dall’Osservatore Romano

Una giornata indimenticabile

 

· Le ultime ore trascorse in una festa di popolo ·

07 luglio 2014

 

 

Tra le tante parole forti che sono risuonate sabato nel corso dell’intensa visita di Papa Francesco in Molise, una in particolare le riassume tutte: speranza.

Quella a cui hanno fatto riferimento in mattinata a Campobasso i rappresentanti del mondo del lavoro, stretto nella morsa di una crisi che in questa piccola regione pesa forse più che altrove su tante famiglie e sul loro futuro, soprattutto su quello dei giovani, che alla speranza non intendono rinunciare, come hanno detto al Pontefice nell’incontro pomeridiano al santuario dell’Addolorata di Castelpetroso. Quella speranza alla quale si sono aggrappati, affidandola al Papa, i detenuti della casa circondariale di Isernia, certi di trovare ascolto, una voce autorevole a cui affidare la loro voglia di riscatto.

E così è stato. Il vescovo di Roma ha fatto proprie le preoccupazioni di tutti. E se in mattinata aveva rilanciato con forza l’appello per la dignità del lavoro, nel pomeriggio ha riempito di senso prima le attese dei giovani e poi quelle dei detenuti, facendosi portavoce delle loro aspirazioni di reinserimento nella società.

Una visita, dunque, ricca di messaggi e di segni capaci di parlare anche più delle parole. E il Pontefice non si è risparmiato in questa lunga giornata, chiusa a Isernia con l’apertura dell’anno giubilare celestiniano, durante la quale ha potuto apprezzare la generosa, entusiastica accoglienza di un intero popolo. Si calcola che tra Campobasso, Castelpetroso e Isernia lo abbiano salutato oltre centocinquantamila persone: la metà della popolazione molisana. Una testimonianza di affetto travolgente che a Papa Francesco non è sfuggita e che ha voluto sottolineare l’indomani, domenica, all’Angelus: «È stata un’accoglienza calda, calorosa: non la dimenticherò mai».

dall’Osservatore Romanoultima modifica: 2014-07-07T18:12:00+02:00da vitegabry
Reposta per primo quest’articolo