Negli ultimi due anni si è molto parlato della spinta inflazionistica che ha pesato diffusamente sui paesi europei. Inizialmente a riportare i tassi più elevati sono stati i beni energetici, poi sostituiti da quelli alimentari.
Dopo la scorsa estate l’andamento ha registrato un progressivo rallentamento e gli ultimi dati Eurostat mostrano una situazione ormai quasi normalizzata, in cui l’aumento dei prezzi si è fortemente ridimensionato. A novembre il tasso di inflazione si attesta infatti al 2,4%, un livello considerato fisiologico per un’economia.
L’inflazione a fine 2023
Il 2021 ha registrato un tasso di inflazione senza precedenti e il 2022 è proseguito nella medesima direzione. Complici soprattutto la recrudescenza della pandemia, ma anche l’aumento del costo dell’energia, inasprito ulteriormente dal conflitto in Ucraina. Anche nel corso del 2023 si è continuato a parlare di caro vita. Molti beni di prima necessità come l’energia e gli alimenti hanno registrato fortissimi aumenti dei prezzi.
Il picco è stato toccato a ottobre del 2022, quando il tasso tendenziale (con cui si intende l’aumento dei prezzi rispetto allo stesso mese dell’anno precedente) ha raggiunto il 10,6% nell’area euro. Da allora tale valore si è progressivamente ridimensionato, fino a raggiungere, a novembre scorso, il 2,4%.
Le banche centrali riconoscono nei tassi intorno al 2% un andamento normale e in questo senso si può dire che l’inflazione si è pressoché normalizzata. Innanzitutto, questo implica che c’è ancora, ovvero che i prezzi a novembre scorso erano comunque superiori a quelli di novembre 2022, solo che l’entità dell’incremento è considerata normale. A questo occorre aggiungere che la situazione non è omogenea: in molti stati i rincari sono ancora oggi notevoli.
In Italia il terzo valore più basso dell’Ue.
A novembre, l’ultimo mese per cui sono disponibili dati definitivi, i paesi più colpiti si trovano nell’Europa centrale. In particolare Repubblica Ceca e Ungheria, con tassi pari rispettivamente all’8% e al 7,7%. Seguono Romania e Slovacchia, entrambe con il 6,9%. L’Italia è invece il paese che registra il dato più basso (0,6%) insieme alla Danimarca (0,3%) e al Belgio, unico stato membro a riportare un valore negativo (-0,8%). Mediamente in Ue il dato si aggira intorno al 3%.
3,1% il tasso di inflazione in Ue (novembre 2023).
Da circa un anno il tasso di inflazione è in calo: i prezzi sono aumentati ma l’entità dell’incremento è stata inferiore rispetto all’anno precedente. Soprattutto a partire da agosto e settembre il calo si è intensificato.
In Italia in misura maggiore rispetto agli altri grandi paesi dell’Ue e rispetto alla media dell’area euro. Dopo aver registrato il più forte incremento (12,6% tra ottobre e novembre del 2022), a novembre scorso il tasso di inflazione è pari allo 0,6%. Solo in Spagna si rileva invece un aumento da giugno scorso a oggi.
Si riassorbe l’inflazione di beni alimentari ed energetici
L’energia è stata per diversi mesi il bene maggiormente interessato dalla spinta inflazionistica. Oggi i rincari di questa componente del paniere si sono decisamente ridimensionati, segnando nell’area euro un valore negativo da marzo scorso.
Ci sono però paesi in cui la situazione non si è ancora ristabilita. Ancora una volta, la Repubblica Ceca riporta il dato più elevato per la componente energetica: 28,8%. Per quanto riguarda invece gli alimenti, interessati da rincari significativi in tempi più recenti, i valori più alti si osservano in Spagna e Grecia, con tassi intorno al 9%.
Negli ultimi due anni, mentre i beni industriali non energetici e i servizi sono rimasti relativamente stabili, con un tasso di inflazione compreso tra il 2% e il 7%, i beni alimentari e l’energia hanno registrato un aumento molto pronunciato e poi un calo.
Questo è particolarmente evidente per l’energia, che ha raggiunto un tasso di inflazione pari al 44,1% a marzo del 2022, mentre i beni alimentari hanno raggiunto un picco del 17,5% a marzo dell’anno successivo. Sono comunque questi ultimi a registrare, a novembre, il tasso di inflazione più elevato (6,9%).
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