensabili adeguamenti della struttura retributiva e contributiva del personale che transita al regime del TFR, così da salvaguardare l’invarianza della retribuzione netta. “Tale riduzione, preordinata a contenere gli oneri finanziari connessi alla progressiva introduzione del regime del TFR, risponde all’esigenza di apportare gli indispensabili adeguamenti della struttura retributiva e contributiva del personale che transita al regime del TFR, così da salvaguardare l’invarianza della retribuzione netta prescritta dalla fonte primaria. …Tale riduzione è l’approdo di un percorso negoziale volto a salvaguardare la parità di trattamento retributivo dei dipendenti che abbiano il medesimo inquadramento e svolgano le medesime mansioni, in armonia con il principio di parità di trattamento contrattuale dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche, oggi sancito dall’art. 45, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 (Norme generali sull’ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche). Detto principio impone che, a parità di inquadramento e di mansioni, corrisponda la medesima retribuzione e che il trattamento retributivo non muti in ragione di un dato accidentale, quale è l’applicazione del regime del TFR o del TFS. Un sistema così congegnato, che persegue un obiettivo di razionalizzazione e di tendenziale allineamento delle retribuzioni, a prescindere dal regime applicabile all’indennità di fine rapporto, non svilisce neppure il ruolo cruciale della contrattazione collettiva che, nell’ambito del lavoro pubblico (sentenza di questa Corte n. 178 del 2015, punto 17. del Considerato in diritto), è chiamata a garantire efficace tutela ai princìpi di rango costituzionale della parità di trattamento (art. 3 Cost.), della proporzionalità della retribuzione (art. 36 Cost.) e del buon andamento dell’amministrazione (art. 97 Cost.), in un’ottica di razionale impiego delle risorse pubbliche. Si deve poi considerare che la riduzione della retribuzione lorda è compensata da un corrispondente incremento figurativo ai fini previdenziali e del trattamento di fine rapporto, che neutralizza i possibili effetti pregiudizievoli, su tale versante, della decurtazione operata…. Il principio dell’invarianza della retribuzione netta, con i meccanismi perequativi tratteggiati in sede negoziale, mira proprio a garantire la parità di trattamento, nell’àmbito di un disegno graduale di armonizzazione, e non contrasta, pertanto, con il principio di eguaglianza invocato dal rimettente”. La sentenza ribadisce definitivamente l’indirizzo di una precedente giurisprudenza cui fa riferimento la Guida Operativa dell’Aran su: ”Accordo quadro in materia di TFR e di previdenza complementare del 29 luglio 1999”, pubblicata sul sito dell’Agenzia, contenete chiarimenti sull’adeguamento retributivo e contributivo nel passaggio dal TFS al TFR dei pubblici dipendenti, ai sensi del suddetto accordo quadro nazionale.  Vai al documento
Corte di Cassazione
Sezione Lavoro
Sentenza n. 26679 del 22/10/2018
Pubblico impiego – periodo di prova – mancato superamento – recesso datoriale – principi di diritto
Segnalazione da U.O. Monitoraggio contratti e legale

La sentenza chiarisce in modo esaustivo la natura del periodo di prova, lo svolgimento, le modalità e le motivazioni del recesso datoriale e la sua differenza con il licenziamento. Dicono, tra l’altro, gli Ermellini: “Il recesso del datore di lavoro nel corso del periodo di prova ha natura discrezionale e dispensa dall’onere di provarne la giustificazione diversamente da quello che accade nel licenziamento assoggettato alla legge n. 604 del 1966 (Cass: n. 21586/2008 cit; conf. Cass n.17970/2010 cit.). L’esercizio del potere di recesso deve essere coerente con la causa del rapporto di prova che va individuata nella tutela dell’interesse comune alle due parti del rapporto di lavoro, in quanto diretto ad attuare un esperimento mediante il quale sia il datore di lavoro che il lavoratore possono verificare la reciproca convenienza del contratto, accertando il primo le capacità del lavoratore e quest’ultimo, a sua volta, valutando l’entità della prestazione richiestagli e le condizioni di svolgimento del rapporto (Cass. n. 8934 del 2015; Cass. n. 17767 del 2009; Cass. 15960 del 2005)”. Vai al documento

