dall’Osservatore Romano

Non solo terra dei fuochi

 · A colloquio col vescovo D’Alise che accoglie il Pontefice in visita a Caserta ·

26 luglio 2014

  

Una città e una diocesi che hanno voglia di risvegliarsi, di trovare nuovo coraggio per affrontare le difficili sfide che le attendono. A cominciare dalla disoccupazione, dalla crisi economica, dalla malavita organizzata. Perché Caserta non sia più identificata soltanto come la “terra dei fuochi”. Alla vigilia dell’arrivo di Francesco nella città campana il vescovo Giovanni D’Alise, in questa intervista al nostro giornale, parla delle speranze e delle attese della comunità che si prepara ad accogliere il vescovo di Roma.

Quale Chiesa troverà a Caserta al suo arrivo Papa Francesco?

La Chiesa in Caserta è pronta per ascoltare la parola del Papa: una parola forte e soprattutto di incoraggiamento per la nostra situazione. Credo che Caserta abbia bisogno di questa parola per un risveglio a livello ecclesiale e civile. Anche perché, quando si parla di vivibilità, la città è sempre annoverata tra le provincie italiane in fondo alle classifiche.

La visita sarà breve. Ci sarà spazio per l’incontro con tutte le componenti della diocesi?

La nostra priorità è l’accoglienza verso tutti. Abbiamo fatto in modo di poter accogliere chiunque venga in diocesi, anche quelli più lontani. In particolare, abbiamo riservato posti speciali per malati e anziani e fatto sì che l’incontro sia aperto a tutti anche a quelli che vengono da fuori diocesi. Credo che questa visita, benché breve, sarà intensa e lascerà un’impressione molto forte in noi.

In che modo questa visita orienterà il futuro della comunità diocesana?

Noi abbiamo letto l’incontro con il Papa in una duplice ottica. Anzitutto come un dono gratuito, improvviso e inatteso — e di questo ringraziamo il Signore — ma anche come un momento di sprone per tutti noi, perché avvertiamo fortemente che non ci può essere la novità di una vita quotidiana rispondente agli insegnamenti del Vangelo se non c’è un risveglio a tutti i livelli. E intendo sia il risveglio della Chiesa, sia della società civile.

di Nicola Gori

 

dall’Osservatore Romanoultima modifica: 2014-07-27T18:09:35+02:00da vitegabry
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