Sindacati

I sindacati uniti su: il governo cambi il passo …

Dopo dieci anni Cgil, Cisl e Uil sono tornate a marciare unite, in una manifestazione confederale a Roma, e invadono San Giovanni, portando in piazza oltre 100mila persone. Sabato 22 giugno i sindacati hanno lanciato un messaggio al governo Letta: non c’è più tempo. Bisogna chiudere la fase degli annunci e prendere delle decisioni a favore del lavoro: il finanziamento degli ammortizzatori sociali, una redistribuzione sociale e fiscale, una politica industriale e per l’occupazione giovanile, una soluzione alla tragedia degli esodati. Cgil Cisl e Uil chiedono all’Esecutivo provvedimenti immediati ed efficaci.

Per la Camusso è necessario cambiare passo, non c’è più tempo
“Abbiamo chiesto di venire in piazza a sostegno della nostra piattaforma. Essere qui vuol dire stare dalla parte giusta, con quelli che vogliono che si facciano le cose: non basta parlare di lavoro, bisogna dare risposte. Occorre cambiare passo, quello che c’è in questi mesi non ci soddisfa. Ogni giorno c’è una preoccupazione in più: ogni giorno c’è un disoccupato in più, c’è un ragazzo che fa la valigia e lascia l’Italia”.

“Abbiamo indicato le emergenze – ha detto il leader Cgil -, ora vorremmo capire dal governo: perché non si firmano i decreti sulla cassa integrazione, perché non arrivano risorse? e rivolgendosi al ministro del Lavoro, Giovannini: “Ha detto che degli esodati si discuterà a settembre, speriamo di aver capito male. La parola ‘esodati’ non l’abbiamo inventata noi, si parla di donne, lavoratori in mobilità, contributori volontari. Il governo non può inventare nuove lotterie, deve sancire il diritto e la norma: un patto si rispetta, i cittadini non possono trovarsi da un momento all’altro senza avere le loro condizioni. Subito dopo vogliamo discutere di pensioni, perché questo sistema non va bene: l’attuale sistema non guarda a com’è fatto il lavoro. Ci sono troppe ingiustizie nella riforma delle pensioni”.

“Il governo non ci pensi neanche ad aumentare i ticket nel 2014. Già ora ci sono persone che non riescono più a curarsi”, ha anche sottolineato Camusso  ha aggiunto: “Al governo ci sono cose che non vanno: una per tutte, è insopportabile che si taglino le appalti di pulizie nelle scuole. Di nuovo se la prendono con i più deboli. Allora vogliamo dire al governo che vigileremo: ogni volta che si parla di semplificazione si interviene sulla sicurezza sul lavoro, sugli appalti e sui codici antimafia. E così non va bene”.

“Spesso se la prendono con i lavoratori del pubblico impiego”, ha detto la segreteria di Corso Italia,”il blocco dei contratti è sempre sbagliato, perché penalizza i lavoratori e li impoverisce: è una scelta che non ha dato un servizio in più a questo paese, ha solo aumentato le diseguaglianze tra cittadini. Noi vogliamo la riforma della pubblica amministrazione, perché vogliamo che quei lavoratori possano lavorare bene. Se è così – però – ci vuole la contrattazione, bisogna decidere come si organizzano il lavoro e i servizi nei confronti delle persone”.

“Diciamo anche al governo: non ne possiamo più di sentire ogni giorno un annuncio, e poi non ci sono risorse. Si stanno costruendo illusioni sbagliate e si perde tempo. Se il paese ha poche risorse, bisogna decidere dove si prendono e a chi vanno. Non si può togliere l’Imu a chi ha tante case e palazzi, è giusto che si paghino le tasse sulle rendite finanziarie. Bisogna liberare risorse per i lavoratori dipendenti e pensionati. Se si toglie una tassa a un ricco non cambia nulla – ha aggiunto -, se si danno risorse ai lavoratori riparte l’economia. Di questo abbiamo bisogno”. Più volte ci siamo sentiti dire che siamo sulla stessa barca: allora perché Confindustria non dice a Indesit di ritirare il suo piano di ristrutturazione? Indesit non è un’azienda in crisi, vuole utilizzare gli utili per fare investimenti in Turchia e Polonia. Se è così non siamo affatto sulla stessa barca, perché da quella barca si buttano a mare i lavoratori”.

“E’ giusto partire dai giovani, ma per cambiare bisogna costruire i cantieri, creare posti di lavoro, riaprire le fabbriche che abbiamo. C’è una grande parte del paese che rappresentiamo, che il paese lo vuole salvare: ci rivolgiamo a tutti loro per assumere un principio comune, quando siamo in difficoltà bisogna guardare a chi ha meno, redistribuire il reddito a loro favore. Il ministero dello Sviluppo non può accumulare vertenze sul tavolo senza dare nessuna risposta”. “Reddito equo e lavoro sono le condizioni per ripartire. Il futuro si ricostruisce oggi. Il lavoro deve avere la sua centralità, è dignità, condizione positiva, progetto e libertà delle persone. Lavoro è democrazia – ha concluso -, se si rinuncia al lavoro la democrazia è a rischio. Lanciamo un messaggio: per il lavoro bisogna fare scelte precise e coraggiose, bisogna decidere ora, non tra qualche mese. Oggi è la prima manifestazione e continueremo: questo paese lo vogliamo salvare”. 

Sindacatiultima modifica: 2013-06-24T17:02:24+02:00da vitegabry
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