 

Corte di Cassazione
Sezione Lavoro
Sentenza n. 27668 del 30/10/2018
Pubblico impiego – dirigenza medica – attribuzione di due incarichi – richiesta di un doppio compenso – non dovuto – principio di onnicomprensività ex art. 24 c. 3 d.lgs. n. 165/2001 – principio di diritto

Segnalazione da U.O. Monitoraggio contratti e legale
La Corte respinge il ricorso di un dirigente medico che, preposto contestualmente a due strutture complesse, chiedeva gli fosse riconosciuto un doppio compenso, ritenendo che il principio della onnicomprensività della retribuzione di cui all’art. 24 del d.lgs. n. 165/2001, riguarderebbe il caso di incarichi accessori, e non quello in cui siano attribuiti due incarichi autonomi tra loro. Chiariscono invece i giudici che per quanto riguarda il suddetto principio di onnicomprensività, questo non consente in alcun modo di riconoscere plurimi compensi in ragione della pluralità di incarichi o funzioni che la medesima amministrazione attribuisca al medesimo dirigente, e ribadiscono il seguente principio di diritto: “Nel pubblico impiego privatizzato vige il principio di onnicomprensività della retribuzione dirigenziale, in ragione del quale il trattamento economico dei dirigenti remunera tutte le funzioni e i compiti loro attribuiti secondo il contratto individuale o collettivo, nonché qualsiasi incarico conferito dall’amministrazione di appartenenza o su designazione della stessa.” (cass.8 febbraio 2018, n. 3094, rispetto al caso di conferimento di una reggenza; Cass. 30 marzo 2017 n. 8261; Cass. 5 ottobre 2017 n. 23274). Vai al documento
Corte di Cassazione
Sezione Lavoro
Sentenza n. 27963 del 31/10/2018
Pubblico impiego – prepensionamento del personale in esubero ex art. 33 c. 1 d.lgs. n. 165/2001 – procedura per la ricognizione del personale – obbligo motivazionale – divieto di trattamento discriminatorio – imparzialità e buon andamento della P.A. – correttezza e buona fede – principi di diritto

Segnalazione da U.O. Monitoraggio contratti e legale
La sentenza ripercorre il complesso quadro normativo che è alla base dell’istituto del prepensionamento del personale individuato in esubero e riconferma – in relazione alla procedura, all’obbligo motivazionale, al divieto di trattamento discriminatorio in base all’età, – alcuni principi di diritto già affermati in precedenti sentenze (vedere in particolare sent. n. 19864 del 26/7/2018) di cui uno viene di seguito riportato: “la risoluzione unilaterale da parte di una pubblica amministrazione dei rapporti di lavoro pubblico contrattualizzato ai sensi dell’art. 33 del d.lgs. n. 165 del 2001 e in applicazione dell’art. 72 comma 11 del d.l. n. 112 del 2008, non contrasta con l’art. 6 della direttiva 2000/78/CE, attuata del d.lgs. n. 216 del 2003, come interpretato dalla Corte di giustizia dell’Unione europea, in quanto tale direttiva consente agli stati membri di prevedere, nell’ambito del diritto nazionale, forme di differenze di trattamento dei lavoratori fondate sull’età purchè siano oggettivamente e ragionevolmente giustificate da una finalità legittima quale è la politica del lavoro e del relativo mercato o della formazione professionale e sempre che i mezzi per il raggiungimento di tale scopo siano necessari ed appropriati, come si verifica nella specie (vedi per tutte: Cass.28 ottobre 2015, n. 22023; Cass. 9 giugno 2016, n. 11859).” Vai al documento

 

Corte di Cassazione
Sezione Lavoro
Ordinanza n. 28030 del 2/11/2018
Pubblico impiego – dirigenza medica – incarico sostitutivo di responsabile di struttura complessa – richiesta pagamento differenze retributive – non dovute – la sostituzione non implica espletamento di mansioni superiori – inapplicabilità art. 2103 c.c. – artt. 15, 15 ter e 24 c. 3 d.lgs. n. 165/2001 – art. 28 ccnl 6/2/2000 dirigenza sanitaria – principi di diritto

