ASS. LIBERA

Mafia: Cgil e Libera, garantire lavoratori aziende confiscate

Non può esserci una lotta antimafia efficace senza avere massima attenzione ai danni sociali e ai costi economici che le mafie producono: lo ha detto oggi Luciano Silvestri della Cgil, illustrando in Commissione Giustizia alla Camera le proposte del Comitato “Io Riattivo il Lavoro” sui beni confiscati alle mafie.
“La proposta di legge d’iniziativa popolare che abbiamo presentato – ha spiegato parlando a nome delle organizzazioni
aderenti, cioè Acli, Arci, Avviso, Centro Studi Pio La Torre, Cgil, Legacoop, Libera e Sos Impresa – si pone proprio quest’ambizione: sfidare le mafie sul terreno economico, assicurare sicurezza sociale ai lavoratori inconsapevoli della
condotta delittuosa del proprio datore di lavoro, e ai territori maggiormente colpiti la continuità produttiva di queste aziende che, qualora bonificate, potrebbero costituire un riferimento per l’affermazione della legalità in ambito economico, a maggior ragione per la localizzazione della maggior parte delle stesse, situate, per il 73% dei casi, nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa”.

Silvestri ha denunciato un “paradosso” che si consuma da anni: “se da un lato la disposizione delle misure di prevenzione antimafia è fondamentale per sottrarre beni frutto di attività illecite, dall’altro le lungaggini della fase giudiziaria prima, e amministrativa poi mettono a serio rischio la continuità produttiva dell’azienda. La conseguenza è la perdita del posto di lavoro per migliaia di lavoratori. Mentre le mafie riescono ad assicurare un regime di welfare, seppur criminale, lo Stato, quando interviene con un provvedimento di sequestro e poi di confisca non riesce a garantire un adeguato regime di sicurezza sociale, continuità di lavoro e reddito, condannando i lavoratori ad una sorta di limbo fatto di incertezza lavorativa e di accesso agli ammortizzatori sociali”.

Un’altra difficoltà, ha detto, riguarda il ruolo, “sempre più marginale”, che sta assumendo l’Agenzia nazionale per i beni confiscati. “Più volte abbiamo sollecitato tale istituto ad assicurare relazioni sindacali più trasparenti ed efficaci, con l’obiettivo di risolvere nella maniera più condivisa possibile le tante emergenze esplose in diversi territori in merito a procedure di licenziamento collettive che hanno coinvolto lavoratori delle aziende sequestrate o confiscate. Più in generale ci sentiamo di affermare che la scarsa attitudine delle Istituzioni competenti a considerare la gestione di tali aziende
una questione di natura economica e gestionale, piuttosto che di ordine pubblico, ha costituito – al pari di una scarsa preparazione e motivazione di alcuni amministratori giudiziari- uno dei motivi principali del fallimento di circa il 93% delle aziende e la conseguente perdita di lavoro per circa 80.000 lavoratori”.

“La nostra proposta – ha detto ancora Silvestri – cerca di risolvere con pochi correttivi normativi queste criticità, con l’obiettivo di valorizzare pienamente le potenzialità produttive che hanno le aziende sequestrate e confiscate”. 

ASS. LIBERAultima modifica: 2014-07-02T15:35:54+02:00da vitegabry
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