Archivi giornalieri: 11 agosto 2017

Cassazione

Al lavoro fa troppo caldo? Il lavoratore può rifiutarsi di lavorare…

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Cosa succede se al lavoro fa troppo caldo? Il lavoratore può rifiutarsi di lavorare? Vediamo cosa prevede la legge a tutela dei lavoratori.

In questi giorni di caldo eccezionale sono ancora tanti i lavoratori che devono comunque andare a lavoro, perchè sono già andati in ferie in precedenza o perchè lavoratori stagionali o per altre svariate ragioni, magari dovute a datori di lavoro poco attenti. Ma cosa succede se al lavoro fa troppo caldo? Il lavoratore può rifiutarsi di lavorare? Cosa prevede la legge?

In base all’articolo 2087 del codice civile il datore di lavoro è obbligato a tutelare la salute e l’integrità fisica e morale del lavoratore, per fare ciò deve adottare nell’esercizio dell’impresa tutte le misure che sono necessarie, in base alla tipologia di lavoro e sulla base dell’esperienza e della tecnica.

Il Microclima nel T.U. sulla salute e sicurezza sul lavoro

Anche il Testo Unico sulla salute e sicurezza sul lavoro, D. lgs 81/2008, impone al datore di lavoro di valutare tutti i rischi derivanti da esposizione ad agenti fisici, fra cui il microclima.

Questi infatti possono comportare rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori, sia nell’immediato che nel lungo periodo.

 
 

In tal senso quindi il datore di lavoro, nel redarre il DVR, documento per la valutazione dei rischi, deve tener conto anche del fattore microclima sul luogo di lavoro, sia che si tratti di un ambiente di lavoro troppo freddo, sia se al lavoro fa troppo caldo.

Sentenza della Cassazione sul microclima a lavoro

Anche la Cassazione ha riconosciuto al lavoratore il diritto di astenersi dal lavoro senza perdere il diritto alla retribuzione nel caso di temperature proibitive.

Nell’ultima sentenza disponibile risalente al 2015, la Cassazione si è pronunciata in merito ad un caso di alcuni lavoratori che a causa del freddo eccessivo si erano astenuti dal lavoro.

Leggi anche: Al lavoro fa freddo? Il lavoratore può astenersi dal lavorare

Per gli Ermellini era stata legittima l’astensione dal lavoro, in quanto riconducibile alla impossibilità di eseguire la prestazione lavorativa dovuta alla temperatura troppo bassa nell’ambiente di lavoro.

Pertanto i lavoratori avevano il diritto ad essere retribuiti, anche senza aver effettuato la prestazione lavorativa.

Cassa Integrazione per caldo o freddo eccessivi

Anche l’INPS ha previsto la possibilità per le aziende di ricorrere alla Cassa Integrazione Ordinaria nel caso di eccessive temperature.

La CIG in edilizia ad esempio può essere richiesta nelle condizioni climatiche più critiche cioè quando il caldo o il freddo sono proibitivi.

La CIG infatti viene riconosciuta dall’Inps per il lavoro con temperature superiori ai 34 gradi.

Cosa fare se al lavoro fa troppo caldo

In conclusione il lavoratore, nel caso in cui a lavoro fa troppo caldo, può andare via e chiedere un permesso se:

  • il caldo eccessivo è dovuto a malfunzionamenti degli impianti di climatizzazione;
  • se il caldo è dovuto a eventi atmosferici eccezionali.

Nel caso in cui il lavoratore è obbligato a lavorare nonostante le alte temperature, ci sono comunque norme e prassi da seguire per evitare danni alla propria salute.

Proprio in questi giorni l’INAIL e il Ministero della Salute hanno rilasciato un’utile guida sui buoni comportamenti da seguire quando si è costretti a stare a lavoro nonostante le temperature eccessivamente calde.

Nell’opuscolo, che trovate a fondo articolo, si trovano ottimi consigli sulle situazioni che potrebbero verificarsi nei luoghi di lavoro quando il caldo è eccessivo. Ad esempio:

  • Cosa fare in caso di colpo di calore del lavoratore;
  • cos’è lo stress termico nei luoghi di lavoro;
  • chi sono i lavoratori a rischio;
  • quali sono i fattori di rischio.