Segnalazione da U.O. Monitoraggio contratti e legale
La Corte, rigettando il ricorso di un dirigente medico che chiedeva il pagamento delle differenze retributive avendo svolto mansioni di incarico sostitutivo di responsabile di struttura complessa, ribadisce, tra le altre varie e importanti argomentazioni, il seguente principio di diritto: “la sostituzione nell’incarico di dirigente medico del servizio sanitario nazionale ai sensi dell’art. 18 del ccnl dirigenza medica e veterinaria dell’8 giugno 2000, non si configura come svolgimento di mansioni superiori poiché avviene nell’ambito del ruolo e livello unico della dirigenza sanitaria, sicché non trova applicazione l’art. 2103 c.c. e al sostituto non spetta il trattamento accessorio del sostituito ma solo la prevista indennità c.d. sostitutiva, senza che rilevi, in senso contrario, la prosecuzione dell’incarico oltre il termine di sei mesi (o di dodici se prorogato) per l’espletamento della procedura per la copertura del posto vacante, dovendosi considerare adeguatamente remunerativa l’indennità sostitutiva specificamente prevista dalla disciplina collettiva e, quindi, inapplicabile l’art. 36 Cost. (Cass. nn. 16299/2015 e negli stessi termini Cass. n. 15577/2015, n. 584/2016, n. 9879/2017)”. Proseguono i giudici dicendo inoltre che l’esegesi del quadro normativo e contrattuale non consente di estendere ai dirigenti in generale, ed alla dirigenza medica in particolare, norme e principi che regolano il rapporto di lavoro non dirigenziale. Vai al documento

Corte di Cassazione
Sezione Lavoro
Sentenza n. 28247 del 6/11/2018
Pubblico impiego – vice-dirigenza- personale destinatario ex art. 17 bis d-lgs. N. 156/2001 – atto di indirizzo – mancata istituzione – richiesta risarcimento – non dovuta

Segnalazione da U.O. Monitoraggio contratti e legale
Con la presente sentenza – che si pone in rapida successione con la sentenza n. 158 del 23 maggio della Corte Costituzionale con la quale la Corte ha dichiarato la illegittimità di una legge della regione Liguria che istituiva la vice-dirigenza – La Corte di Cassazione respinge la richiesta risarcitoria di alcuni dipendenti del Ministero dei beni culturali che si ritenevano danneggiati dalla mancata istituzione della vice dirigenza, ritenendo di essere in possesso dei requisiti richiesti per essere inquadrati in detta area, sulla base dell’interpretazione dell’art. 17 bis del d.lgs. n. 165/2001 e dell’atto di indirizzo di cui all’art. 41 del medesimo decreto legislativo. I giudici ricordano che l’art. 17 bis del d.lgs. n. 165/2001 e successive modifiche, aveva contemplato l’aera della vice dirigenza, indicando anche il personale che ne avrebbe potuto avere diritto. Successivamente l’art. 8 della legge n. 15/2009 chiarì quale era l’interpretazione autentica dell’art. 17 bis stabilendo che tale articolo si interpreta nel senso che : “la vice dirigenza è disciplinata esclusivamente ad opera e nell’ambito della contrattazione collettiva nazionale del comparto di riferimento, la quale ha facoltà di introdurre una specifica previsione costitutiva al riguardo. E aggiunse che il personale in possesso dei requisiti previsti dall’art. 17-bis potesse essere destinatario della disciplina della vice dirigenza soltanto a seguito dell’avvenuta costituzione di quest’ultima da parte della contrattazione collettiva nazionale del comparto di riferimento. Nella vigenza di tale disciplina, le Sezioni Unite di questa Corte con la sentenza n. 14656 del 2011 hanno affermato che l’art. 17-bis, nel prefigurare una nuova qualifica dei dipendenti pubblici, quella di “vicedirigente”, ne aveva demandato “la disciplina dell’istituzione”, e quindi innanzi tutto l’istituzione, alla contrattazione collettiva, in piena sintonia con il riparto delle fonti di disciplina del rapporto quale definito dal D.Lgs. n. 165 del 2001, art. 2, che assegna appunto in generale alla contrattazione collettiva la regolamentazione del rapporto, lasciando agli atti organizzativi delle pubbliche amministrazioni, nel rispetto dei principi generali fissati da disposizioni di legge, solo la definizione delle linee fondamentali di organizzazione degli uffici, l’individuazione degli uffici di maggiore rilevanza e dei modi di conferimento della titolarità dei medesimi, la determinazione delle dotazioni organiche complessive. Le Sezioni Unite nella sentenza innanzi richiamata hanno osservato che: si trattava di una disciplina che, nell’immediato, non era autoapplicativa perché presupponeva la prevista istituzione della categoria da parte della contrattazione collettiva.” Proseguono poi i giudici: “Con riguardo alle domande risarcitorie, va, poi, osservato che questa Corte anche nella recente sentenza n. 2829/2018, ha affermato che nell’ambito del pubblico impiego privatizzato, l’omessa istituzione, ad opera della contrattazione collettiva nazionale di comparto, della categoria della vicedirigenza non determina la violazione di un interesse dei dipendenti tutelabile in forma risarcitoria, in quanto l’art. 17 bis del d.lgs. n. 165 del 2001 – oggi abrogato – si è limitato ad individuare il livello della contrattazione collettiva facoltizzata ad introdurre tale figura professionale, con una disciplina tutta interna all’azione della parte pubblica nella formazione della contrattazione collettiva, senza configurare alcuna posizione tutelata – a livello di interesse legittimo – dei dipendenti predetti.”

