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Ricerca – Cervelli in fuga, costretti a tornare all’estero

Quattordici ”cervelli in fuga” rientrati in Italia, fra cui due ricercatori della Sissa (Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati) di Trieste, hanno inviato una lettera aperta al ministro del Miur, Francesco Profumo, per chiedere razionalità e tempi certi nelle procedure per continuare a fare ricerca nel nostro Paese. I vizi burocratici e la lentezza nei processi di valutazione, infatti, rischiano di lasciarli senza lavoro e costringerli a tornare all’estero.

”Siamo rientrati in Italia per contribuire alla ricerca e allo sviluppo del nostro Paese e per restituire almeno parte di quanto abbiamo ricevuto gratuitamente nel corso di molti anni di studio”, così scrivono a Profumo i quattordici firmatari. La lettera denuncia i ritardi e le assurdità nella procedura di rinnovo del Programma di Rientro dei Cervelli del 2008/2009. Pogramma allora pensato per arginare la fuga di cervelli che ha visto e vede ancora le eccellenze scientifiche costrette a cercare lavoro all’estero, viste le scarse possibilità offerte dal Paese sia sul fronte delle risorse stanziate per fare ricerca, sia per quel che riguarda le possibilità professionali dei ricercatori.

”Questo appello non è che l’ennesimo segnale inquietante di come l’Italia non riesca a seguire una vera politica scientifica degna dei paesi sviluppati”, precisa Guido Martinelli, direttore della Sissa, che aggiunge: ”La stabilizzazione dei ricercatori è fondamentale, altrimenti non solo i cosiddetti cervelli in fuga non rientreranno mai, ma contribuiranno a diffondere l’immagine dell’Italia come un Paese che non sa garantire i propri impegni”.

Ricercaultima modifica: 2013-04-02T10:38:30+02:00da vitegabry
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