Nella guida inoltre si possono trovare ottimi consigli sia per i lavoratori che per i datori di lavoro.

  ESTATE SICURA – CALDO E LAVORO (928,5 KiB, 595 download)

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Santa Chiara


Santa Chiara

Nome: Santa Chiara
Titolo: Vergine
Ricorrenza: 11 agosto
Protettrice di: coccinelle, telecomunicazioni, televisioni

Nacque Chiara nell’anno 1193 da nobili e ricchi genitori in Assisi, e fin da giovanetta dimostrò una grande pietà e devozione. In quegli anni la fama del suo concittadino Francesco cominciava ad allargarsi, e Chiara, decisa di consacrarsi al suo Signore, si presentò a lui per comunicargli il suo ardente desiderio di ritirarsi dal mondo. Francesco riconobbe in questa piissima giovane la chiamata di Dio e perciò la confermò nel suo proposito di consacrare a Gesù Cristo la sua verginità.

Venuto il giorno stabilito, Chiara fuggì dalla casa paterna e si portò alla chiesa di S. Damiano ove Francesco, assistito dai suoi monaci, le tagliò i capelli e la rivestì del ruvido saio di penitenza di cui egli era già ricoperto.

I suoi parenti, oltremodo irritati per questa sua risoluzione, tentarono in vari modi, anche colla violenza, di sottrarla al sacro ritiro, ma Chiara, colla grazia del Signore, superò ogni ostacolo.

Poco dopo si unirono a lei numerose vergini, e perfino sua sorella Agnese: tutte si esercitavano nell’orazione e nelle mortificazioni quotidiane della vita comune, di cui Chiara dava un sì chiaro esempio. Dormiva sulla nuda terra, qualche volta tormentandosi ancora nelle brevi ore di riposo con sarmenti o con duro legno che usava per guanciale. Portava sempre ai fianchi un aspro cilicio, digiunava tre volte alla settimana a pane ed acqua.

Devotissima del SS. Sacramento, passava lunghe ore innanzi all’altare, assorta in profonda meditazione. E Gesù la ricompensò di questo suo affetto anche col dono dei miracoli. Infatti avendo una volta i Saraceni tentato di invadere il suo monastero, Chiara, animata da fiducia nel Signore, quantunque inferma, prese tra le mani l’ostensorio e fattasi portare alla finestra minacciata del monastero tracciò sugli infedeli un gran segno di croce dicendo: « Non permettere o Signore che le anime in te fidenti cadano in mano di bestie ». Una luce vivissima allora investì gli assalitori accecandoli, mentre una forza arcana rovesciava le scale e precipitava a terra i predoni.

S. Chiara era pure devota della passione di Gesù Cristo, che meditava versando copiosissime lacrime. Da questa devozione attinse tanto amore alla santa povertà che ricusò perfino le proposte fattele dal Papa Gregorio IX di una povertà più mitigata, ed ottenne per sè e per le sue suore quello che chiamò « il privilegio della povertà ».

Negli ultimi anni di sua vita, Chiara fu molestata da continue infermità e patimenti corporali, ma colla sua preghiera fervente ottenne dal Celeste Sposo una pazienza invitta, e fra i suoi dolori si dimostrò sempre contenta e serena.

Prima di morire fece testamento: non per lasciare beni temporali, ma bensì per lasciare alle figliuole del suo cuore la santa povertà come loro divisa, come loro difesa e come loro gloria, e a 60 anni di età, piena di meriti, nell’anno 1253 rese la sua bell’anima a Dio.

PRATICA. Mettiamo tutta la nostra confidenza in Gesù Eucaristico e saremo liberati da ogni male, specie dal peccato.

PREGHIERA. Esaudiscici, o Dio nostro Salvatore, affinchè, come ci allietiamo della festa della tua beata vergine Chiara, così veniamo ammaestrati nella devozione.