Vai al documento

 

Corte dei Conti
Sezione Regionale controllo Piemonte n. 124/2018
Enti Locali – Trattamento accessorio – Non è ridotto per cessazioni ma solo per violazione patto di stabilità

Segnalazione da U.O. Monitoraggio contratti e legale
I magistrati contabili intervengono in ordine alle modalità di riduzione delle risorse destinate al trattamento accessorio del personale. A tale proposito evidenziano che “l’art. 23 co. 2 del d.lgs. 75/2017 prevede l’obbligo di riduzione dell’ammontare complessivo delle risorse per il trattamento accessorio del personale in misura proporzionale alla riduzione del personale in servizio solo per gli enti che non hanno rispettato il patto di stabilità interno nel 2015”. Da tale formulazione letterale deriva che, secondo una condivisa linea interpretativa dalla giurisprudenza contabile, “per gli enti rispettosi del patto e, dunque, al di fuori dell’ipotesi eccezionale specificamente prevista dalla norma, la riduzione del personale in servizio non comporti automaticamente l’obbligo di ridurre in misura proporzionale le risorse disponibili per il trattamento accessorio del personale” ( ex multis Sez . Autonomie n. 19/2018).

Vai al documento

Corte dei Conti
Sezione Regionale controllo Toscana n. 82/2018
Enti Locali – Assunzioni personale – Mobilità 

Segnalazione da U.O. Monitoraggio contratti e legale
Il Collegio interviene in merito alla richiesta di chiarimento prospettata da una amministrazione nell’ambito dell’applicazione delle procedure di mobilità. I giudici evidenziano che, la giurisprudenza contabile, occupandosi nel tempo della materia, ha avuto modo di esplicitare in presenza di quali presupposti la provvista di personale, attuata mediante la procedura di mobilità ex art. 30 D.lgs. n. 165/2001, possa dirsi “neutrale” per la finanza pubblica e, conseguentemente, non incidere sui contingenti assunzionali previsti dalla legge per le assunzioni dall’esterno. “Affinché possa dirsi finanziariamente neutrale, è necessario che la mobilità non generi alcuna variazione nella consistenza numerica dell’organico complessivo delle amministrazioni pubbliche e, conseguentemente, non determini aumenti di spesa per il personale a livello globale. Affinché ciò sia possibile è necessario che entrambi gli enti siano soggetti a limiti assunzionali, ancorché differenziati. Resta inteso che dovrà venir garantito il rispetto delle disposizioni sulle dotazioni organiche nonché il rispetto del pareggio di bilancio per l’anno precedente da parte di tutti gli enti interessati alla procedura” (Sezioni Riunite n.59/2010).

Vai al documento

 

Corte dei Conti
Sezione Regionale controllo Basilicata n. 38/2018
Enti Locali – Conferibilità incarico staff a personale in quiescenza

Segnalazione da U.O. Monitoraggio contratti e legale
La materia sulla quale sono intervenuti i giudici contabili riguarda la possibilità di conferire incarichi di “staff” negli enti, ex art. 90 TUEL, al personale in quiescenza. Il Collegio ritiene, che al fine della conferibilità “occorre valutare innanzitutto la possibilità di affidare “incarichi di staff” che non si sostituiscano, di fatto, alle “ordinarie” mansioni amministrative, quindi verificare la natura degli incarichi”. Per quanto riguarda la natura dell’incarico, la giurisprudenza contabile si è espressa nel senso che è “conforme a legge il conferimento, mediante contratto di diritto privato ai sensi dell’art. 90 del TUEL, di un incarico di supporto al Sindaco a personale in quiescenza, purché il medesimo non abbia ad oggetto l’espletamento di funzioni direttive, dirigenziali, di studio o di consulenza” (SRC Liguria, deliberazione n. 27/2016/PAR; sul punto cfr. SRC Calabria, deliberazione n. 27/2018/PAR e SRC Umbria, deliberazione n. 77/2018/PAR).”.

Vai al documento

 

 

 
Sezione Economica

 

OCSE
OECD Economico Outlook – november 2018
Segnalazione da U.O. Studi e analisi compatibilità
Pubblicate le previsioni semestrali sull’economia globale dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) che rivedono i tassi di crescita della maggior parte delle principali economie mondiali. Si prevede che il PIL mondiale aumenterà del 3,5% nel 2019, rispetto al 3,7% previsto nell’Outlook dello scorso maggio e del 3,5% nel 2020. In questo quadro, l’economia italiana nel 2018 sperimenterà una crescita del Pil dell’1%, che scenderà allo 0,9% nel 2019 e nel 2020. Vai al documento

ISTAT
Le prospettive per l’economia italiana nel 2018-2019
Segnalazione da U.O. Studi e analisi compatibilità
Nel 2018 il prodotto interno lordo (Pil) è previsto crescere dell’1,1% in termini reali, in rallentamento rispetto all’anno precedente. La crescita del Pil risulterebbe in lieve accelerazione nel 2019 (+1,3%). Nell’anno corrente, la domanda interna al netto delle scorte fornirebbe un contributo positivo alla crescita del Pil pari a 1,3 punti percentuali; l’apporto della domanda estera netta risulterebbe negativo (-0,2 punti percentuali) e quello della variazione delle scorte nullo. Nel 2019, il contributo della domanda interna si attesterebbe a 1,3 punti percentuali mentre quello della domanda estera netta e delle scorte sarebbe nullo. Nel 2018, la spesa delle famiglie e delle ISP in termini reali è stimata in deciso rallentamento rispetto agli anni precedenti (+0,9%), con un recupero nel 2019 (+1,2%), quando beneficerebbe degli effetti positivi delle politiche fiscali indicate nella Legge di Bilancio. Gli investimenti fissi lordi sono previsti crescere del 3,9% nel 2018 per poi decelerare nel 2019 (+3,2). Il proseguimento della dinamica positiva del mercato del lavoro determinerebbe un aumento dell’occupazione nell’anno corrente (+0,9% in termini di unità di lavoro), contribuendo a una progressiva diminuzione del tasso di disoccupazione (10,5%). Nel 2019, la crescita delle unità di lavoro è attesa proseguire allo stesso ritmo (+0,9%), accompagnata da un’ulteriore riduzione della disoccupazione (10,2%).

Vai al documento

 

Ministero dell’Economia e delle Finanze – Dipartimento del Tesoro
Linee guida per la redazione del provvedimento da adottare ai sensi dell’art. 20 del TUSP – rilevazione delle partecipazioni detenute e censimento dei rappresentanti
Segnalazione da U.O. Studi e analisi compatibilità
Il Dipartimento del Tesoro ha pubblicato la nota e le linee guida, condivise con la Corte dei conti e la Struttura di indirizzo, monitoraggio e controllo presso il Dipartimento del Tesoro, relative alla redazione del provvedimento di razionalizzazione periodica delle partecipazioni, da adottare ai sensi dell’art. 20 del TUSP. Le linee guida contengono anche uno schema tipo per la stesura del provvedimento di razionalizzazione delle partecipazioni, da adottare entro il 31 dicembre 2018 (ex art 20 del Tusp), comprensivo della Scheda di rilevazione. Il Ministero ricorda inoltre che l’adempimento previsto dal Tusp si integra con la rilevazione annuale delle partecipazioni e dei rappresentanti, condotta dal Dipartimento del tesoro, ai sensi dell’art. 17 del D.L. n. 90 del 2014. Le informazioni raccolte dal Dipartimento del tesoro sono utilizzate anche dalla Corte dei conti per le proprie attività istituzionali di referto e di controllo. In tal senso, la documentazione disponibile è corredata dalla Scheda per il censimento annuale dei rappresentanti delle amministrazioni presso organi di governo di società e di enti partecipati e non partecipati.

Vai al documento

Ministero dell’Economia e delle Finanze – Ragioneria Generale dello Stato
La spesa delle amministrazioni centrali dello Stato – serie storica, riclassificata in base all’articolazione del disegno di legge di bilancio 2019-2021
Segnalazione da U.O. Studi e analisi compatibilità
Pubblicati i dati di previsione di spesa del bilancio dello Stato dal 2008 al 2018, riclassificati in base all’articolazione in missioni e programmi del disegno di legge di bilancio 2019-2021, presentato alle Camere, per agevolare la confrontabilità tra le previsioni di spesa del nuovo triennio e quelle degli esercizi precedenti. I dati sono diffusi sotto forma di database elaborabili e forniscono le informazioni relative allo stanziamento iniziale di spesa previsto dal disegno di legge di bilancio, dalla legge di bilancio e dall’assestamento per amministrazione, categoria economica, missioni, programmi e, dal 2017, azioni.

Vai al documento

 

INPS
Polo unico di tutela della malattia: dati terzo trimestre 2018
Segnalazione da U.O. Studi e analisi compatibilità
L’INPS ha reso pubblico i dati dell’Osservatorio statistico sul “Polo unico di tutela della malattia” con i dati relativi al terzo trimestre 2018. L’Osservatorio, che ha lo scopo di monitorare il fenomeno dell’astensione dal lavoro per malattia dei lavoratori dipendenti privati e pubblici, è stato realizzato prendendo come riferimento i certificati medici inviati dal medico e le visite mediche di controllo effettuate dall’Istituto. Nel terzo trimestre del 2018 si registra un incremento del numero dei certificati rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente per il settore privato (+6,8%) e una diminuzione per il settore pubblico (-3,1%). A livello territoriale per il settore privato l’aumento del numero di certificati è prevalente al Sud (+7,9%), mentre per il settore pubblico la diminuzione risulta più consistente al Nord (-5,5%).

Vai al documento

NEWSLETTER LAVORO n. 851 del 29 novembre 2018

Resta aggiornato, seguici anche su Facebook e Twitter

 

Novità in materia di Lavoro

 

Social: seguici anche su Twitter e Facebook
Dottrina Per il Lavoro è presente anche su Twitter e Facebook, iscriviti e rimani informato sulle novità in materia di lavoro.

 

28-11 INPS: codici contratto all’interno del flusso Uniemens
L’INPS ha emanato il messaggio n. 4468 del 28 novembre 2018, con il quale istituisce, con decorrenza dal periodo di paga DICEMBRE 2018, i seguenti nuovi codici dell’elemento di del flusso di denuncia Uniemens:…

 

28-11 Min.Lavoro: settori e professioni caratterizzati da un tasso di disparità uomo-donna – anno 2019
Il Ministero del Lavoro ha pubblicato, nella sezione “Normativa”, il Decreto interministeriale del 9 novembre 2018 che individua – per l’anno 2019 – i settori e le professioni caratterizzati da un tasso di disparità uomo-donna che supera almeno del 25% il valore medio annuo, per l’applicazione degli incentivi all’assunzione previsti dall’art. 4, commi 8-11, della Legge 92/2012.

 

28-11 INPS: agevolazioni per la frequenza di asili nido pubblici e privati
L’INPS ha emanato il messaggio n. 4464 del 28 novembre 2018, con il quale informa che, proseguendo nel suo percorso di sviluppo di nuovi servizi multicanale, è stata prevista una ulteriore funzionalità, all’interno dell’applicazione “INPS Mobile”.

 

28-11 INPS: modalità di accesso all’indennità di accompagnamento per soggetti ultrasessantacinquenni
L’INPS ha emanato il messaggio n. 4463 del 28 novembre 2018, con il quale comunica che a partire dal 1° gennaio 2019 entrerà a regime il procedimento di semplificazione delle modalità di accesso alla prestazione assistenziale dell’indennità di accompagnamento per i cittadini non più in età lavorativa.

 

28-11 Min.Lavoro: costo del lavoro per il personale di imprese di installazione, manutenzione e gestione di impianti industriali
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali ha emanato il Decreto Direttoriale del 27 novembre 2018, concernente Il costo medio orario del lavoro per il personale dipendente da imprese di installazione, manutenzione e gestione di impianti industriali…

 

28-11 INPS: schema di convenzione con i soggetti abilitati all’assistenza fiscale
L’INPS ha emanato il messaggio n. 4378 del 23 novembre 2018, con il quale informa che è stato adottato lo schema di convenzione tra l’INPS e i soggetti abilitati all’assistenza fiscale, per l’affidamento e la disciplina del servizio di raccolta e trasmissione delle dichiarazioni delle situazioni reddituali e delle dichiarazioni di responsabilità, al fine della corretta erogazione delle prestazioni previdenziali e/o assistenziali.

 

27-11 Editoria

Scuola di Formazione IPSOA: i vantaggi del BLACK FRIDAY su ShopWKI!

Fino al 30 novembre un’occasione imperdibile per arricchire la tua biblioteca professionale!

SCONTI FINO AL 20% sulle offerte in corso (libri, riviste, ebook, banche dati, servizi e eLearning)

clicca qui ed usa il codice: BLACKFRIDAY2018

 

26-11 MEF: perequazione automatica delle pensioni per l’anno 2018 e valore definitivo anno 2017
Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha pubblicato, sulla Gazzetta Ufficiale n. 275 del 26 novembre 2018, il Decreto 16 novembre 2018 con il valore della variazione percentuale, salvo conguaglio, per il calcolo dell’aumento di perequazione delle pensioni spettante per l’anno 2018 con decorrenza dal 1° gennaio 2019, nonché il valore definitivo della variazione percentuale da considerarsi per l’anno 2017 con decorrenza dal 1° gennaio 2018.

 

26-11 Min.Lavoro: riduzione dei contributi in favore del settore edile – anno 2018
Il Ministero del Lavoro ha emanato il Decreto Direttoriale del 4 ottobre 2018, concernente la determinazione della riduzione dei contributi previdenziali ed assistenziali in favore dei datori di lavoro del settore edile.

 

26-11 INPS: eventi sismici 2016-2017 – versamento dei contributi sospesi
L’INPS ha emanato il messaggio n. 4378 del 23 novembre 2018, con il quale illustra le modalità operative, riferite alle diverse gestioni previdenziali, per il versamento in unica soluzione della contribuzione sospesa a seguito degli eventi sismici che si sono verificati tra il 2016 e il 2017 nelle regioni Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo.

 

26-11 Min.Lavoro: proroga trattamento CIGS per le causali di riorganizzazione aziendale e crisi aziendale
Il Ministero del Lavoro ha emanato la circolare n. 18 del 22 ottobre 2018, con il quale, rettificando la lettera a) del paragrafo 3 della circolare n. 16/2018, consente di poter accedere ai trattamenti di proroga illustrati nella circolare 16/2018, in via transitoria, anche a quelle imprese che abbiano concluso il precedente trattamento straordinario di integrazione salariale nel corso dell’anno 2018…

 

26-11 Governo: adeguamento della normativa sui dispositivi di protezione individuale (DPI)
Il Consiglio dei Ministri, nella seduta n. 28 del 20 Novembre 2018 ha esaminato la bozza di un decreto legislativo per l’adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento UE 2016/425 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 9 marzo 2016, sui dispositivi di protezione individuale e che abroga la direttiva 89/686/CEE del Consiglio.

 

25-11 Formazione – Scuola di Formazione IPSOA

WKI: BLACKFRIDAY Extra-Sconto 15%

Devi ancora maturare crediti formativi obbligatori? Usa il buono sconto BLACKFRIDAY2018

OFFERTA: ISCRIVITI AI 2 WEBINAR A SOLI € 47,60 + IVA (anziché € 80 + IVA) clicca qui

1. Deontologia per lo studio professionale (crediti obbligatori)
Martedì, 4 dicembre 2018 dalle ore 13.00 alle ore 14.00
2. Organizzazione e sviluppo del business dello studio professionale (crediti obbligatori)
Mercoledì, 19 dicembre 2018 dalle ore 13.00 alle ore 14.00

Una volta effettuato l’acquisto riceverai una e-mail con il codice di attivazione e le istruzioni.
Durante il webinar si potranno inviare domande utilizzando la chat.

 

23-11 INPS: Osservatorio sul precariato con i dati di settembre 2018
L’INPS informa che sono stati pubblicati i dati di settembre 2018 dell’Osservatorio sul precariato. Le assunzioni nel settore privato, nel periodo gennaio-settembre 2018, sono state 5.661.120, in aumento del 5,3% rispetto allo stesso periodo del 2017.

 

23-11 INPS: Osservatorio Cassa Integrazione Guadagni (CIG) ottobre 2018
L’INPS ha pubblicato l’Osservatorio Cassa Integrazione Guadagni con i dati di ottobre 2018. Il numero di ore di cassa integrazione complessivamente autorizzate a ottobre 2018 è stato di 19.212.764, in diminuzione del 47,2% rispetto allo stesso mese del 2017.

 

22-11 INPS: Artigiani ed esercenti attività commerciali – contribuzione anno 2018
L’INPS ha emanato il messaggio n. 4340 del 21 novembre 2018, con il quale comunica che è stata ultimata una nuova elaborazione dell’imposizione contributiva per tutti i soggetti iscritti alla Gestione Artigiani e Commercianti per l’anno 2018 e per eventuali periodi precedenti non già interessati da imposizione contributiva.

 

22-11 INPS: sisma Centro Italia – chiarimenti benefici per la zona franca urbana
L’INPS ha emanato la circolare n. 112 del 21 novembre 2018, comunica che per i comuni di Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo colpiti dagli eventi sismici verificatisi a partire dal 24 agosto 2016, è stato previsto l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali a seguito dell’istituzione della zona franca urbana (ZFU).

 

Sentenze di Cassazione

 

23-11 Cassazione: dimissioni presentate sotto stress
sentenza n. 30126 del 21 novembre 2018

 

Approfondimenti

 

26-11 Articolo: Turismo, agricoltura, Enti locali: le prestazioni occasionali dopo i chiarimenti Inps
approfondimento di Eufranio Massi

 

25-11 Editoria

WKI: Manuale LAVORO E PREVIDENZA – Formula sempre aggiornati

C’è tutto quel che serve sapere sulla gestione del rapporto di lavoro da parte dei Consulenti del Lavoro e HR Manager: dalla costituzione all’estinzione, attraverso i vari momenti che lo contraddistinguono quali la malattia, gli infortuni e la maternità e gli aspetti economici e previdenziali quali la retribuzione e gli aspetti contributivi, assicurativi e pensionistici, le condizioni di igiene e sicurezza, per concludersi con gli aspetti legati alla cessazione del rapporto.

Con l’innovativa Formula Sempre Aggiornati, il volume si aggiorna continuamente ad ogni novità normativa o di prassi: oltre al volume cartaceo, infatti, il lettore ha sempre a disposizione on line sul sito LA MIA BIBLIOTECA la versione digitale del volume sempre aggiornatissima!

>> clicca qui per acquistare il Manuale con lo Sconto 50+10% codice 000718-773110

 

25-11 IPSOA QUOTIDIANO: Caporalato: dal 2019 un “tavolo” istituzionale per contrastarlo
approfondimento di Vitantonio Lippolis

 

23-11 Articolo: Gli ulteriori incentivi per le assunzioni in vigore dal 2019
approfondimento di Eufranio Massi

 

Agenzia delle Entrate

 

Scadenzario fiscale – Dicembre 2018
Vai sul sito dell’Agenzia delle Entrate per vedere le Scadenze tributarie del mese di Dicembre 2018, raggruppate per Adempimento.